Dal 2005, l'informazione della scuola media "Vinci

 

Il Blog Il Messapico è un blog dove i ragazzi della redazione della Scuola Secondaria di Primo Grado "Vinci" raccontano le proprie esperienze di viaggi, sport, letture, poesie, musica ed altri interessi che scatenano le loro passioni con uno sguardo rivolto al paese e alla scuola.


La redazione del Messapico


Altavilla Federica, Annese Vita, Argentiero Gaia, Argese Domenico, Bellanova Noemi, Biondi Antonella, Bruno Davide, Chirico Francesca, Ciniero Antonio, Ciniero Sophia, Elia Federica, Elia Giada Faggiano Giuseppe, Ferretto Gretac, Filomeno Carlotta, Galetta Francesco Maria, Gallone Karol, Gioia Alice, Gioia Maria Teresa, Gioia Mattia, Lenoci Alessio,  Maggiore Federica, Menga Giulia, Morelli Ilenia, Santoro Giuliana Frida, Suma Viola, Urgesi Yara, Vacca Pietro, Venerito Francesca, Venza Federico, Vitale Davide

mettiamoci in gioco

Intervista a Mirko Lodedo

Quest’anno il blog “Il Messapico” ha scelto di intervistare Mirko Lodedo, musicista e fondatore del “Festival Dei Giochi” che ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato.

-        Elenca tre aggettivi per descriverti?”

Sono una persona creativa, generosa, permalosa e devota.

-        Oltra al festival cosa fai nella vita?

Io sono un musicista, compositore, scrivo per il teatro, per il cinema. La nostra assciazione Casarmonica è un’associazione di musicisti.

-        Quando è nata l’idea del festival dei giochi e cosa ti ha spinto a fondare questo festival?

Il festival è nato nel 2005 per gioco tra una chiacchierata tra amici. Avevamo fondato da poco Casarmonica, la nostra associazione, con Massimo Epicoco e Piero Francioso. Ci siamo chiesti se si potesse riportare tra le strade lo spirito con cui giocavamo noi per strada. Noi, per l’età che abbiamo, non siamo proprio i portatori dei giochi di strada, quei giochi sono molto più vecchi. Ci piaceva suggerire uno spirito comunitario, perché intorno a un gioco si creano delle piccole e grandi comunità.  Riportare in vita uno spirito che ha caratterizzato le nostre infanzie. Oggi il festival compie 18 anni, diventa maggiorenne.

18 anni fa non abbiamo i problemi che abbiamo oggi; l’utilizzo dei dispositivi è stato un problema crescente e ci siamo accorti che con il festival avevamo anche uno strumento importante per distrarre i ragazzi dai dispositivi che diventa predominante. Noi non li demonizziamo ma vanno usati con parsimonia. Quello del festival è un suggerimento per poter attivare esperienze diverse.

-        Perché hai voluto creare questo festival?

Il festival è nato per riportare in vita le loro speranze, anche perché non c’era un momento di svago.

-Quali sono i giochi più praticati?

I giochi più praticati sono quelli più praticati nel nostro territorio, il gioco delle cinque pietre, il curro cioè la trottola, il salto alla corda, il tiro alla fune, e poi tanti altri come gli scacchi, lo shanghai gigante, la cuccagna, che è l’apice del festival che è quello che coinvolge sicuramente di più.

- Quando hai creato il Festival Dei Giochi avresti immaginato di avere così tanto successo?

- No, perché all’inizio non c’eravamo mai posto come obiettivo di raggiungere il successo. Facciamo le cose perché ci piace farle e non ci poniamo come obiettivo il successo. Il festival è cresciuto da solo, ma sostenuto subito dalla comunità cegliese. Già dalla prima edizione c’è stata la risposta del pubblico. Nella prima edizione quando gli adulti hanno iniziato a sentire il suono dei carrettoni, è ritornata intatta la memoria di quando erano bambini e hanno subito iniziato a giocare loro e questo era il nostro primo obiettivo. Sull’argomento “Giochi di strada” i portatori erano gli adulti e nonni.

-Per organizzare questo festival ci sono stati grandi sforzi economici?

- Sì, miei personali tanti, però fino a un certo momento della crescita del festival. Abbiamo investito. Per i primi 10 anni spendevamo di più di quello che avevamo guadagnato, poi piano piano siamo usciti in pari. Oggi è un meccanismo di lavoro per lo staff che viene retribuito, sicuramente non in maniera esaustiva, ma chi aderisce lo fa per passione. Ci sono tanti volontari che hanno piccoli rimborsi.

- A questo festival partecipano solo persone della città o anche persone di altri paesi?

- Sin da subito hanno partecipato persone foresterie arrivando anche da molto lontano e anche dall’estero. Siamo arrivati fino a sessantamila presenze in sei giorni! Ormai è molto diffuso. Vengono da fuori, prenotano i B&B nei giorni del festival.

- C’è stato qualcuno in particolare che vi ha sostenuto?

 - Sì, il Comune è stato fondamentale nella realizzazione del festival. Abbiamo un contributo economico e ci agevolano in alcuni servizi. Il Comune dà un contributo di 25mila euro, ma il festival costa 40mila. Abbiamo gli sponsor, vendiamo dei giochi e riusciamo a quadrare i conti.

-Da cosa ha preso ispirazione per creare il festival?

- Abbiamo preso ispirazione dalla nostra infanzia. Io sono un musicista e sin da bambino, quando avevo tre anni e mezzo, ho capito che il gioco e musica hanno una valenza simile. In inglese si usa lo stesso verbo play e probabilmente c’è un motivo.

- Cosa ha ispirato la figura di Ludovico?

 -Ludovico è stato disegnato da Giuseppe Balestra che da diversi anni crea le nostre locandine. Ci è venuta l’idea nel 2014 quando aprimmo la 620ª edizione della sfilata del Carnevale di Putignano con la figura di Ciccilluzzo vestito con gli abiti che ora sono ritratti nel logo. Nel mio cervello rappresentava l’uomo più piccolo del mondo che apre il carnevale tra i più grandi e sicuramente il più antico carnevale del mondo.

- Come ha raccolto tutti i giochi in un solo festival?

- Sono esperienze che si accumulano. Ogni anno invitiamo tante comunità che si occupano di giochi specifici, come i tiratori con l’arco e ognuno porta la propria esperienza con il desiderio di condividerla con il pubblico. Questa è la forza del festival. Nella prima edizione non c’erano tutti i giochi che ci sono oggi. Oggi ne abbiamo una quarantina di giochi diversi.

 - Pensi di aggiungere altre attività al festival?

 Ogni anno ci poniamo questa domanda, se fosse sempre uguale non sarebbe interessante. Ogni anno immaginiamo follie nuove, anche nella scelta dei concerti, nell’ideazione della cerimonia inaugurale. Sin dalla prima edizione il corteo del piccolo popolo che va a chiedere la chiave della porta della città prevede una drammaturgia che si ingrandisce sempre di più, coinvolgendo sempre più persone.

Nella vita quanto è importante studiare?

Lo studio ti rende libero. Io, che sono compositore, sento delle melodie ma se non avessi avuto lo studio a supporto di questa sensibilità, non avrei potuto scrivere nemmeno mezza nota. Questo concetto è applicabile in qualsiasi ambito. Lo studio aiuta a tradurre le idee che si hanno. Le salite da percorrere ci sono ma studiando vi porteranno a raggiungere dei risultati.

Davide Bruno, Alice Gioia, Giuliana Santoro,

Antonella Biondi, Giada Caliandro


INTERVISTA AL SINDACO DI CEGLIE MESSAPICA

Conosciamo meglio Angelo Palmisano 

 

Quanti anni ha?

Quasi 54

Che genere di musica le piace ascoltare?

Mi piace molto la musica Jazz, seguo molto anche la musica pop italiana e anche il rock internazionale di artisti come Bruce Springsteen e i Dire Straits.

 

Qual è la città più bella del mondo?

Ceglie, naturalmente!

 

In quale città le piacerebbe vivere?

In quella in cui vivo.

 

Qual è il suo idolo?

Non ho un vero e proprio idolo… nel calcio mi è sempre piaciuto come giocatore Maradona. Nella politica ammiro la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Non vi è un unico idolo, ma nella vita il punto di riferimento più importante è il proprio padre che è il primo esempio che si segue nella vita. Mio padre è stato per me un punto di riferimento molto importante.

 

Quel è il suo piatto preferito?

Io, è evidente che amo molto mangiare bene. In estate preferisco mangiare le orecchiette fatte in casa con il sugo, ma mi piace molto anche il pesce alla griglia.

 

Se tornasse ragazzo cosa le piacerebbe fare?

Ho fatto sempre ciò che mi è piaciuto fare. Ho lavorato da giovanissimo. Amavo molto il mare e ho fatto il bagnino e poi ho seguito mio padre nel lavoro. Avevo una grande passione per la politica e faccio il sindaco della mia città. Ho seguito sempre le mie passioni. Il cruccio è probabilmente quello di non aver continuato gli studi e la mia aspirazione era quella di studiare giurisprudenza.

 

Come mai ha deciso di candidarsi a sindaco?

Perché ho sempre avuto questa passione politica. Ho sempre fatto politica sin da ragazzo e comunque per chi ama la politica e ama la propria città, il risultato massimo che si possa raggiungere è quello di diventare sindaco. Le altre cariche anche più alte come onorevole, non danno quel senso di soddisfazione.

 

Si aspettava di essere eletto?

Sì, non per sembrare presuntuoso, ma avevo questa percezione.

 

Qual è il punto più importante del suo progetto politico?

Il restauro del Castello. Penso che anche nell’immaginario collettivo della gente avere il simbolo della propria città ingabbiato in un’impalcatura non è una cosa bella. Quella torre è dagli anni Ottanta che è in quello stato. Proprio nei giorni scorsi abbiamo iniziato una gara per l’affidamento dei lavori e spero si possa realizzare nel giro di un anno, un anno e mezzo. E’ sicuramente l’opera pubblica che mi riempirebbe di orgoglio per ridare alla città il suo simbolo. Naturalmente come amministrazione portiamo avanti tanti progetti per mettere a posto una città complessa come la nostra. In un senso più ampio, come progetto politico, vorrei che ci fosse all’interno della comunità una sorta di pace sociale, più condivisione delle parti più attive della città, nel mondo della scuola, nel mondo dell’associazionismo, al mondo dell’imprenditoria. Vorrei che tutti fossimo più sereni per arrivare alla soluzione più adeguata dei problemi in modo da risolvere le difficoltà, le intolleranze e i contrasti che si sono acuiti dopo la pandemia.

Federica Altavilla, Davide Bruno, Karole Gallone, Maria Teresa Gioia, Noemi Bellanova, Ilenia Morelli, Gaia Argentiero


Sempre più social

 

I giovani di oggi passano la maggior parte del loro tempo davanti ad uno schermo, in particolare sui social.

I social sono diverse piattaforme dove i ragazzi hanno la possibilità di mostrare, parlare e interagire con gli altri scambiando idee, messaggi, e opinioni con tutto il mondo in pochissimi secondi.

-WhatsApp è una piattaforma che permette di scambiare messaggi con i propri amici, parenti e creando gruppi di più partecipanti per comunicare con tutti molto rapidamente. Questo social permette anche di svolgere videochiamate ed è in grado di mostrare ciò che circonda il mittente.

-TikTok è un social cinese creato nel 2014 che all’inizio aveva il nome di musical.ly. Gli utenti di questa piattaforma possono sia guardare che mostrare al pubblico video brevi in genere di meno di un minuto. Mostra contenuti di balli, cucina, sport, serie TV e categorie virali al momento, gli spettatori possono inoltre interagire con “Mi Piace”, commenti e possono seguire la pagina.

-Instagram è un social statunitense che permette di scattare foto che durano 24 ore con filtri, creando sondaggi, aggiungendo la propria posizione, aggiungere dei Quiz e aggiungendo emoji. C’è anche la possibilità di aggiungere post permanenti sul proprio profilo.

-Be Real è un social diventato famoso questa estate che manda una notifica in vari orari del giorno dove bisogna mostrare ciò che si sta facendo in quel momento. Non si ha la possibilità di aggiungere vecchie foto ma appunto bisogna essere “Real” essere reali mostrando la verità.

Twitter è un servizio di notizie e microblogging fornito dalla società X Corp. E’ stato creato nel 2006 in California. Twitter consente di postare brevi messaggi di testo, con un massimo di 280 caratteri chiamati tweet e da questa parola deriva dal nome del app. Ha come logo un simpatico uccellino che cinguetta portando notizie.

Noi facciamo largo uso di questi social e non sempre sono da condannare perché comunque ci mettono in relazione con gli altri. Tutto sta a quanto tempo ci dedichiamo.

Domenico Argese, Karole Gallone, Davide Bruno

Viaggiando per l'Europa con Erasmus

 

Dal 14 maggio al 19 maggio, quattro ragazzi della scuola medie e quattro ragazzi della scuola primaria, siamo stati a Lille, una città situata al nord della Francia, con un viaggio offerto dal progetto Erasmus.

In questi giorni trascorsi in Francia abbiamo frequentato la scuola al Collège “Franklin’’, e abbiamo notato, confrontandoci, le molteplici differenze tra il sistema scolastico francese e quello italiano. La più rilevante ai nostri occhi è stata la mancanza di compiti da svolgere a casa, in quanto l’orario di uscita è alle 17:30, e la durata delle lezioni è organizzata in maniera differente rispetto all’Italia. Questa esperienza ci ha dato modo di approfondire la lingua francese e apprezzare le bellezze culturali, gastronomiche e artistiche della Francia. Siamo stati, inoltre, a Bruxelles, dove abbiamo visitato il Museo “Centro Belga del Fumetto”. Qui ci hanno accolto tanti simpatici puffi, che ci hanno anche illustrato i 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Abbiamo anche visto e assaggiato le varie specialità gastronomiche francesi, tra cui i macarons, i croissant, le crepe (sia salate che dolci), la carbonade e il pain au chocolat.

Insomma è stata un’esperienza straordinaria che ci ha fatto sentire un po’ più europei.

Arianna Bruni e Alessio Lenoci


Tutti pazzi per la moda

I ragazzi da sempre sono portati a seguire mode e tendenze che non sempre vengono condivise dagli adulti. Oggi gli stili più diffusi sono lo stile oversized e lo stile maranza.

Il primo è seguito soprattutto dalle ragazze e il capo più utilizzato sono i pantaloni i cargo, dei pantaloni larghi con tasche laterali. per completare il look ci vogliono felpe e maglie larghe. Mentre le scarpe più amate dalle ragazze che indossano questo stile sono le nike dunk low.

Lo stile dei maranza è il più utilizzato del 2023 sia da ragazze che ragazzi. Il capo più diffuso è la tuta nike tech, realizzata in tante varianti di colori.

Completano il look i jeans skinny neri strappati, e le magliette soprattutto attillate e delle squadre di calcio. Inoltre, i maranza indossano in particolare tre tipi di scarpe: le tn, le jordan 4 e le air force 1.

Vestire in questo modo sta diventando sempre più fondamentale e probabilmente sentirsi uguali ci fa sentire più sicuri.

Le ragazze tendono a truccarsi molto, ad esempio Vittoria Lazzari un’influencer che ha raggiunto la sua popolarità grazie al “Collegio”, cioè un programma televisivo seguito dai ragazzi. Una volta uscita dal “Collegio” ha continuato il suo percorso sui social attirando l’attenzione per il suo stile. Vittoria ha inoltre confessato che prima del “Collegio” spacciava.

A differenza di altre ragazze lei si trucca in modo molto esagerato; partendo da una base molto coprente, per poi passare agli occhi facendo un trucco molto eccessivo, countouring al naso e tanto illuminante e infine si disegnano le sopracciglia e mettono il gloss sulle labbra.

Antonio Ciniero, Sophia Ciniero, Giulia Menga, Viola Suma, Karole Gallone. Francesco Galetta

Mare fuori

La serie tv più seguita quest’anno è stata “Mare fuori”. Racconta di alcuni ragazzi che vengono chiusi in un carcere minorile a Napoli, tra il 2020 e il 2023. I personaggi principali sono quattro ragazzi che vengono affiancati dalla Direttrice del carcere, de un educatore e da un comandante della polizia.

La prima puntata è andata in onda a settembre 2020 e da allora è seguitissima. Le storie dei protagonisti sono difficili e nel carcere hanno la possibilità di navigare nel loro mare interiore, cercando di scegliere la strada giusta nella vita. I protagonisti per scelte sbagliate di vita, devono stare dentro il carcere e affrontarne tutte le difficoltà rischiando di lasciare fuori i loro sogni. Gli attori parlano un misto di napoletano e italiano e anche la colonna sonora è diventata famosissima.

Uno dei momenti più emozionante è stato quando il comandante (Massimo) ha salvato Edoardo dopo essere stato sparato e quando Rosa salva futura da Viola nonostante le famiglie fossero in guerra.

La fiction è girata a Napoli e si possono vedere gli scorci di questa bellissima città e contrariamente a quello che si può pensare è una storia positiva.

Federica Elia, Sophia Ciniero, Carlotta Filomeno, Francesca Chirico, Federica Maggiore,

Viola Suma, Vita Annese

Vieni con me a scoprire il mondo del booktok

Dal tik tok al booktok

Il libro che vi voglio proporre è “Nel modo in cui cade la neve’’ dell’autrice Enrin Doom colei che ha scritto anche “Fabricante di Lacrime” per la casa editrice Magazini Salani.

La storia racconta di Ivy una ragazza che è costretta a trasferirsi in California dal Canada, saluta la neve che tanto ama e che tanto le somiglia. Si trasferisce dall’unica persona che ormai le è rimasta: il padrino John. Rincontrerà Mason, il figlio di John, però Ivy si rende subito conto che non è più il bambino che ha conosciuto da piccola, anzi, non la vuole tra i piedi e non fa nulla per nasconderlo. Tra i due nascerà però subito un’intesa e se vi piace il genere “trope enemies to lovers” non vi resta che leggerlo.

Io, come amante del booktok, ve lo consiglio comunque. Un miscuglio di emozioni vi si immergerà nel cuore, e gli occhi vi si riempiranno di lacrime di gioia e di tristezza per i due innamorati e per i due che si odiano, per il padrino e per gli amici.

Anche se sembra corposo, con tante pagine all’apparenza, è invece molto scorrevole.

Greta Silvia Ferretto

In visita al Consiglio regionale 

Le classi seconde della scuola secondaria di primo grado “Vinci”, il giorno 15 maggio, hanno visitato a Bari il Consiglio Regionale della Puglia.

Pensiamo, infatti, che conoscere le istituzioni e avvicinarsi alla democrazia sia molto importante.

Siamo stati accolti dal consigliere regionale Luigi Caroli e ci siamo soffermati sui valori della democrazia. Presso la sede del Consiglio regionale abbiamo visitato anche la biblioteca, con all’interno un’area dedicata ai bambini, dove i bambini possono giocare, leggere e disegnare. Ci ha colpito molto l’idea che in biblioteca la gente possa usare il computer, leggere libri o riviste e ognuno può usufruire di armadietti dove mettere le proprie cose. In biblioteca abbiamo incontrato un altro signore cegliese che si chiama Vito Antonio Leuzzi che ci ha spiegato che è uno storico e ci ha mostrato delle lettere dal carcere di un cegliese considerato un sovversivo nel primo Novecento.

Abbiamo poi visitato il castello Svevo dove la guida ci ha spiegato le due colonne del castello, ci ha spiegato che sembrano diverse ma, in realtà erano uguali. Poi ci ha raccontato di San Nicola dal quale deriva Babbo Natale e della tradizione di portare i regali ai bambini.

È stata una giornata piacevole alla scoperta del nostro territorio sempre più apprezzato dai turisti.

 

Noemi Bellanova, Ilenia Morelli, Gaia Argentiero, Maria Teresa Gioia.

Ci stiamo prendendo GUSTO...

approfondimento e degustazione dell'Olio EVO

Il 9 maggio presso la scuola secondaria di primo grado “Vinci” si è tenuta una lezione di approfondimento sull’Olio Extravergine di Oliva. Questa degustazione è stata presentata dal dott. Antonio Gaglione e organizzata dalla prof.ssa Gasparro in collaborazione con COLDIRETTI e Campagna Amica. Hanno partecipato i ragazzi delle terze medie. Il dott. Gaglione ha iniziato il suo discorso invitandoci ad andare a visitare una campagna con ulivi secolari perché purtroppo gli ulivi stanno iniziando a seccare per colpa di un batterio chiamato Xylella, trasportato da un insetto, che chiude i vasi linfatici e non fa arrivare la linfa ai rami. I ragazzi sono stati guidati nella degustazione dell’olio e a questo proposito abbiamo intervistato due ragazze: Ylenia Filomeno di 3^A e Jacqueline Politi di 3^D. Le compagne ci hanno raccontato che questa esperienza è stata interessante. Hanno confessato che non pensavano di riuscire a distinguere i vari tipi di olio, ma che invece con la guida del dott. Gaglione sono riuscite a scoprire sapore e profumo. Abbiamo scoperto che l’olio EVO aveva un sapore dolce e un profumo di pomodoro, mentre l’altro un sapore amaro e piccante. In conclusione, riteniamo importante fare attenzione a un prodotto come l’olio Evo che è tipico del nostro territorio e che noi dovremmo conoscere bene e riuscire a tutelare di più. La scuola ci aiuta a scoprire e affinare il gusto anche per quanto riguarda i sapori e i profumi. A questo proposito continuiamo i nostri percorsi con la visita di una piantagione di zafferano e tante altre esperienze che faremo.

