2025 - numero 14
2025 - numero 14
“Noi cittadini del mondo”
di Giorgia Datteri, 4DL
Passeranno gli anni e diventeremo grandi, i capelli bianchi e il segno del tempo che passa nel nostro viso.
Immagino una casa calda e sicura e dei ragazzi giovani che giocano spensierati e felici.
“Nonna a scuola abbiamo parlato delle guerre nel mondo, ci hanno spiegato che i bambini non giocavano tranquilli e felici come noi.”
Ricordo i pasti caldi e le risate con gli amici.
Ricordo i giochi e il Natale con la famiglia.
Ricordo le ginocchia sbucciate per il troppo giocare e il sorriso in volto nonostante il dolore.
Ricordo la spensieratezza.
“Nonna, ci hanno parlato della Palestina: ma è vero che lì i ragazzi non potevano giocare e venivano trattati male, venivano uccisi?”
Capelli scompigliati.
Occhi spenti, ormai persi nella vana ricerca di speranza.
Tagli e ferite nei piccoli visi.
La memoria riaffiora come un fiume in piena, travolge ogni parte di me quella sensazione di vuoto e dolore.
Lì in Palestina quei giovani avevano dei sogni: quel bambino morto sotto le macerie della propria casa colpita da una bomba voleva diventare un dottore, e chissà, magari sarebbe stato il più bravo e avrebbe viaggiato per tutto il mondo, salvando vite.
Invece, quella ragazzina morta perché malnutrita era un fiore non ancora sbocciato, lei ne aveva di sogni: per esempio voleva scrivere, diventare una scrittrice.
Proprio come quel fiore non ancora sbocciato, ricco di ingenuità, creatività e sogni i bambini possono essere tutto.
Sono piloti, pirati, astronauti, dottori e scrittori, ma non solo.
Nella loro purezza chiedono e domandano qualsiasi cosa, nel loro mondo ancora da scoprire e conoscere.
Per questo la nonna ha spiegato al proprio nipotino che era vero: i bambini in Palestina non giocavano tutto il giorno con le Barbie o con le macchinine.
Quelle piccole creature erano indifese e pensavano solamente a come sopravvivere giorno per giorno, lasciavano la loro infanzia e purezza da parte per essere travolti dal mondo che li circondava.
Svanivano come polvere nell’aria, i loro sogni distrutti dalle bombe e con essi la possibilità di vivere.
Noi siamo resi schiavi da una routine frettolosa e senza freni e con leggerezza sfogliamo giornali e guardiamo i social.
Ci sentiamo lontani dalle disgrazie altrui e per questo viviamo ogni giorno convinti che nulla possa toccarci.
Ma nonostante tutto, siamo e saremo, fino al nostro ultimo respiro, tutti cittadini del mondo.