Maggio 2023 - numero 5
Maggio 2023 - numero 5
Omogenitorialità
Si tenta di “cancellare le famiglie arcobaleno”
Il 15 marzo 2023 l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni blocca la trascrizione all’anagrafe dei bambini di famiglie omogenitoriali.
Il termine “omogenitorialità” fa riferimento al rapporto tra i genitori omosessuali e uno o più figli, indipendentemente da come sono stati concepiti questi ultimi: sia che siano nati da una precedente relazione eterosessuale, sia che siano il frutto di progetti fatti dai genitori stessi (ricorso a madri surrogate, donazione di spermatozoi, fecondazione assistita oppure adozione). Attualmente la legislazione italiana riconosce unicamente la genitorialità del genitore biologico, mentre quello elettivo è pressoché inesistente.
Inoltre, il desiderio di avere figli è stato definito dalla Corte Costituzionale come “la fondamentale libertà di autodeterminarsi”, ma ancora oggi la registrazione dei figli nati da coppie etero è maggiormente tutelata di quella dei figli di genitori omosessuali.
A questo proposito, lo scorso anno è stato fatto un richiamo al Parlamento, facendo notare che l’assenza di tutela per quanto riguarda questo aspetto crea di fatto uno stigma tra i bambini. In tutta Europa solo l’Italia e la Grecia non riconoscono il matrimonio egualitario e pari diritti ai genitori dello stesso sesso. Nel nostro Paese ci sono circa 150.000 famiglie arcobaleno, forse di più, e ognuna di esse dovrebbe avere il pieno diritto di esistere e di crescere i propri bambini serenamente.
Quante volte sentiamo la frase “I bambini di oggi sono il mondo di domani”? Dunque un’altra domanda sorge spontanea: che genere di mondo ci aspettiamo per domani se oggi alcuni bambini sono maggiormente tutelati di altri?
Molti sono soliti dire “Un bambino ha bisogno di una madre e di un padre”; permettetemi di dissentire. Un bambino ha bisogno di sanità, educazione, cibo, affetto e un tetto stabile sopra la testa, e se tutto questo è dato da due uomini, da due donne, da un uomo e una donna o, perché no, da una suora che decide di accogliere un trovatello, la differenza qual è?
La preoccupazione di altri invece è che i figli, crescendo con genitori omosessuali, possano riscontrare problemi per quanto riguarda lo sviluppo. Negli ultimi trent’anni però nessuna ricerca scientifica circa la psicopatologia dello sviluppo ha individuato nel genere o nell’orientamento sessuale dei genitori un fattore di rischio per la prole, in quanto sono slegati dalla funzione genitoriale.
A questo proposito lo psicoterapeuta Alessandro Taurino ritiene necessario cominciare a parlare di “famiglia funzionale”: una famiglia in cui le relazioni offrono sostegno, cura, protezione, e adeguati processi di crescita ed educazione.
In una famiglia funzionale i legami comportano reciprocità, soddisfazione dei bisogni e sensibilità. Sono questi i tre elementi che secondo il professor Taurino determinano se un genitore sia effettivamente competente o incompetente, e se il rapporto sia patologico o efficace.
La “famiglia tradizionale” è solo uno dei tanti modi di organizzare il sistema relazionale in questione, ma ciò non vuol dire che sia l’unico. La società l’ha resa un prototipo universale, e, a causa di questo, qualsiasi alternativa viene vista come disfunzionale, fin quasi a negarne il diritto ad esistere. Secondo lo studioso sopra citato la famiglia è un’istituzione soggetta a continue modifiche; esistono infatti famiglie ricostruite, separate, omosessuali, monoparentali, miste dal punto di vista etnico e culturale, ma nessuna di queste differenze rende una famiglia più valida dell’altra.
Per questo motivo non si dovrebbe in alcun modo arrivare a logiche di esclusione, ma di integrazione, sulla base di quella che Taurino chiama “cultura delle differenze”.
Perché non potremo mai progredire se al giorno d’oggi il “problema” è dato da chi cresce un bambino, invece del modo in cui lo si cresce.