Federica Altavilla, Francesca Chirico

Democrazia e Libertà

Incontro della redazione “Il Messapico” 

con il Presidente Luciano Violante

Giovedì 4 maggio presso la sala del nostro Castello Ducale abbiamo avuto modo di incontrare Luciano Violante. Noi, in verità non sapevamo bene chi fosse, ma la prof ci ha raccontato che nella sua vita il Presidente Violante ha fatto mille cose e ha ricoperto importantissimi ruoli istituzionali. Oltre ad essere stato allievo di Aldo Moro e professore di Diritto, è stato Magistrato, Presidente della Camera dei deputati, Vicepresidente della Camera dei deputati, Capogruppo dei Democratici di Sinistra alla Camera dei deputati, Presidente della 1° Commissione Affari Costituzionali Camera dei deputati, Presidente della Commissione parlamentare antimafia e Deputato della Repubblica Italiana.

Di fronte a un tale curriculum, Arianna ha chiesto come ci si sente ad aver ricoperto così tanti ruoli importanti nella propria vita e il Presidente sorridendo, ha risposto: “Vecchio!”. Questa risposta ci ha fatto riflettere sul fatto che forse non avevamo mai immaginato che in una vita si potessero svolgere così tanti compiti e tutti così di rilievo. La curiosità di Carlotta l’ha spinta a chiedere se nella sua vita parlamentare, la famiglia e i suoi figli hanno sempre sostenuto di buon grado i suoi ritmi frenetici. Il Presidente, sempre sorridente e molto cortesemente, ha risposto ribadendo di non essere stato molto presente in famiglia e che alcune volte ha confessato di sentire la sua famiglia solo telefonicamente, ma che comunque è sempre stato in sintonia con la moglie, anche lei magistrato e i figli, ormai grandi.

Federica ha chiesto se quando era bambino immaginava che sarebbe diventato ciò che poi è stato. Ha risposto che assolutamente non immaginava tutto ciò, che da piccolo sognava di fare l’architetto e che spesso alcune cose nella sua vita sono accadute per caso.

Luciano Violante, accompagnato dalla nostra Preside, Roberta Leporati, si è intrattenuto con noi in maniera affettuosa e dolce. Ha voluto conoscere i ragazzi del Consiglio Comunale dei Ragazzi e ha chiesto al nostro sindaco, Giuliano Urso di spiegargli il proprio programma politico.

La serata ha avuto seguito con la presentazione del suo ultimo libro “La democrazia non è gratis. I costi per restare liberi”. In realtà avevamo un po’ di timore a restare perché temevamo che l’argomento potesse essere difficile per noi; invece, il modo di parlare e di presentare l’argomento ci ha affascinato e abbiamo seguito fino alla fine. Ci ha colpito molto quando ha parlato della figura di Ulisse e del suo mito, probabilmente perché lo abbiamo studiato da poco. Ha parlato di democrazia e di come conservare la democrazia. Noi ragazzi, diamo per scontato che ci sia, quando invece va conservata e fatta crescere perché è stata creata e costruita a caro prezzo. La democrazia si conserva se si conserva il nostro senso del dovere. Per questo motivo abbiamo colto il suo invito a non essere indifferenti come purtroppo è accaduto troppo spesso nella storia.

L’ultima domanda è stata posta dal nostro vicesindaco, Francesca Venerito che ha chiesto da che cosa dobbiamo considerarci liberi, e ha citato un verso di una famosa canzone di Vasco Rossi “Liberi liberi siamo noi, ma poi liberi da che cosa, chissà cos’è”. Il Presidente Violante ha esitato un attimo e poi ci ha invitati a essere liberi dalla paura, dall’ignoranza e dal pregiudizio.

Un bel momento che ricorderemo sempre e un’ottima lezione che ci servirà per la vita.

Antonio Ciniero, Davide Bruno,

Alessio Lenoci, Federica Altavilla, Carlotta Filomeno,

Francesca Venerito, Federica Maggiore, Arianna Bruni, Alice Gioia.


Open day open your mind

Oggi 6 dicembre 2022 nella nostra scuola “Leonardo da Vinci” ci sono stati gli OPEN DAY. Abbiamo ospitato i genitori e i bambini di quinta elementare che l'anno prossimo frequenteranno la scuola media. Tutte le classi del nostro istituto si sono organizzate al meglio per accoglierli. Noi li abbiamo accolti inizialmente con un piccolo concerto realizzato da una parte dei ragazzi che studiano uno strumento musicale.

Subito dopo è intervenuta la nostra Preside, Roberta Leporati che ha presentato l’offerta formativa della scuola e ha presentato i docenti. La Preside ha dato la parola a noi ragazzi e ha chiesto a noi quali fossero le nostre considerazioni sulla scuola e su ciò che impariamo e quali fossero i nostri propositi.

Per concludere, gli alunni delle quinte elementari, accompagnati dai loro genitori, sono andati a vedere tutte le classi del nostro plesso e hanno visitato i vari laboratori che erano stati preparati dai professori. Il laboratorio di Italiano, Storia, Geografia a cura delle prof.sse Sarcinella, Carlucci, Turrisi; il laboratorio scientifico a cura delle Prof.sse Pellico - Chionna - Valente R. – Bellanova Luana dove si sono tenuti diversi esperimenti con conquista tessera puzzle per rappresentare la fotosintesi clorofilliana e Giochi interattivi con Learning apps; il laboratorio di Latino dove le prof.sse Scatigna e Monaco hanno presentato delle parole latine ancora usate in italiano e infine in Biblioteca c’eravamo noi della redazione del blog "IL MESSAPICO"  coordianti dalla prof.ssa Maggiore che abbiamo scritto questa breve cronaca.

Chissà se questi compagni di quinta elementare che sono venuti a trovarci l’anno prossimo, quando frequenteranno la scuola media si ricorderanno di questo pomeriggio, che a nostro parere è stato molto divertente.

A presto!

Federica Elia - Checco Galetta, Giulia Treglia, Karol Gallone, Vita Annese, Gabriele Leporale

Rubrica: I nostri miti

Intervistiamo  Ivano Rolli di Ceglie Oggi

 

·   Com’è nata la tua passione per il giornalismo?

La mia passione per il giornalismo nasce molto lontana, con altri strumenti , ho iniziato con il collaborare con uno studio fotografico occupandomi di riprese video, poi da lì ci fu l'occasione di riprendere partite di calcio per la televisione locale Tele Radio Città Bianca che è stata chiusa qualche anno fa e dopo è nata la collaborazione fissa con la redazione anche giornalistica all'inizio io mi occupavo delle riprese video.

·   Quando hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato usando le immagini, video, foto. Racconto quello che accade intorno, soprattutto le tradizioni e gli eventi locali a noi attraverso le immagini.

·       Qual è stato il tuo primo articolo? Te lo ricordi?

Il mio primo servizio me lo ricordo bene infatti quando iniziai questi collegamenti calcistici accadde un episodio di cronaca a Mesagne dove ci chiamarono perché un operario aveva perso la vita in una cisterna di una cantina e quindi quello fu il pio primo racconto giornalistico a livello di cronaca che è anche un po’ brutto se possiamo dire.

·       Cosa leggevi da ragazzino?

Da ragazzino non leggevo tanto, ma da sempre sono portato ad acquistare i quotidiani locali. Quindi ero e sono sempre abituato a leggere notizie locali.

·       Per quale giornale o testata giornalistica hai iniziato a lavorare?

Ho iniziato per l'appunto a lavorare per Tele Radio Città Bianca dal 2007 al 2014 prima e poi con altre testate giornalistiche e di videoripresa dopo. Nel 2014 mi sono occupato di comunicazione nella Diocesi di Rossano Calabro che continuo a fare se pure non attivamente come fino al 2017.

·       Per quale giornale o testata giornalistica lavori attualmente?

Attualmente sono editore della testata giornalistica on line “Qui Mesagne” che si occupa principalmente del territorio mesagnese ma anche del circondario e di “Ceglie Oggi” che esiste dal 2018. Poi c’è da qualche anno il giornale “Buone Nuove” che è un mensile che realizziamo a Mesagne. In questo giornale raccontiamo solo notizie belle del territorio.

·       Com’è lavorare in una redazione?

Il lavoro di redazione è bello perché è un lavoro di squadra, è un lavoro attento e puntuale, di condivisione dove si apprende dall’altro qualcosa in più ed è bello anche perché si diventa una squadra e si condividono tanti momenti. Quando ho lavorato per Telecittàbianca abbiamo condiviso momenti di gioia ma pure momenti difficili come quando ci siamo trovati al momento della chiusura.

·       Qual è stato il tuo articolo preferito? Quello che ti ha dato più soddisfazione?

Tra i miei servizi preferiti c'è sicuramente il racconto della visita del Papa a Brindisi nel 2008, raccontata attraverso le immagini e anche mandare la diretta streaming in tutto il mondo della festa patronale di Mesagne e la cosa più soddisfacente erano i ringraziamenti di chi non poteva essere lì e ci seguiva dall’America, dal Canada, dal Brasile, tutti gli emigrati era molto emozionante.

Arrivano sempre gratificazione da chi ci segue perché con le immagini arriviamo nelle case di tutti.

 ·       Hai mai pensato di cambiare lavoro?

C'è stato un momento di crisi nel 2021 ovviamente subito mi sono rimesso in careggiata.

·   Sei mai stato inviato all’estero?

Ho fatto un’esperienza all’estero accompagnando la delegazione parlamentare, in Francia al raduno degli Iraniani nel mondo. Ho accompagnato due parlamentari del nostro territorio.

·   Hai mai corso dei rischi per il tuo lavoro?

Sì, rischi di litigi o essere cacciati e capita spesso nei momenti di cronaca come quelli di incidenti o in caso di arresti e quindi devi riprendere persone che conoscevi bene e così avvengono questi momenti di rifiuto, quando c’è tensione o quando succedono incidenti mortali e ti arriva il familiare e tu devi stare lì a riprendere per forza e accade spesso di essere cacciati.

·        Andresti a fare la cronaca di guerra, se te lo chiedessero?

E' una risposta che non so darti, devi trovarti in quelle situazioni e quindi ci vuole sicuramente coraggio. Chi lo fa quasi sempre lavora per testate nazionali e non può deludere la redazione.

·       Cosa ne pensi del nostro piccolo laboratorio di giornalismo a scuola?

Certo, ho apprezzato questo lavoro perché forma i ragazzi e li prepara alla vita, in questo modo hanno contatto con la realtà e con le radici del nostro territorio che non dobbiamo perdere perché le nuove generazioni si stanno distaccando dalle nostre tradizioni. E magari l’anno prossimo facciamo un laboratorio di ripresa! Vi faccio i migliori auguri!

Gabriele Tarì

Aldo Joel Barletta

Sonia Minghetti

Albita Dibra

 

 

Premiazione progetto “i longobardi in Minecraft”

Longobardi in Italia

Venerdì 13 maggio 2022 le classi 1A, 1C, 1D, 2A, 2B, 3C e 3D hanno ritirato il premio a Roma, presso il salone d’Onore del “Museo della Civiltà”, del progetto “I Longobardi su Minecraft”. La motivazione di questo premio è un video racconto didattico che racconta della leggenda di San Michele combattente, tra il Ducato di Benevento, il Monte Gargano e la città di Siponto. I longobardi elessero protettore l’Arcangelo Michele, mettendolo a guardia da Monte Gargano ai confini del Ducato. In questo progetto le classi hanno approfondito la cultura del territorio e dell’Arcangelo Michele. Appena arrivati a Roma abbiamo svolto una visita con guida al museo della civiltà visionando i manufatti custoditi nel museo risalenti ai longobardi. Siamo tornati felici e con un bagaglio culturale sui Longobardi ancora più ricco.

 

Aldo Joel Barletta

Claudio Argentieri

Gabriele Tarì


 A.I.D.O

Non so per chi, ma so perché

 

Il 18 Maggio scorso, presso  il Castello Ducale di Ceglie Messapica, si è tenuta l' assemblea di apertura e costituzione dell'associazione locale dell’A.I.D.O.  Si tratta di una associazione che ha come scopo la sensibilizzazione sulla donazione di cellule, tessuti e organi. In assemblea sono stati eletti i membri del direttivo. Interessanti sono state le testimonianze del Presidente provinciale  e, soprattutto,  di un ragazzo che frequenta  il nostro Istituto Scolastico, Marco Chirico, che ha raccontato la sua esperienza di trapiantato di fegato, quando non aveva neanche un anno, grazie a una donatore. Sicuramente, questa associazione, in stretta collaborazione con altre associazioni locali come l'Avis, riuscirà nell’intento di sensibilizzare  giovani e meno giovani su tematiche comunque controverse. Al successo, a livello nazionale, di questa attività di sensibilizzazione, sono legate le speranze di vita o anche di  miglioramento delle condizioni di tanti soggetti fragili.

Dominic Santoro


IL BOOK TOK

L'ultima frontiera della lettura che sta conquistando sempre più lettori

I DUE ROMANZI PIU’ BELLI DI ERIN DOOM

 

Il Book Tok è un trend del social Tik Tok a scopo educativo, dove molti influencer parlano delle loro scelte letterarie. In particolare, viene molto sostenuta la scrittrice Erin Doom. Erin Doom è lo pseudonimo di una scrittrice italiana che ha iniziato a scrivere due storie su Wattpad, con il nickname di DreamsEater. Successivamente queste storie sono state pubblicate anche sotto forma di libro cartaceo. I suoi due romanzi “Fabbricante di Lacrime” e “Nel modo in cui cade la Neve” stanno avendo molto successo. È stato pubblicato per primo “Fabbricante di Lacrime”. Si racconta di una ragazza di nome Nica che vive in un orfanotrofio - il Grave – Qui si raccontano molte storie e in particolare quella del Fabbricante di Lacrime, un uomo che trasmette paure e angosce. A diciassette anni, però, il sogno di Nica, cioè quello di essere adottata, si avvera e viene scelta dai coniugi Milligan. Lei non è più sola, ma andrà a vivere anche con Rigel, un ragazzo misterioso e con una bellezza ammaliante. La convivenza tra i due sembra impossibile e la storia del Fabbricante di Lacrime sembra molto reale. Ma tra alti e bassi la ragazza non si arrende per avere un rapporto con quel ragazzo misterioso.

Il secondo romanzo “Nel modo in cui cade la Neve”, invece, parla di una ragazza canadese di nome Ivy che, dopo la morte del padre, è costretta a trasferirsi in California con il padrino John e il figlio Mason; quest’ultimo, però, non la vuole tra i piedi, e non lo nasconde. Con il passare del tempo il rapporto tra i due cambierà e succederà qualcosa di inaspettato.

Noi che siamo due buone lettrici, consideriamo questi romanzi molto scorrevoli e che hanno catturato la nostra attenzione. Abbiamo apprezzato molto lo stile della scrittrice che usa delle ripetizioni che ti fanno amare ancora di più il libro. Per concludere, vorremmo consigliarvi di non spaventarvi per la lunghezza del libro, perché non vi pentirete assolutamente del contenuto.

GIANNA LICCIULLI

                                           SOFIA BOGIAS


Una scuola di sana e robusta … Costituzione

In visita al comune

conosciamo i suoi organi principali

  

Mercoledì 13 aprile due classi della scuola secondaria di primo grado “Vinci”, la prima B e la seconda A si sono recate presso i il municipio per poterlo visitare e approfondire la conoscenza del suo funzionamento. Siamo stati accolti dal Sindaco, Angelo Palmisano e da diversi componenti dell’amministrazione come il vicesindaco, Mariangela Leporale, l’assessore Mina Vitale e l’assessore Laveneziana.

Abbiamo capito che l’amministrazione comunale è organizzata in 7 aree: la prima economico finanziaria, di bilancio e entrate che l'amministrazione ha per migliorare la città; la seconda politica sociale, inserimento ragazzi e sussidi economici dei ragazzi nelle scuole, come bus, mensa e inserimento scolastico. Abbiamo visitato l'ufficio protocollo dove arrivano tutte le richieste al sindaco e agli assessori. Molto interessante è stato scoprire come funziona l’ufficio anagrafe che è una banca di tutti i nostri dati scritti alla nascita, qui si possono chiedere certificati anagrafi, di morte e carte di identità, prima si rilasciavano su carta ora sono digitali. La terza area si occupa dei lavori pubblici, come le strade comunali, uffici scolastici, come anche le palestre, la gestione del servizio cimiteriale (del cimitero). La quarta area che si occupa delle attività produttive, del suolo pubblico, della raccolta dei rifiuti; la quinta area, si interessa della sicurezza e del controllo del territorio, dei cartelli stradali, e della viabilità delle strade, degli eventi, e quant'altro; la sesta area si occupa l'urbanistica per le costruzioni private, rilascia certificati per l'edilizia, e per le intitolazioni delle strade; la settima area si interessa uffici affari generali, del protocollo. Una delle sale più importanti è la sala consiliare dove ci si riunisce per parlare dell'andamento della città e di tutto quello che ne fa parte, il sindaco si riunisce qui con i consiglieri comunali e la giunta. Abbiamo visto direttamente come si viene organizzata la vita del Paese e ci è sembrato molto interessante. È stata una mattinata piacevole ed abbiamo avuto anche l’occasione di accogliere una nostra coetanea appena arrivata dall’Ucraina.                                                    

Sonia Minghetti

Aldo Joel Barletta

Claudio Argentieri

Gabriele Tarì

Albita Dibra Cosima

GIORNATA DELLA TERRA 2022

Impatto dell’uomo e tutela dell’ambiente

Piccoli gesti possono cambiare il mondo

L'uomo e le sue attività hanno avuto ed hanno ancora oggi un impatto negativo sull’ambiente come, per esempio, l’inquinamento causato dalle industrie, il traffico, il disboscamento, l’utilizzo di troppa plastica. A loro volta queste azioni hanno creato altri problemi come la riduzione della biodiversità a causa di cambiamenti climatici, modifiche del suolo, l’estinzione di numerose specie, la distruzione degli habitat. Uno degli effetti più negativi delle attività umane di cui oggi si parla tanto è la creazione di isole di plastica nell’oceano Pacifico, Atlantico e Indiano e persino nel mare del circolo polare artico. Queste “isole di plastica” sono dei veri e propri ammassi di plastica e di vari rifiuti che galleggiano sulla superficie marina e costituiscono davvero un grosso problema per l’ambiente. Sono un problema per l’ambiente anche la desertificazione, lo smog, il consumo di più risorse rispetto a quelle necessarie ecc.

Nel corso degli anni però gli uomini si sono interessati alla tutela del Pianeta e hanno deciso di non restare con le mani in mano, ma di fare la propria parte per proteggere l’ambiente con varie manifestazioni, con riunioni e con la creazione di varie organizzazioni come WWF, Greenpeace, Legambiente, Marevivo e molte altre organizzazioni internazionali.

Sono famosi i Fridays for future organizzati dalla nostra coetanea Greta Thunberg che voleva dare una scossa ai potenti della Terra e richiamarli al loro dovere, ma purtroppo non so quanto sia stata ascoltata.

Queste organizzazioni fanno già molto di loro, ma la collaborazione da parte di tutti resta comunque molto importante, anzi fondamentale.

Tutti possiamo contribuire a salvaguardare l’ambiente seguendo semplici regole:

§  Ridurre l’utilizzo delle automobili, se possibile usare biciclette, monopattini o andare a piedi;

§  Fare la raccolta differenziata, riciclare i rifiuti ed evitare sprechi;

§  Ridurre il consumo di acqua non lasciando il rubinetto aperto troppo tempo se non necessario;

§  Non sprecare energia elettrica;

§  Usare meno o tenere più bassi condizionatori e termosifoni;

§  Utilizzare detersivi e prodotti ecologici/organici quindi senza sostanze tossiche;

§  Al posto di buttare le cose che non usi più regalale o riciclale.

Queste azioni possono sembrare banali, ma sono davvero importanti, è importante che ognuno di noi si metta all’opera per salvare questo pianeta. L’uomo ha fatto e continua a fare numerosi errori ma non bisogna perdere le speranze. Salvare del tutto il pianeta sarà pure difficile, ma se si continua a danneggiarlo diventerà impossibile.

                                                     Giorgia Rania Ciracì 


Premiazione concorso 

“carte postali Molière

Il 22 Marzo 2022 , le alunne Bellanova Arianna e Faggiano Eleonora, accompagnate dalla professoressa Palma Mariantonietta, si sono recate alla Alliance Française di Bari per ritirare un premio. La tematica di questa edizione è Molière, di cui, nel 2022, si celebrano i 400 anni dalla nascita. Il concorso richiedeva una rappresentazione su cartolina di Molière lasciando un simbolo di quel che è stato. La mattina del 22 marzo alle ore 10.00 si sono recate alla Alliance française dove le aspettavano Serge D’Oria, (direttore Alliance Français); Marylène Salido (docente Alliance Française); Michel Vergne (responsabile attività didattiche Alliance Française). La mattinata si è svolta con una piccola presentazione di Molière e della sua vita, tramite un simpatico video, poi sono stati mostrati tutti i lavori dei partecipanti al concorso, successivamente si è passati alla così tanto attesa premiazione. Il premio vinto dalle due alunne era un’edizione speciale per le scuole medie. Le alunne hanno presentato un disegno raffigurante una caricatura di un dipinto di Eugène Delacroix, dove invece dei personaggi di Delacroix troviamo personaggi di Molière. Sono tornate a casa con un grande sorriso e un’edizione di alcune opere di Molière.

