PARTECIPAZIONI E RICONOSCIMENTI


Laboratorio di cittadinanza europea :"Diritti si nasce" .

I ragazzi si sono cimentati con entusiasmo in un gioco test sulla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.



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PREMI E RICONOSCIMENTI


Concorso A.N.E.D. 2017/2018


Primo premio concorso Aned a Camilla Lenzi, classe III A, per la sezione "Prosa".

A Edoardo Dani, classe III E, per la sezione "Poesia".

Camilla Lenzi classe IIIA , professoressa Mariarosaria Sorrentino

Edoardo Dani classe III E, professoressa Raffaella Cappelli.



Cara Malala

oggi avrei bisogno del tuo coraggio, della tua forza di volontà e della tua capacità di reagire.

La nostra situazione è decisamente migliore rispetto a quella del Pakistan, ma anche in Italia bambine, ragazze e donne subiscono delle discriminazioni.

Io non ho mai subito offese gravi, ma le discriminazioni sono cominciate quand'ero da piccola e ho come l'impressione che non finiranno mai.

All'asilo volevo giocare con i trenini, ma mi hanno detto che non erano giochi da femmine e mi hanno costretta a giocare alle bambole. In prima elementare i compagni maschi ci dicevano che eravamo stupide e dovevamo stare zitte solo perché eravamo femmine (invece eravamo le più brave della classe). Ora i compagni si permettono apprezzamenti disgustosi, pensando di essere più "maschi" e più attraenti. In autobus dei ragazzi mi hanno rivolto gesti offensivi e volgari solo perché io sono femmina e loro sono maschi e in branco pensano di poter dire e fare quello che vogliono.

Poi devo sempre stare molto attenta a come mi presento, perché se mi vesto troppo poco (basta una gonna sopra al ginocchio) i ragazzi possono farsi strane idee su di me, ma se mi vesto troppo divento una perdente, una persona che nessuno vorrebbe avere come amica.

Cosa succederà quando andrò alle superiori, poi all'Università e poi quando finalmente lavorerò?

Io vedo mia madre lavorare molto più di mio padre. Dice sempre che per guadagnare come un uomo, una donna deve lavorare il doppio. Questa si chiama discriminazione?

Capisco bene che rispetto al Pakistan, dove le ragazze non possono nemmeno studiare, da noi si stia benissimo. Ma poter studiare non basta, se poi dobbiamo subire risatine, volgarità, pregiudizi e guadagnare meno. In Italia abbiamo l'esempio di tantissime donne coraggiose e intelligenti: artiste, dottoresse, anche astronaute! Eppure spesso noi ragazze tolleriamo offese e discriminazioni senza reagire: siamo come “abituate” alla battutina e spesso non rispondiamo per non attirare troppo l'attenzione e far cadere presto l'argomento. Il fatto è che ci vergogniamo, non so nemmeno io di che cosa. Ma in questo modo la presa in giro e la battuta volgare diventano cose normali...e la discriminazione diventa uno scherzo come un altro. Questo non va bene!

Spero veramente di trovare la forza di dire al mondo che mi sono stufata, come hai fatto tu.

Tu hai dimostrato un coraggio che io non avrò mai: anche quando i Talebani ti hanno sparato alla testa non hai avuto paura, anzi sei diventata ancora più forte e decisa a diffondere i tuoi valori e principi. Poi sei tra le poche persone che capiscono l'importanza delle cose che contano ed apprezzano quello che hanno. Purtroppo qui in Italia l'istruzione è ormai scontata per tutti e nessuno le dà peso. Anzi, spesso chi studia è ritenuto un “secchione” e viene preso in giro.

Tantissimi ragazzi – e anche ragazze, purtroppo – non studiano nulla, non rispettano la scuola, gli insegnanti, i compagni. Sporcano le aule, fanno rumore, rispondono ai professori e non apprezzano quello per cui tu lotti da sempre: la possibilità di studiare per tutti, ragazzi e ragazze.

Tu sostieni la capacità di difendersi con l'intelligenza, la capacità di esprimere un pensiero grazie allo studio ed allo sviluppo delle potenzialità della mente.

La tua frase “Un libro, una penna, un alunno ed un insegnante possono cambiare il mondo” mi ha colpita moltissimo perché in sole 12 parole rende reali tutti i miei ideali, cioè rappresenta quello che penso da sempre. Però è ora di mettere in pratica questi principi. Ora tocca a noi ragazze italiane non dare per scontate le cose che in Pakistan sono privilegi di pochi e reagire davanti alle discriminazioni, anche quelle piccole che capitano a scuola. Forse senza aver letto la tua storia, Malala, non avrei mai pensato queste cose. Quindi, grazie Malala!

Camilla Lenzi, III A


“Donne di coraggio e di pace”

Concorso A.N.E.D. 2017/2018


Primo premio concorso Aned a Camilla Lenzi, classe III A, per la sezione "Prosa".

A Edoardo Dani, classe III E, per la sezione "Poesia".

Camilla Lenzi classe IIIA , professoressa Mariarosaria Sorrentino

Edoardo Dani classe III E, professoressa Raffaella Cappelli.



Cara Malala

oggi avrei bisogno del tuo coraggio, della tua forza di volontà e della tua capacità di reagire.

La nostra situazione è decisamente migliore rispetto a quella del Pakistan, ma anche in Italia bambine, ragazze e donne subiscono delle discriminazioni.