Isabella Mechelli, 1DL
Multe fino a 100.000 euro a chi usa parole straniere:
la proposta di fratelli d'Italia
L’attuale, guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha presentato una nuova proposta di legge che vorrebbe punire l'uso dell'inglese e di altre parole straniere nelle comunicazioni ufficiali, con multe tra i 5.000 e i 100.000 euro.
Una legge “a difesa della lingua italiana e contro i forestierismi linguistici”: sono queste le parole con cui è stata presentata la proposta per punire chi “utilizza termini non della lingua italiana innanzitutto nella pubblica amministrazione”.
La proposta di legge è stata presentata alla Camera da Fabio Rampelli, vicepresidente di Montecitorio, e porta la firma di una ventina di deputati di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni.
La lingua italiana - come la maggior parte delle altre lingue europee - ha adottato molti termini inglesi negli ultimi anni, in parte perché si trattava di vocaboli che indicavano cose "nuove", che non appartenevano alla tradizione italiana (computer, social media, smart working), in parte perché la lingua inglese spesso offre una versione più concisa e veloce di termini che in italiano richiederebbero un modo piuttosto ridondante per essere espressi.
L'adozione di parole inglesi nella lingua italiana è oggetto di un dibattito infinito in Italia, dove le opinioni sono divise tra la tutela dell'integrità della lingua nazionale e l'accettazione del fatto che le lingue vive sono fluide e in continua evoluzione.
La nuova proposta di legge di Meloni prende una posizione forte in questo dibattito, spingendo per un approccio conservatore che intende praticamente bandire le parole straniere dalla pubblica amministrazione, dalle scuole e dalle università.
Sui social, e non solo, è scattato subito il richiamo all’epoca fascista: la dittatura mussoliniana, infatti, vietò l’uso di parole straniere nella lingua italiana.
Sandwich divenne tramezzino, film pellicola e croissant cornetto; persino l'insalata russa fu trasformata in insalata tricolore.
Cinquemila persone dovettero cambiare cognome.
Invece di usare la parola "dispenser" in inglese, il governo Meloni vorrebbe che i funzionari usassero l'espressione italiana, molto più lunga: "erogatore di liquido igienizzante per le mani".
Per il PD si tratta di una proposta “che rasenta il ridicolo”, il M5S ironizza: “multeranno anche il ministero per il made in Italy?” (Il Ministero delle imprese e del made in Italy è un dicastero del governo italiano. L'attuale ministro è Adolfo Urso, in carica dal 22 ottobre 2022. ndr).
La proposta di legge deve ancora essere discussa in Parlamento.
Secondo la presidente Meloni questa è la soluzione per migliorare la nostra lingua?
La lingua si evolve nel tempo, anche perché altrimenti staremmo ancora al latino, e attuando questa legge si porrebbero dei limiti a questa evoluzione.
Non ci toglieranno mai l’abitudine di utilizzare parole come computer, sandwich o film, ma questo non significa che l’italiano perderà parte della sua bellezza.
L’Italiano è una lingua meravigliosa, forse sarebbe più importante imparare il congiuntivo e il condizionale piuttosto che vietare questi termini.
Luigi Spedaletti Trabalza 1DL
Lettera di protesta al Sig. Luigi Pirandello 22/05/23
Lettera semiseria nata da un’idea di uno studente del Liceo Linguistico IIS G Bruno di Perugia al signor Luigi Pirandello
Gentilissimo Signor Pirandello,
Sono un ragazzo nero di 15 anni che tuttora legge ed apprezza le sue opere letterarie.
Le scrivo questa lettera di protesta per denunciare un fatto accaduto mesi or sono: in una sua celebre novella, intitolata “La Patente” e composta nel 1917, vi è un ricorrente utilizzo della parola “negro”.
Comprendo benissimo che ai suoi tempi parole come questa venissero ancora tollerate, ma siamo ormai nel 2023: come possiamo anche solo sperare di progredire culturalmente se, utilizzando questo linguaggio, ancora facciamo divisioni di questo genere?