Eleonora Faggiano

I DIRITTI UMANI e FELICITA'

Il riconoscimento dei diritti umani affonda le sue radici nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti del 1776. Prima di questa dichiarazione si riteneva che i governanti fossero dotati del diritto di vita e di morte nei confronti dei sudditi. In seguito ad alcune dittature, formatesi tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, fu fondata l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e venne emanata una Dichiarazione Universale dei Diritti Umani composta da trenta articoli. L’articolo 1 afferma chiaramente che l’essere umano, in quanto tale, nasce con dei diritti e dei doveri e chi emana le leggi non crea o concede diritti, ma li riconosce. Nella vita quotidiana bisogna anche rispettare i diritti degli altri; quindi, si ha una serie di doveri.

Tra i principali diritti umani, la Dichiarazione riconosce: la parità tra bianchi e neri, donne e uomini, cristiani e musulmani, ricchi e poveri, tutto ciò affermato nell’articolo 2. 

Negli articoli 4 e 5, viene ribadito che nessuno deve essere sottoposto a trattamento crudele o schiavizzato, invece, l’articolo 14 assicura a chi subisce persecuzioni di ottenere protezione nel suo Paese.

Il diritto all’istruzione è garantito nell’articolo 26. Negli articoli 22 e 25 si prevede il diritto di ricevere assistenza e cure mediche per adulti e bambini. Infine, nell’articolo 23 si parla di diritto al lavoro e di una retribuzione equa. Altri tre diritti importanti sono il diritto alla vita, il diritto al cibo e alla libertà. Riguardo quest’ultimo diritto possiamo dire che in qualche modo è legato al diritto che abolisce la schiavitù, perché esistono i racket, organizzazioni criminali, che sfruttano i bambini, facendo in modo che loro chiedano l’elemosina, per guadagnare soldi. Possiamo dire che il godimento di tali diritti, porta ognuno di noi a raggiungere la felicità.

                                                                                                    Sofia Tanzarella e Michela Marseglia

I disturbi alimentari: cosa sono e come aiutare chi ne soffre

Tutti ormai hanno sentito parlare dei disturbi alimentari, ma esattamente sappiamo cosa sono? In generale consistono in disfunzioni del comportamento alimentare e in comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo. Negli ultimi anni questi disturbi sono aumentati sempre di più con una forte prevalenza nel sesso femminile. Il 90% delle persone affette da questi disturbi, infatti, è di sesso femminile. I disturbi più diffusi sono l’Anoressia nervosa, la Bulimia nervosa, il Disturbo da alimentazione incontrollata. 

In particolare, anoressia e bulimia sono diventate frequenti negli adolescenti e adulti. Le persone affette da un disturbo alimentare hanno difficoltà emotive, problemi nello svolgimento di normali attività e complicazioni mediche. I segnali per capire che una persona è affetta da disturbi alimentari è per esempio il calo di peso significativo. Bisogna stare attenti perché la persona mente su cosa e su quanto ha mangiato, subito dopo mangiato va in bagno e ritorna con un colore rossastro in volto. spesso un altro segnale è costituito dal fatto che chi ha questi disturbi si allena in modo frequente e ossessivo, taglia il cibo in pezzi molto piccoli e mangia lentamente.

Quando si comunica con coloro che hanno queste patologie bisogna evitare alcune parole come per esempio fare confronti e paragoni, Considerazioni sulle difficoltà della vita, richiami al senso di colpa, frasi sulla forza di volontà. Dobbiamo stare invece attenti ai segnali di questi disturbi e dare tempo e incoraggiare a parlare di ciò che sta vivendo senza forzare la persona se non vuole parlarne. I disturbi alimentari possono colpire chiunque con conseguenze gravi se trascurati soprattutto se si tratta di adolescenti.

                                                                       Laura Epifani        

LA LIBERTÀ E I DIRITTI

I diritti umani secondo me sono altro che un foglio di carta che riporta delle regole scritte che purtroppo spesso non vengono neanche messe in atto.  In molti paesi i diritti umani non vengono riconosciuti e gli uomini devono lottare tutt’oggi per averne riconosciuta almeno una piccola, minuscola parte, quel poco che basta per vivere. In molti paesi quasi nemmeno conoscono le parole “libertà” e “diritto”. La libertà oggi giorno nel nostro paese viene presa alla leggera, perchè un diritto che tutti hanno. Molti pensano che la libertà sia un diritto ma spesso non ci soffermiamo sul fatto che molti non ce l’hanno. Per esempio, in Russia se qualcuno prova a scrivere sui social qualcosa contrario a quello che dice Putin, viene arrestato.  La libertà di parola non viene rispettata. Parlando di quello che sta succedendo in Ucraina anche lì c’è una libertà violata o per meglio dire molte libertà violate. Uno dei motivi principali per cui Putin sta facendo guerra all’Ucraina è il fatto che l’Ucraina volesse entrare a far parte della Nato, e Putin non voleva che un paese così vicino al suo entrasse nella Nato. Ma, anche qui c’è da chiedersi: è un motivo valido? Io penso di no, perché l’Ucraina è un paese indipendente e dovrebbe avere la libertà di decidere se entrare a far parte della Nato o no. Altri diritti che vengono violati sono il diritto alla casa, al lavoro, all’istruzione. Oggi è ancora diffusa la schiavitù, che va contro la libertà personale. Ad un certo punto della nostra vita ci si deve chiedere se le proprie opinioni non fanno male agli altri. Pensateci bene, noi dell’Europa pretendiamo la libertà e i diritti ma poi li riconosciamo agli altri schiavizzandoli, uccidendoli, picchiandoli. Ovviamente non tutti si macchiano di queste colpe ma sono in molti a farlo e nessuno è lì a fermarli perché pensiamo che solo a noi siano concessi i diritti ma non è vero. Tutte le persone dovrebbero poter avere le proprie libertà anche se piccole perché senza libertà la vita è nulla. È importante il diritto ad essere ascoltati, altrimenti la popolazione può  scoppiare in tante rivolte.  Riuscire ad ottenere un diritto che magari agli occhi degli altri sembra stupido ma agli occhi di quelli che fanno la rivolta no, è importantissimo. Io che in questo momento sto parlando mi rendo contro che non sono perfetta, non rispetto tutti i diritti degli altri e a volte sbaglio. Sono solo una ragazza di 13 anni che punta a far capire agli altri una cosa che neanche io so con certezza perché nella vita non si può mai essere sicuri di qualcosa fin quando la cosa non ci viene tolta. Io fino ad adesso sono abbastanza sicura di vedermi riconosciuti i diritti che mi spettano, e anche se non sono perfetta combatterò affinché venga data a tutti la propria parte di diritti e di libertà perché ognuno ne ha bisogno per vivere. Detto ciò, spero di aver suggerito a chi sta leggendo l’importanza dei diritti dell’uomo.

Giulia Treglia

 


Mostra fotografica: la fontana racconta

Storia dell’acquedotto più grande del mondo

La mostra presso il museo MAAC dal titolo “La Fontana racconta” è stata allestita dall’Acquedotto Pugliese con la collaborazione dell’amministrazione comunale. Questa mostra racconta di come si viveva prima e poco dopo la costruzione dell’acquedotto pugliese. Vi sono esposte vecchie fotografie di vita quotidiana e contenitori usati per la raccolta dell’acqua che possono essere trovati ancora oggi in alcune case storiche. Un piccolo spazio dedicato alla storia e alla cultura della Puglia. Questa esposizione è diretta a coloro che vogliono conoscere meglio la storia di come è cambiato il destino dei cittadini pugliesi. Nonostante la bellezza della mostra, sembrerebbe essere poco incentrata sull’attualità e molto sulla storia e sarebbe stata ancora più interessante se fosse entrata nel dettaglio su alcuni aspetti inerenti allo spreco dell’acqua.

Gianna Licciulli

Cilla Costa

La felicità


La felicità è un sentimento che suscita gioia dentro di noi , molte volte quest'emozione 

deriva da un qualcosa di meraviglioso come una bella notizia, un regalo inaspettato , un 

abbraccio improvviso , ma ci siamo mai chiesti veramente se la felicità ci appartiene ?

O abbiamo sempre sorriso senza esserne consapevoli? La felicità è qualcosa che viene da 

dentro , la felicità è qualcosa di inaspettato e di meraviglioso , che si mostra facilmente 

con un semplice sorriso. I ragazzi di oggi molte volte si sentono in dovere di cercare la 

felicità sia di loro che degli altri , quando poi però si rendono conto di sbagliare cercano di 

riprendersi la felicità delle persone alla quale avevano fatto del bene fino a ritrovarsi da 

soli.  Questo ci insegna a essere altruisti e a sentirci in dovere di essere felici sia noi che gli

altri . A volte facciamo finta di essere felici per dimostrare alle persone che anche noi lo 

siamo,  a volte lo facciamo a fin di bene altre volte cercando di far un dispetto a 

qualcuno , ma alla fine la vera domanda è questa “ Noi siamo felici ?”

Forse per molti la felicità viene così , in un momento di spensieratezza , ma in realtà la 

felicità non deve essere qualcosa di sporadico,  la felicità dobbiamo cercarla a fondo 

attentamente perché cerchiamo bene anche nei più piccoli posti , non dobbiamo 

arrenderci perché l'essere felici è un nostro diritto , e nessuno ci deve privare del nostro 

benessere. 


                                                                                                 Sonia Minghetti 

LE PICCOLE FELICITÀ QUOTIDIANE 

È possibile trovare le felicità nelle piccole cose di ogni giorno. La felicità, in fondo, non è altro se non un insieme di momenti belli e piacevoli. Ogni giorno è prezioso e ogni gesto ha un significato. La capacità di trovare la felicità nelle piccole cose la portiamo con noi fin dalla nascita, ma la sviluppiamo man mano che capiamo che le piccole cose ci fanno stare bene. Gli istanti di felicità sono sempre a portata di mano: mangiare un gelato, alzarsi presto per godersi l'aria del mattino, guardare la pioggia dalla finestra, guardare il tramonto, camminare scalzi sull'erba, festeggiare il compleanno in armonia con chi amiamo, ricevere delle gratificazioni, realizzare i propri sogni, sentirsi felici. Penso che anche accontentarsi di quello che si ha senza voler imitare chi ha di più, stando bene con se stessi, significa Essere Felici.

Albita Dibra


La felicità è vita

A proposito di felicità cercatela, tutti i giorni continuamente …  è lì ce l’avete, ce l’abbiamo, perché l’hanno data a tutti noi, ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli, ce l’hanno data in regalo, in dote ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto come fanno i cani con l’osso e molti di noi lo hanno nascosto così bene che non si ricordano dove l’hanno messo. «siate felici, e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non vi scordate della felicità» (Benigni).

La felicità è la sensazione migliore che si possa provare, a volte ci chiediamo, però, il perché ci abbiano donato la vita, se poi la felicità ci viene rinnegata. Lottiamo per raggiungere la felicità, viviamo per la felicità. Ma forse essa è qualcosa che non appartiene a noi, ma a qualcosa o qualcuno più grande di noi. Questa visione pessimistica della felicita è forse errata e in questi momenti penso, che la felicità stessa in realtà ci appartenga e che, come dice Roberto Benigni, è solo nascosta, bisogna saperla cercare. La Felicità come dice il filosofo Epicuro c’è quando c’è serenità, cioè mancanza di problemi. Questi problemi nascondono la felicità facendoci così dubitare della stessa esistenza di essa. Per favore lottate per salvare la vostra felicità, cercatela, non dimenticare MAI che la felicità va trovata in mezzo a tutti questi problemi, ma questa stancante ricerca serve sempre, poiché la felicità è vita.

Sofia Dematteis; Eleonora Faggiano


GIOVANISSIMI PER LA LEGALITA’…

Giornata nazionale delle vittime innocenti di mafia

 

Oggi, 21 marzo, si è tenuta in Piazza Falcone- Borsellino, a Ceglie Messapica una manifestazione per ricordare le vittime innocenti di mafia. A questa manifestazione, organizzata dal Presidio di Liber di Ceglie, hanno partecipato l’Amministrazione comunale, il sindaco Angelo Palmisano, l’assessore Antonello Laveneziana, le scuole medie del Primo e Secondo Istituto Comprensivo, la scuola superiore “Cataldo Agostinelli”, il gruppo scout, il parroco don Giacomo. Libera è un’associazione contro le varie mafie presieduta a Ceglie da Daniela Trisolino. Ci siamo riuniti per ricordare tutte le vittime della mafia e per celebrare questa giornata importante per tutti. Tra queste vittime ricordiamo Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci, quando la macchina di Falcone esplose, poiché i mafiosi avevano depositato molti chili di tritolo, Paolo Borsellino, il Generale Carlo Alberto Della Chiesa, Peppino Impastato, un giornalista noto per le sue denunce contro le azioni di Cosa Nostra. A 100 passi dalla casa di Peppino Impastato viveva un mafioso, motivo per cui Impastato iniziò a compiere queste denunce e successivamente fu ucciso nel 1978, proprio dalla mafia. Don Giacomo ha colto l’occasione per raccontarci le sue due esperienze importanti “con la mafia”, perché lui ha conosciuto molto bene la madre di Peppino Impastato e la sua famiglia, e soprattutto ha avuto occasione di trovarsi a che fare con figli di mafiosi. Ci ha ricordato che non dobbiamo mai giudicare, perché in alcuni casi i carnefici sono a loro volta vittime del sistema mafioso. Dobbiamo tener presente che anche qui a Ceglie sono morte molte vittime della mafia, tra queste tre donne che ricordiamo con dolore: Pompea Argentiero, Lucia Altavilla e Donata Lombardi. Erano delle braccianti che venivano, insieme ad altre braccianti sfruttate in un sistema che non garantiva un lavoro nella legalità. Fin quando un giorno l’autobus che trasportava le braccianti, si schiantò, provocandone la morte. Capiamo bene che non dobbiamo descrivere la mafia come un qualcosa di lontano da noi, perché questa può esserci molto vicina, anche se non ce ne accorgiamo. Giornate come queste sono importanti per ricordare, affinché queste persone non siano morte invano. “la mafia è un cancro invasivo, distrugge speranze, calpesta diritti…” (PAPA FRANCESCO)

                                                                                                                           Monetti Sabrina


Caporalato e mafia...anche a Ceglie Messapica 

In occasione della giornata nazionale delle vittime innocenti di mafia 

Il caporalato è entrato nel codice penale, come reato, soltanto nel 2011: è considerato dalla legge Italiana un “reato spia”, cioè la presenza del caporalato in una comunità è indice di infiltrazioni criminali nel settore. In Italia esiste una fetta di lavoratori “invisibili” che sfuggono agli Enti dei lavoratori (INPS e INAIL): sono stranieri ma anche italiani che lavorano nelle campagne, sfruttati e mal pagati dai “caporali”, imprenditori nostrani che reclutano la manodopera per portarla a lavorare nei campi in condizioni talvolta disumane. Questa è una piaga sociale molto diffusa da nord a sud: purtroppo è grazie al lavoro delle braccia di questi uomini e queste donne sfruttati se certi prodotti agricoli arrivano sulle nostre tavole. Da qui il nome “braccianti” attribuito a questi lavoratori che soffrono nel silenzio. Partono alle 03:00 di notte, quando la città dorme: partono col buio e col buio tornano alle loro case, nel tardo pomeriggio, stanche, sfiniti e con una paga da miseria. Spesso non possono avere una vita sociale, sia pechè i soldi sono pochi sia perchè non ne hanno il tempo e la forza: perchè al rientro nelle loro case devono pensare ad accudire i loro figli, lasciati per tutto il giorno e persino a dormire la notte da qualche parente o da qualche vicino di casa. Devono pensare a mettere in ordine la casa, fare il bucato, fare la spesa e cucinare per la sera. E poi devono andare a dormire, presto, perchè alle 02:00 risuona la sveglia per ricominciare un nuovo giorno. Spesso, per quel lavoro, muoiono. Ed è quello che successe il 19 maggio del 1980, quando la morte travolse la giovane vita di tre donne cegliesi poco più che adolescenti. Lucia Altavilla di 17 anni, Pompea Argentiero di 16 anni e Donata Lombardi di 23 anni anche quella mattina si erano alzate per andare a lavorare nei campi, ma non sapevano che avrebbero quel giorno incontrato la morte: erano andate a raccogliere le fragole quel giorno, fuori provincia, quando il loro pullmino sulla strada del rientro, nei pressi di Grottaglie sulla superstrada Taranto-Brindisi, nel tentativo di sorpasso di un altro mezzo, sbandò, uscendo fuori strada. Era il pomeriggio del 19 maggio 1980, e questo è il mio pensiero per Lucia, Pompea e Donata a quarantadue anni dalla loro scomparsa. Il sacrificio della loro vita, assieme a quello di centinaia di migliaia di lavoratori morti sulla strada ha portato, 36 anni dopo, lo stato italiano ad avere finalmente una legge contro il caporalato. Purtoppo però, ancora oggi "loro", i braccianti sfruttati, ci sono ancora. Rita Mastantuono, poetessa cegliese, scrisse una bella poesia dedicata alle tre giovani concittadine che recita così: "Non si può morire a 18 anni, ad interrompere la corsa sul prato appena iniziato. Non si può morire a 18 anni in un giorno radioso di maggio.... Non si può morire a 18 anni, con l’odore dell’erba sul viso, alla prima nota d’un canto spiegato per quel pugno di fragole rosse rosse nel più rosso del sangue!... “ Ciao Lucia, Pompea, e Donata, ovunque voi siate: non vi ho conosciute e se oggi foste state qui con noi avreste avuto pressappoco l'età delle nostre nonne. La vita vi è stata strappata troppo presto e il nostro pensiero va a voi, con affetto e ammirazione.

Gabriele Tarì

18 MARZO 2022 - COMMEMORAZIONE VITTIME DEL COVID

Oggi Venerdì 18 Marzo presso il cimitero di Ceglie Messapica l’Amministrazione comunale ha commemorato le vittime del Covid nella giornata nazionale dedicata ad essi. Il Sindaco, Angelo Palmisano, ha scoperto una lapide che ricorda queste persone e ricorda a tutti i momenti drammatici vissuti in questi ultimi due anni. La lapide è stata benedetta da Don Domenico Carenza, parroco della Chiesa Madre e hanno partecipato la Scuola Media “Vinci” e la Scuola Media “Pascoli”.

In questa occasione abbiamo letto la preghiera dedicata da Ernesto Olivero alle vittime Covid.

Abbiamo partecipato a questa commemorazione in un luogo che non ci è proprio familiare, in realtà, ma grazie a questa occasione abbiamo potuto soffermarci a riflettere su quello che è stato.

Ricordiamo i giorni terribili di due anni fa e li ricorderemo sempre. Ci sentivamo spaesati. Guardavamo gli occhi dei nostri genitori cercando di capire cosa stesse accadendo. Al ricordo di noi chiusi in casa, privati dei nonni e dei compagni, ci prende la tristezza, ma nello stesso tempo oggi, dobbiamo essere pieni di speranza.

In occasioni come queste impariamo a ricordare. E ricorderemo sempre chi in un momento di difficoltà come quello, ci ha lasciato un esempio prezioso da seguire: i medici, gli infermieri, i volontari e tutti gli uomini di buona volontà ci hanno insegnato a offrire aiuto a chi ne aveva bisogno.

Noi siamo ancora piccoli ma non dimenticheremo la lezione e ci impegneremo a difendere le persone più fragili e a non lasciare indietro nessuno.

Dominic Santoro


i nostri Miti:

INTERVISTA a DAVIDE CHIARELLI

§  Io sono stato un tuo alunno e ho potuto vedere con quanta passione insegni ai ragazzi. Cosa ti ha spinto a insegnare ai ragazzi come noi?

-        Io ho avuto la fortuna di essere nato in un posto magnifico, ovvero Ceglie Messapica, proprio nel cuore della città. Purtroppo, non ho avuto la possibilità di frequentare una scuola di musica perché i miei genitori non se lo potevano permettere di mandarmi a una scuola di musica e quindi, quando mi sono messo dall’altra parte, ho scoperto che anche io, in un modo o nell’altro, potevo tramandare questa passione rubata sempre con gli occhi, mi sono messo subito in discussione ed è stata una passione troppo forte, cioè, la voglia di comunicare quello che avevo dentro ed è stata proprio questa cosa bella che mi ha caratterizzato. L’entusiasmo di dire qualcosa che avevo visto fin dall’infanzia.

§  Qual è stata l’esperienza più significativa del tuo percorso?

-        Ad oggi, le esperienze che ho vissuto sono state tutte importanti, poiché ogni persona, ogni esperienza appunto, fa parte di un filo conduttore. Per adesso, una delle esperienze che porterò per sempre nella mia vita, nel mio cuore, è stata quella di andare a suonare al Senato della Repubblica al concerto di Natale, il 18 dicembre 2016. Non me lo posso mai dimenticare quel concerto perché è stato frutto di vari percorsi. Io sono stato chiamato lì per collaborare con un’orchestra che, tutt’ora, è una delle più importanti d’Italia e si chiama “Orchestra Sinopoli”. Lì non ero da solo ad esibirmi poiché stavamo suonando con due guest molto importanti nel campo del jazz e del pop: Paolo Fresu alla tromba e Paola Tucci alla voce e io suonavo lì la batteria. Poi, di fronte a me c’erano il Presidente Mattarella e tutte le più alte cariche dello Stato. Quindi, ragazzi miei, a partire da un piccolo posto, da Ceglie Messapica, mi ritrovavo lì, nel Senato della Repubblica. Io ho suonato sia al Senato che alla Camera dei Deputati; però suonare in un posto come il Senato della Repubblica non ti capita ogni giorno. Quindi, quella è stata una delle esperienze che porto per sempre con me!

