10 maggio 1940

Dieci maggio, l'anniversario di un evento che è stato uno choc (rimosso, superato solo in parte) per i cugini d'oltralpe. Il 10 maggio 1940 (80 anni fa) iniziava l'offensiva tedesca che avrebbe portato, in soli 46 giorni, alla resa della Francia. Ho già parlato del fatto strettamente militare in un articolo del 2017, e sempre nello stesso anno della successiva storia della Francia collaborazionista (Vichy). Ho solo accennato al "perché" i Francesi hanno subito la sconfitta del 1940, e questo è l'argomento che voglio approfondire qui.

La Francia dagli anni ’30 alla liberazione

Conosciamo o dovremmo conoscere la storia d’Italia tra le due guerre e durante l’ultimo conflitto mondiale. Se vogliamo spingere lo sguardo oltre le Alpi, e dare un’occhiata a cosa è successo ai nostri cugini francesi, ci troviamo di fronte a una storia non allegra ma comunque interessante. Basandomi, in parte, alcuni articoli già scritti sul mio blog Mondi Immaginari, cerco qui di raccontare questo periodo.

Dopo la Prima Guerra Mondiale

La Francia si ritrovò spopolata, politicamente divisa e in parte devastata dopo il primo conflitto mondiale. La Germania, vinta e schiacciata dalle dure condizioni imposte con il trattato di Versailles, rimaneva il nemico probabile per il futuro, un nemico che faceva paura. Pertanto, mentre ricostruiva le proprie regioni nord-orientali, la Francia continuava a essere inflessibile e intransigente riguardo alle riparazioni post-belliche che la Germania di Weimar (ovvero il governo democratico che precedette quello di Hitler) doveva pagare. Gli equilibri cominciarono a saltare con la crisi del 1929 e anni seguenti. In Germania andava al potere Hitler, che subito dimostrava di voler sfidare lo status quo di Versailles, anche se non ne aveva i mezzi (per il momento). La Francia si dimostrò timorosa e incapace di creare un sistema di alleanze, sia perché un tradizionale amico, la Russia Zarista, non esisteva più, sia perché da parte britannica si disdegnava qualsiasi impegno troppo definitivo, puntando piuttosto all’appeasement.

L’appeasement consisteva, in pratica, nel riconoscere implicitamente che a Versailles si era esagerato, e nel dare soddisfazione alla Germania sulle tante questioni aperte, fino a che i Tedeschi si sarebbero sentiti appagati e si fosse raggiunto un nuovo equilibrio. Una politica che mal si conciliava con le aspirazioni di Hitler di trasformare la Germania in una superpotenza. Il Primo Ministro britannico Lord Balfour ebbe a dire che i Francesi erano così terrorizzati dall’idea di essere divorati dalla tigre che non facevano altro che stuzzicarla. Forse li avrebbe capiti meglio se il Regno Unito avesse condiviso un confine terrestre con la Germania. Ma i Francesi del resto non potevano fare la voce grossa con Hitler perché i Britannici non offrivano loro alcuna garanzia di aiuto in caso di bisogno. Non era quindi accessibile una politica alternativa all’appeasement. Pertanto si limitavano a cercare di tenere viva l’intesa che univa Francia, Italia e Gran Bretagna nel tenere i Tedeschi sotto controllo. Fu Mussolini che impedì il primo tentativo di annessione dell’Austria da parte di Hitler.

Pierre Laval

Poi vi fu la conquista italiana dell’Etiopia, conflitto che iniziò nel 1935 e si concluse sostanzialmente l’anno dopo, anche se l’Etiopia formalmente non si arrese mai. I Francesi sotto il governo del socialista Pierre Laval volevano mantenere l'amicizia dell'Italia, ma l'atteggiamento intransigente della Gran Bretagna fece sì che si arrivasse alle sanzioni economiche contro Mussolini. Queste vennero alleviate, in parte, per intervento della Francia, comunque ebbero l’effetto di estraniare l’Italia dal fronte dei  paesi che contenevano il revanscismo tedesco. Di conseguenza approfittando della crisi  politica (1936) Hitler azzardò la rimilitarizzazione della Renania (ovvero portò le truppe in una regione che doveva restare sguarnita). L’Europa cominciava a scivolare verso la Seconda Guerra Mondiale. Grazie a una serie di errori notevole: primo, intransigenza soprattutto francese verso Weimar, con effetto di accelerarne la caduta. Secondo, appeasement (inglese) e paura (francese) verso Hitler, atteggiamento che tagliava le gambe a qualsiasi speranza di affrontare congiuntamente il dittatore tedesco. Terzo, perdita dell’alleanza con l’Italia, con accelerazione della pressione tedesca e delle relative pretese.