Mi ha reso molto deluso ed amareggiato, lievemente infastidito, poiché un tempo lei era il mio autore preferito: le sue novelle riescono ancora ad appassionare lettori di qualsiasi età.
Parlo, quindi, a nome della Comunità Africana, comunicandole che le è severamente proibito utilizzare nuovamente la parola “negro” ed eventuali sinonimi, a meno che non sia munito di N-Word Pass*. Se durante la lettura dei suoi testi ritroverò scritto questo insulto, si aspetti una denuncia da parte della N Word Corporation*.
Tuttavia le auguro una buona permanenza in Purgatorio: Dante mi ha appena informato che se si dovesse ripetere tale comportamento da parte sua, dovrà scontare 30 anni in più prima di salire in Paradiso tra i beati.
I miei più distinti saluti
JJ Paul & 1BL supporter.
*N-Word Pass: si tratta del permesso usato per consentire l’utilizzo del termine suddetto.
*N-Word Corporation: associazione che difende la Comunità Africana e ne tutela i diritti.
Donne e scienza
La scienza è un territorio aperto alle donne?
Il primo passo per sconfiggere la disparità di genere è rendersi conto che molti pregiudizi non sono stati ancora superati: la scienza non è un territorio del tutto aperto alle donne. A ricordare ciò, ogni anno, si celebra la giornata internazionale delle donne nella scienza (11 febbraio). L’obiettivo è quello di aumentare il numero delle ragazze che studiano materie scientifiche e delle donne che lavorano in ambito scientifico. Malgrado a livello globale il livello di istruzione delle ragazze sia aumentato negli ultimi decenni, in molti contesti, le avversità sociali, economiche e culturali, come ad esempio la priorità dell'educazione dei ragazzi rispetto a quella delle ragazze, le inadeguate strutture igienico-sanitarie e la violenza di genere, impediscono alle studentesse di completare o beneficiare pienamente di un'istruzione di alta qualità nelle discipline scientifiche. Tuttavia,negli ultimi tempi, le cose stanno cambiando in quanto la presenza delle donne nell’attività scientifica è ormai sempre più rilevante. Il crescente interesse delle donne nei confronti delle carriere scientifiche e i buoni risultati ottenuti insieme alla capacità di qualificarsi, ha superato, in alcuni casi i colleghi maschi. Questa tendenza, però, non trova un sostegno adeguato nelle politiche per il lavoro e la ricerca in quanto mancano azioni incisive sul fronte dell’assegnazione di fondi di ricerca per garantire adeguati livelli di stipendio e sulle possibilità per le donne di occupare posti di responsabilità dove si prendono le decisioni. Negli ultimi anni sono state attuate misure per favorire la progressione di carriera delle donne tenendo presenti le necessità legate alla maternità, ma rimane ancora molto da fare al fine di garantire la mobilità alle donne che hanno figli ed un nucleo familiare. E’ importante sottolineare l’importanza del contributo che le donne offrono alla scienza nei centri di ricerca, nelle università e nelle istituzioni governative. Questa presenza è stata promossa grazie al lavoro compatto di istituzioni ed organismi sia nazionali che europei che hanno indirizzato una precisa attenzione al tema femminile adottando iniziative di tutela estendendo le opportunità in loro favore. E’ giusto sottolineare un elemento distintivo del binomio donne e scienza per analizzare il ruolo nella scienza delle donne: il riconoscimento. Quest’ultimo, per me, non è altro che la capacità delle donne e della società di valorizzare il punto di vista femminile. Tutto ciò, non solo come utilizzo di spazi sino a qualche anno fa preclusi all’apporto delle donne, ma la possibilità di fornire all’azione scientifica un impulso nuovo, partecipando alla definizione di obiettivi, e perché no, proponendo vie di ricerca innovative. Credo che solo favorendo questo tipo di riconoscimento si potrà sviluppare una visione più organica dell’attività scientifica e rappresentativa delle differenze di genere proposta dalle donne. E’ importante, a mio avviso, agire precocemente sin dalla formazione delle giovani ragazze nella