§  Che cos’è la musica per te?

-La musica per me è tutto e resterà per sempre tutto. Appena ho visto una batteria, avevo sei anni, avevo sempre una voce dentro di me che mi chiamava, mi sono innamorato… un amore a prima vista; ho preso le bacchette e mi sono detto: “ok, ho capito cosa voglio fare nella mia vita”. Cerco ogni giorno, con tanti sacrifici e pura passione, perché se manca quella non si va da nessuna parte, cerco di intraprendere questa vita in musica.

La passione è quella sensazione che ti attira come una calamita a fare quella determinata azione che ti fa stare bene. Questa calamita ti spinge a fare quella azione sempre. La musica per me è tutto, è la MIA passione…non riesco a fare altro che suonare.

§  Cosa ti ha portato a avere questa passione per la musica?

- Ognuno di noi ha un sogno, io avevo quello di diventare un batterista, ogni volta che vedevo e vedo una batteria mi si riempiva il cuore di gioia e non riuscivo a pensare ad altro oltre che suonare la batteria. Io non ho mai smesso di imparare e non credo mai smetterò, ci sono sempre cose nuove che si aggiungeranno, l’altro giorno ho incontrato un mio vecchio maestro che ora ha 82 anni e mi ha detto che lui non ha ancora finito di imparare e immaginatevi, se lui ha 82 anni noi che abbiamo ancora una vita d’avanti abbiamo ancora tanto da imparare. Dobbiamo essere affamati di cose belle e credere nella bellezza. Per me la bellezza è la musica.

§  Qual è la sensazione che provi quando suoni?

(A questa domanda Davide risponde con gli occhi lucidi)

-        Dipende sempre da cosa si suona. Bisogna conoscere bene la musica e anche i testi delle canzoni. Ogni volta che suono un determinato stile musicale, se io non sono consapevole di ciò che sto suonando, è preferibile che non lo faccia.

Quando suono un brano che dura anche solo 3 minuti, dietro c’è tanta storia. Io amo suonare anche la musica popolare, che non dobbiamo mai tralasciarla, non dobbiamo dimenticare che siamo cegliesi, pugliesi, italiani, non dobbiamo mai dimenticare le origini. Io non potrò mai suonare come jazzista americano e lui non potrà mai suonare una pizzica pizzica come la suoniamo noi. Bisogna avere cultura musicale

§  Hai mai pensato, quando il tuo viaggio era solo all'inizio, che saresti potuto divenire il batterista professionista che sei oggi?

-        Ancora oggi, non so se sto facendo bene il mio lavoro; ancora oggi, quando mi sveglio la mattina, dico: “Che cosa bella sto facendo?”. Ancora oggi io mi faccio questa domanda perché, come ho detto prima, non si smette mai di imparare. Però, diciamo che il cammino è quello giusto, sto guardando la luce in fondo al tunnel, ma c’è ancora tanto da fare. Essere professionista non vuol dire aver fatto un concerto al Senato della Repubblica. Se fossi stato un’altra persona ti avrei detto: “Sì, sono arrivato, ho fatto il concerto lì”; ma non è così. Sì, ho fatto quell’esperienza, ma dobbiamo fare ancora tanta roba, dobbiamo crederci ancora, dobbiamo credere in quello che si fa ogni giorno per migliorarci, sempre; non dobbiamo mai smettere di imparare perché nel mondo, cari ragazzi, ci sarà sempre quello più veloce, quello più forte, quello più talentuoso; ci saranno sempre questi tre fattori. Vi faccio l’esempio con un calciatore: pensate a uno che gioca in Serie A e da giocare in Serie A si ritrova a fare la finale in Champions League o ai Mondiali e deve tirare l’ultimo rigore; lo segna e porta la sua squadra alla vittoria. Però lui, nel suo cuore, per arrivare lì, che cosa ha fatto? Quindi, bisogna sempre avere in mente un obiettivo. Il mio obiettivo è sempre da domani, succederà altro fino a quando il buon Dio mi dirà: “Ora basta”.

§  Per quale motivo tra mille strumenti hai scelto proprio la batteria?

-        Partiamo dal fatto che tutti gli strumenti sono belli. Io la batteria la prima volta la vidi a largo Ognissanti mentre giocavo a calcio. Se io mi ricordo, sono sempre stato folgorato dal rullante, e da lì mio padre, se ne accorse e mi iscrisse alla banda del paese. Se pensate, io, e mi viene da ridere a ricordarlo, a sette anni ho suonato al primo funerale e io ero talmente euforico di suonare il rullante che dimenticai che fosse un funerale e la mia gioia contrastava con i pianti dei parenti del morto. Nella banda ero talmente piccolo che il berretto della divisa mi girava sulla testa e la divisa era troppo grande per me.

Dominic Santoro

Cristian Monaco

Eleonora Faggiano

Gabriele Ferretto

 

 

La musica in testa

 

La musica è senza alcun dubbio uno strumento indispensabile di cui  non si può fare a meno, e a prescindere dai gusti personali, riempie la testa dei ragazzi. Oggi è infatti presente ovunque: radio, televisione e internet la diffondono in continuazione, basta pensare che grazie alla globalizzazione e ai siti specializzati come Spotify o YouTube è possibile essere sempre aggiornati sulle ultimissime canzoni.

Al giorno d'oggi, soprattutto in questo momento storico particolare, la musica non solo è alla portata di tutti, ma è anche collegata ad un’idea di intrattenimento, un modo per sentirsi in armonia con il mondo, e viene utilizzata per distrarsi dalla monotonia quotidiana, per divertirsi in compagnia, ma anche per rilassarsi in solitudine.

Come sarebbe il mondo senza musica? La musica influisce sulla pubblicità, sul cinema, sulle serie TV, sottolineando, a seconda dei casi, l'importanza di un prodotto o di una scena specifica. Chi non si è messo le cuffiette e ha fatto partire una canzone per distaccarsi dal tran-tran quotidiano? Il suono della musica aiuta, è terapeutico, ma non solo: è un modo sano di divertirsi, sia che sia un ascolto in solitudine che in mezzo alla folla di un concerto, sperando di poterlo fare quanto prima. La musica, insomma, ci accompagna quasi in ogni ora del giorno e in ogni luogo, dal supermercato, dal dentista, in strada, in piazza e per noi anche a scuola. Noi ragazzi abbiamo la testa piena di musica e ci consente di entrare in contatto con la nostra parte emotiva: ci emozioniamo o ci esaltiamo nel sentire le note della nostra canzone preferita, ci commuoviamo o ci divertiamo mentre fischiettiamo un motivetto, o cantiamo una canzone sotto la doccia.

Anche nella nostra scuola la musica fa sottofondo a gran parte delle attività. La scuola, infatti, è a indirizzo musicale e non mancano le occasioni per partecipare a manifestazioni e concorsi.

Si passa da strumenti classici come pianoforte e violino, alla tromba, percussioni, clarinetto, sax e persino la fisarmonica, tanto da formare una vera e propria formazione orchestrale. Il nostro repertorio va dalla musica classica al rock, al Jazz e così via. Conoscere questa varietà di generi penso sia molto importante per una vera educazione all’ascolto.

La musica per noi è vita, ci tira su il morale, ci aiuta ad andare avanti e i nostri professori di strumento sono da noi molto amati.

Insomma, ci piace considerare la musica come la nostra "filosofia di vita" che ci aiuta ad andare avanti e a non mollare mai, anche nei momenti difficili.

Danilo Bellanova

Festa dell'Europa 2021

La festa dell’Europa (9 maggio) celebra la pace e l'unità in Europa. La data è l'anniversario della storica dichiarazione di Schumann. In occasione di un discorso a Parigi, nel 1950, l'allora ministro degli esteri francese Robert Schumann ha esposto la sua idea di una nuova forma di cooperazione politica per l’Europa, che avrebbe reso impensabile una guerra tra le nazioni europee. La sua ambizione era creare un'istituzione europea che avrebbe messo in comune e gestito la produzione del carbone e dell'acciaio. Un trattato che dava vita ad una simile istituzione è stato firmato appena un anno dopo. La proposta di Schumann è considerata l'atto di nascita dell'unione europea. la storia dell’Europa L’unione europea è stata fondata nel 1957 come comunità economica europea, sulla base della precedente comunità europea del carbone e dell’acciaio (ceca). Quest’ultima era nata infatti per lo sfruttamento di queste due risorse naturali, legate a Francia e Germania che durante le due guerre avevano combattuto anche per lo sfruttamento delle materie prime. I paesi da cui era inizialmente costituita erano: Francia, Germania, Italia, Belgio, paesi bassi e Lussemburgo. Questi paesi si sono riuniti per rendere la vita delle persone migliore, più semplice e più sicura, hanno deciso di lavorare insieme e di aiutarsi. Tutti i paesi che fanno parte dell'unione europea lavorano insieme Per fare in modo che: ci sia la pace in Europa, le persone possano vivere bene, tutti siano trattati con giustizia e nessuno sia escluso, le lingue e le culture di tutti siano rispettate, l’economia europea sia forte e i paesi usino la stessa moneta nel commercio fra un paese e l'altro. Da quando l'unione europea è stata creata non ci sono più state guerre fra i paesi che la costituiscono. Grazie all'unione europea tutti i paesi in Europa possono lavorare insieme in pace. Nel 2012 l'unione europea ha vinto un premio importante, il "premio Nobel per la pace". Grazie all'unione europea le persone possono andare liberamente da un paese all'altro. Possono vivere, studiare o lavorare in qualsiasi paese dell'unione europea. In ogni paese dell'unione europea le persone parlano la loro lingua. L'unione europea protegge il diritto delle persone di comunicare nella lingua del proprio paese. Quasi tutti i paesi che fanno parte dell'unione europea usano la stessa moneta, l’euro. Usare la stessa moneta aiuta i paesi dell'unione europea a commerciare fra di loro. Il motto dell’unione europea è: "uniti nella diversità" Essere uniti nella diversità significa che: x Le persone nell'unione europea possono avere culture e lingue diverse ma si aiutano a vicenda e lavorano insieme in pace. Non c'è nulla di male ad avere lingue e culture diverse.  Le persone di culture diverse possono imparare molto le une dalle altre e lavorare bene insieme. L'unione europea ha 3 istituzioni principali: La commissione europea, le persone della commissione europea propongono le leggi per l'unione europea.  Il parlamento europeo, le persone del parlamento europeo sono elette da tutti i cittadini europei per proteggere i loro diritti.  Il consiglio dell'unione europea i politici che prendono le decisioni in ogni paese dell'unione europea si riuniscono e formano il consiglio. Tutte queste istituzioni lavorano insieme per fare in modo che l'unione europea funzioni bene a vantaggio di tutti. 

Chiara Mazza

L’importanza dell’Europa

Ogni anno il 9 maggio si celebra la Giornata dell'Europa. Ricordando questa giornata del 1950, Robert Schuman propose il piano di cooperazione economica ideato da Jean Monnet e portato avanti nella "Dichiarazione Schumann", che segnò l'inizio del processo di integrazione europea. All'inizio, l'obiettivo era quello di stabilire una futura alleanza federale. Dal 1964, la Commissione europea ha designato il 5 maggio come "Giornata dell'Europa" per commemorare la sua istituzione il 5 maggio 1949. D'altra parte, in occasione del vertice della Comunità economica europea tenutosi a Milano nel 1985, il 9 maggio è stato designato come "Giornata dell'Europa" per commemorare la proposta di Robert Schuman del 9 maggio 1950. Proposta di creare un paese europeo. Il cuore dell'economia, a partire dalla concentrazione delle riserve di carbone e acciaio, è il primo passo verso una futura Europa federale, considerata essenziale per il mantenimento della pace.

Inizialmente solo 6 Paesi Europei hanno deciso di collaborare: Belgio; Francia; Germania; Italia, Lussemburgo; Paesi Bassi. Ben presto altri Paesi hanno voluto fare lo stesso, e così è nata l’Unione Europea. Attualmente, i Paesi facenti parte dell’Unione sono 27: Austria; Belgio; Bulgaria; Cipro; Croazia; Repubblica Ceca; Danimarca; Estonia; Finlandia; Francia; Germania; Grecia; Irlanda; Italia; Lettonia; Lituania; Lussemburgo; Malta; Paesi Bassi; Polonia; Portogallo; Romania; Slovacchia; Slovenia; Spagna; Svezia; Ungheria.

Oggi, per tutti noi, far parte dell’Unione Europea è davvero molto importante, perché viviamo in un continente in cui regna la Pace, e perché facciamo parte della maggiore economia del Mondo. Possiamo ritenerci davvero molto fortunati a far parte dell’Unione Europea, quest’ultima infatti ha l’obiettivo di: promuovere la Pace; offrire libertà e giustizia; favorire lo sviluppo sostenibile; e lottare contro qualsiasi forma di discriminazione. Grazie all’Unione Europea e alla collaborazione tra gli Stati Membri, godiamo di molti diritti, che ci permettono di condurre una vita serena, libera e senza alcuna privazione di qualsiasi diritto. 

Pietro Ciracì -  Antonio Argese                       

 

 

 


Mamma, una parola che scalda il cuore

Mamma, una parola che scalda il cuore, una parola che pronunciamo dieci miliardi di volte al giorno. Letteralmente la nostra ombra, per ogni cosa ci rivolgiamo a lei, se abbiamo domande, dubbi, se abbiamo bisogno di qualcosa o se perdiamo le nostre cose… c’è sempre lei al centro di tutto. Certo che le mamme sono strane, anzi magiche! Come quando cerchiamo una cosa ore e ore e non la troviamo, viene la mamma e voilà, come per magia, quell’oggetto salta fuori dal nulla! E pensare che era davanti ai nostri occhi! E per questo io ogni giorno mi chiedo: “ma come fa???” Poi, dai ammettiamolo, si sa che le mamme non smetteranno mai di chiederci: “hai fatto i compiti?” Un classico!. Ma soprattutto mi chiedo come facciano le mamme a riconoscere se stiamo mentendo o meno! Io ne faccio tanti di pasticci a casa perché, lo ammetto sono una pasticciona, e quando cerco di difendermi quando combino qualche pasticcio, è inutile dire che subito mi becca! Ma passiamo avanti …

Abbiamo mai pensato a quante volte la mamma abbia urlato la mattina per buttarci giù dal letto? Beh, io non oso immaginare, poverina! Anzi poverino il palazzo che si sveglia anche lui insieme a me! Per non parlare di tutte quelle domande che ci fa la mamma prima di andare a dormire, del tipo … hai fatto la cartella? hai preparato i vestiti per domani? Hai ripetuto per la verifica? Oppure le domande che ci fa appena tornati a scuola, ma nonostante tutto, con molta pazienza dobbiamo rispondere, proprio con la pazienza e la calma e la mamma cerca di avere con noi, no dai! Sarebbe praticamente impossibile! Noi ragazzi non abbiamo la minima idea di cosa significhi essere mamma, mantenere la calma e arrabbiarsi come solo lei sa fare, ma alla fine di tutto la mamma è pura dolcezza, animo puro, cuore d’oro.

Grazie mamma!

Elena Roma


SE NON CI FOSSERO, BISOGNEREBBE INVENTARLE.

CHI? 

LE MAMME, NATURALMENTE!

Care mamme,

è da tempo che noi figli cerchiamo di trovare le parole adatte per descrivere la vostra unicità, che sicuramente non è paragonabile a quella di un regalo. A volte diamo per scontato la passione che mettete in tutto quello che fate, unicamente per renderci felici. Non basterebbero pagine intere per dimostrare tutto quello che proviamo per voi, ma una vita  caratterizzata da giornate in cui il sole splende alto e in altre in cui sembra che non esista. Ma sapete quello che simboleggiate per noi?!! Siete i colori che servono per dipingere la nostra vita, le campionesse di altruismo e ineguagliabili fonti d’amore.

 Oggi vi dedichiamo le nostre più sincere parole poiché si celebra la Festa della Mamma, però questa ricorrenza dovrebbe essere festeggiata ogni singolo momento, anche quando si verificano dei litigi.

Sicuramente non avete i superpoteri, ma ci addolcite la giornata come i biscotti cegliesi. Il vostro sorriso è contagioso, mentre il vostro profumo è assai delizioso.

Sarete per sempre le nostre maestre di vita e abili cuoche in cucina, ma soprattutto siete bravissime a sistemare la stanza, dopo il passaggio di un tornado.

Solo una parola, milioni di emozioni!

Solo a pronunciare “Mamma” riemergono in noi tutti quei sentimenti che nascondiamo nel nostro scrigno dei desideri.

Quindi, tanti auguri MAMME!

Serena Monaco e Grazia Urgesi


Cataldo Agostinelli: una storia che non tutti conoscono

Tutti noi cegliesi abbiamo sentito dire almeno una volta il nome di Cataldo Agostinelli, soprattutto gli adolescenti che frequentano l’ I.I.S.S. (istituto di istruzione secondaria superiore), ma la maggior parte di noi non conosce il suo passato e probabilmente è solo a conoscenza del fatto che si sia trattato di un fisico e matematico e non riconosce che nei suoi ben 94 anni di vita c’è stato molto di più.

Cataldo è nato il 16 dicembre del 1894 proprio a Ceglie Messapica. Si trasferì a Torino sin da bambino e qui, negli anni successivi seguì svariati corsi e nel 1920 riuscì a laurearsi al Politecnico di Torino in ingegneria meccanica. Ottenendo questa laurea svolse vari incarichi come dirigente tecnico.

Cataldo era un appassionato della matematica e proprio per questo decise di licenziarsi e di

iscriversi all’Istituto di Matematica dell’Università di Torino dove, a distanza di dieci anni dalla sua prima laurea, nel 1930, si laureò con successo. Parte della sua vita la trascorse proprio a Torino, lavorando come insegnante e dando lezioni di matematica, fisica, meccanica razionale e superiore, geometria ecc. ... .

Per sette anni (1931-1938) fu docente di meccanica a Novara, ma nello stesso tempo era seguito

da Torino da Tommaso Boggio (matematico specializzato) per conseguire la libera docenza in meccanica razionale che ottenne nel 1935. Durante la sua carriera, non volle limitarsi a questo e perciò conseguì gli studi ampliando i propri orizzonti, partecipando e vincendo concorsi per poi insegnare alle università in molte città d’Italia tra cui Modena, Messina, Novara e Catania.  Nel

1943 si trasferì definitivamente a Torino e da qui non si spostò più, ma continuò a dare lezioni al Politecnico fino al 1965, dove tenne numerosi corsi tra cui matematica, fisica, meccanica e magnetofluidodinamica. Inoltre ha scritto più di duecento documenti e trattati in merito a questi ambiti e proprio riguardo alla magnetofluidodinamica ha scritto un libro che è stato pubblicato nel 1970. Ha anche avuto un notevole ruolo dal 1979 al 1982 come presidente dell’Accademia delle scienze di Torino e, negli anni a seguire è stato socio di altre Accademie Nazionali. 

Quindi è stato un uomo a dir poco importante nel campo della matematica del XX secolo e noi cegliesi dovremmo essere fieri e orgogliosi che un individuo nato nella nostra città sia diventato “qualcuno” nella nostra piccola Italia. Come ho già detto prima, dopo il suo trasferimento a Torino non si spostò più e né tantomeno tornò nella sua città natale e, anche quando era più giovane e ne aveva l’opportunità, non lo fece. La sua morte è contemporanea ai nostri giorni e risale al 18 gennaio del 1988. Per onorarlo ed essersi distinto come uomo, Ceglie ha intitolato la

scuola secondaria di secondo grado con il suo nome. 

 Chiara Bazzini

AIUTIAMO L’AMBIENTE!

Nel corso della storia il clima ha subito molti cambiamenti, infatti grazie alla paleoclimatologia è stato possibile risalire alle fasi di raffreddamento e di riscaldamento del clima terreste e si sono verificate sia per cause naturali sia per colpa dell’uomo.

Oggi siamo allarmati per il riscaldamento globale della terra, e questo è dovuto alla presenza di gas serra nell’atmosfera che ha portato come conseguenza la scarsità delle risorse idriche. Avere meno acqua, è una conseguenza da non trascurare, visto che l’acqua è un elemento vitale per tutti e troppo prezioso per farne un uso scellerato come ancora oggi avviene. I danni all’ambiente e agli esseri viventi sono irreversibili.

Nel 2015, 196 Paesi hanno partecipato alla conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, dove è stato firmato un patto globale chiamato appunto “Accordo di Parigi” per limitare l’incremento del riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali. Anche Papa Francesco ha affrontato il problema dei mutamenti climatici mettendo in evidenza lo sfruttamento inconsiderato delle risorse della Terra citando alcuni versi della laude di San Francesco, “Laudato si”. Papa Francesco ha affrontato anche la questione dell’acqua spiegando che l’acqua potabile è un diritto umano essenziale e universale perché determina la sopravvivenza delle persone. Privare i poveri dell’accesso dell’acqua significa negare il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità.

