Cosa è la Fondazione Gesuiti Educazione. Lasciando alle spalle il pensiero istintivo che considera la Fondazione con una funzione bancomat o distributrice di risorse economiche, stiamo parlando invece di una Fondazione di partecipazione. Cosa si partecipa? Un’ispirazione. Non mi intrattengo in discorsi relativi all’ispirazione gesuitica ed ignaziana del nostro apostolato educativo, sarebbe interessante, ma vi rimando a tutto quanto affermato a livello di Compagnia universale, a livello di Provincia, a livello appunto di Fondazione nelle sue line guida.
Invece vi parlo di una storia, di come arriviamo alla scelta di fare una Fondazione di partecipazione. Eravamo alla fine dei primi anni del 2000, era Provinciale Carlo Casalone. Avevamo vissuto la CP 5° della ex Provincia d’Italia e avevamo prodotto un decreto relativo alla chiusura delle grandi opere, un decreto sostanzialmente lungimirante, ma alla fine non attuato appieno per le fatiche e le resistenze verso chiusure strategiche per riposizionamento dei settori apostolici: intellettuale, giovanile, sociale, in termini di sostenibilità. Tutto questo avveniva nel 2000, ma alla fine del decennio maturò il pensiero che ridurre non poteva essere l’unica soluzione, era possibile sostenere un sistema di Opere complesso e ancora numericamente consistente, riorganizzando il nostro sistema di governo e di gestione. Doveva cambiare qualcosa nella nostra testa, prima ancora che nell’oggettivo pur sovradimensionato delle Opere.
Nacque così l’idea della Fondazione come nuovo sistema di governo e di gestione delle Scuole. Entriamo in alcuni dettagli. Diciamo subito che la Fondazione non è uno strumento di governo della Provincia EUM per i Collegi. In altre parole, il Presidente non può decidere sui gesuiti e sulle singole Opere come fosse un delegato del Provinciale. Il governo delle persone e delle opere rimane nelle mani del Provinciale. Allora quale autorità ha la Fondazione? Ha l’autorità che gli proviene dal patto di rete che la singola Scuola fa quando chiede di entrare a far parte della Fondazione. Ogni Scuola si attiene e determinate condizioni, regole, ma prima di tutto ad una ispirazione che si attua in programmi specifici. È così che la FGE può esercitare il suo ruolo di accompagnamento, stimolo ad attuazione di quanto non vogliamo che si perda nel nostro apostolato educativo. Lo farà in molteplici modi, ricevendo le scuole in sessioni di aggiornamento e formazione, andando nelle Scuole per conoscere e dialogare sulle iniziative che si mettono in atto per esercitare le prerogative di Rete.
Ciò che dalla fine degli anni 2000 cambia radicalmente e più fortemente è il vecchio concetto di governo incentrato sulla presenza del così detto Rettore. Il Rettore era diventato il povero martire, per destinazione del Provinciale, che doveva esercitare insieme governo e gestione, con non pochi conflitti di interesse. Nessuno ha usato male questo conflitto, ma molti sono stati sollecitati a fare degli errori che ancora scontiamo in alcune Scuole. Questo modo di concepire la conduzione delle Scuole era insostenibile, rischioso, pericoloso. Era necessario dividere il livello di governo da quello della gestione, pensare un Presidente di Consiglio di amministrazione ed un Direttore generale sotto di lui. D’altronde questo è il concetto classico di conduzione di una azienda, lì dove i nostri Collegi in un certo qual modo lo sono e non ammettono ingenuità o gestioni casalinghe, possibili solo in una società non complessa come lo era un tempo. Allora l’Ente ecclesiastico si fornì di uno Statuto, questo definiva composizione e competenze del governo e della gestione.
Ritornando alla sostenibilità di un comparto apostolico pesante a livello strutturale, posizionando così i gesuiti al governo ed in classe nella propria competenza, specialmente pastorale, abbiamo potuto offrire un modello anche ad altre scuole paritarie del mondo ecclesiale. Altre Scuole gestite nel vecchio sistema non esistono più, condannate dalla debolezza stessa della vita religiosa in crisi numerica.
In questo modo, con la FGE, cosa è cambiato? Non esiste più un concetto di Scuola definito e chiuso nel locale: il Sociale, il Gonzaga, ecc… esiste un sistema educativo che si incrocia continuamente a livello di governo: io incontro i presidenti di direttori generali, gli amministratori, ecc… I ragazzi gioiscono di eventi comuni e si concepiscono comunità allargata: “Diamoci un tono”, “Laudato sii”, ecc… Gemellaggi, Kairos (percorso di avvio alla spiritualità e agli EESS). Diventano strutturali le iniziative di rete.
Non vorrei dare uno scenario irenico, molte sono le fatiche, le difficoltà, ma a differenza di un tempo: non le si nascondono, non si lasciano in testa al Rettore che può decidere sbagliando, ma le si esprimono, le si discutono e si cerca di risolverle dentro un rapporto d’insieme.
Molte volte si parla di Rete, ebbi modo di dire in diverse circostanze che l’uso e l’abuso di questa parola. Per la FGE la Rete può essere garantita da una parola che preferiamo mettere a monte di tutto: accompagnamento, perché ci sembra questo il nodo che poi fa la Rete. Una rete senza nodi è fatta solo dei suoi spazi vuoti. La FGE è una Fondazione che si mette a servizio delle realtà locali, per aiutarle a gestirsi e a governarsi bene, per sostenere una formazione continuamente aggiornata sull’ispirazione ignaziana da garantire. Non scendo nei particolari dell’accompagnamento gestionale economico, accompagnamento nella pastorale, accompagnamento nel raggiungimento dello standard educativo voluto, accompagnamento nella tutela dei minori… Capite che poi il dettaglio del servizio di accompagnamento è molteplice e particolareggiato.
Una parola ancora sulla FGE ed il suo rapporto al contesto europeo. Vi dico che questo sistema di Fondazione non sempre è facilmente compreso. Ho dovuto impiegare del tempo per far capire che la Provincia EUM non avendo un delegato per i collegi non è sprovvisto di qualcosa, ma ha qualcosa in più rispetto ad altre Provincie, che non si organizzano come noi. È stato difficile far capire che la delega, ho detto non di governo, non è affidata ad una persona, ma ad un sistema dettato dai fini funzionali della FGE. Il vero delegato per noi è la Fondazione, non il presidente di essa. È così che la Provincia EUM è rappresentata in JECSE da Nicola Bordogna e non da Claudio Barretta. La nostra esperienza passata è che il Delegato dei Collegi, al pari dei Rettori, non ce la faceva a raggiungere gli scopi prefissati per una sproporzione tra le forze del singolo ed il peso specifico del comparto. Il Delegato alla fine aveva poca incidenza sui Collegi, perché solo e non munito di una struttura che lo aiutasse a veicolare in percorsi formativi, le cose che affermava a voce.
Ho parlato delle Scuole oggi, per presentare una situazione aggiornata. Spero che tutto ciò non vi confonda rispetto a strutture conosciute nei decenni passati, strutture che non esistono più. Piuttosto spero che tutto ciò vi stimoli a pensare quali possano essere oggi i luoghi specifici in cui gli ex alunni possono offrire il loro servizio in modo non anacronistico ad Opere che hanno dovuto svolgere un cammino di aggiornamento, sotto la spinta di società in veloce cambiamento.
Vi auguro un buon lavoro ed un proficuo confronto.