loro carriera scolastica così che si possa raggiungere una vera e propria carriera scientifica. Seguire e premiare il merito delle ragazze sin dalle prime dimostrazioni del loro talento mi sembra una strategia importante per sviluppare forme di accompagnamento utili a far crescere giovani scienziate. Per favorire queste azioni è necessario il pieno coinvolgimento degli insegnanti, sia maschi che femmine perché propongano una scienza libera da condizionamenti di genere. La scienza e la tecnologia possono trarre rilevanti benefici se le discipline sono aperte ad entrambi i generi senza segregazioni forzate o stereotipi di genere. Se andiamo a ripercorrere la storia della scienza possiamo trovare molte donne che, seguendo la loro passione con tenacia, hanno raggiunto importanti traguardi. Sono ancora di più le donne che hanno dato contributi fondamentali senza che il loro nome venisse ricordato. Tutte queste donne che non sono emerse agli onori della cronaca, nella storia della scienza, sono donne che sarebbero potute diventare scienziate, ma non hanno avuto la possibilità di abbattere le barriere imposte dalla cultura, dalla società, dalla famiglia e dalla legge. Il numero delle donne che lavorano nella ricerca scientifica è inferiore rispetto agli uomini, ma ultimamente sono in aumento. Concludo dicendo che, soprattutto in Italia, sono poche le donne scienziate, ma mi piace pensare a quanto queste donne fanno bene alla ricerca di noi tutte/i. Anzi… una delle loro scoperte ci potrebbe, un giorno salvare la vita, ammesso che non l’abbia già fatto. Per questo motivo ci tengo a promuovere la figura di Flavia Marinelli, biotecnologa che, insieme a un team mondiale, ha individuato una molecola in grado di contrastare i meccanismi di resistenza A50926, farmaco salvavita.
Alessandro Giliotti, V CB
Gli scienziati: "La carenza di risorse alimentari? Non è un problema!"
Dalla scienza, una vera alternativa? È risaputo che le risorse alimentari naturali un giorno non saranno sufficienti per sfamare tutti gli abitanti che un domani abiteranno la Terra.
Le possibili soluzioni degli scienziati.
La capacità dell'uomo di "avvelenare" il proprio habitat e di sfruttarne le risorse, risale a circa 400mila anni fa. Secondo degli studi approfonditi, infatti, le prime tracce di inquinamento sono state ritrovate analizzando il tartaro dei denti di scheletri umani secolari;
oggi, questo è determinato dalla diffusione in atmosfera di gas e polveri sottilissime dovute soprattutto ad attività di tipo industriale.
Un effetto diretto di questo fenomeno è la scomparsa di molte specie animali e vegetali e, oltre a ciò , un altro importante problema dal punto di vista ambientale è creato dagli allevamenti intensivi ai quali, inoltre, sono legati il maltrattamento degli animali e le eccessive quantità d'acqua necessarie alla produzione di carne (Secondo l'UNEP - Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente - per produrre un hamburger di 150 grammi sono necessari circa 2.500 litri di acqua).
L' idea degli scienziati, quindi, è quella di introdurre nel mercato cibi nuovi (novel food), prodotti a partire da nuove tecnologie (come le nanotecnologie) o animali clonati, alimenti derivati da colture cellulari o di tessuti animali e/o vegetali.
Ecco alcuni esempi di novel food che interessano la scienza:
Alimenti o ingredienti con la molecola modificata o di nuova sintesi;
Alimenti o ingredienti prodotti a partire da animali o vegetali;
Alimenti o ingredienti che seguono un processo di produzione nuovo che porta alla modifica dei valori nutritivi;
Nel mondo sono ormai in crescita le aziende che hanno scelto di investire in questa "alternativa alla carne", oltre che in Finlandia e Stati Uniti, ne troviamo una anche in Israele (Tel Aviv, Rehovot) - Aleph Farms - che coltiva carne a base cellulare , simile a quella derivata da allevamento, attraverso una simulazione del processo di rigenerazione muscolare che avviene naturalmente nella mucca, garantendo un prodotto con la stessa consistenza, gusto e struttura di un hamburger normale.