Abbiamo provato a intervistare le persone che ci sono più vicine per capire come viene percepito il problema della salvaguardia dell’ambiente da parte di generazioni differenti (adulti e ragazzi). Dal punto di vista degli adulti abbiamo riscontrato poco rispetto nei confronti dell’ambiente e solo ora, speriamo non sia troppo tardi, se ne sono resi conto e stanno cercando in tutti i modi di rimediare. I nostri adulti intervistati pensano di prendere alcuni provvedimenti come: educare i figli a rispettare e salvaguardare l’ambiente mostrando la gravità della situazione, sostenere con donazioni di denaro ad associazioni che agiscono con l’intenzione di salvaguardare l’ambiente come il WWF.

Invece dal punto di vista delle generazioni più giovani si ha una marcia in più per salvaguardare l’ambiente, perché i giovani hanno consapevolezza del problema sin da bambini e hanno una maggiore quantità di tempo e di idee rispetto agli adulti. I ragazzi propongono di ridurre il consumo dell’acqua, non sprecare l’energia elettrica, fare la raccolta differenziata, usare carta riciclata, ottimizzare il riscaldamento e molto altro. L’icona giovanile a livello mondiale per la salvaguardia dell’ambiente è Greta Thunberg.

Noi pensiamo che utilizzare le energie rinnovabili, fonti energetiche naturali alternative a quelle tradizionali come per esempio il carbone, il vento, e il sole, sia una soluzione urgente da prendere da parte dei singoli ma anche da parte delle grandi aziende e fabbriche.

Nonostante tutto l’impegno di tanti uomini e donne che vogliono cambiare in meglio l’ambiente, ci sono ancora malfattori che distruggono i nostri ideali per i loro interessi. Ma, per fortuna ci sono persone, come Greta Thunberg, che cercano di far capire alla popolazione quanto è importante l’ambiente. Se grandi hanno fallito in passato ora tocca a noi piccoli prendere l’iniziativa!

Michela Marseglia, Sofia Tanzarella Emanuele Monaco


RICORDATI DI SORRIDERE

PICCOLA CONSIDERAZIONE SULLA FELICITA’ 

 

Ormai sentiamo spesso parlare di felicità, c’è chi ne va alla ricerca, chi si dispera di non averla mai trovata o chi come noi ragazzi, che la davamo per scontata fino ad un annetto fa.

Quante volte abbiamo detto: “oggi non esco, domani lo faccio”, quante volte abbiamo pensato di avere sotto controllo il nostro futuro tanto da programmarlo?

Ora più che mai stiamo apprezzando tutto quello che prima davamo per banale, ora che anche il respirare liberamente ci è negato.

Ma ad oggi, per noi ragazzi, cos’è la felicità?

Per noi la felicità è come un libro infinito con dentro mille storie diverse che non ti stancheresti mai di leggere.

Prima di certo a questa domanda avremmo risposto con oggetti come la playstation, il telefonino o il computer perché avevamo tutto e avevamo bisogno di andare alla ricerca di emozioni straordinarie.

 

 

Solo adesso ci stiamo rendendo conto che la felicità sta anche semplicemente nello stare con gli amici, l’andare a scuola, mangiare una pizza tutti insieme o in una partita di pallone per strada. Proprio perché queste piccole cose che ci facevano felici ora ce le hanno negate, adesso soprattutto le piccole cose sono diventate importanti. Io credo che però che sapremo essere forti e invitiamo chi leggerà questo testo a non arrendersi e continuare a cercare la felicità nelle piccole cose.

Vi lasciamo con quest’ultimo pensiero:

La felicità è una farfalla che, quando inseguita, è sempre appena al di là della tua portata, ma che, se ti siedi in silenzio, può posarsi su di te.

 

                                                          Gabriele Ferretto

Pierleo Carlucci

Danilo Bellanova


Rubrica : i nostri miti

Dopo aver intervistato Felipe Motta, i ragazzi del blog intervistano Barty Colucci

        

Come ci si sente ad essere famosi ?

Sicuramente quando si è piccoli la popolarità è una cosa che cerchi però con l’età diventa una cosa abbastanza abituale. E’ bello perché sicuramente poi la gente ti ferma per strada ti chiede la foto, in quello scatto, in quella stretta di mano, quel sorriso sono l’affermazione del lavoro che fai. E’ bello sotto questo punto di vista.

Ha sempre voluto fare questo lavoro sin da piccolo o successivamente è diventata una passione e dopodiché’ il suo vero e proprio mestiere?

Il lavoro della radio l’ho scoperta come passione col tempo. Sono partito da Ceglie già facendo qualche lavoro correlato a questo mondo. Di sicuro sentivo questa vena artistica! Studiando a Roma, Studi di Comunicazione, mi si è aperto un mondo: ho iniziato a praticare le arti Circensi…Da queste arti si è delineato il mio profilo attitudinale che era molto vicino a quello radiofonico…Diciamo non sapevo per cosa fossi portato, nonostante io già da piccolo abbia iniziato a recitare. Ho capito che questa poteva essere la mia strada futura dai 20 ai 22 anni. Grazie allo studio, ho scelto quello che è diventato poi, il mio mestiere!

  Qual è il ruolo di un conduttore di radio?

Il conduttore di radio ha un ruolo paragonabile a quello del maître di un ristorante che deve coordinare i camerieri e le portate, così come il conduttore deve moderare il linguaggio, gestire i contenuti del programma, gestire i tempi e gestire la musica.

Come si è sentito la prima volta che ha partecipato ad un programma televisivo?

Allora, la prima volta che ho partecipato ad un programma televisivo, ricordo bene, è stato quando andavo al liceo a Ceglie e ci fu una sorta d’invito (da parte del liceo) per presenziare a un programma di Corrado Augias, un grande giornalista della Rai, che ospitava nel suo programma “La storia siamo noi” su Rai 2, ogni settimana, un gruppo di liceali. Fu scelto anche il liceo di Ceglie, quindi, mi proposi di andare, figurati, prezzemolo in ogni minestra, io. Per cui, sono andato lì con altri ragazzi. Diciamo, che la prima volta che entrai negli studi televisivi, ho avuto lo stesso effetto che si ha per chi ama il calcio e, magari, va a vedere la Juventus allo stadio; lo stesso effetto per chi ama il calcio e vede Ronaldo dal vivo.  

Hai mai avuto la possibilità di condurre Radio Locali?

La mia storia è un po’ atipica, quasi anormale. Perché’ solitamente per approdare alle Radio Nazionali è quello di partire da Radio Locali. Invece io sono partito direttamente da quelle Nazionali, questo perché avevo un percorso di formazione teatrale, un percorso artistico molto avanzato, da questo punto di vista. Le Radio Locali mi mancano nel percorso di crescita!

Quanto è cambiato il modo di fare radio ai tempi dei social network?

Circa vent’anni fa si pensava che la radio potesse scomparire ma non è stato così, perché essa rispetto ai social network ha un suo pubblico, una sua vita ed una sua identità. Molte volte questi social hanno fatto credere ai radiofonici che un influencer possa fare radio, ma se non hai contenuti per dirigerla, la gente cambia subito canale. Questa è la differenza sostanziale dal passato, dove gli speaker avevano un’impostazione più determinata.

Quando è nata la sua passione per il lavoro che svolge?

Da piccolo…se ci penso, da piccolo. Sin da piccolo facevo lo stupido nel senso bello del termine; facevo il clown, a me piaceva molto il mondo circense; facevo musica, studiavo musica; ho cominciato a studiare, da solo, chitarra, pianoforte; diciamo, tutti quelli che sono i vari strumenti connessi all’arte hanno subito catturato la mia attenzione sin da piccolo. Quindi, penso che questa mia vena sia nata con me; non sia nata in seguito. Semplicemente, poi l’ho sviluppata studiando. Tutt’oggi studio, perché ricordatevi che quando si fa questo mestiere non è che non si studia anzi, considerate che, magari, voi sentite due ore di programma la sera ma, io sto in radio dalle dieci del mattino per quelle due ore. Dietro c’è tutta una preparazione.

Come ti sei sentito a fare la fiction “Braccialetti rossi”?

Braccialetti rossi è stata una bellissima esperienza televisiva ma anche personale se prendiamo anche in considerazione che per dieci anni ho fatto negli ospedali clown terapia e quella fiction prendeva spunto da una storia vera di un ragazzo che poi ha scritto il libro di “braccialetti rossi” di nome Pulksera Rosha. Questa fiction parlava della storia di un bambino che ha dovuto affrontare diverse malattie e che poi ha dato forza ai suoi amici di ospedale. E’ stato molto formativo, interessante e anche dal punto professionale, è stata la fiction che a livello cinematografico mi ha dato più soddisfazione sia in termini di notorietà che di recitazione

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Allora, ora ho finito di registrare una fiction per ragazzi che si chiama “Anlok Down” che potrete vedere breve su Sky Kids. La radio sarà sempre un mio progetto futuro e poi ho in progetto anche tantissime cose sul web e pandemia permettendo tornerò al teatro con il mio spettacolo, insomma ho tante idee di progettualità. Di sicuro radio, fiction , web su “zeta web tv” che è la prima TV web nata in Italia e lì ci sono tanti altri influencer e ognuno di noi fa dei contenuti speciali

 

Dominic Santoro, Cristian Monaco, Grazia Urgesi, Serena Monaco  

xXV Giornata delle Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.  In collegamento con il Presidio di Libera. 


Oggi è la giornata che ricorda le vittime della mafia dal 1966. Questa giornata ricorda a tutti noi le persone innocenti morte per colpa della mafia, una delle associazioni criminali che l’Italia ancora non riesce ad estirpare. Oggi abbiamo avuto l’occasione di assistere alla videoconferenza in onore delle vittime innocenti della mafia, organizzata dal Presidio di Libera del nostro paese. Nella videoconferenza i nostri compagni di prima media hanno elencato i nomi delle persone che sono morte. Metteva i brividi sentire i nomi di migliaia di persone che avevano una vita, una famiglia e non ci hanno mai fatto ritorno per colpa della mafia. Dobbiamo prenderci l’impegno di ricordare sempre le vittime della mafia. Il loro sacrificio deve essere considerato ancora utile per un Paese dove vincono i diritti e la Legge. Se l’Italia non riesce ad estirpare la mafia in futuro ci dobbiamo pensare noi e farci carico di tutte queste vittime innocenti. Ancora tutt’oggi la mafia si muove nell'oscurità, causando ancora dolore a tanti cittadini, è insopportabile pensare che ancora molte famiglie devono subire le violenze che il sistema mafioso impone ancora in molte realtà. Noi abbiamo il compito di fermare questo male, per un futuro migliore, lo dobbiamo alle vittime e per l’Italia e per noi stessi.

 

Emanuele Monaco


C’è sempre tempo per la poesia …

 

  Il 21 marzo è la giornata della poesia, e come non ricordare il nostro tanto amato Dante Alighieri. Ad oggi sono passati settecento anni dalla sua morte. La sua vita è stata dedicata totalmente alla letteratura tanto da essere considerato il padre della lingua italiana. Dante ci ha lasciato una moltitudine di opere che, se anche a noi ragazzi possono sembrare noiose, hanno segnato la storia della letteratura mondiale e hanno appassionato chiunque le abbia lette e studiate.

  La poesia è una forma d'arte che libera la mente e ci accompagna in un mondo al di fuori della realtà e per quanto possa essere considerata antica o noiosa o addirittura dimenticata, la poesia ha un significato importante anche al giorno d'oggi, sovrastato com'è da Internet.

  Anche la musica è poesia, una canzone è poesia e come essa ha il potere di emozionare. Pur non accorgendocene siamo circondati da poesia quasi quotidianamente perciò non è del tutto antica e dimenticata.

  La nostra epoca è caratterizzata dall’assoluto dominio della tecnologia. Abbiamo tutto: telefonini, televisori, computer, tutto ciò che serve a renderci comoda la vita e anche a metterci in contatto con gli altri.

Prima avevamo le lettere per comunicare e servivano tempi lunghi di riflessione per scriverle, tante cancellature prima di decidere cosa mettere nero su bianco.

 Ora tutto sembra davvero facile con un cellulare, emoji che hanno preso il posto di tante belle parole, o meglio, di tante belle emozioni.

 Dove è andata a finire la poesia?

I suoi profondi silenzi, le emozioni, le descrizioni di paesaggi …

 La poesia non può morire, perché è linfa vitale, è ciò che rende possibile il pensiero di ognuno di noi.

 Secondo noi continuerà sempre ad esistere, perché è comunicazione vera, è una forma d’arte ed il suo posto resterà designato in questo mondo super tecnologico.

 Si può pensare che i giovani di oggi non apprezzino molto la poesia, la ritengano noiosa, ma forse non la conoscono o forse la conoscono solo in modo superficiale. Credono che sia adatta solo ai più anziani, ma a volte è bello distaccarsi del mondo reale, immaginare di essere in un viaggio con Dante Alighieri andando verso il paradiso assieme all’amata Beatrice; oppure guardare un albero pieno di foglie secche con Grazia Deledda; oppure guardare il mondo del punto di vista di Alda Merini.

  Riflettendo ci siamo resi conto di quanto, a volte, rifugiarsi nelle poesie sia magnifico, anche quando magari si è più soli, le poesie aiutano.

 Leggere una poesia è come avere un amico vicino che ti racconta la vita dal suo punto di vista, facendoti sorridere con delle semplici rime. Se la poesia serve? Certo, sempre.

  La poesia aiuta a farci capire quali sono gli errori da non ripetere, a capire l’importanza della vita e a volte ci insegna a ridere nei momenti più bui.

Concludiamo con una piccola poesia, del noto poeta Giuseppe Ungaretti, una poesia che ci mette i brividi ogni volta che la leggiamo:

 

SAN MARTINO SUL CARSO

Di queste case

Non è rimasto

Che qualche

Brandello di muro

 

Di tanti

Che mi corrispondevano

Non è rimasto

Neppure tanto

 

Ma nel cuore

Nessuna croce manca

È il mio cuore

Il paese più straziato


Melita Ciniero, Eleonora Faggiano, Gabriele Aloisio

CONCENTRAZIONE, LOGICA E DIVERTIMENTO

Si sono concluse le fasi d’istituto dei giochi matematici

 

Anche quest’ anno la scuola media “Leonardo da Vinci” ha partecipato ai giochi matematici coordinati per il nostro istituto dalla prof.ssa Pellico e organizzati dall’università Bocconi di Milano.

La gara si è svolta in modalità on line il 27 febbraio. Tanti sono i ragazzi che vi hanno partecipato. Di norma la gara si sarebbe dovuta svolgere nel periodo autunnale, ma con le varie complicazioni, causa COVID-19, si è potuta svolgere solo ora.

Noi ragazzi eravamo divisi in categorie, C1- i ragazzi di prima e seconda media e C2-quelli di terza media.

La prova consisteva in un quiz di logica matematica, dove bisognava applicare tutte le proprie conoscenze, ma allo stesso tempo ragionare e risolvere i quesiti in 90 minuti di tempo.

A detta di tanti concorrenti la gara è una sfida con se stessi e una bella esperienza.

Il 27 marzo ci saranno on line le qualificazioni per i Campionati internazionali dei giochi matematici, chi la supererà parteciperà il 24 aprile alle gare che al momento sono in programma in presenza a Brindisi. Chi si classificherà nelle prime 25 posizioni andrà a Milano.

Non vediamo l’ora di affrontare questa nuova sfida e siamo molto curiosi di sapere come andrà a finire. Per il momento facciamo i complimenti a tutti i primi classificati, ma anche a tutti i ragazzi che hanno voluto partecipare al di là del risultato.

ALOISIO GABRIELE

INCONTRO CON IL MOVIMENTO "MABASTA"

MABASTA!

 

“MABASTA” è un movimento di antibullismo nato il 7 febbraio del 2016 dall’idea di alcuni alunni adolescenti che, a quel tempo, frequentavano il primo anno all’istituto Statale d’istruzione superiore Galileo-Costa del Salento. Codesto modello si basa su due principi:

-NON FARE agli altri ciò che NON VORRESTI che gli altri facessero a te!

-FAI agli altri ciò che VORRESTI che gli altri facessero a te!

Il progetto si rivolge alle vittime, ovvero coloro che subiscono atti di bullismo, ai bulli, ovvero coloro che commettono atti di bullismo o anche di cyberbullismo e agli spettatori, ovvero coloro che sono a conoscenza di episodi di bullismo ma in diversi casi agiscono, prendendo il ruolo di controbranco.

Sei sono le azioni del movimento “MABASTA”: l’istituzione di un "MABA-PROF", ovvero un docente referente di classe al quale un qualsiasi alunno possa rivolgersi; la presenza di un “MABA-TEST”,  un questionario con il quale gli alunni possono dichiarare che all’interno della classe vi sono episodi o accenni riconducibili a bullismo o cyberbullismo; l’istituzione di “BULLIZIOTTI” e “BULLIZIOTTE” di classe e di istituto, ovvero dei normalissimi studenti e studentesse ai quali viene affidato il compito di tenere occhi e orecchie aperte al fine di individuare sul nascere ogni comportamento o episodio di bullismo e cyberbullismo e cercare di mettervi fine; la presenza di una “BULLIBOX”, ovvero una specie di urna, nella quale gli alunni possono recare segnalazioni di atti di bullismo o cyberbullismo; il DAD-Digital Antibullying Desk- ovvero il centro di ascolto digitale del Movimento MABASTA; ed infine, la creazione di classi Debullizzate. L’avventura dei ragazzi che fanno parte del movimento è sempre stata sostenuta dal professor Daniele Manni, uno dei 50 finalisti al mondo al Global Teacher Prize - Premio "Nobel" per l'Insegnamento. Nel loro percorso, i protagonisti di questo viaggio hanno raggiunto tanti bei traguardi. Oltre ad avere successo, hanno avuto il sostegno di molti ragazzi italiani ma anche l’onore di partecipare alla sessantasettesima edizione del Festival di Sanremo, tenutasi nel 2017; hanno avuto l’onore di esser nominati nel “Corriere della Sera”, all’interno de “La Repubblica”, al TG1, a Striscia la Notizia, ne “La Stampa” e all’interno de “Il Quotidiano”. Inoltre, hanno incontrato il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, Papa Francesco, il Presidente Boldrini, il Ministro Giannini, il Ministro Fedeli, Tom Holland (Spider-Man) e Piero Pelù. Sono sempre stati sostenuti da migliaia di cittadini come il giocatore della Roma, Nicolò Zaniolo. D’altronde, hanno creato il progetto “1000 a 0 – Sport vince Bullismo perde”, con il quale sono stati inseriti, all’interno dei campi della Serie B calcistica, degli striscioni riguardanti questo argomento. In aggiunta, il loro obiettivo principale è quello di fallire, poiché, nel momento in cui falliranno, non saranno più presenti delle forme di bullismo! Questo è quello di cui hanno parlato, a noi ragazzi, i protagonisti del Movimento MABASTA giovedì 11 marzo 2021 in un incontro organizzato dalla mia scuola e avvenuto in maniera virtuale, mediante Meet. È stata una stupenda, significativa ed interessante esperienza…un’esperienza che mi ha fatto riflettere sul fatto che in molti casi, anche un piccolo gruppo di ragazzi, può fare la differenza…mi ha fatto riflettere che, a volte, per avere successo non c’è bisogno di pubblicare foto, video o altro, ma lo si può ottenere anche dando un aiuto…mi ha fatto riflettere sul valore dell’umiltà e della sensibilità che caratterizza molti ragazzi…mi ha fatto riflettere sul fatto che con piccoli gesti si può rendere una persona felice e libera da ogni forma di bullismo…mi ha fatto riflettere su quanto sia pesante e scandaloso il bullismo…mi ha fatto riflettere su quanto sia importante il supporto e l’aiuto di un coetaneo, ma anche di un altro individuo…mi ha fatto riflettere sulle belle e significative parole annunciate nell’incontro…mi ha fatto riflettere! Concludo, dicendo che rivivrei questa esperienza per altre centinaia di volte, e pronunciando: MABASTA!

Cristian Monaco                                             

MABASTA! una volta per tutte!

L'incontro della scuola media Vinci con il movimento antibullismo: MABASTA; avvenuto l'11/3/2021 è servito a sensibilizzare i  ragazzi sull'argomento e a proporre piccole soluzioni su come saper sconfiggere un bullo.

Il 7 Febbraio 2016 in una scuola di Lecce è nato MABASTA, acronimo di Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti. Il desiderio di impegnarsi concretamente si è affacciato dopo il tentativo di suicidio di una giovane ragazza di Pordenone, vittima di bullismo da parte dei suoi compagni. Sotto la guida del professore di informatica Daniele Manni, ad oggi presidente del Movimento, hanno mosso i primi passi creando una pagina Facebook e un sito Web per dare la possibilità di segnalare la propria storia, sia alle vittime che ai bulli stessi, nella piena consapevolezza che anche questi ultimi hanno bisogno di aiuto. Purtroppo durante i nostri anni il bullismo é diventato una vera e propria piaga sociale, ogni giorno in Italia almeno un milione di ragazzi vengono bullizzati e il movimento di MABASTA combatte giornalmente qualunque forma di bullismo.