Lo shock: il Fronte Popolare

Sempre nel fatidico 1936 Leon Blum, ricco avvocato e uomo di cultura di estrazione ebraica, leader socialista, vinse le elezioni: era a capo di una coalizione chiamata Fronte Popolare. In questa alleanza vi erano varie liste di sinistra e anche il partito comunista, che per volere di Stalin aveva cessato il continuo antagonismo con i socialisti e li aveva, per una volta, appoggiati. Fu un periodo di grande agitazione, fra scioperi, violenze e fabbriche occupate (prima di essere eletto lo stesso Blum era stato picchiato e mandato all’ospedale dai suoi avversari). I datori di lavoro vennero costretti a riconoscere aumenti salariali, due settimane di ferie pagate, e l'orario settimanale di 40 ore. Tutte concessioni che sembrano poca cosa rispetto al welfare di oggi, per chi ne gode e finché dura. Ai tempi furono uno choc, anche perché erano concessioni che costavano care alle classi dominanti durante un periodo di crisi economica, ed erano ottenute da un governo che contava sull'appoggio di decine di deputati comunisti.

Leon Blum

In effetti Blum non fu poi così rivoluzionario e, per evitare problemi interni, limitò l’aiuto offerto ai repubblicani spagnoli (ricordiamo la guerra civile spagnola scoppiata nello stesso periodo) e cercò di tenerlo nascosto. Blum insomma voleva evitare di importare una guerra civile in Francia. Quindi non vi era un reale rischio di presa del potere da parte di una dittatura "rossa," ma, visto anche quello che stava succedendo in Spagna, per i conservatori, i liberali e i cattolici il governo del Fronte Popolare fu un trauma e un momento di terrore, il preavviso di una prossima scalata comunista al potere.

Un vasto movimento conservatore ("Croce di Fuoco") si mobilitò contro l'alleanza delle sinistre. Vi fu molta violenza politica. I militari erano guardati con diffidenza e a loro volta guardavano i politici con disprezzo (e questo avrebbe avuto conseguenze durevoli).

A causa delle eccessive riforme economiche e dell'ostilità dei mercati, il governo del Fronte Popolare cadde abbastanza rapidamente perché non aveva risolto la crisi ma l’aveva peggiorata. Leon Blum aveva avviato finalmente il riarmo della Francia, ma l'effetto stesso delle misure prese dal suo governo fece sì che questa partenza procedesse a singhiozzo. I successivi governi (Edouard Daladier, Paul Reynaud) cancellarono le ambiziose riforme del Fronte Popolare e cercarono di far ripartire le industrie degli armamenti.

Heinz Guderian, padre delle forze corazzate tedesche

Il riarmo e il pensiero militare francese

Premessa fondamentale: il vero disastro delle forze armate francesi fu di non aver compreso che la prossima guerra non sarebbe stata una ripetizione della Prima Guerra Mondiale. Lo storico Marc Bloch, ebreo, che partecipò come volontario alla guerra e fu poi partigiano (venendo alla fine fucilato nel 1944), fece in tempo a scrivere un  libro sulla “strana sconfitta” della Francia: Bloch incolpò l’intera classe dirigente, ma in particolare i comandi militari, colpevoli di totale incompetenza. Vari problemi organizzativi ed economici rallentarono poi lo sviluppo degli armamenti, e questa è una responsabilità più diffusa, che va addebitata alla confusione sociale e politica della Francia fra le due guerre.I Francesi erano diffidenti verso l’idea di un esercito professionale, mentre i Tedeschi avevano a disposizione una “casta militare” ovvero i nobili prussiani, di cui Hitler seppe fare uso anche se la disprezzava. Pertanto le dottrine militari francesi dovevano far conto del fatto che in buona parte l’esercito sarebbe stato sempre basato su riservisti impreparati, e forse poco entusiasti. L’idea di come combattere una battaglia difensiva era quella di inviare nelle zone minacciate di sfondamento immediati rinforzi in maniera da “riempire” i buchi nella linea. Per quanto riguarda l’offensiva, comandanti vedevano se stessi come la mente al vertice dello schieramento, come la mano che tiene il ventaglio, le cui stecche sono l’impalcatura logistica e di supporto e comunicazione, attraverso la quale manovrare le forze secondo uno schema ben conosciuto, per condurre verso il nemico le classiche battaglie d’annientamento basate su chi ha più materiali e soldati da far ammazzare. L’esercito francese basava le sue comunicazioni principalmente sui telefoni da campo e i corrieri (come nella Prima Guerra Mondiale) disponendo di un modesto numero di radio. Il coordinamento delle unità era nullo, i comandanti spesso dovevano cercarsi l’un l’altro nelle retrovie per poter discutere della situazione. Di fronte all’imprevisto le unità militari si muovevano faticosamente e a volte perdendo reparti per strada, e questo si sarebbe visto nel 1940 quando, in occasione di operazioni pianificate con i Britannici, i Francesi entravano in azione spesso con un giorno di ritardo.