Meta Lavon, vicepresidente ricerca e sviluppo "Aleph Farms": " Tutto avviene in un bioreattore, un'apparecchiatura che sostituisce la mucca riproducendo la sua condizione corporea ".*
In Europa, invece, è stato creato il primo prototipo di carne cellulare al mondo dal professor Post dell'università di Maastricht : "Prevediamo che in 4 anni lo si avrà nel ristoranti ad un prezzo un po' più alto e poi tra circa 7 anni nei supermercati; questo è davvero importante se tutti comprendessero che non si può continuare con gli allevamenti intensivi, abbiamo un'alternativa usando esattamente lo stesso tessuto. Credo che l'argomento che farà più presa sia il benessere degli animali ".*
Oltre, però, alla carne, anche il latte, o perché no il miele, verrà presto sostituito da qualcosa di simile: Bee-Io Honey (Tel Aviv Israele) è un'azienda in grado di produrre il miele attraverso un sistema di fermentazione che avviene in un bioreattore attraverso microrganismi capaci di produrre proteine; l'amministratore delegato Ofir Dvash sostiene: "Non c'è abbastanza miele per tutti nel mondo, noi vogliamo salvare le api e produrre miele a prezzi accessibili ".*
Anche in Italia e precisamente in Umbria , a Piegaro ( Pg), la Food Evolution , produce hamburger di carne vegetale , alternativa vegana dai costi etici ed ecosistemici minori dei 400 milioni di tonnellate di carne che si consumano ogni giorni nel mondo.
La scienza, quindi, ci sta offrendo delle alternative e dei modelli di produzione per l'alimentazione della futura popolazione mondiale; dobbiamo auspicare che tutto ciò avvenga all’insegna di un’ ecosostenibilità al 100 per cento.
*I riferimenti sono inseriti nel video/documentario "Il cibo del futuro" del programma "Indovina chi viene a cena" disponibile su Rai play : https://youtu.be/pO8FxA9c1Yk
Fatin Sahli - 2BL
Perugia omaggia “il divin pittore”
Perugia 2023. Numerosi sono gli studenti di tutte le età che, per il V centenario della morte di Pietro Vannucci, detto Perugino e noto come “Il meglio maestro d’Italia”, sono accorsi alla mostra di uno dei più grandi esponenti della seconda metà del Quattrocento.
La mostra è stata allestita nelle sale della Galleria Nazionale dell’Umbria. In questa esposizione ripercorriamo, attraverso le opere del Maestro, le più importanti fasi della sua vita: i due dipinti che avviano il percorso infatti mostrano l’inizio della sua formazione artistica nella bottega di Andrea del Verrocchio, al quale visibilmente si ispira per la realizzazione della Madonna col Bambino, custodita al museo Jacquemart Andrè di Parigi.
Unica è anche l’occasione di poter ammirare alcune opere, abitualmente esposte in musei di tutto il mondo come lo Sposalizio della Vergine, dipinto per la cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, che proviene dal Musée des Beaux-Arts di Caen, il Trittico Galitzin dalla National Gallery di Washington e il Polittico della Certosa di Pavia, per gran parte conservato nella National Gallery di Londra.
Il suo genio si riconosce anche nella funzione da lui svolta come “maestro” di un altro grande artista: Raffaello Sanzio.
Lo stesso Giovanni Santi, padre di Raffaello e pregevole artista del tempo, ha definito il suo collega Perugino “divin pittore” accomunandolo a Leonardo da Vinci: beh come negarlo. Sì, l’arte è un qualcosa di soggettivo, soprattutto in questi tempi moderni, ma osservando le varie espressioni, le corporature e i panneggi dei personaggi da lui rappresentati, non si può fare a meno di provare un’immensa ammirazione nei suoi confronti. La sua abilità nel destreggiare il colore gli ha permesso di rendere ogni elemento maestosamente realistico.
Pensando ad esempio al Ritratto di Francesco delle Opere, non si può fare a meno di notare la grazia con la quale pennella la capigliatura dell’uomo.