Il movimento di MABASTA è arrivato ad avere una vera e propria importanza nazionale,oltre ad essere stati riconosciuti dal presidente della repubblica Sergio Mattarella ed esser saliti sul palco del teatro Ariston durante i giorni del festival di San Remo del 2017, migliaia di scuole italiane hanno aderito al progetto di debullizazzione introdotto da MABASTA, promuovendo ad esempio l'idea dei bullizziotti: alunni che segnalano casi di bullismo nelle classi e aiutano i ragazzi che ne hanno bisogno. Il principale modo di agire e pensare di MABASTA è questo: l'unione fa la forza!

 

Antonio Argese

Il bullismo: una delle tante piaghe della nostra società.

Il giorno 11 Marzo 2021, io e i miei compagni abbiamo partecipato ad un incontro assieme a un movimento antibullismo formato da giovanissimi e da adolescenti: il movimento in questione si chiama “MaBasta!”. Ci hanno spiegato l’importanza delle loro azioni in merito a questo tema estremamente delicato, infatti aiutano i giovani che hanno segnalato un problema di bullismo nella loro scuola, con l’intento di far capire al bullo in questione, che le azioni commesse sono totalmente sbagliate. Nel giro di pochissimo tempo hanno acquisito una grandissima fama, incontrano persone di un certo calibro, come: l’attuale Pontefice, Papa Francesco; il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella; Carlo Conti e la Sig.ra Maria de Filippi sul palco dell’Ariston di Sanremo nel 2017.

Nel corso dell’incontro, ci hanno spiegato come difendersi da questi atti di estrema crudeltà. Bisogna subito parlare, con i genitori o con i professori con cui riusciamo a confidarci. Purtroppo i soggetti colpiti dal bullismo sono molte volte persone: che non partecipano in maniera assidua nel gruppo; che non indossano vestiti firmati; che pensano solo ed esclusivamente allo studio senza relazionarsi con gli altri; che hanno un altro orientamento sessuale; oppure delle persone portatrici di handicap o diversamente abili.

Se interveniamo subito, contro questi atti di estrema cattiveria non giustificata, il bullismo può essere definitivamente fermato, ponendo fine a tutte le sofferenze. Dobbiamo sempre ricordare, che le persone che devono essere aiutate di più, sono i bulli stessi, perché il problema sono loro. Questi atteggiamenti possono derivare da una semplice invidia o da emarginazione che li porta a comportarsi in questo modo.

Per quanto riguarda la mia personalissima opinione, penso che questo fenomeno altamente discriminatorio, sia un’ingiustizia bella e buona, perché nessuno si merita di essere discriminato, insultato, picchiato e soprattutto umiliato per questi futili motivi. Bisogna, in ogni caso, chiamare subito le forze dell’ordine o chi di competenza con l’intento di porre fine a tutti questi orrori non giustificati. Purtroppo, questa “malattia sociale”, si sta diffondendo sempre di più, e deve essere subito fermata. Occorre subito intervenire, affinché tutto questo possa sparire al più presto. Appoggio il movimento “MaBasta!”, sono d’accordo con loro e con i loro interventi con il fine di fermare questo fenomeno, che sta facendo precipitare la nostra società, togliendo molte volte la voglia di vivere, a dei ragazzi troppo giovani, con un futuro davanti! Per questo io mi oppongo al bullismo, e dico “NO!” a tutte queste ingiurie.

 

                                                                                 Pietro Ciracì,

INSIEME POSSIAMO SCONFIGGERE IL BULLISMO!

Giovedì 11 Marzo 2021, insieme a tutte le classi seconde della mia scuola, ho partecipato ad un incontro online con il Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti: i MABASTA.

La mia professoressa ci aveva già preparato sull’argomento il giorno prima, così da sapere molte informazioni. Ho capito che il bullismo è un fenomeno molto preoccupante, che bisognerebbe risolvere quanto prima. Il bullo è una persona aggressiva che se la prende con persone più sensibili e fragili, non perché si diverte, ma perché non si sente ascoltato e perché non ha tutte le attenzioni che vorrebbe. Quindi, secondo lui, facendo il bullo tutte le persone che lo circondano lo credono potente, ma in realtà lo credono solo un codardo perché se la prende con persone molto fragili che non riescono reagire. Infatti, in alcuni episodi di bullismo, il bullo ha dei problemi con se stesso e quindi, in questi casi, è la persona più importante da aiutare portandola da un dottore specializzato in psicologia, proprio come ci hanno detto i MABASTA. 

 Spesso le vittime di bullismo non denunciano la situazione per paura delle minacce del bullo, però le persone che ne sono a conoscenza (spettatori), possono intervenire, risolvendo la situazione, riferendo tutto a un insegnante o a un adulto, anche in forma anonima e senza avere alcuna paura. Durante l’incontro con i MABASTA ci sono state mostrate delle slide e una di queste mi è rimasta molto impressa. Parlava di una strategia per bloccare il bullismo. Nella slide erano raffigurati: -un pesciolino indifeso (vittima); tre pesci neri leggermente più grandi che volevano “mangiare” il pesciolino (bulli e gregari); un gruppo molto grande di pesciolini che riesce a sconfiggere i pesci neri e a salvare il pesciolino (spettatori).

 Questa slide ci insegna come gli spettatori insieme possono sconfiggere il bullo, così tutto tornerà alla normalità. Per me è arrivato il momento di abbattere il fenomeno del bullismo sostenendo e facendo come i MABASTA.

Michela Marseglia

    …<<SPERIAMO DI FALLIRE>>…

Oggi abbiamo “incontrato”, tramite Meet, i componenti del movimento “MABASTA” acronimo di Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti. Sicuramente come avete ben capito questa associazione vuole sensibilizzare i ragazzi che frequentano le scuole, denunciando qualsiasi forma di Bullismo o Cyberbullismo. Questo gruppo di attivisti è nato solamente 5 anni fa, nel 2016, e in pochissimo tempo ha spopolato sul web, tanto che per esempio una piccola rappresentanza è salita, nel 2017, sul Palco dell’Ariston. Tutto questo è nato esattamente così: dei ragazzi di primo superiore discutevano sul fatto che una loro coetanea avesse tentato il suicidio per via del bullismo subito a scuola e questo evento molto drammatico è stata, diciamo, “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Da un banale confronto è nato questo! Oltre ad aver ideato questo vero e proprio mondo con l’aiuto del Professore Manni, docente che ha contribuito alla realizzazione di ciò, hanno sviluppato delle idee che si sono concretizzate. Ad oggi offrono un sito ben organizzato, curato nei minimi dettagli, che presenta tutti i progetti che hanno creato. Per esempio, come ho citato nel titolo, hanno progettato la DAD (ovviamente non si riferisce alla Didattica a Distanza) la sigla di DIGITAL ANTIBULLYNG DESK, una sorta di questionario che devono compilare le vittime di Bullismo per segnalare questo fenomeno, ovviamente per evitare qualsiasi tipo di “contrasto”, ogni alunno lo compila in forma anonima. Ci hanno presentato anche gli Slogan che caratterizzano questo movimento:

1)     NON FARE agli altri ciò  che NON VORRESTI che gli altri facessero a te!

2)     FAI agli altri ciò che VORRESTI che gli altri facessero a te!

Assistendo a questo “meeting” ho finalmente percepito la gravità del Bullismo e del Cyberbullismo. Attraverso alcune domande che i miei compagni hanno posto a “MABASTA” , ho focalizzato alcuni aspetti caratteristici dell’ avvenimento. Mi ha colpito che i ragazzi del movimento abbiano risposto in questo modo alla domanda: <<AVETE PROGETTI PER IL FUTURO?>>, loro con molta sincerità hanno affermato questo: <<SPERIAMO DI FALLIRE, SAREBBE LA NOSTRA PIU’ GRANDE VITTORIA>>…L’affermazione così incisiva mi ha fatto capire che questo gruppo è nato per uno scopo ben preciso: SCONFIGGERE TUTTE LE FORME DI BULLISMO! Io ritengo che quando avvengono queste situazioni non sia facile da parte di ragazzi ribellarsi, sfogarsi. Questi ragazzi oltre subire danni fisici, subiscono anche danni morali ovvero si sgretolano sogni, speranze e progetti che un qualsiasi adolescente ha. Non mi capacito del fatto che questi ragazzi invece di pensare alla propria vita, alla serenità e alla gioia, vivono la vita con estrema ansia, con la paura di morire, scaturisce in loro una sorta di lotta interiore…In conclusione la persona “debole” si “ciba” del dispiacere altrui solo “per aumentare” la propria autostima e sentirsi superiore…

Quindi è importante sostenere “MABASTA” per abbattere il fenomeno del Bullismo.

Serena Monaco

Festa internazionale della donna - 8 marzo 2021

La forza e la leggiadria di una donna speciale

In questa giornata dedicata alle donne vi vogliamo raccontare la storia di una ragazza del tutto speciale che ci ha colpito per la sua determinazione. È la storia di Vitoria Bueno, una sedicenne brasiliana nata senza braccia. Sin da bambina, Vitoria, ha sempre avuto un sogno, quello di diventare una grande ballerina e di certo non sono state le sue disabilità fisiche a fermarla. Si è costantemente impegnata fino a raggiungere il suo sogno.

A chi le chiede come riesce, risponde con orgoglio che per lei le braccia sono solo un dettaglio, seguo il ritmo con gli occhi, come se le mie braccia fossero lì". La gente potrebbe pensare che la sua mancanza di braccia risalti durante le sue esibizioni con gli altri ballerini, ma in realtà con il suo straordinario talento riesce ad essere perfettamente coordinata con gli altri.

Questa ragazza ci deve essere d'esempio, perché pur di realizzare i suoi sogni e obiettivi non si è mai tirata indietro, né si è mai fermata di fronte agli ostacoli più grandi. 

Ha superato la paura di non essere accettata dal suo gruppo di danza. La sua forza interiore e il suo sorriso mentre balla sono evidenti e ci trasmettono tanta gioia.

Vitoria, oltre che a studiare la danza classica, pratica anche il jazz e tip tap.

 

Sta a noi adesso realizzare i nostri sogni, non arrenderci mai e raggiungere i nostri ideali.

 

Elena Roma  e Chiara Mazza

E CHE DONNE IN “HARRY POTTER” !

 

Per celebrare questa giornata dedicata alla donna ho pensato di potervi raccontare i personaggi femminili presenti della saga di Harry Potter.

Harry Potter è una saga di genere fantasy che parla di magia, è adatta ad un pubblico di tutte le età, ed è nata dalla penna della scrittrice J.K.Rowling. Si concentra molto anche sul valore delle donne che hanno avuto un certo ruolo, in particolare, durante la guerra magica.

Uno dei personaggi femminili più importante da ricordare è Hermione Granger. Membro dell'esercito di Silente, è una ragazza brillante, con i genitori non maghi, con un'intelligenza elevata. E’ molto coraggiosa, per questo è stata smistata in Grifondoro, aiuta sempre tutti, si mette nei guai insieme ai suoi migliori amici Ron Wesley e Harry Potter: durante la guerra magica fu rapita dai Mangiamorte e fu torturata da Bellatrix Lestrange che le incise sul braccio una cicatrice con la scritta: “mezzosangue”. Ginny Wesley è la sorella più piccola della numerosa famiglia dai capelli rossi Wesley. Può sembrare timida ma non lo è. Membro anche lei dell’esercito di Silente, all’ età di 15 anni divenne cacciatrice nella squadra di Quiddich dei Grifondoro. Durante la guerra magica è stata quasi uccisa da Bellatrix Lestrange ma sua madre la difese. Molly Wesley è la madre di Ginny: è una donna con un cuore d’oro che si è presa cura di Harry come se fosse suo figlio: durante la battaglia, uccise Bellatrix Lestrange, ma perse suo figlio Fred. Luna Lovegood è una ragazza Corvonero che viene presa in giro per la sua stranezza (per questo viene chiamata lunatica lovegoood). Durante la battaglia ha disegnato i suoi migliori amici sul soffitto e ha aiutato Harry a trovare il medaglione di Priscilla Corvonero per sconfiggere il Signore Oscuro. Il personaggio femminile che però stimo di più è Ninfadora Tonks perché subito dopo aver partorito è andata a combattere. Purtroppo è morta mano nella mano insieme a suo marito Remus Lupin. Donne più coraggiose non ne ho mai viste prima d’ora. Io sono una vera appassionata di questa saga e mi piace perché insegna il valore dell’amicizia e dell’amore sia verso la persona che ami sia verso i tuoi figli che sono la cosa più importante da proteggere. Proprio come fece Lily Potter che si fece uccidere dal Signore Oscuro per difendere suo figlio.

Sofia Bogias

La donna: un punto di riferimento per la nostra società 

Nel corso della storia la donna è stata spesso maltrattata e discriminata. Nonostante si possa pensare che oggi le donne abbiano conquistato i loro diritti, purtroppo continuiamo ad assistere a casi di violenza: fisica, verbale e a casi vera e propria discriminazione. Non possiamo accettare questa situazione e dobbiamo imparare a custodire i diritti che la donna a conquistato nel corso della storia. L’8 marzo, si festeggia la donna, la sua importanza e il ruolo che ricopre nella società. Ma essa, non deve essere amata e rispettata solo nel giorno della sua festa, ma deve essere rispettata sempre, in ogni giorno della nostra vita.

Alcune donne, diventate importanti nella società, sono riuscite a superare tutti i luoghi comuni e le tante discriminazioni. Tra queste ricordiamo la famosissima neurologa Rita Levi Montalcini, nata a Torino il 22 Aprile 1909, eletta senatrice a vita nel 2001, fino alla sua morte, nel 2012. Rita Levi Montalcini ha vinto anche il Premio Nobel per la medicina nel 1986 ed è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia accademia delle scienze. L’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi l’ha descritta come: “Una donna che ha illustrato la patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”.

Anche nella nostra Ceglie molte donne sono riuscite a superare le discriminazioni e le difficoltà sociali. Una di queste è Teresa Bellanova, diventata ministro dopo anni di lotte contro il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori maltrattati e discriminati. Teresa Bellanova da giovane lavorava in campagna e tutti i giorni si svegliava alle 3 per andare a guadagnare pochi euro, spaccandosi la schiena nel raccogliere vari ortaggi dalla mattina alla sera. Diventata ministro dell’agricoltura durante il governo Conte e attualmente viceministro delle infrastrutture col governo Draghi .


Antonio Argese - Pietro Ciracì


Il ruolo della donna nella storia

La condizione della donna nella società lungo il corso dei secoli ha subito parecchi cambiamenti, a seconda dell’evoluzione politica e giuridica dei popoli.

 In quasi tutti i tempi e paesi essa è stata sottoposta nelle società del passato a un trattamento meno favorevole di quello riservato all’uomo e per tanto tempo è rimasta esclusa da tutta una serie di diritti e di attività sociali.

A differenza delle civiltà arcaiche, nelle quali la donna era regina nella famiglia e potente nella comunità perché generava la vita, nell’antica Grecia il suo ruolo cambiò completamente. I grandi filosofi come Platone, Pitagora o Euripide la consideravano ignorante, inferiore, difettosa e incompleta e fino alla morte soggetta alla potestà del padre e quando si sposava del marito. Anche in epoca romana la donna era una semplice figura presente nel nucleo familiare, che doveva unicamente pensare al mantenimento dei figli e della casa. Nel Medioevo, invece, la donna veniva vista in due modi nettamente opposti: angelico e spirituale o stregonesco e maligno. Nella donna si incarnavano infatti il bene e il male ma continuava ad essere piegata al potere dell’uomo. Anche nel mondo cristiano la donna aveva pochi diritti: quando si sposava riceveva una dote, ma perdeva il diritto di amministrarla poiché era il marito che la gestiva, e la moglie non era libera di fare testamento, doveva sottostare al potere dell’uomo e doveva occuparsi della sfera del privato.

 Nella cultura musulmana la condizione della donna non era molto diversa rispetto al mondo cristiano: l’incontro tra uomo e donna avveniva il meno possibile e vivevano due vite distinte. Le donne musulmane non frequentavano la moschea ma andavano spesso ai bagni pubblici dove compivano i riti di purificazione, curavano la propria igiene, si incontravano, si riposavano, combinavano matrimoni. Nel mondo musulmano esse potevano possedere beni, ereditarli, svolgere attività economiche, anche se in proporzione minore rispetto agli uomini. Durante.

Dopo la Rivoluzione francese fu grazie a Napoleone che la sfera dei diritti delle donne venne ampliata: venne così concesso loro di mantenere il proprio cognome, anche in caso di matrimonio, di esercitare autonomamente attività commerciali e fu abolita la disparità di trattamento nella divisione dell’eredità del patrimonio familiare. Nel mondo occidentale tra fine Ottocento e inizio Novecento le rappresentanti del genere femminile iniziarono a far sentire la propria voce e a chiedere gli stessi diritti degli uomini. L’industrializzazione da parte sua contribuì al cambiamento: le donne cominciarono a lavorare e a capire di essere valide tanto quanto gli uomini, soprattutto durante le due guerre mondiali, quando dovettero sostituire nei loro compiti gli uomini, chiamati a combattere. Così in Italia nel 1946 arrivarono i primi riconoscimenti: le donne votarono per la prima volta. La donna oggi è lavoratrice e cittadina, non può più quindi sottostare al potere dell’uomo.

La donna manager, la donna presidente del consiglio, la donna presidente della Repubblica, la donna presidente di Confindustria non sono però un risultato occasionale, ma il risultato di una guerra fatta di tante battaglie vinte e altrettante perse, ma che alla fine l’hanno portata, nel mondo occidentale, all’apice della piramide.

La strada verso la parità dei sessi rimane ancora lunga, tortuosa e difficile da percorrere. Tuttavia i progressi fatti nel mondo occidentale lasciano ben sperare che un giorno la donna possa finalmente avere gli stessi diritti dell’uomo in tutto il mondo.

A questo proposito riportiamo l’esempio di Aung San Suu Kyi, una politica birmana, attiva per molti anni nella difesa dei diritti umani sulla scena nazionale del suo Paese, oppresso da una rigida dittatura militare, imponendosi come capo del movimento di opposizione, tanto da meritare i premi Rafto e Sakharov, prima di essere insignita del Premio Nobel per la pace nel 1991..

Il suo impegno politico ebbe inizio nel 1988, quando ritornò in Birmania dopo molti anni trascorsi all'estero. Quell'anno fu uno dei fondatori e primo segretario generale della Lega Nazionale per la Democrazia (LND), partito di opposizione alle dittature militari che hanno caratterizzato la storia birmana a partire dal 1962, e nel 1989 fu posta per la prima volta agli arresti domiciliari dalla giunta militare. Era ancora agli arresti quando l'anno dopo l'LND trionfò alle elezioni conquistando l'81% dei seggi, ma i militari rifiutarono di cedere il potere e annullarono le elezioni. Nel 2003 scampò all'agguato nel quale persero la vita circa 70 sostenitori dell'LND.

Trascorse quasi 15 anni in carcere o agli arresti domiciliari tra il 1989 e il 2010, anno in cui fu definitivamente liberata.

Con il suo partito vinse con ampio margine le elezioni suppletive del 2012 e soprattutto quelle del novembre 2015, considerate le prime consultazioni libere tenutesi nel Paese dal 1962. Nel marzo 2016 le furono affidati diversi Ministeri e in aprile fu nominata Consigliere di Stato, una delle cariche politiche più importanti in Birmania.

Rimasta in carica fino al colpo di Stato militare del 1º febbraio 2021, che ne ha provocato la destituzione e l'arresto.

Anche in Italia abbiamo esempi di donne che sono riuscite a realizzarsi in diversi campi con tenacia e determinazione. Come nel caso della nostra compaesana Teresa Bellanova, politica italiana, che è arrivata a diventare ministra delle politiche agricole alimentari e forestali nel governo Conte II.

Nella dichiarazione universale dei diritti umani viene riportato che «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.» (Art.1 della Dichiarazione universale dei diritti umani). 

Questo documento è la base di molte delle conquiste civili del XX secolo anche se purtroppo non è ancora riconosciuta in molti paesi del mondo.

Gabriele Aloisio

i nostri Miti

intervista a Felipe Motta


Ciao Felipe, siamo felici perché ci hai concesso questa intervista. Per noi questa intervista è davvero importante perché per noi sei un idolo e un modello di vita da seguire. Di te sappiamo che sei nato a Erice e che hai fatto un progetto in Australia con NBA.e da giovanissimo hai giocato nella Stella Azzurra. Oggi sei arrivato al traguardo della serie A con il Brindisi.

Da dove è nata la tua passione per il basket?

Mio padre e anche mio nonno hanno giocato a basket e sin da quando ero piccolo, il basket mi ha sempre circondato, è stato sempre una parte di me, è una passione.

I tuoi genitori sono brasiliani, sei nato e cresciuto in Italia e hai anche indossato la maglia del Brasile nei campionati Sud Americani. Se un giorno dovessi essere costretto a scegliere tra la nazionale Italiana e quella Brasiliana quale sceglieresti? Perché?

Io in realtà questa scelta l’ho già dovuta fare a 15 anni e ho scelto di giocare per la nazionale brasiliana più che altro perché io mi sento più brasiliano e tutti i miei familiari sono brasiliani e vivono in Brasile quindi ho pensato che quella fosse la scelta giusta da fare.

Se potessi ritornare indietro cosa cambieresti delle tue scelte?

Questa è una domanda difficile; io non cambierei niente del mio passato perché se cambiassi una decisione fatta in passato cambierebbe quello che io sono oggi e io penso che questa è la versione migliore di me stesso.

