BiTES

Biennale di Venezia. Teorie e Storie

Venice Biennial. Theories & Stories

il progetto

Il progetto di ricerca intende approfondire il sistema complesso della Biennale di Venezia, la più antica e importante delle esposizioni oggi attive, attraverso una prospettiva interdisciplinare che ne interroghi in termini dinamici spessori, trasversalità, narrative, nodi teorici.

Centro dell’interesse, i differenti aspetti legati all’esporre e agli approcci metodologici che lo sottendono: dall’analisi storica a quella economica e concettuale; dal coinvolgimento dello spazio (declinabile su scala urbana, architettonica, allestitiva, performativa) al complesso di strategie dell’exhibit design; dalla codificazione critica alla ricezione del pubblico. La "forma- mostra’" (declinabile a sua volta come "forma-festival") appare inoltre elemento portante per lo sviluppo della "forma-museo" e, in generale, per la catalogazione e conservazione dei beni (opere, documenti o interi archivi), con ricadute cruciali nel sedimento del Cultural Heritage. In questo scenario, la Biennale di Venezia è terreno ideale per una ricerca che si propone di allargare il proprio raggio a una disamina internazionale partendo dal radicamento territoriale del nostro ateneo.

Primo riferimento nel dibattito sul canone della Exhibition Hystory (Altshuler 2008, 2013), la Biennale di Venezia si dimostra paradigmatica in quanto luogo e veicolo di ricerche artistiche e prospettive critiche, orientamenti gestionali e bacini di ricezione, ideologie e pratiche: campo di indagine privilegiato per la restituzione di una memoria culturale anche grazie alla sua peculiare struttura “multicellulare” (Alloway 1968), costituita dai Padiglioni Nazionali, gli Eventi Speciali, le mostre a latere, patrocinate e non.

Il tempo lungo di un’istituzione che ancora oggi è modello nel fenomeno globale delle biennali si rivela strategico per misurare dinamiche lungo l’asse di cambiamenti capitali per la scena internazionale (politica, economica, culturale), per la revisione di pratiche, codici e materiali, per la storia sociale e fisica della città come sedime di cultura. Le identità e le proiezioni sottese alle selezioni e ai percorsi; l’uso fisico e simbolico dello spazio, la sua ‘messa in forma’ o la sua drammatizzazione; i registri di comunicazione, la messa in codice di scritture; i dispositivi di visione e di fruizione; la canalizzazione e il ruolo di orientamento del mercato; le attese e le accoglienze del pubblico e il suo potere di riscrittura, costituiscono un canovaccio ideale per ulteriori sinergie narrative che interpellino e infine comunichino l’esposizione veneziana come fondamentale tassello del patrimonio culturale, fonte di Social Cohesion (Horizon2020, Work Program 2018-2020).
L’eccezionale continuità storica della manifestazione veneziana, unica sopravvissuta nel sistema delle grandi esposizioni ottocentesche e, nel contempo, modello esportato su scala globale; l’altrettanto eccezionale continuità del suo serbatoio archivistico; l’autorevolezza e la risonanza internazionale che la pone al centro di politiche e geografie di crescente vastità; la trasversalità di linguaggi e pratiche, in esercizio e a confronto, che ne connota la storia: tutto questo fa della Biennale un paradigma ideale per interrogare dinamiche, valori e ‘temperature culturali’ dei sistemi espositivi.

Studiare la Biennale di Venezia e i suoi complessi diaframmi narrativi risulta strategico per la Exhibitions History, ambito in espansione nel dibattito internazionale, dove confluiscono contributi provenienti dai Curatorial Studies (Graham, Cook 2010; Obrist 2008), dalla Nuova Museologia (Crimp 1995; Greenberg, Ferguson, Nairne eds. 1996), dalla storia dell’arte e dell'exhibit design(Klueser, Hegewisch eds. 1995; Staniszewski 1998; Gordon Kantor 2003; Noordegraaf 2004; Newhouse 2005). Tutto questo converge nella definizione di un ‘canone’ della storia delle esposizioni (Vogel 2016) all’interno del quale la Biennale di Venezia assume un ruolo centrale (Alloway 1968; Altshuler 2008, 2013). Particolarmente importante in questo caso - soprattutto per la presenza di un fondo archivistico rilevante come l’ASAC - l’orientamento di programmi di ricerca sul Cultural Heritage e sulla Cultural Memory, che vedono nei recipienti di documentazione il luogo di sperimentazione di strutture narrative nuove, volte a riattivarne le trame (reenactment) nel presente (Greenberg 2008; von Oudsted 2011).
A questo scenario articolato corrisponde però una parcellizzazione degli studi specifici sull’esposizione veneziana: comprensibile, poiché le stratificazioni del sistema Biennale rendono oneroso il suo approfondimento critico in misura adeguatamente trasversale. Nonostante la relativa consistenza della bibliografia, non è ancora stato sviluppato un adeguato processo di approfondimento che consideri le dinamiche nella ricchezza del loro insieme. Un presupposto di questo progetto è la constatazione dell’assenza di studi integrati sulla Biennale come sistema complesso.

A questa assenza vorrebbe rispondere l’unità di ricerca, incrociando le competenze di storici e teorici dell’arte, dell’architettura e della città, della fotografia, del cinema e della multimedialità, dell’allestimento e della scenografia, della critica e del design, delle scritture e dei sistemi linguistici, in una trasversalità di approcci che corrisponde anche alla trasversalità del sistema Biennale.

L’obiettivo è quello di interrogare la Biennale attraversando alcuni nodi cruciali: dal display alle politiche, dalle identità culturali e nazionali alle loro aporie; dagli orientamenti del gusto alle strategie del mercato; dalla costruzione di un sistema delle arti alla posizione nella scacchiera di un modello espositivo diffuso, fino all’intreccio di relazioni con la città e il suo sviluppo fisico-sociale. Nel diverso metro delle sue storie, la Biennale si mostra agente di movimentazione di linguaggi (immagini, spazi, azioni, scritture), incubatore di letture critiche, schermo di sperimentazione e verifica degli impatti di strategie comunicative, terreno di negoziato, coacervo di ricezioni e proiezioni.
Intendiamo storie nella direzione di Ernst Gombrich: come dispositivo in grado di sollecitare interrogativi, in una dimensione relativa, attiva e non piramidale; fascio di narrazioni aperto a generare nuovi contenuti, disponibili a un riorientamento metodologico e a farsi perciò teoria. In altre parole non si tratta soltanto di ricostruire aspetti della storia della Biennale, ma di assumere la Biennale quale vettore d’innovazione nella ricerca, catalizzatore di prospettive critiche e metodologie. Un ulteriore e rilevante obiettivo si pone quindi sul piano teorico: la sollecitazione reciproca delle singole discipline come occasione per ripensare mutualmente i propri ambiti, riperimetrando contenuti e sistemi interpretativi. Tra gli obiettivi di verifica e confronto, oltre alla collaborazione con altre entità di ricerca, la partecipazione a bandi nazionali e internazionali.