Il generale Weygand

Anticipando quello che vedremo oltre, questo spiega perché i Tedeschi riuscissero a manovrare quasi impunemente, invadendo le retrovie e aggirando le truppe francesi, i cui comandanti si riducevano a guardare le mappe avviliti e in lacrime, spesso senza essere in grado di recuperare una minima mobilità operativa per fare qualcosa. Nonostante l’arretratezza, i Francesi avevano creato delle unità corazzate: prima dei Tedeschi, addirittura. Per quanto riguarda i carri armati, ce n’erano alcuni veramente potenti e ben difesi. Nel 1940 i Tedeschi non avevano i mostri corazzati invincibili che si vedono nei film, per cui i carri francesi risultavano ben corazzati e dotati di armi abbastanza efficaci. Del resto, siccome Tedeschi e Italiani ne riutilizzarono parecchi, qualcosa dovevano valere. Ma avevano un sacco di problemi di praticità ed ergonomia. Mezzi con il cannone in casamatta (ovvero non in torretta girevole), per cui si doveva ruotare tutto il veicolo per inquadrare il nemico. Mezzi lenti, o che finivano subito il carburante (il potente e pesante B1). Inoltre spesso i carri armati francesi non avevano la radio, e per risparmiare erano stati costruiti con le torrette troppo piccole, il che significa che il comandante del carro armato doveva guardare fuori, prendere decisioni, scegliere i bersagli, caricare il cannone e sparare, dire al guidatore dove andare, e parlare alla radio (se c'era). Questo era come diminuire radicalmente il valore del mezzo.

Il carro francese Somua S35

Ma il problema maggiore era la mancanza di una dottrina su come adoperare le truppe corazzate. I Tedeschi le concentravano per sfondare il fronte avversario, gli Alleati le sparpagliavano per lo più inutilmente, per rinforzare le unità di fanteria lungo la linea. E anche i Francesi, come gli Inglesi, dividevano i carri armati in mezzi "da cavalleria" veloci e leggeri, e "da appoggio alla fanteria" più statici e corazzati, mancando quella via di mezzo più efficace scelta dai Tedeschi con i loro carri Pzkw III e IV.

Infine i Francesi si trovarono in ritardo sulla produzione di aerei, non avendo praticamente un’industria moderna per produrne di validi. Con il risultato che i modelli buoni arrivarono tipicamente in piccoli numeri quando la battaglia era già compromessa, e gli scontri cruciali erano stati combattuti e persi da aerei progettati al risparmio. Il caccia più diffuso, il Morane SM406, arrivò ai reparti nel 1938 ed era già superato, lento rispetto ai caccia tedeschi. Per disperazione i Francesi avevano anche comprato aerei dagli USA, ma pochi arrivarono in tempo per essere utilizzati.

Forse il miglior caccia francese, il Dewoitine D520

La manutenzione era scarsa e gli aerei francesi spesso dovevano rimanere a terra, quindi i Tedeschi li distruggevano attaccando gli aeroporti. Inoltre i Francesi usarono poco i bombardieri mentre i soldati Tedeschi, dove serviva, potevano chiamare la Luftwaffe e vederla arrivare in qualche decina di minuti. 

Questi difetti negli armamenti vanno considerati alla luce della rapida evoluzione delle armi dell'epoca. Negli anni venti e trenta (del secolo scorso) il progresso tecnico era veloce e un aereo o un carro armato diventava obsoleto nel giro di 5 o 10 anni, o anche prima, mentre oggi vanno ancora a spasso aerei e carri armati con una trentina o più di anni sulle spalle. Nessuna potenza era in grado di rifare tutto l'armamento e poi buttarlo via nel giro di qualche anno, ma i Francesi, come del resto gli Italiani, spesso costruivano dei mezzi che erano del tutto inadatti fin da quando entravano in servizio.