Com’è stato quando hai lasciato l’Italia e ti sei catapultato in un altro mondo, in Australia?

E’ stata senz’altro un’esperienza incredibile, fantastica che mi ha formato come persona.

Qual è stata la tua reazione quando ti hanno convocato per la prima partita?

Ero felicissimo. Ero contento e soddisfatto perché mi rendevo conto che gli allenamenti e gli sforzi erano valsi a qualcosa.

Da piccolo avresti sognato di arrivare e raggiungere questo traguardo?

Onestamente sì. Ho sempre lottato per cercare di arrivare dove sono ora. Non era una certezza, perché mai nulla è certo, ma era il mio sogno ed ero convinto che sarei riuscito a realizzarlo. Posso però ancora sognare di arrivare più in alto.

Quale è stata la tua partita ideale?

Finora la mia partita migliore è stata nella finale del campionato sudamericano due anni fa dove giocavo con il Brasile. Era la finale e abbiamo vinto. Lì ho giocato molto bene, ho fatto molti punti, ho aiutato la mia squadra a vincere. È stata proprio una bella partita e ne ho un bel ricordo. Vincere questo campionato sudamericano è stato un bel risultato, un bel traguardo.

Oltre il basket, quali sono le tue passioni?

Mi piace molto leggere, ascolto molta musica, guardo molti film, le serie tv. Ascolto musica in tutti i momenti liberi, anche prima di allenarmi, di giocare. Ascolto soprattutto musica americana e mi serve anche per darmi la carica.

La Serie A con il Brindisi è un punto di arrivo o di partenza?

Sicuramente un punto di partenza. Arrivare in Serie A è sicuramente un bel traguardo però io non mi accontento di stare lì seduto, io vorrei avere un ruolo più grande all’interno della squadra e avere più importanza. Ambisco ad avere un ruolo sempre più grande nell’ambito della squadra Non mi accontento di essere il ragazzino che sta lì seduto in panchina, voglio essere quello che gioca, quello che vince le partite, quello che segna. Mi piace pensare in grande. Punto sempre al massimo e in questo Brindisi mi sarà d’aiuto. E’ sicuramente un punto di partenza.


Dominic Santoro, Pierleo Carlucci, Danilo Bellanova

 

 



La scelta che segnerà la nostra vita

Un sondaggio per capire come abbiamo scelto la Scuola Superiore

 

La scelta della scuola superiore è sicuramente una scelta difficile che spaventa la maggior parte di noi ragazzi che deve affrontarla. E’ una scelta molto importante perché è l’inizio di un lungo percorso che ci permetterà di crescere e capire chi davvero vogliamo diventare. A 13 anni siamo ancora indecisi sul nostro futuro, ma ognuno di noi ha dei sogni che cercherà di realizzare partendo dalla scelta della scuola superiore che ritiene più giusta in base alle proprie passioni e le proprie competenze; saremo sicuramente più motivati a imparare cose nuove se siamo nel posto che crediamo più giusto per noi.

Un ambiente diverso, dei nuovi compagni di classe, tantissime cose da imparare sono le aspettative che abbiamo. Per avere un’ampia visuale sull’argomento, abbiamo svolto un’indagine su un campione di ragazzi di terza media del nostro istituto. Abbiamo così cercato di capire il perché della loro scelta.

Abbiamo così analizzato che il 100% degli intervistati iscritti ai licei ha tenuto conto del consiglio orientativo espresso dalla scuola, mentre questa percentuale si abbassa al 50% se teniamo conto degli iscritti agli istituti professionali e al 60% per gli istituti tecnici.

Il 75% dei ragazzi iscritti al professionale dice che il giudizio dei ragazzi che già frequentano quella scuola ha influito poco, il restante 25% dice che ha influito abbastanza. Il 60% dei ragazzi iscritti ai licei ha tenuto poco conto del giudizio di chi già frequenta la scuola, il 40% abbastanza. L’80% degli iscritti agli istituti tecnici ha tenuto molto conto del giudizio dei ragazzi che già frequentano quel tipo di scuola.

Il 100% di tutti i ragazzi iscritti alle superiori ha valutato l’offerta formativa della scuola.

Scende invece la percentuale dei ragazzi che hanno partecipato agli Open Days: vi ha partecipato il 60% degli iscritti ai licei e degli istituti tecnici, e il 75% dei ragazzi iscritti ai professionali e questo dato probabilmente è stato influenzato dalla pandemia.

Il 100% dei ragazzi iscritti ai licei e dei professionali non ha tenuto conto del parere dei propri genitori, mentre ne ha tenuto conto l’80% degli iscritti agli istituti tecnici.

Il 100% di tutti i ragazzi iscritti alle superiori ha scelto la scuola superiore prendendo in considerazione il fatto che quel percorso di studi possa prepararli per il futuro.

Il 100% di tutti i ragazzi iscritti alle superiori ritiene di avere attitudine allo studio corrispondente ai piani di studio della scuola scelta.

Dall’indagine effettuata dalla prof.ssa Pellico, che ha curato quest’anno l’orientamento per noi ragazzi di terza media, su 42 ragazzi il 40,5 % ha scelto di iscriversi al liceo scientifico, il 9,5% al liceo classico e il 14,3% al liceo linguistico.

Ringraziamo tutti i compagni che hanno partecipato all’indagine e in bocca al lupo per tutto!!!

  Pietro Ciracì, Antonio Argese, Elena Roma, Melita Ciniero.

 


E' tempo di ricordare.... 

un sacrificio scandaloso

In questi giorni, precisamente il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, una ricorrenza internazionale nella quale si commemorano le vittime dell’Olocausto. Quest’ ultimo vocabolo può essere sostituito dal termine Shoah, in quanto, pur indicando nello stesso modo lo sterminio ebraico avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, non richiama del tutto l’idea di un sacrificio inevitabile…un sacrificio che ha portato alla morte di milioni e milioni di individui… un sacrificio impiegato con le armi…un sacrificio che ha assistito alla decadenza dell’etnia ebraica…un sacrificio che ha dato sviluppo ad una mentalità razzista…un sacrificio che ha portato all’esclusione di un certo gruppo di persone dalla società…un sacrificio che ha portato al silenzio…un sacrificio che ha provocato paura…un sacrificio che ha causato orrore…un sacrificio che ha bruciato l’esistenza di molti individui…un sacrificio che ha dimostrato il carattere disumano di alcuni soggetti…un sacrificio che ha dato luogo all’ indifferenza… un sacrificio SCANDALOSO

Parlando di indifferenza, quest’ultima, in alcuni casi può essere considerata più grave della violenza. Questo perché, la violenza porta alla difesa e alla preparazione, mentre, l’indifferenza può comparire da un momento all’altro e, gravissima qual è, fa male. Oltre ad essere gravissima, è anche pesantissima; l’indifferenza è complice…l’indifferenza scatta quando si vede la solitudine…la solitudine di una persona perdente…la solitudine di una persona definita “sfigata”…la solitudine del malato… la solitudine (proprio parlando degli ebrei) di coloro che sono considerati come diversi…la solitudine del discriminato…la solitudine dell’emarginato… la solitudine di colui che viene deriso… la solitudine di colui che viene sottovalutato…la solitudine di colui che si sposta da un posto all’altro per trovare, nel proprio cammino, la speranza di vita, la speranza di non lasciare il pianeta terra e di rimanere fra gli esseri umani…la solitudine di colui che aveva perso i propri familiari, che aveva perso un amico tra i colpi di fuoco…la solitudine di chi aveva la paura, l’ossessione di uscire e di essere assassinati…la solitudine di chi veniva deportato…semplicemente la SOLITUDINE

A parer mio, l’indifferenza ha avuto un certo peso, di un certo calibro durante il periodo della Shoah, poiché molti individui, da un giorno all’altro, si sono ritrovati al di furori di una società… si sono ritrovati a guardare loro conoscenti che voltavano il viso passandoli vicino…si sono ritrovati come delle persone invisibili che giravano per le strade, come dei fantasmi… si sono ritrovati SOLI! Questo ha fatto loro veramente del male e ha provocato una sensazione di inesistenza. La situazione si è aggravata quando, oltre a questi avvenimenti si presentavano anche numerosi omicidi e via dicendo. In quei momenti la disperazione e la paura prevalevano su ogni sensazione!

Cristian Monaco

UNA CHIAVE CHE APRE IL CUORE ALLA COMMOZIONE

Il film “La chiave di Sara” del regista Gilles Paquet-Brenner girato nel 2010 tratta l’argomento della persecuzione degli ebrei durante la 2° guerra mondiale.

  Il film ci è sembrato molto forte e con contenuti molto duri, perché ci mostra come i sopravvissuti a tanto orrore non possono più vivere una vita normale. Non è in realtà il solito film sulla SHOAH, racconta attraverso gli occhi di una bambina l’orrore compiuto da uomini su altri uomini.

Questo film è anche il racconto di una persona che attraverso l’idea di far uscire il bambino da dentro l’armadio è come se volesse far uscire l’umanità dal buio di quel periodo storico.  

La storia racconta della piccola Sara che è a casa con la sua famiglia quando viene svegliata dall’irruzione dalla polizia francese e prelevata insieme ai genitori. Ha solo dieci anni, non capisce cosa sta succedendo, ma è atterrita e, prima di essere portata via, ha il coraggio e la freddezza di pensare a mettere in salvo il fratellino rinchiudendolo a chiave in un armadio e portando con sé la chiave, ignara del fatto che non sarebbe potuta ritornare a breve termine nella casa. Sara arrivata nel campo di concentramento viene separata dai suoi genitori, ma riesce a trovare un’amica che, con la sua complicità, riescono a convincere un militare a farle scappare. Una volta scappate, l’amica della piccola muore, però Sara trova ospitalità presso una coppia di contadini. Sara decide di tornare nella sua vecchia casa, corre verso l’armadio della camera e lo apre trovando il cadavere del fratellino morto. Sara non riesce a vivere con la colpa di aver fatto morire il fratellino e per questo dopo anni si suicida.   Noi, riteniamo che il regista attraverso questo film abbia voluto sottolineare i due eventi drammatici della morte del bambino e del suicidio di Sara, oltre che per raccontare una delle tante tristi storie di quel periodo soprattutto per farci comprendere che la crudeltà, umana quando arriva alla sua massima espressione, non ha misericordia neanche per i bambini.              Ai bambini per nessuna ragione devono essere inflitti sofferenze così grandi e questo film ci sembra che voglia proprio far capire al mondo che la violenza genera soltanto male e il suicidio di Sara è l’esempio.           

Secondo noi Sara non ha reagito bene suicidandosi, lei doveva continuare a vivere per la sua famiglia oltre che per se stessa e per la memoria del suo fratellino, solo che alcune volte il rimorso, la disperazione e il dolore, sono più forti della speranza nel futuro.                                                                                                                                                

Michela Marseglia       Sofia Tanzarella                                                                          

IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE

 Per ricordare la giornata della memoria abbiamo pensato di recensire il film “Il bambino con il pigiama a righe” di Mark Herman uscito nel 2008. È un film drammatico e storico, tratto dal romanzo di John Boyle. Il titolo è riferito al modo di vestire di tutti i deportati nei campi di concentramento ed è ambientato negli anni Quaranta durante il periodo fascista della seconda guerra mondiale.

Tutto comincia quando una famiglia tedesca di Berlino, composta da due figli di nomi Bruno e Gretel e i loro genitori Elsa e Ralf, si trasferisce in una casa di campagna ad Auschwitz, per il lavoro di Ralf che è a capo dell’esercito fascista, padre di Bruno, il protagonista del film, un bambino di otto anni che vive una vita serena con la famiglia e gli amici. 

Non molto lontano dalla loro casa ci sono i campi di concentramento. Accecato dalla curiosità Bruno decide di iniziare ad esplorare e arrivato al campo vede un bambino della sua età seduto a terra che indossa un pigiama a righe. Questo bambino si chiama Shmuel, fa subito amicizia con Bruno e gli rivela di essere un ebreo.  I due diventano molto amici e il bambino tedesco va ogni giorno a trovare Shmuel per giocare assieme a lui. Dopo un anno Elsa, mamma del bambino, decide di ritornare a Berlino perché scopre e non accetta ciò che succedeva agli ebrei a causa di suo marito. Il piccolo Bruno era contrario e non voleva ritornare perché voleva aiutare Shmuel a ritrovare suo padre. Così oltrepassa la rete e indossa il pigiama a righe. Questo gesto si rivelerà tragico per entrambi i bambini.

Secondo noi è un film toccante e coinvolgente.

Ve lo consigliamo perché ci fa capire il vero valore dell’amicizia e dell’uguaglianza: non importa se siamo tedeschi, ebrei, di religione, cultura o colore della pelle diversi: siamo tutti uguali e l’amicizia non ha limiti!                                                 Chiara Bazzini, Sofia Bogias

                                                       

scolpitelo nel vostro cuore

Per non dimenticare ciò che è accaduto durante la shoah a scuola abbiamo letto il libro di Liliana Segre “Scolpitelo nel vostro cuore” pubblicato nel 2018 da A. Mondadori scuola.

Liliana Segre, nasce a Milano nel 1930 e nel 1938, anno delle leggi razziali, viene espulsa dalla scuola. Dopo varie vicissitudini parte dal binario 21 della stazione centrale e viene deportata ad Auschwitz-Birkenau il 30 gennaio del 1944.

Fu l’unica bambina di quel convoglio a tornare, nell’estate del 1945. Dopo 45 anni di silenzio, dal 1990 è testimone attiva della Shoah e come lei stessa dice “le scuole restano il mio luogo del cuore, perché’ è lì che ci sono i miei nipoti ideali”.

Il 19 gennaio del 2018 il Presidente della Repubblica, Mattarella, la nomina senatrice a vita: “la bambina di un tempo, ridotta ad un individuo senza identità, entra oggi nella più importante istituzione della Repubblica”.

Questo è un libro importante per far conoscere la storia della shoah anche ai più piccoli perché bisogna conoscere gli errori che si sono fatti in passato, per non ripeterli in futuro e soprattutto “per non dimenticare”.

Dal mio punto di vista questo è un libro toccante come nel punto in cui Liliana Segre descrive come si dormiva nel campo di sterminio non solo per lo sporco ma per i rumori, i pianti dei bambini, le grida di chi veniva portato al gas. Inoltre è accattivante allo stesso tempo, un libro che mette in evidenzia la sofferenza senza portare né rancore e né odio. Mi è piaciuto anche perché attualizza alcune situazioni e emozioni vissute dalla Segre bambina contestualizzandole nel mondo di oggi.

La grande lezione che ci regala è di non essere indifferenti di fronte al male.

Il linguaggio è semplice e mi sono piaciute le tante fotografie che ritraggono l’autrice da bambina.

Chiara Mazza

La vita con e senza l’indifferenza                                                    

Il 27 gennaio celebriamo il giorno della memoria. La memoria nei confronti di tutte le vittime della Shoah. Nel libro di Liliana Segre, “Scolpitelo nel vostro cuore”, l’autrice sottolinea il sentimento dell’indifferenza” nella nostra vita. Definisce l’indifferenza una malvagità più forte della violenza, “complice” degli errori della nostra società.

 

La nostra opinione su questo tema è chiara!

L’indifferenza è un modo di mettersi in relazione in modo scorretto.

Oggi stiamo rivalutando i semplici gesti: un semplice abbraccio, una carezza. Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, spesso e volentieri preferiamo voltare le spalle agli altri.

Tante sono le azioni che ci rendono persone “indifferenti”. Tanti sono i comportatemi che molto spesso compiamo senza accorgercene come l’insensibilita’ nei confronti di persone coinvolte in gesti poco confortanti, eventi avvilenti da parte di persone arroganti. In quel momento noi diventiamo alleati del prepotente, poiché non abbiamo difeso il fragile; Il disinteresse nel curare e tutelare l’ambiente in cui viviamo.

La prossima volta che ci ritroviamo in queste situazioni cerchiamo di aiutare il prossimo, di essere tolleranti in ogni contesto e cercare di non ricadere nuovamente negli stessi errori.

                                                                                                                             Serena   Monaco

Grazia Urgesi

E' tempo di ricordare.... 

Angelo Petracca, un eroe dei nostri tempi

È nostro dovere ricordare la figura di un ragazzo che sta molto a cuore a noi cegliesi.

Si chiamava Angelo Petracca  ed era nato il 6 gennaio 1970 a Carasano(Lecce).

Angelo era un carabiniere. Il 22 gennaio del 1990 si trovava nella caserma di Ceglie Messapica, era il suo turno di riposo ma decise di rispondere a una chiamata d'aiuto da parte di cittadini allarmati dalla presenza di quattro uomini armati che avevano messo in atto una rapina alla banca popolare.

Angelo non esitò nel mettere il giubbotto antiproiettile e pure sapendo probabilmente a cosa andava incontro, lo fece ugualmente per il bene dei cittadini. Arrivato sul posto, i malviventi aprirono il fuoco colpendo alle gambe un suo collega, il carabiniere Spagnolo. I malviventi avevano l'intenzione di uccidere Spagnolo, ma Petracca attirò il fuoco dei rapinatori contro di sé sparando numerosi colpi di mitraglietta, sbaragliando i criminali e ferendoli. Purtroppo, fu colpito alla testa da vari colpi di fucile, morendo sul colpo. Quella strada del mio paese dove morì, ora prende il nome di via Angelo Petracca. Erano le 13:30 del 22 gennaio del 1990, io non ero ancora nato naturalmente, ma so che in quel posto perse la vita un eroe dei nostri tempi nel tentativo di combattere contro la malavita.

La nostra scuola ha sempre partecipato alle commemorazioni celebrate dall’Arma dei Carabinieri e dall’Amministrazione comunale e anche se quest’anno non potremo essere presenti ricorderemo il suo sacrificio e ne prenderemo esempio.

Antonio Argese





E' tempo di ricordare.... 













E' tempo di ricordare.... 


Con gli occhi di un bambino

 

Per ricordare ho scelto di recensire il film di Roberto Benigni del 1997 “La vita è bella”.

“La vita è bella”… il titolo parla da solo. Un film secondo me tra i più belli tra quelli che ci raccontano la shoah, che tocca il cuore e fa commuovere. Benigni cerca di  sdrammatizzare un tema pesante e lontano da noi e dai nostri giorni.

È un racconto quasi fiabesco sulla bellezza della vita, recitato come un gioco, dove si racconta il male attraverso il bene, dove l’amore di un padre per il proprio figlio riesce a trovare la felicità, l’ironia e la comicità anche in situazioni davvero drammatiche.

Il protagonista, Guido, arriva nel campo di concentramento con il figlio, e inventa un gioco a punti con un gran bel premio finale… un carro armato vero! Guido ha un solo scopo: vuole sopravvivere, ma soprattutto vuole che suo figlio esca vivo da questa terribile tragedia. Solo un padre può lottare fino alla fine pur di non privare il proprio figlio del sorriso e della felicità anche se all’inferno.

Chi avrebbe potuto avere una tale immaginazione?

Solo un padre, che tutto fa pur di non spegnere in suo figlio la voglia di vivere.

Questo film ci insegna che la felicità sta nella nostra capacità di vedere la vita, di accettare e affrontare le avversità.

 Guido muore ma nello stesso tempo vince perchè, il suo bambino è salvo e ritrova sua madre.

Proprio come in tutte le favole c’è molto dolore ma soprattutto tanta meraviglia e speranza di continuare a vivere, perché la vita va vissuta e non possiamo mai arrenderci anche di fronte alle difficoltà.

Ragazzi, se non l’avete ancora visto, fatelo! Vi piacerà!

 

Gabriele ALOISIO 


Piccoli poeti crescono  

Anche quest’anno gli alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado “Vinci” del Secondo Istituto Comprensivo hanno partecipato alla 7ª edizione del concorso di poesia religiosa “Natale nel tuo cuore”. Il concorso, organizzato dall’Associazione “Ceglie nel cuore”, in collaborazione con la Parrocchia S. Lorenzo da Brindisi e l’Amministrazione Comunale -Assessorato alla cultura, ha premiato, durante la diretta facebook dell’Associazione culturale MittAffett, diversi ragazzi tra i quali Danilo Bellanova (Primo premio) che era già stato premiato e lodato l’anno scorso e Titti Santoro (secondo premio).

Durante la diretta, l’assessore alla cultura Antonello Laveneziana ha premiato i piccoli poeti, che successivamente hanno ritirato la targa-ricordo.

La Scuola Secondaria di Primo Grado “Vinci” diretta dal dirigente Stefano Macchia, ha da anni a cuore la poesia e anche quest’anno gli alunni, che, nonostante le mille difficoltà dovute all’emergenza Covid, continuano a frequentare in presenza o in didattica mista le lezioni, partecipano al progetto “Poeti e Poesia a Ceglie”. Il progetto ha come obiettivo quello di far apprezzare la bellezza del poetare e imparando a cimentarsi loro stessi con questa arte, guidati dai poeti cegliesi come Vincenzo Gasparro, Damiano Leo, Angelo Cassese, con l’intento di far conoscere la figura Pietro Gatti.


 Lettera aperta a Babbo Natale  

Caro Babbo Natale,

Sono Melita Ciniero della 3^B della scuola “Leonardo da Vinci”.