Io non ho mai subito offese gravi, ma le discriminazioni sono cominciate quand'ero da piccola e ho come l'impressione che non finiranno mai.

All'asilo volevo giocare con i trenini, ma mi hanno detto che non erano giochi da femmine e mi hanno costretta a giocare alle bambole. In prima elementare i compagni maschi ci dicevano che eravamo stupide e dovevamo stare zitte solo perché eravamo femmine (invece eravamo le più brave della classe). Ora i compagni si permettono apprezzamenti disgustosi, pensando di essere più "maschi" e più attraenti. In autobus dei ragazzi mi hanno rivolto gesti offensivi e volgari solo perché io sono femmina e loro sono maschi e in branco pensano di poter dire e fare quello che vogliono.

Poi devo sempre stare molto attenta a come mi presento, perché se mi vesto troppo poco (basta una gonna sopra al ginocchio) i ragazzi possono farsi strane idee su di me, ma se mi vesto troppo divento una perdente, una persona che nessuno vorrebbe avere come amica.

Cosa succederà quando andrò alle superiori, poi all'Università e poi quando finalmente lavorerò?

Io vedo mia madre lavorare molto più di mio padre. Dice sempre che per guadagnare come un uomo, una donna deve lavorare il doppio. Questa si chiama discriminazione?

Capisco bene che rispetto al Pakistan, dove le ragazze non possono nemmeno studiare, da noi si stia benissimo. Ma poter studiare non basta, se poi dobbiamo subire risatine, volgarità, pregiudizi e guadagnare meno. In Italia abbiamo l'esempio di tantissime donne coraggiose e intelligenti: artiste, dottoresse, anche astronaute! Eppure spesso noi ragazze tolleriamo offese e discriminazioni senza reagire: siamo come “abituate” alla battutina e spesso non rispondiamo per non attirare troppo l'attenzione e far cadere presto l'argomento. Il fatto è che ci vergogniamo, non so nemmeno io di che cosa. Ma in questo modo la presa in giro e la battuta volgare diventano cose normali...e la discriminazione diventa uno scherzo come un altro. Questo non va bene!

Spero veramente di trovare la forza di dire al mondo che mi sono stufata, come hai fatto tu.

Tu hai dimostrato un coraggio che io non avrò mai: anche quando i Talebani ti hanno sparato alla testa non hai avuto paura, anzi sei diventata ancora più forte e decisa a diffondere i tuoi valori e principi. Poi sei tra le poche persone che capiscono l'importanza delle cose che contano ed apprezzano quello che hanno. Purtroppo qui in Italia l'istruzione è ormai scontata per tutti e nessuno le dà peso. Anzi, spesso chi studia è ritenuto un “secchione” e viene preso in giro.

Tantissimi ragazzi – e anche ragazze, purtroppo – non studiano nulla, non rispettano la scuola, gli insegnanti, i compagni. Sporcano le aule, fanno rumore, rispondono ai professori e non apprezzano quello per cui tu lotti da sempre: la possibilità di studiare per tutti, ragazzi e ragazze.

Tu sostieni la capacità di difendersi con l'intelligenza, la capacità di esprimere un pensiero grazie allo studio ed allo sviluppo delle potenzialità della mente.

La tua frase “Un libro, una penna, un alunno ed un insegnante possono cambiare il mondo” mi ha colpita moltissimo perché in sole 12 parole rende reali tutti i miei ideali, cioè rappresenta quello che penso da sempre. Però è ora di mettere in pratica questi principi. Ora tocca a noi ragazze italiane non dare per scontate le cose che in Pakistan sono privilegi di pochi e reagire davanti alle discriminazioni, anche quelle piccole che capitano a scuola. Forse senza aver letto la tua storia, Malala, non avrei mai pensato queste cose. Quindi, grazie Malala!

Camilla Lenzi, III A


“Donne di coraggio e di pace”



Realtà imbarazzate

Esistenze velate

Libertà inesistenti

Menti resistenti


Lo Stato

occhi chiusi su soprusi

Rinchiuse

son muse

recluse

da menti chiuse.


Uomini, niente scuse



Edoardo Dani , classe III E



Concorso A.N.E.D. 2019/2020


Premio speciale "Franco Varini" all'alunna Emma Tassinari, classe III E, scuola secondaria Jacopo della Quercia - Bologna

Concorso ANED: “Adulti e bambini: i doveri degli uni, i diritti degli altri”



Speranze infrante


Ero una farfalla

e come una farfalla volavo

lontano

sognavo

dimenticavo.


Ma le mie ali troppo presto si sono infrante

lasciandomi solo

inerme

sul freddo suolo.


E so

che morirò

prima che il calore della primavera

mi salvi dall’incubo dell’inverno.





Questa poesia trae ispirazione dalla tragica esperienza vissuta dai bambini di Terezin.

La farfalla rappresenta un bambino e le ali rappresentano la sua speranza, che lo fa allontanare da

quel posto freddo e triste e gli fa sognare il momento in cui tornerà a casa. Ma le ali si sono infrante troppo presto, cioè è stato costretto dalla minaccia della morte e dalle condizioni di vita nel campo a crescere troppo in fretta e quindi ad abbandonare la speranza e la spensieratezza tipiche dell’infanzia, tanto che è consapevole che morirà prima che la pace ( la primavera ) lo salvi

dall’ incubo della guerra ( l’inverno ).

Emma Tassinari