Ambiente
Come le nostre scelte alimentari hanno ripercussioni sull'ambiente
Come le nostre scelte alimentari hanno ripercussioni sull'ambiente
Salute e Ambiente
sono in stretto rapporto tra loro.
Gli obiettivi che integrano l'ecosistema all'alimentazione sono: il 6-7-11-13-14-15.
Obiettivo 6: attualmente, più di un terzo della popolazione mondiale (circa 2.400 milioni di persone) vive in paesi in cui l’acqua scarseggia, e ci si aspetta che il numero arrivi a due terzi entro l’anno 2025.
Il cambiamento climatico sta causando sempre più spesso fenomeni meteorologici estremi, come siccità e inondazioni. In molti paesi ci sono anche delle difficoltà di accesso all’acqua pulita e, quindi, a condizioni igieniche adeguate, provocando grandi impatti in termini umanitari, sociali, ambientali ed economici.
L’obiettivo 6 infine ha come scopo quello di ottenere l’accesso universale ed equo all’acqua potabile ed ai servizi igienici e di migliorare la qualità dell’acqua al livello globale. L'acqua accessibile e pulita è un aspetto essenziale del mondo in cui vogliamo vivere. Il nostro pianeta possiede sufficiente acqua potabile per raggiungere questo obiettivo. Ma a causa di infrastrutture scadenti o cattiva gestione economica, ogni anno milioni di persone, di cui la gran parte bambini, muoiono per malattie dovute ad approvvigionamento d’acqua, servizi sanitari e livelli d’igiene inadeguati.
La carenza e la scarsa qualità dell’acqua, assieme a sistemi sanitari inadeguati, hanno un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, sulle scelta dei mezzi di sostentamento e sulle opportunità di istruzione per le famiglie povere di tutto il mondo. La siccità colpisce alcuni dei paesi più poveri del mondo, aggravando fame e malnutrizione.
Entro il 2050 è probabile che almeno una persona su quattro sia colpita da carenza duratura o ricorrente di acqua potabile.
Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni. L’energia è fondamentale per il raggiungimento di quasi tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile; gioca un ruolo cruciale nella lotta contro la povertà attraverso progressi nella salute, nell’istruzione, nell’approvvigionamento idrico e nell’industrializzazione, nella lotta contro i cambiamenti. Se però i combustibili fossili sono il principale responsabile della crisi climatica e di vari danni alla salute, l’alternativa nucleare di fissione si è rivelata gravemente costosa, pericolosa, non pulita né rinnovabile. L’energia ricavata dalle fonti rinnovabili quindi dal sole, dall’acqua e dal vento è sufficiente per soddisfare progressivamente i fabbisogni energetici dell’umanità, ma è necessario renderle più convenienti, orientare in modo favorevole i mercati, sviluppare ulteriormente queste tecnologie e riqualificare l’intera infrastruttura energetica.
Oltre metà della popolazione mondiale vive nelle città. Si stima che, entro il 2030, 6 persone su 10 saranno abitanti delle metropoli e saranno incubatori fondamentali per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile.
Nel 2010 la popolazione urbana mondiale ha superato quella rurale; nel 2030 il 60% degli otto miliardi di abitanti del pianeta vivranno nelle città. Ciò è ancor più vero in Europa, dove la popolazione urbana sfiora il 70% di quella complessiva.
Le città hanno un’impronta ecologica enorme: occupano solamente circa tre per cento della superficie terrestre, ma consumano tre quarti delle risorse globali e sono responsabili del 75 per cento delle emissioni di gas.
Dovrà essere garantito l’accesso di tutti a superfici verdi e spazi pubblici sicuri e inclusivi, soprattutto per donne e bambini, anziani e persone con disabilità. Dovrà infine essere assicurato anche l’accesso a spazi abitativi e sistemi di trasporti sicuri ed economici.
La principale e più urgente crisi ambientale è il cambiamento climatico. Il cambiamento climatico rappresenta una sfida centrale per lo sviluppo sostenibile.
I mutamenti del sistema climatico globale dovuti al riscaldamento dell’atmosfera terrestre compromettono le basi esistenziali di ampie parti della popolazione nelle regioni meno sviluppate, mentre nelle zone sviluppate sono soprattutto l’infrastruttura e singoli rami dell’economia a essere esposti a tali rischi.
