Panoramica del corso
Formazione del personale scolastico per la transizione digitale nelle scuole statali (D.M. 66/2023)
Per una transizione digitale inclusiva
M4C1I2.1-2023-1222-P-42685
La formulazione del concetto di Comunità di Pratiche (CdP) si deve a Étienne Wenger, che definiva queste organizzazioni come “gruppi di persone che condividono un interesse per qualcosa che fanno e imparano a farlo meglio mentre interagiscono regolarmente”. Wenger individua tre caratteristiche che distinguono una CdP da ogni altra aggregazione. Ciò che definisce una CdP è la presenza di un “dominio”: un argomento che accomuna tutti i suoi membri. L’adesione ad essa, infatti, implica un senso di appartenenza e un impegno di ciascuno riguardo al “dominio” attorno al quale si forma. Il secondo requisito di una CdP è che le persone da cui è composta imparino e condividano, con continuità, quello che sanno. In terzo luogo, una CdP deve essere formata da professionisti che sviluppano un repertorio comune e condiviso di norme, procedure, informazioni, simboli, oggetti, strumenti e metodi di soluzione di problemi [E. Wenger, “Communities of Practice. Learning, Meaning and Identity”, 1998].
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