Attraverso le opere di ogni autore si può percepire la passione che l’artista riversa in ciò che fa e l’occasione di osservare questi capolavori dal vivo ce lo ha dimostrato nel migliore dei modi.
Valentina Goretti, cl. 4BL
“Ciceroni” tra le architetture del Novecento
Nei giorni 24 e 25 marzo 2023, in occasione del Giornate FAI di Primavera, noi studenti dell’IIS “G. Bruno” abbiamo avuto l’opportunità di vestire i panni degli “Apprendisti Ciceroni” illustrando il comprensorio della Sa.Di.Ba. (Scuola di Automazione per Dirigenti Bancari-Banca d’Italia) a Perugia, un complesso architettonico legato alla cultura del ‘900. Abbiamo descritto e raccontato del suo magnifico parco, della Villa centrale, fatta costruire dalla famiglia Mignini su progetto degli architetti Antonio Piraino e di Bruno Signorini poi acquistata dalla Banca d’Italia nel 1968. Insieme ai visitatori abbiamo ripercorso la storia dell’architettura, dell’arredo e del design degli anni ’60 e ’70 del Novecento. Qui di seguito le testimonianze di due studenti che hanno partecipato all’iniziativa.
“Devo ammettere che inizialmente non ero sicuro di voler partecipare a questa iniziativa, non perché non fossi curioso di conoscere Sa.Di.Ba e qualcosa in più sulla Banca d’Italia, bensì il mio dubbio nasceva dal fatto che sapevo che avrei dovuto parlare in pubblico, davanti a una moltitudine di persone e alcune forse ne sapevano anche più di me.
Tuttavia, abbiamo ricevuto una buona preparazione, abbiamo potuto imparare cose nuove che spesso non si trovano sui libri di scuola (o che, se anche venissero insegnate, forse verrebbero apprese piuttosto distrattamente). Grazie a tale preparazione la mia ansia si è pian piano ridotta.
Mi è stato di grande aiuto anche l’ambiente in cui ci trovavamo che , oltre ad essere esteticamente bello. è anche profondamente tranquillo, come è stato fatto notare tra l’altro ai visitatori.
Questa esperienza mi è servita, dunque, non solo per conoscere un luogo inaccessibile, ma anche per crescere personalmente e superare i miei ostacoli. È sicuramente un’esperienza che ricorderò, perché mi ha permesso di conoscere cose nuove e soprattutto persone: oltre alle mie compagne di classe, che chiaramente già conoscevo, ho fatto amicizia con gli altri Apprendisti Ciceroni e i ragazzi del FAI giovani . Ci siamo scambiati consigli, abbiamo riso a delle battute e anche ai nostri stessi piccoli errori, fatti durante le presentazioni ai visitatori.
Perciò ringrazio le professoresse di Storia dell’Arte, i miei “colleghi” e anche tutto il personale della Scuola di Automazione, che ci ha accolto e messo subito a nostro agio, per questa importante occasione”.
Leonardo Chiaraluce, cl. 4 BL
“Sono Carolina Martinelli del 4BL e sono qui per raccontarvi un po' la mia esperienza con il progetto FAI che ho cominciato quest'anno. Devo essere sincera, all'inizio ero un po' titubante sul fatto di aderire a questa attività ma poi l'idea di essere di fronte a tante persone per svelar loro cose nuove ed avere l'attenzione di tutti mi ha proprio attratto. Sin dall'inizio mi sono trovata benissimo con i compagni del progetto e soprattutto con le professoresse che con grande passione e benevolenza ci hanno sempre spinto a saperne di più e ad essere curiosi verso ogni cosa nuova.
Quando sono arrivate le vere e proprie giornate di primavera ero molto tesa, ma già dal secondo turno sono riuscita a fare tutto con serenità e decisione, è stata una fantastica esperienza!
Per finire ,invito tutti gli studenti a sfruttare quest'opportunità e ad iscriversi a questo utilissimo progetto che sicuramente adoreranno”.
Carolina Martinelli 4 BL
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