Study visit "Bilingual and multilingual modern language initiatives in Vienna"
La prof. Cappa si è recata dal 31/03 al 03/04/2014 in visita di studio a Vienna, dove ha partecipato ad un gruppo di lavoro europeo su CLIL e multilinguismo.
Tema della visita era la promozione del bilinguismo e multilinguismo nelle scuole di ogni ordine e grado. Vienna è una capitale multietnica nel cuore dell’Europa nella quale da sempre, per motivi storico-geografici, affluiscono persone provenienti da Paesi diversi. Questo crogiuolo di lingue e culture viene valorizzato all'interno delle scuole viennesi, dove sono in atto numerosi progetti per l'insegnamento delle lingue straniere, specchio di un'attenzione alle molteplici provenienze degli alunni.
L'attività di formazione ha consentito di lavorare in una dimensione europea. Il gruppo di lavoro era costituito da 13 partecipanti di 9 Paesi europei diversi (Italia, Estonia, Spagna, Irlanda, Germania, Slovacchia, Svezia, Francia, Cipro), di cui solo alcuni erano docenti. Infatti vi erano ben tre dirigenti scolastici di istituti comprensivi dell'Irlanda, Germania, Francia, due docenti universitari (Cipro - Universitá di Nicosia e Slovacchia - Comenius University di Bratislava) e tre membri di enti governativi, di cui due corrispondenti ai nostri USP-USR (Consejería de Educacíón, Juventud y Deporte di Madrid e Delegación Territorial De Educación, Cultura Y Deporte di Granada) e uno del Dipartimento per la Cultura, Estonia. Questo ha consentito la creazione di un team internazionale di lavoro di alto profilo, plurilingue, estremamente vario e stimolante.
Le lingue insegnate nelle scuole viennesi sono inglese, italiano, francese, spagnolo, slovacco, ceco, ungherese. Si tratta di un multilinguismo decisamente lontano dalla monocultura dell’inglese che si è ormai diffusa in Italia. Sebbene non sempre in modo esplicito, molti degli insegnamenti sono svolti attraverso la metodologia CLIL, che a Vienna ha grande diffusione, dalla scuola primaria alle scuole superiori.
La costante di tutti i progetti osservati e che rende unico in Europa il modello viennese è l'insegnamento in team di docente austriaco e docente madrelingua (prevalentemente inglese o americano), che non é invece quasi mai presente nelle scuole italiane.
Un’ulteriore vantaggio che le scuole viennesi hanno è l’attenta selezione fatta dall’ufficio europeo di Vienna della figura dell’assistente madrelingua: egli/essa non deve infatti solo possedere una competenza linguistica alta, ma deve anche dimostrare di possedere un’adeguata preparazione didattica e metodologica. In Italia e in Spagna invece, agli assistenti di lingua non viene richiesto il requisito della competenza didattica, e questo è sicuramente un punto debole, perché significa spesso avere a che fare con assistenti madrelingua che non sanno insegnare. Questo aspetto, unito alla possibilità di riconfermare gli assistenti per più anni di servizio, rende quello viennese un modello da imitare.
I risultati dei progetti linguistici attivati a Vienna non sono ancora disponibili sotto forma di dati statistici, perchè i dati non sono stati ancora tabulati in modo sistematico. Tuttavia, in base alle osservazioni svolte, i risultati sembrano ottimi, con il raggiungimento di livelli molto alti da parte degli studenti, specie nella lingua inglese. Gli stessi docenti austriaci di DNL hanno tutti o quasi tutti un livello di inglese molto elevato, che consente loro di lavorare perfettamente in team con il madrelingua, al punto che entrambi i docenti gestiscono la lezione CLIL in modo estremamente flessibile, senza trincerarsi dietro a ruoli prestabiliti.
L'esperienza avrà ricadute sulla modalità di applicazione della metodologia CLIL nel nostro istituto, che prevede di attivare un team CLIL curricolare in una sezione delle future classi prime, oltre ai moduli CLIL previsti per le classi quinte dalla Riforma.
L’esperienza ha inoltre fornito spunti interessanti su come potenziare l’insegnamento dell’inglese e delle seconde lingue europee nel nostro istituto. Tuttavia, rimane il forte ostacolo posto dalla Riforma, che non prevede una seconda lingua straniera all’interno del corso di studi del liceo scientifico. Per il momento il nostro istituto sta quindi attivando in autonomia un indirizzo bilingue (all’interno del quale è possibile scegliere tra francese, tedesco e spagnolo).
Il programma “Istruzione e formazione 2020” (ET 2020) per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione istituisce degli obiettivi strategici comuni per gli Stati membri, con il fine di incoraggiare il miglioramento dei sistemi d'istruzione e di formazione nazionali e rendere l'apprendimento permanente una realtà per tutti. La visita di studio contribuisce sicuramente al raggiungimento di tre dei quattro obiettivi strategici del programma:
fare in modo che l'apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà
migliorare la qualità e l'efficacia dell'istruzione e della formazione
incoraggiare la creatività e l'innovazione a tutti i livelli dell'istruzione e della formazione.
La visita di studio rappresenta un’ottima occasione di formazione in servizio. Lo scambio di informazioni e di esperienze fra i partecipanti alla visita è stato reso possibile grazie a momenti formali ed informali, che hanno evidenziato bisogni comuni ai diversi sistemi di istruzione europei e possibili soluzioni. La condivisione di una comune esperienza di mobilità ha consentito l’instaurarsi di contatti tra scuole ed altri enti educativi che potranno scaturire in progetti di collaborazione futuri.
Infine, tutti i partecipanti si sono trovati d’accordo nel lamentare il proprio rammarico per la conclusione delle attività denominate “visite di studio”. Infatti, il nuovo programma europeo di formazione in servizio e mobilità Erasmusplus non prevede più questa opzione, per lo meno nelle modalità sinora conosciute, ma prevede invece la possibilità di attivare visite preparatorie del paese o dei paesi con cui si intende attivare un partenariato. Questo tipo di modalità implica però un’organizzazione molto più complessa da parte delle scuole coinvolte, esclude di fatto - anche se non formalmente - enti educativi diversi dal proprio (es. università), ma soprattutto non prevede team di lavoro così ampi e compositi.