Il mito della linea Maginot e la debolezza della guerra difensiva

Ampiamente ridicolizzata, la linea Maginot, ovvero le imponenti fortificazioni di confine francesi, aveva una base razionale per la sua esistenza. Come popolo i Francesi erano meno numerosi dei Tedeschi e nella Prima Guerra Mondiale non solo ne erano morti moltissimi, ma avevano messo al mondo pochi figli perché i soldati ottenevano pochissime licenze per andare a casa. Per i Francesi la presenza di queste "classi vuote" era un disastro. L'idea di risolvere il problema con la costruzione di grandi fortificazioni potentemente armate non era perciò del tutto campata in aria, ma creò altre difficoltà. Innanzitutto solo sul fronte italiano il suolo favoriva nettamente la difesa. Inoltre le fortificazioni non furono estese nel tratto al confine con il Belgio, infatti c'era l'idea che gli Alleati vi sarebbero entrati per difenderlo dall'attacco tedesco, il che contrastava con l'ipotesi di creare un cordone di fortezze per isolarlo. La neutralità belga, riconfermata nonostante questi tentativi francesi di incoraggiare un  atteggiamento più fiducioso, indusse un ripensamento dell'ultimo minuto, ma ormai non c'era più il tempo di costruire fortificazioni in grande stile.

Aggiungiamo che queste fortezze tolsero comunque denaro necessario per altre realizzazioni importanti. I Francesi in teoria avevano un piano equilibrato, tenere con le fortificazioni una parte del fronte e fare la guerra offensiva nel restante, ma in pratica la Maginot incoraggiava una mentalità difensiva, attendista e di reazione a quello che avrebbe fatto il nemico. Mentalità già fin troppo predominante nell’esercito francese del periodo. Infine, nessuna fortificazione nella storia si è rivelata invincibile. L'attaccante ci mette tempo, deve studiare dei metodi, talvolta deve pagarla cara, ma le fortificazioni le può sempre eliminare, se è più forte sul campo.

Tecnica di una sconfitta

E arriviamo finalmente alla guerra. I Tedeschi erano fiduciosi di vincere alla svelta? No. Da parte tedesca, ci si aspettava una dura lotta coi Francesi e la vittoria fu una sorpresa grandissima anche per quelli che l'avevano guadagnata.

Brillantezza strategica tedesca?

Di fatto il piano elaborato da Von Manstein, che creava una sorpresa strategica forzando il passaggio in una zona dove non era facile aspettarselo, fu brillante, anche se adottato più che altro perché era finito per sbaglio in mano nemica il piano precedente, che ricalcava sostanzialmente l’offensiva della Prima Guerra Mondiale. All'inizio della Prima Guerra Mondiale i Tedeschi avevano violato la neutralità del Belgio e lanciato un lungo "gancio destro" che attraversava quel paese e calava sulla Francia da nord (Piano Schlieffen, numero 1 nella mappa). Nella Seconda Guerra Mondiale, come abbiamo visto, l'intenzione era di ripetere qualcosa del genere, ma il piano finì su un aereo che dovette atterrare in territorio Belga, e gli Alleati se ne impossessarono. Quindi per decisione di Hitler venne adottato il piano Manstein che prevedeva uno sfondamento al centro, nel difficile terreno delle Ardenne (colline boscose), e una conversione verso il mare. Questa mossa, se fosse riuscita, era molto promettente: i Francesi si ripromettevano proprio di andare a fronteggiare i Tedeschi in Belgio e quindi si sarebbero fatti tagliare fuori.

Il piano Schlieffen, n. 1, è quello della Prima Guerra Mondiale. Di fronte a una possibile ripetizione del medesimo, gli Alleati contavano di avanzare in Belgio e inchiodare lì i tedeschi (n. 2). Il nuovo piano tedesco invece comportava uno sfondamento più a sud (n. 3) e l'accerchiamento dei Francesi e Britannici.

È proprio quello che è successo, le migliori truppe francesi (e il corpo di spedizione britannico) caddero in trappola. Nella mappa, vediamo con il numero 2 il piano francese, con il numero 3 quello tedesco che (riuscendo fulmineamente) tagliò fuori buona parte delle migliori truppe francesi e il corpo di spedizione inglese. Le Ardenne sono una zona collinosa e boscosa, dove i Tedeschi avanzarono con enormi ingorghi stradali - ma passarono. I Britannici si ritirarono  via nave da Dunkerque, presso Calais (assieme a una parte dei Francesi), ma una grande parte dell'esercito francese fu costretta alla resa. Senza forze sufficienti, la Francia era quindi destinata a cadere.

Forse è stato un enorme colpo di fortuna. Ho giocato qualche wargame, intendo dire quelli vecchi con le pedine di cartoncino, e so che non c'è verso di ripetere la stessa mossa o una simile. Il fronte era estremamente fitto di unità militari, così anche nelle simulazioni è fin troppo facile per il giocatore francese mettere una caterva di soldati a difesa di ogni punto debole. Buone o meno buone, le simulazioni non permettevano di ripetere una manovra del genere. Certo che quando giochi un wargame sai come sono andate le cose e non ti fai fregare nello stesso modo...