Quest'anno è un po' diverso dal solito, è stato un anno lungo, doloroso e triste, un anno in cui la tv trasmetteva sempre le stesse notizie, notizie che solo a sentirle ti si ghiacciava il sangue nelle vene, un anno che ha tolto la vita a milioni di persone e che ha fatto perdere e in molti la speranza. Ma è stato anche un anno che ci ha fatto crescere e ci ha fatto capire quanto per noi è importante un semplice abbraccio che magari prima davamo per scontato e lo trovavamo banale.

Quest'anno ciò che vorrei veramente è la FELICITÀ, si la felicità per tutte quelle famiglie che sono state vittime di questo immenso male, per tutte quelle persone che lo hanno vissuto sulla propria pelle, per tutti i dottori che ancora oggi cercano di fare tutto il possibile per salvare una vita…

Si è vero è stato un anno difficile ma ci ha fatto capire che il mondo in queste situazioni non può arrendersi o scappare ma deve combattere ma deve combattere e potrà vincere solo se restiamo uniti.

Purtroppo però non c'è ancora stata una vittoria definitiva ma sono una ragazza positiva e ottimista e spero davvero che il prossimo sarà un anno migliore perché voglio divertirmi con i miei amici, voglio poter abbracciare i miei nonni senza timore, non voglio più vedere la paura negli occhi di mia madre quando torna a casa da lavoro, voglio tornare a RESPIRARE!!!

Questo virus ha lasciato in ognuno di noi delle ferite e le sue cicatrici resteranno incise sulla nostra pelle per sempre.

Confido anche in te, Babbo Natale, per salvare il NOSTRO MONDO!

                            

                                                                          Melita Ciniero

 Lettera aperta a Babbo Natale  


 

 

Lettera aperta a Babbo Natale                                                                                                                          

Lettera aperta a Babbo Natale                                                                                                                              

Carissimo e gentilissimo Babbo Natale,

sono un ragazzo italiano di 12 anni, vivo a Ceglie Messapica, sono nato il 29 gennaio del 2008 a Francavilla Fontana, faccio la terza media nel plesso “Leonardo da Vinci”, gioco a basket, suono la batteria, tifo la Juventus e sono una persona intelligente, gentile e tranquilla, amo stare in compagnia e mi piace molto studiare, scoprire, leggere e scrivere. Oggi ti scrivo per comunicarti cosa vorrei per questo Natale… un Natale che purtroppo non festeggeremo come negli altri anni, però oramai è andata così.  Per questa festività voglio che tu riporta in mezzo alla gente la speranza…la speranza che con la forza, l’ impegno, la lotta e la costanza riusciremo ad uscire dalla situazione circostante come dei vincitori, come delle persone che hanno sacrificato se stessi per il bene di una popolazione… una popolazione che come ha vinto il primo round è pronta a vincere il secondo e se ce ne sarà un terzo, sarà pronta a vincere anche quest’ ultimo… una popolazione che vincerà con la consapevolezza che ciascun individuo ha contribuito a lottare e che ci sono stati anziani che hanno lasciato il posto ai giovani, sacrificando la loro vita. Inoltre, voglio che tu faccia in modo che noi tutti possiamo ritornare alla vita che ci circondava all’ incirca un anno fa… una vita, nella quale eravamo liberi di uscire di casa per incontrare un amico, per andare a visitare altre città, per viaggiare, per fare sport, per andare al cinema, a teatro o a guardare un match sportivo, per andare a fare visita ad una persona a noi cara, per andare a fare shopping, per andare a pranzare in un ristorante o in un’osteria, per uscire con gli amici, per visitare dei monumenti o dei musei e per fare molto altro. Ti scrivo anche per chiederti di trasmettere a noi tutti la forza di affrontare nuovamente questo mostro e sterminarlo una volta per tutte. Voglio concludere questo discorso a te rivolto dicendo che, sicuramente, con il tuo aiuto e con la collaborazione di tutta la popolazione italiana, ma anche globale, riusciremo a tornare le persone libere di un anno fa!

Un caro saluto.

                                                                                                                                                         CHRISTIAN  MONACO   

                    

                                                    

Lettera aperta a Babbo Natale                                                            

Caro Babbo Natale,

 sono Chiara, ho tredici anni e frequento la terza media alla scuola “Leonardo da Vinci” a Ceglie. Questo anno non sono regali materiali quelli che vorrei, anzi sono più desideri che vengono dal cuore.

Vorrei che il tg non ci desse sempre brutte notizie come le notizie di bambini e ragazzi della mia età che soffrono la fame o che scappano dalla guerra, vorrei che tu potessi aiutarli, perché nelle loro letterine ci sono solo poche cose come una coperta e del cibo. Vorrei che tu con un tuo miracolo di Natale donassi loro una casa sicura o un posto in cui andare, del cibo per nutrirsi.

Vorrei che questo periodo potesse terminare subito perché vorrei riabbracciare i miei parenti e passare del tempo con loro. Questo brutto periodo inoltre porta via il lavoro, la vita, la famiglia a molte persone, insomma vorrei che tutta la gente potesse superarlo senza problemi e non come sta attualmente succedendo.

So di chiedere troppo ma vorrei ancora alcune cose. La situazione nel mondo non è delle migliori: la gente non si preoccupa del futuro del pianeta, di conseguenza non si preoccupa del nostro futuro, questa volta non ti chiedo di risolvere tu la situazione, io vorrei che facessi un appello a tutti gli abitanti del mondo, per far capire che questo pianeta è di tutti e come noi, quando stiamo male, deve essere curato. Dobbiamo aiutarci a vicenda e dobbiamo collaborare per salvarlo. Se non facciamo qualcosa subito probabilmente non avremo un futuro, ci saranno sempre più persone che soffriranno la fame e purtroppo ci sono momenti in cui i fattori diventano irreversibili.

Una altra cosa che desidero tanto è un momento di distaccamento da tutti questi problemi che anche se non coinvolgono me in prima persona, è come se lo facessero. Credo che un momento di pausa serva a tutti.

Spero tu possa esaudire i miei numerosi desideri.

Grazie mille per tutto quello che hai fatto per me in questi anni

Chiara Mazza                                                                                

Lettera aperta a Babbo Natale                                                            

Caro Babbo Natale sono Dominic, vivo a Ceglie Messapica con la mia bellissima famiglia, ho 12 anni e frequento la 2^ media nella scuola Leonardo da Vinci.  

Per questo Natale vorrei che tu esaudissi 3 miei desideri.

Inizio con il primo, il più importante. Vorrei riabbracciare e baciare i miei nonni senza problemi; inoltre, vorrei tornare a giocare con i miei amici come ai vecchi tempi, senza preoccuparmi delle distanze a causa del Covid.

Il secondo desiderio nasce da una abitudine della mia famiglia durante le vacanze scolastiche.  Vorrei ritornare a viaggiare, perché è bello visitare luoghi affascinanti per storia, arte e paesaggi e purtroppo oggi è difficile anche solo immaginarlo. Ricordo, ad esempio, meno di un anno fa, il giorno dell’Epifania trascorso a Napoli con la mia famiglia ed i miei amici, specie la visita di Napoli sotterranea.,

Il terzo ed ultimo desiderio è legato alla mia passione per il basket. Quest’anno, io e i miei compagni di squadra dei Campionati di domani siamo iscritti al campionato regionale Under 14. Vorrei tanto giocare a basket e affrontare questo difficile, ma stimolante campionato per confrontarmi con gli altri e migliorare sempre di più . 

Caro Babbo Natale ti auguro col cuore un sereno Natale e spero che potrai esaudire i miei desideri, approfittando della cura del vaccino Anti Covid.

Ceglie Messapica, 23 dicembre 2020

Dominic Santoro

                                                                                  

Lettera aperta a Babbo Natale                                                            

                                                                                  Ceglie,  22/12/2020

 

Caro Babbo Natale, mi chiamo Danilo e sono un ragazzo di 11 anni, a cui sta a cuore lo spirito del Natale.

E’ risaputo che il Natale sia una festa per bambini, una festa in cui si ricevono regali, ma penso che in realtà, sia un momento in cui mettiamo allo scoperto i nostri sentimenti. Sentimenti religiosi, la Chiesa preme per ricordarci che Natale è la ricorrenza della nascita di Gesù, e sentimenti legati alla sfera familiare in cui si mette a nudo la vera natura delle persone, e si percepisce la solitudine o al contrario la sintonia con gli altri.

In tutto ciò però non bisogna dimenticare le esigenze dei bambini!

Per noi il Natale è magia, fantasia, è il giocare a carte, sparare i petardi, addobbare l’albero in compagnia, alzarsi presto la mattina per scartare i regali e restare sorpresi.

In una sola parola è felicità.

Io posso dire con estrema sincerità di essere molto fortunato ad avere una famiglia a cui ci tiene alla mia felicità e quella di mio fratello, ma mi dispiace molto quando ascolto storie di solitudine.

Vorrei tanto che tutti gli adulti ritornassero anche solo per un giorno a rivivere la stessa spensieratezza di quando erano ragazzi. Vorrei che vivessero il Natale con lo spirito giusto; senza pensare a chi invitare, a cosa preparare per il pranzo o ai regali da comperare.

Babbo Natale, pensaci tu a non far perdere questo momento di felicità!

 

Danilo Bellanova                                  

Lettera aperta a Babbo Natale

                                                              Ceglie Messapica, 22/12/2020

 Caro Babbo Natale,

 

mi chiamo Sofia Tanzarella ho 12 anni e frequento la seconda media dell'istituto “Leonardo da Vinci”.

 Sono appassionata di animali, soprattutto i cani e ti scrivo perché vorrei esporti il problema del loro abbandono. Molto spesso nel mio Paese vengono abbandonati nelle campagne e nei cassonetti della spazzatura, cuccioli di cane, che se non trovati in tempo da qualche passante, rischiano di morire per atroci sofferenze come la mancanza di cibo, acqua e freddo. Mi piacerebbe che tu aiutassi le persone a capire quanto gli animali siano importanti, perché sono delle creature che hanno tanto bisogno di attenzioni e di cure proprio come degli esseri umani e ti chiedo che tutti gli animali abbandonati possono trovare una famiglia che li ami e li coccoli in modo che anche loro possono trascorrere un felice Natale.

 Ora ti saluto e spero che tu possa esaudire questo mio desiderio.

                                                                                                                Sofia Tanzarella

                                                                                   

                                 



Lettera aperta a Babbo Natale

Ceglie Messapica 22/12/2020

 

Caro Babbo Natale,                                                                                                                                                                

 mi chiamo Michela, sono una studentessa di 12 anni molto attenta alla protezione dell’ambiente e a tutto il creato.                                                                                                    Mi sento costretta a scriverti per esporti il mio pensiero sull’attuale situazione dell’ambiente e nella certezza che, chi legge questa lettera possa in qualche modo capire che è tempo di fare qualcosa per proteggere questo nostro mondo ormai soffocato dai nostri cattivi comportamenti.                                                                                   

 Se ci guardiamo intorno ci accorgiamo che la Terra sta chiedendo aiuto e noi nella nostra insensibilità abbiamo l’orecchio duro.                                                                            I cieli hanno perso il loro bel colore azzurro per lasciare il posto al grigio dei fumi, i mari sono diventati discariche di plastica e da essi non emergono più isole verdeggianti ma cumuli di plastica. I pesci hanno scambiato le buste di plastica per alghe, i veleni delle industrie si mescolano all’acqua in cui nuotano; il sole a causa del buco dell’ozono invece di farci del bene ci fa venire tumori alla pelle.                                                     

    Caro Babbo, potrei andare avanti per ore a raccontarti tutto ciò che non va, ma mi fermo qui. Ti prego cerca di far capire a tutti quanti gli uomini di questa Terra che è giunta l’ora di fare qualcosa per proteggere noi stessi e tutto l’ambiente!                                                                                                                                                                    Il mondo è un dono di Dio che non ci appartiene e che dobbiamo consegnare a chi verrà dopo di noi, perciò cerchiamo di rispettare la natura, gli animali, l’ambiente, tutte le risorse che la terra ci offre senza sfruttarle o danneggiarle. Cerchiamo di mantenere l’equilibrio ed evitare lo sfruttamento irrazionale.                   Non credo di aver torto se dico che la natura, quando l’uomo è costretto a stare chiuso in casa, comincia a respirare e a riprendere i suoi spazi, il lockdown ce lo ha dimostrato!

MichelaMarseglia                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             



Lettera aperta a Babbo Natale

Ceglie Messapica, 21 dicembre 2020

Caro Babbo Natale,

sono Gabriele Aloisio, ho 13 anni e anch’io voglio scriverti una lettera, anche se di solito lo fanno i più piccini per chiederti il loro regalo tanto desiderato, con la promessa di essere più buoni.

  Certo, questo Natale non è per nulla ordinario, tante cose sono cambiate dallo scorso Natale, ci siamo tutti digitalizzati, quest’anno molte richieste ti arriveranno on-line.

Spesso penso: cosa ci resterà di questa bella favola di Babbo Natale?

       Noi ragazzi più grandi cosa potremmo chiedere?

  Io ormai i miei doni li chiedo direttamente a miei genitori, oppure li compro con i miei risparmi.

  Quello che vorrei quest’anno, caro Babbo Natale, non si trova in commercio, presumo costerebbe molto e quindi provo a chiederli a te che sei tanto buono ed esaudisci i desideri di tutti.

Caro Babbo Natale, porta in dono ai popoli in guerra, pace, cibo, affetti, fanciullezza e dignità. Porta una grossa dose di coscienza a tutti i potenti del mondo affinché intervengano in questo periodo critico che stiamo tutti vivendo. Porta a tutte le donne maltrattate il coraggio di ribellarsi e dire basta alla violenza. Porta a tutti un vaccino sicuro.

Caro Babbo Natale, questi doni ti assicuro che non saranno pesanti e faticosi da trasportare…confido in te…grazie.

Gabriele Aloisio



Lettera aperta a Babbo Natale

Ceglie Messapica, 22\12\2020

Caro Babbo Natale,                     

Mi presento sono Serena Monaco, ho 12 anni, e frequento la 2^a del plesso “Vinci” nella mia città nativa, Ceglie Messapica, in Puglia.

Posso affermare che qui non è come la Lapponia: non si vede spesso la neve e non si vedono mai delle renne che saltellano da una parte all’altra! Non si sente mai l’odore dei ginger bread che inebriano i corridoi delle case e le strade! Però la mia citta’ è caratterizzata dalla felicità di rincontrarsi e riabbracciarsi, dalla voglia di tornare a quella che era la normalita’! Comunque, non mi voglio prolungare piu’ di tanto! Ti scrivo perche’ vorrei un tuo aiuto!  Vorrei che tu potessi consegnare a tutti i bambini del mondo che non godono di grandi possibilita’ economiche dei doni, un gesto per farli capire che, in questo periodo difficoltoso, non sono soli! Spero che appena ricevano i regali possano sentirsi confortati e possano sentirsi uniti! Ti dò un consiglio: la maggior parte dei bambini poveri vive in Africa quindi procurati un vestito comodo e fresco che non ti faccia sudare! E attento al fuso orario!...penso di averti importunato per troppo tempo.

Grazie del supporto, grazie dell’aiuto e ti ringrazio per la pazienza e…segui il mio consiglio, ti servira’, fidati!

 

                                                                                                                           Serena Monaco 


Lettera aperta a Babbo Natale

Ceglie Messapica/21/12/2020

Caro Babbo Natale,

 l'intera umanità ha bisogno di parlarti. Il Natale sta scomparendo. Ormai in tutto il mondo il Natale non è altro che una festa in cui si ricevono regali, il vero senso del Natale quasi quasi non ce lo ricordiamo più.

In quanto amico della gente le chiediamo di intervenire.

Si è arrivati al punto di esser felici nel periodo di Natale solo perché abbiamo la certezza di trovare regali sotto l'albero, e a pensare che ci sono persone che a Natale non sanno nemmeno se avranno un pasto caldo o un posto dove poter dormire....

Fino a poco tempo fa il Natale era l’occasione per vedere i propri cari, ma ora anche questo ci è stato tolto. In questo periodo potremo godere degli affetti non di persona, lontani dagli occhi ma vicini col cuore.

Concludo con una frase di una canzone natalizia: “A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai”.

 

Antonio Argese



Lettera aperta a Babbo Natale

Ceglie Messapica, 20 dicembre 2020

Caro Babbo Natale, 

             io Sono Elena Roma, frequento la terza media e sono una ragazzina che vive nel proprio mondo, pieno di sogni e passioni.  Alla mia età, credo però sia necessario uscire dal proprio mondo, avere la possibilità di viaggiare, stare con gli amici o semplicemente andare al cinema. Fino a poco tempo fa, se ti sentivi giù, un attimo dopo avevi la possibilità di esplodere di gioia. Come sai, fare queste attività ora è impossibile. Prima eravamo così felici ma è bastato un attimo e la nostra felicità sembra essere svanita.

In questo periodo è difficile mantenere la propria positività ma credo che ognuno di noi può provare a fare qualcosa per trasformare la tristezza in felicità. Dobbiamo credere che possiamo andare avanti. La mia passione è l'arte del leggere, quando leggo mi teletrasporto in un'altra dimensione, subito divento la protagonista della storia che sto leggendo; leggere mi apre la mente, riesco a pensare ad una dimensione diversa dalla situazione attuale del mondo. 

Caro mio Babbo Natale, tu sei sognato e apprezzato da tutti i bambini poiché avveri i desideri. Io sono qui, pronta a ritornare bambina per chiederti di avverare questo mio desiderio: vorrei che tutto torni come prima, vorrei che il sorrisino di noi bambini e ragazzi ritorni a splendere senza doverci controllare quando vogliamo abbracciare i nostri cari e i nostri amici, vorrei che la scuola le attività e le nostri passioni ricomincino senza mai più fermarsi, vorrei vedere le stazioni piene di gente che sta per partire o che sta per riabbracciare una cara persona. 

Ma la cosa che più vorrei sarebbe il poter gridare al mondo TUTTO È FINITO! 

Caro mio Babbo Natale, non smetteremo mai né bambini e né adulti di sperare che tu esista Io credo in te e nella tua magia

 Un grande abbraccio

 la tua cara sognatrice Elena.






La Street band

La nostra sede

La nostra orchestra

I nostri progetti

Il caporalato è entrato nel codice penale, come reato, soltanto nel 2011: è considerato dalla legge Italiana un “reato spia”, cioè la presenza del caporalato in una comunità è indice di infiltrazioni criminali nel settore. In Italia esiste una fetta di lavoratori “invisibili” che sfuggono agli Enti dei lavoratori (INPS e INAIL): sono stranieri ma anche italiani che lavorano nelle campagne, sfruttati e mal pagati dai “caporali”, imprenditori nostrani che reclutano la manodopera per portarla a lavorare nei campi in condizioni talvolta disumane. Questa è una piaga sociale molto diffusa da nord a sud: purtroppo è grazie al lavoro delle braccia di questi uomini e queste donne sfruttati se certi prodotti agricoli arrivano sulle nostre tavole. Da qui il nome “braccianti” attribuito a questi lavoratori che soffrono nel silenzio. Partono alle 03:00 di notte, quando la città dorme: partono col buio e col buio tornano alle loro case, nel tardo pomeriggio, stanche, sfiniti e con una paga da miseria. Spesso non possono avere una vita sociale, sia pechè i soldi sono pochi sia perchè non ne hanno il tempo e la forza: perchè al rientro nelle loro case devono pensare ad accudire i loro figli, lasciati per tutto il giorno e persino a dormire la notte da qualche parente o da qualche vicino di casa. Devono pensare a mettere in ordine la casa, fare il bucato, fare la spesa e cucinare per la sera. E poi devono andare a dormire, presto, perchè alle 02:00 risuona la sveglia per ricominciare un nuovo giorno. Spesso, per quel lavoro, muoiono. Ed è quello che successe il 19 maggio del 1980, quando la morte travolse la giovane vita di tre donne cegliesi poco più che adolescenti. Lucia Altavilla di 17 anni, Pompea Argentiero di 16 anni e Donata Lombardi di 23 anni anche quella mattina si erano alzate per andare a lavorare nei campi, ma non sapevano che avrebbero quel giorno incontrato la morte: erano andate a raccogliere le fragole quel giorno, fuori provincia, quando il loro pullmino sulla strada del rientro, nei pressi di Grottaglie sulla superstrada Taranto-Brindisi, nel tentativo di sorpasso di un altro mezzo, sbandò, uscendo fuori strada. Era il pomeriggio del 19 maggio 1980, e questo è il mio pensiero per Lucia, Pompea e Donata a quarantadue anni dalla loro scomparsa. Il sacrificio della loro vita, assieme a quello di centinaia di migliaia di lavoratori morti sulla strada ha portato, 36 anni dopo, lo stato italiano ad avere finalmente una legge contro il caporalato. Purtoppo però, ancora oggi "loro", i braccianti sfruttati, ci sono ancora. Rita Mastantuono, poetessa cegliese, scrisse una bella poesia dedicata alle tre giovani concittadine che recita così: "Non si può morire a 18 anni, ad interrompere la corsa sul prato appena iniziato. Non si può morire a 18 anni in un giorno radioso di maggio.... Non si può morire a 18 anni, con l’odore dell’erba sul viso, alla prima nota d’un canto spiegato per quel pugno di fragole rosse rosse nel più rosso del sangue!... “ Ciao Lucia, Pompea, e Donata, ovunque voi siate: non vi ho conosciute e se oggi foste state qui con noi avreste avuto pressappoco l'età delle nostre nonne. La vita vi è stata strappata troppo presto e il nostro pensiero va a voi, con affetto e ammirazione.