Il cambiamento dei cicli delle precipitazioni e delle temperature interessano inoltre ecosistemi, come ad esempio i boschi, le superfici agricole, le regioni montane e gli oceani nonché le piante, gli animali e le persone che vi vivono.
Con l’Accordo di Parigi di dicembre 2015 (parte integrante dell’Agenda 2030), si è stabilito di contenere l’incremento della temperatura media globale molto al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, perseguendo tutti gli sforzi per limitarlo a 1,5°C.
Saranno necessari profondi cambiamenti del modello di sviluppo globale e dei singoli paesi, una rapida avanzata della green economy e una drastica riduzione del consumo di combustibili fossili.
Gli oceani e i mari caratterizzano profondamente il nostro Pianeta, coprendolo per più dei due terzi della sua superficie. Essi producono la metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbono il 30% delle emissioni antropogeniche di anidride carbonica, mitigando l’effetto del cambiamento climatico (anche se ormai questa capacità di assorbimento inizia a fornire segni critici, mentre cresce in maniera preoccupante lo stato di acidificazione degli oceani del mondo).
Le attività degli uomini stanno creando sempre più problemi, vediamone alcuni:
Il riscaldamento: molti studi scientifici hanno scoperto che il riscaldamento dell’atmosfera, provocato dall’inquinamento, è stato assorbito soprattutto dagli oceani. Questo ha provocato un forte aumento della temperatura delle acque marine con gravi conseguenze per gli ecosistemi e la fauna acquatica: per esempio, nel nostro emisfero alcune specie si sono estinte e altre hanno dovuto migrare verso nord, dove ci sono acque più fresche.
L’aumento della temperatura dell’acqua provoca più uragani. Un uragano si alimenta infatti con il calore che incontra sulla superficie del mare, raccogliendo maggiore umidità e rinforzando così i propri effetti distruttivi.
La pesca eccessiva: un altro grosso pericolo è dato dalla pesca eccessiva (conosciuta con il termine inglese di overfishing). Quando si pesca troppo in acque poco profonde si rischia di esaurire la fauna marina, soprattutto perché si pescano anche i pesci piccoli e non si lascia il tempo necessario per la riproduzione. La plastica: un problema ancora maggiore è dato dai miliardi di oggetti di plastica dispersi nel mare. Particolarmente pericolose sono le microplastiche: sono i frammenti di plastica più piccoli di 2 millimetri che vengono ingerite dalle diverse specie marine, entrando direttamente nella catena alimentare fino a noi.
Insieme alle coste e alle risorse marine, gli oceani hanno un ruolo fondamentale per il benessere dell’umanità e per lo sviluppo sociale ed economico del pianeta.
L’Agenda fissa alcuni importanti obiettivi: garantire la salvaguardia degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell’entroterra, in modo particolare delle foreste, delle paludi, delle montagne e delle zone aride; arrestare la deforestazione, ripristinarle dove necessario e aumentare ovunque la riforestazione; combattere la desertificazione; porre fine al bracconaggio e al traffico delle specie protette di flora e fauna.
Tra il 1990 e il 2015, le aree occupate dalle foreste sono diminuite dal 31,7% sul totale delle terre emerse al 30,7%. Questa perdita è riconducibile alla conversione delle foreste in terre per altri tipi di uso, come l’agricoltura, o alla costruzione di infrastrutture.
Allo stesso tempo, però, molte terre sono state trasformate in foreste grazie alla piantumazione di alberi e piante. Se si mettono i due processi a confronto, si può stimare che la perdita annuale globale di aree coperte da foreste è passata dai 7,3 milioni di ettari del 1990 ai 3,3 milioni di ettari all’anno tra il 2010 e il 2015.
La deforestazione e la desertificazione sono causate dalle attività dell’uomo e dal cambiamento climatico pongono quindi sfide considerevoli in termini di sviluppo sostenibile, e hanno condizionato le vite e i mezzi di sostentamento di milioni di persone che lottano contro la povertà. Si stanno compiendo molti sforzi per gestire le foreste e combattere la desertificazione.