Ma a mio parere i Francesi avrebbero perso in ogni caso, magari con maggiore resistenza e spargimento di sangue, perché erano rimasti incredibilmente indietro nell'arte militare, e i Tedeschi erano troppo decisi e ben addestrati. Va detto che i comandanti Gamelin e Georges, da parte francese, si dimostrarono inetti. Weygand, che prese il comando dopo lo sfondamento tedesco, forse era meglio, ma arrivò comunque a battaglia ormai perduta.

I Francesi erano in inferiorità numerica?

No. In verità gli Alleati godevano di superiorità numerica praticamente in tutti i settori, con una approssimativa parità nella fanteria. I carri armati alleati erano di più (3.400 a 2.500 circa), l'artiglieria superiore. L'aviazione era all'incirca alla pari ma i Francesi e i Britannici avevano molti aerei in posizioni ininfluenti (aerei britannici in Inghilterra, francesi nell'impero coloniale) mentre quelli tedeschi erano nel luogo dello scontro. Si può dire che gli Alleati avrebbero potuto contrastare la superiorità aerea tedesca ma non si impegnarono a farlo, anche perché i Francesi avevano una bassissima prontezza operativa, ovvero la maggior parte degli aerei erano a terra in riparazione. Dopo che le battaglie del Belgio e l'evacuazione di Dunkerque ebbero spazzato via molte truppe, e buona parte delle migliori, i Francesi si trovarono nettamente in inferiorità.

Le tattiche militari tedesche erano superiori? La risposta breve: sì. Risposta più articolata: per quanto il concetto di "guerra lampo" sia nato più come spiegazione a posteriori che come vera dottrina militare, i Tedeschi avevano studiato un approccio alla guerra mobile con grande enfasi sull'azione veloce e coordinata, e sull’iniziativa dell'ufficiale che si trovava sul posto, libero di decidere come raggiungere l'obiettivo assegnato. Affidandosi per la manovra ai pochi reparti motorizzati e corazzati (la maggioranza dei soldati andava a piedi), si affidavano alla radio per trasmettere ordini e informazioni e usavano formazioni concentrate di carri armati per spezzare  e linee difensive, affidandosi alle unità motorizzate per le penetrazioni in profondità. Un libro interessante (The breaking point, Sedan and the fall of France, 1940 di Robert Doughty) mostra come nel luogo decisivo in cui i Tedeschi attraversarono la Mosa, per poi dilagare nelle Ardenne, i Francesi inizialmente riuscissero a resistere. Stroncarono a raffiche di mitragliatrice i primi tentativi di guadare il fiume. Con l'aiuto dell'artiglieria, che tirava direttamente nelle feritoie dei bunker, alla fine gli attaccanti traghettarono fanteria e carri armati. Dopo di che eliminarono le fortificazioni francesi, che non ricevevano né ordini né rinforzi. Questo è un esempio della capacità tedesca di coordinare armi diverse nell'azione, un'abilità che gli Alleati non padroneggiarono mai del tutto. Si aggiunga il fatto che i comandanti tedeschi erano spesso nelle prime linee a vedere di persona quello che andava fatto. Con la radio erano comunque in contatto coi loro quartier generali, che sbrogliavano le questioni secondarie come ad esempio la logistica. Infine, gli ufficiali Tedeschi erano preparati per sostituire i loro superiori in caso di necessità, pertanto, nonostante molti siano finiti tra le perdite, l'offensiva non si fermava. Per quanto riguarda le armi tedesche, non erano sempre eccezionali ma in buona parte moderne, razionali e adeguate al tipo di guerra che si sarebbe combattuta.

Debolezza morale e politica francese.

I Francesi provarono a chiedersi perché avessero perso (vedi sopra, il primo esempio è quello di Bloch). Ai tempi si parlò (abbastanza retoricamente) di declino morale, di corrosione degli spiriti, di perdita dello spirito marziale francese, spesso con accuse al governo del Fronte Popolare, che comprendeva i comunisti. Ai nostri tempi in cui le prodezze militari e il valore non hanno molto significato, queste riflessioni dei Francesi sembrano strane, ci parlano di un’epoca un po’ lontana. Possono essere un punto di riflessione ma direi soprattutto, e più semplicemente, che con le nuove tecniche militari subire una disfatta poteva significare perdere la guerra senza possibilità di recupero.Questo forse può risolvere una parte delle angosce dei Francesi sul proprio “declino morale.” Ugualmente va detto però che il paese era stato incredibilmente incapace di prepararsi alla sfida, sintomo evidente di tante cose che non funzionavano, di un periodo in cui la Francia non riusciva a superare i propri contrasti interni, e da qui derivava sfiducia dei soldati e dei militari, unita a disfattismo e lassismo. Nello stesso tempo i Tedeschi si preparavano alla rivincita del 1918 con ben altra coesione. I conservatori francesi più che a resistere a Hitler pensavano a una sterzata verso i valori tradizionali, e l'avrebbero avuta, con la Francia di Vichy... ma per poco tempo,  come vedremo.

