Il filo della memoria

a.s. 2021/22

Ist. Comp. Bonfigli di corciano (PG)

Scuola Secondaria di primo grado

L’Istituto Comprensivo Bonfigli di Corciano prosegue anche quest’anno nel suo percorso Il filo della memoria, con le classi Terze della Scuola secondaria di primo grado.

Nel mese di dicembre, in collaborazione con l’Associazione Progetto Memoria, studenti e studentesse hanno avuto l’opportunità di incontrare online e di ascoltare le voci ed i vissuti di Paola Fano Modigliani, Ugo Foà e Claudia Finzi che hanno spiegato loro come la memoria non sia un semplice ricordo quanto piuttosto elaborazione. Elaborare la storia è oggi più che mai necessario in un momento in cui la società non sembra brillare per accoglimento. In passato nessuno voleva gli ebrei in fuga dai loro paesi, in perfetta analogia con il dramma contemporaneo dei migranti.


Nella mattinata del 27 gennaio le classi hanno incontrato online i testimoni di seconda generazione Ettore Terracina e Lorella Ascoli per onorare e celebrare le vittime della Shoah e riflettere insieme sui valori fondanti di una moderna società civile.

La mattina si apre con il saluto del del sindaco Cristian Betti che rinnova il ricordo di Piero Terracina, cittadino onorario del comune di Corciano. Piero per diversi anni è stato ospite della nostra comunità scolastica ed ha emozionato, raccontando la sua vita, generazioni di studenti stimolando in loro la necessità di diventare testimoni della memoria. Il sindaco prosegue poi il suo discorso rivolgendosi direttamente ai ragazzi per ricordare quanto sia indispensabile seminare anticorpi contro ogni intolleranza, demagogia e autoritarismo. L’assessore Sara Motti nel suo intervento cita le parole del Presidente Mattarella che ci invita a “prevenire e combattere, oggi e nel futuro, ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza, azione che non può che partire dai banchi di scuola“.

Il Dirigente Scolastico, Daniele Gambacorta, nel salutare e ringraziare i testimoni, i docenti e tutti i ragazzi, esprime quanto la costruzione di una memoria pubblica e di una consapevolezza non manipolabile impone alla scuola di svolgere al meglio i suoi compiti: ridare voce a chi non l’ha più; non lasciare che l’orrore sia dimenticato o, peggio ancora, giustificato; costruire insieme agli alunni gli strumenti culturali e critici per la formazione di un giudizio personale ben documentato e ponderato. È un lavoro che impegna ogni giorno e ogni energia, ma che il 27 gennaio di ogni anno si accende di un significato rivolto a ognuno di noi. Ma ogni docente, ogni genitore, tutte le componenti della nostra comunità scolastica sono chiamati ad aiutare e orientare i nostri alunni nel compito più alto e rischioso, cioè cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Ettore Terracina, nipote di Piero, esprime, con un velo di commozione, il ricordo dello zio Piero e racconta di quando, da piccoli, sia lui che la sorella avevano l’assoluto divieto di parlare di Shoah, ricorda che quando i nipoti erano in macchina con lo Piero dovevano cercare percorsi alternativi alla via Appia perché lì era presente una ciminiera la cui vista provocava forte disagio alla zio. Fino a molto tardi, racconta Ettore, ho saputo che lo zio era un sopravvissuto solo per il tatuaggio A5506 che aveva al braccio. Ettore ammonisce i ragazzi a rifiutare ogni forma di indifferenza, il peggiore male della nostra società, ed essere qui con noi oggi a raccontare è un preciso dovere.

Nel suo intervento Lorella Ascoli, dopo avere raccontato il vissuto del padre, si rivolge direttamente ai ragazzi sottolineando che la terribile recente tragedia di Livorno è potuta accadere anche a causa di quel silenzioso complotto che è l’indifferenza degli altri. Non è possibile in silenzio difronte ad un sopruso, Persone sono coloro che vivono e lottano per mantenere la sacralità dei valori di pace, fratellanza e tolleranza.

L’incontro si conclude con i lavori realizzati dalle classi. Ricordiamo le famiglie e i bambini, gli anziani costretti ai lavori forzati pur non avendo forze. Ricordiamo i morti per malnutrizione. Ricordiamo il coraggio di chi ha dato la vita per salvarne altre. Ricordiamo i bambini sopravvissuti cresciuti vedendo queste atrocità. Ricordiamo l’importanza di ricordare!” Perché ricordare vuol dire portare nel cuore.

A conclusione di questa giornata l’augurio di noi insegnanti è che le proposte fatte, i documenti presentati, le discussioni condotte abbiano creato nei nostri ragazzi la consapevolezza del dovere della Memoria. Una memoria responsabile, critica ed empatica verso le vicende “umane” riguardanti questo capitolo della nostra storia.

La memoria deve produrre memoria per non dimenticare gli errori. Ricordare le cadute serve a tenere l’umanità in piedi.

La memoria di alcuni fatti storici non si esaurisce con la commemorazione di una giornata, deve diventare un processo di riflessione continua, che, a livello trasversale, deve permeare tutto il pensato e agito professionale, che deve lasciare traccia.