LA STORIA

Ci sono persone difficili da raccontare, sai di averle conosciute a fondo ma è difficile dire di loro.

L’affetto e l’amicizia si trasformano in un limite, nella paura di non aderire alla loro memoria. Francesco apparteneva a questa categoria. Meglio parlare di golf e raccontare della sua passione, iniziata a Punta Ala che rimarrà per sempre il suo campo preferito. Con la fatica tipica di chi non inizia da giovane e l’aiuto di Franco Rosi suo unico “Maestro”, Francesco a 57 anni giocava 11 di hcp, ricopriva incarichi in seno al Comitato Regionale, aveva pubblicato un libro fotografico sul golf ed era conosciuto e stimato in tutto l’ambiente.

Poteva in pratica ritenersi un dilettante appagato. Ma “covava” una passione segreta, dentro di lui c’era la voglia di far conoscere agli altri il suo sport, di trasmetterlo e condividerlo. Quando nel Settembre del 1995 nella mente di Francesco si insinuò l’idea del Campo Pratica, probabilmente rispondeva a questa necessità. La realizzazione di questo progetto fagocitò tutte le sue risorse. Il metodo di lavoro lucido ed instancabile che lo aveva portato ad essere un luminare nella sua professione fu applicato al golf. Dal 95 al 97 approfondì tutto quello che concerneva l’aspetto tecnico dell’opera: tecniche costruttive, agronomiche, irrigue, le essenze da adoperare, i parametri da rispettare, oltre alla dimensione concettuale: frasi come “campo pubblico”, “costi bassissimi”, “corsi nelle scuole” cominciarono a circolare nel sonnolento ambiente golfistico. Un’intelligenza razionale e determinata era al servizio di questo sogno ad oltranza. In quegli anni non esisteva quasi nient’altro per lui, tutto passò in secondo piano, soprattutto la cura che avrebbe dovuto riservare al suo fisico più che provato. Furono gettate le basi per la Club House, trovati i finanziamenti, progettate le buche. Francesco c’era sempre, sovrintendeva a tutto, ogni aspetto era soppesato e discusso. (Nel suo giardino erano già a dimora le querce che un giorno avrebbero ombreggiato i praticanti). Poi la notte dell’11 Settembre 1997, tre giorni prima dell’inaugurazione del suo campo, Francesco è morto, improvvisamente. E’ mancato al taglio del nastro ma tutto il lavoro era compiuto, soprattutto quello duro e faticoso di incrinare una mentalità, di far prendere sul serio uno sport considerato da ricchi e snob. Se fosse stato in tempo avrebbe ringraziato un’altra volta quelli che hanno creduto nel suo sogno, Marco Spinelli, per avergli fornito il terreno, Franco Rosi per i suoi preziosi consigli, Enzo Brandi per l'aiuto tecnico, Poi chissà, forse ci sarebbe stato un pensiero anche per noi.

Marco Betti