La parte in viola è la Francia di Vichy

E venne la Francia di Vichy

Dopo la disfatta il generale De Gaulle e un piccolo gruppo di soldati francesi si rifugiarono in Gran Bretagna e costituirono il primo nucleo della Francia Libera. Per loro la sconfitta era parte di una guerra lunga e vasta, di grandi coalizioni, dove la Francia avrebbe di nuovo avuto il suo momento. La sconfitta aveva però scavato un solco tra Francesi e Britannici, e pochi volevano continuare la guerra. Così, De Gaulle ebbe per i primi anni un ruolo insignificante, per quanto rimanesse un simbolo, come difensore dell’onore della Patria. La rivincita doveva arrivare e grazie all'intervento USA sarebbe arrivata.

Per chi rimase in Francia la scelta fu di fare il partigiano o adattarsi alla meglio in attesa che la guerra finisse, vivendo sotto il nuovo governo insediato a Vichy. La Francia di Vichy si trovò in una situazione ibrida: non sconfitta né sotto occupazione tedesca come molti altri paesi, ma in parte collaborazionista (diciamo con il freno a mano parzialmente tirato) e soprattutto apertamente ostile a quello che era stato il suo alleato più importante, ovvero la Gran Bretagna. A comandarla, in un governo di emergenza, fu Philippe Pétain, molto anziano, eroe della Prima Guerra Mondiale. Un generale che aveva gestito con occhio gentile i suoi uomini, capace di segnalarsi sia nella resistenza alle offensive tedesche che nella gestione di un durissimo periodo di crisi e ammutinamenti da parte dei soldati francesi (che subirono qualcosa di simile a quella sindrome di stanchezza e sfiducia che da noi portò alla sconfitta di Caporetto). Pétain nel 1940 stipulò un cessate il fuoco, riuscì a frenare gli appetiti furiosi delle armate germaniche, e a dare un minimo di sicurezza alla Francia. Con questo violava l’accordo preso con gli Inglesi fin dall’inizio del conflitto, ovvero di non fare una pace separata, ma era costretto dalle circostanze, e i Francesi erano con lui, almeno inizialmente. La Francia Libera rimasta alleata ai Britannici non controllava praticamente alcun territorio (salvo un paio di colonie centrafricane di poca importanza).

Pétain incontra Hitler

Tutto era cambiato ma la Francia c'era ancora, anche se buona parte del paese era sotto diretto controllo tedesco e vi erano state cessioni territoriali. La Germania si riprese Alsazia e Lorena, regioni contese che ballavano di mano in mano fin dal 1870; l'Italia ottenne pochissimo perché Hitler sperava di portare i Francesi dalla propria parte. In aiuto di Hitler venne ironicamente Winston Churchill, che quando non riusciva a darle al nemico tedesco con qualcuno se la doveva pigliare. E Churchill attaccò i Francesi.

L'oggetto del contendere era la flotta francese. I Tedeschi avevano catturato molti aerei e carri armati di produzione transalpina, mezzi che sarebbero stati utilizzati dai vari paesi dell’Asse, ma il punto nevralgico era il destino della flotta, che si trovava principalmente nel Mediterraneo. La flotta era forte e avrebbe potuto andarsene via, aggiungersi alla flotta inglese. Hitler era ansioso di evitare questo, e di dover andare a combattere i Francesi nelle colonie. Pertanto si arrivò a un trattato di pace che lasciava delle forze armate (poche) ai Francesi, con l'intesa che la Francia non avrebbe mai consegnato la flotta ai Tedeschi, e nemmeno a... chiunque altro.

Churchill invece volle che la flotta francese venisse consegnata o distrutta, se possibile dai Francesi stessi, altrimenti la flotta britannica avrebbe adempiuto alla bisogna. Ci furono diversi episodi molto spiacevoli, anche sulle navi che s'erano rifugiate in porti inglesi o nelle colonie britanniche. E soprattutto ci fu, in Algeria, l'aggressione di Mers El Kebir (luglio 1940, il luogo è vicino a Orano, sulla costa algerina a ovest della attuale capitale). L'ammiraglio britannico Sommerville andò di malavoglia alla bisogna con forze preponderanti, si lasciò convincere a tergiversare per qualche ora ma infine attaccò... si lasciò sfuggire una corazzata francese, mettendone altre tre fuori combattimento assieme ad alcune navi minori. A Mers El Kebir morirono molti, molti marinai francesi.

Fatto poco noto, i Francesi bombardarono con grosse formazioni aeree la base di Gibilterra per rappresaglia, ma senza combinare un gran che. Le schermaglie fra gli ex alleati non erano finite, anzi. Nel settembre 1940 la flotta britannica portò una forza di sbarco che comprendeva i gaullisti all'attacco di Dakar, nelle colonie africane, sperando che la guarnigione si lasciasse convincere a passare alla Francia Libera. Non ci fu lo sbarco, ma alcune schermaglie tra le due parti e le navi vennero prese a cannonate dalle batterie costiere francesi (di Vichy). Insomma un insuccesso con spargimento di sangue, e nessuna voglia da parte dei francesi di Vichy di collaborare con gl'Inglesi. Il libro riporta un episodio di poco precedente, sempre in quella zona, quando la nave francese Poitiers fu fermata da una nave britannica: l'equipaggio preferì autoaffondarsi piuttosto che consegnare l'unità, con i marinai nelle scialuppe che gridavano ai loro "salvatori" inglesi frasi come "Viva Pétain" e "Viva Hitler."

In seguito (giugno-luglio 1941) ci fu la campagna di Siria, un'altra occasione in cui le forze britanniche (comprendenti truppe indiane, africane, australiane, cecoslovacche e della Francia Libera) se la videro militarmente con Vichy. va detto che di attaccare la Siria i Britannici ne avrebbero fatto a meno in quel frangente, in quanto se la dovevano vedere già con Rommel, ed erano reduci da un'altra batosta in Grecia. Ma c'era stata la ribellione dell'Iraq, con aiuto aereo italiano, tedesco e (logistico) francese, in realtà non una grande cosa perché le forze del leader locale ribelle erano ridicole, ma comunque molto preoccupante in quanto lì c'era il petrolio da difendere e poche forze locali per farlo. Dopo aver stabilizzato l'Iraq, le forze britanniche dovettero sudare una campagna dura, con la brutta sorpresa che i Francesi di Vichy avevano i carri armati (piccoli e con cannoncini deboli, ma li avevano) ed erano disposti a usarli, mentre gli invasori disponevano al massimo di qualche autoblindo. Non mancarono scontri in mare e nel cielo. Alla fine la faccenda terminò con svariate migliaia di morti e feriti, i Francesi (di Vichy) vennero sconfitti e rimpatriati, ma anche stavolta pochi passarono alla Francia Libera.

Charles De Gaulle

Altro episodio tratto dal libro, una frase trovata sui muri di un forte siriano: "Aspettate, sporchi inglesi bastardi, che arrivino i Tedeschi. Noi adesso scappiamo [avevano ceduto ai Britannici il forte], e voi scapperete presto." Chiediamoci quindi quale fosse la mentalità di questi uomini...

I Francesi erano umiliati dalla sconfitta e credevano che fosse iniziata una nuova epoca, con la Germania saldamente installata nel ruolo di paese preminente in Europa. Del Regno Unito avevano scarsa opinione e provavano molta rabbia perché nel 1940 meno del 10% delle truppe schierate sul fronte provenivano dall'Inghilterra. Di fatto molti la vedevano così: noi abbiamo perso e dovete perdere anche voi. E lo pensavano ancora più rabbiosamente in quanto da parte dell'ex alleato erano venute molte aggressioni. La Francia di Vichy aveva ben pochi mezzi per andare all'attacco, e doveva cercare di rispettare le limitazioni imposte dall'armistizio, ma tutte le volte che vi fu l'occasione combatté una guerra contro i Britannici, una guerra non dichiarata, pur mantenendo aperte le relazioni diplomatiche con gli USA anche dopo che questi erano entrati in guerra contro la Germania.

Nel 1942, con l'entrata in guerra del Giappone, saltò un altro pezzo dell'impero di Vichy. In realtà ne saltarono due, e poi saltò tutto, ma andiamo con ordine. Innanzitutto i Giapponesi si presero l'Indocina di forza, ignorando la neutralità di Vichy e l'alleanza con i Tedeschi, lasciando i soldati francesi solo nominalmente in controllo della colonia. Quindi la presenza del governo di Vichy in Vietnam, Cambogia, Laos diventava solo simbolica. Peggio ancora, più avanti i francesi sarebbero stati rastrellati e definitivamente imprigionati, e gli USA avrebbero appoggiato i guerriglieri antigiapponesi per lo più comunisti, dando il via alla spirale che avrebbe condotto, nel dopoguerra,  alla definitiva disfatta francese nella regione con la battaglia di Dien Bien Phu.

Secondo evento, la minaccia del Madagascar percepita dai Britannici. I Giapponesi in teoria avrebbero potuto impiantare nella grande isola basi navali e aeree, approfittando delle strutture di Vichy. La rotta che permetteva ai Britannici di collegarsi con il loro impero orientale o quello che ne restava (India, Birmania) passava da lì, e pure quella che permetteva di rifornire le truppe che combattevano contro Rommel e la sua forza italo - tedesca in Africa.

In altre parole una situazione troppo pericolosa, uno può pensare che fosse ben difficile e poco interessante per i Giapponesi espandersi così tanto, ma gli Inglesi navalmente non sarebbero stati in grado di opporsi. Pertanto da Londra partì l'ordine di prendere Diego Suarez, dove la maggior parte delle forze di Vichy erano situate. Questo era il maggiore porto e la base militare più importante, nella punta nord del Madagascar. Con forze non preponderanti ma sufficienti la missione fu compiuta, però anche stavolta ci furono dei combattimenti, in alcuni punti piuttosto sanguinosi rispetto al modesto numero di truppe impiegate dai contendenti. Più avanti si ritenne necessario prendere l'intera isola e ne seguì una lunga campagna poiché il governatore francese aveva ordine di non capitolare (Vichy non voleva mostrare debolezze ai Tedeschi) e usò la morfologia travagliata del terreno, giungla e montagne con poche strade, per prolungare la resistenza.

Infine venne l'attacco all'Algeria e al Marocco francese, e la fine di Vichy. Questo grande bastione nel 1942 non era più così refrattario alla tentazione di congiungersi agli alleati, c'era stato un grande affaccendarsi da parte di un diplomatico statunitense, Robert Murphy, che aveva contattato personalità del mondo degli affari locale e militari per preparare l'arrivo di una grande forza Britannica e USA, accompagnata da una grande flotta. Nel novembre 1942, mentre Rommel si ritirava sconfitto da El Alamein, gli Alleati sbarcarono presso Casablanca, Orano, Algeri, e nel frattempo fecero un valzer di pressioni, promesse impossibili e ricatti verso le personalità di Vichy. Alcuni (Giraud, vedi sotto) avrebbero voluto ampie funzioni di comando che gli Alleati, ancora legati a De Gaulle, non volevano concedere. Ci fu anche la pretesa che, per proteggere la madrepatria dalla furia vendicativa tedesca, allo stesso tempo dell'invasione del Nordafrica gli Alleati sbarcassero anche in Francia meridionale, il che ovviamente era impossibile. Gli Americani lusingarono i Francesi con mezze promesse e una certa quantità di balle, in seguito avrebbero imposto gli accordi che volevano loro. Nel continente Pierre Laval, primo ministro di Vichy (ora un filo-tedesco di cui Pétain non si fidava, aveva fatto uso spregiudicato delle amicizie coi nuovi padroni per diventare l'uomo più potente del governo) cercava di tergiversare con Hitler permettendo alle forze dell'Asse di sbarcare in Tunisia (indispensabile agli italo-tedeschi per non farsi cacciare immediatamente dall'Africa) ma cercando di far sopravvivere il proprio governo nonostante Hitler sentisse puzza di tradimento.

L'Ammiraglio Darlan

L'ammiraglio François Darlan, che era stato a capo del governo prima di Laval, si trovava ad Algeri per visitare il figlio malato gravemente. Pur essendo stato in passato apparentemente refrattario a ogni compromesso, ora sembrava disponibile a degli accordi. I generali Giraud e Juin, altri protagonisti locali già in colloqui con gli Alleati, lo accettarono come capo politico. Entrambi i militari erano finiti nelle carceri tedesche dopo la sconfitta del 1940; a Giraud, evaso eroicamente, protetto da Vichy, in seguito fuggito in territorio alleato e protagonista di una estenuante trattativa a Gibilterra, era stato promesso moltissimo. In seguito si sarebbe accontentato di essere sottoposto a De Gaulle. Juin, che era stato liberato invece per accordi tra i Tedeschi e Vichy, si trovava di presidio in Africa. È quel simpaticone che più tardi avrebbe permesso ai suoi soldati nordafricani lo stupro di massa e il saccheggio nei paesi del Lazio meridionale come premio per lo sfondamento delle linee tedesche.

Nei primissimi giorni in Nordafrica qualcuno sparava e moriva, ma ad Algeri c'era già aria di cessate il fuoco. In Marocco il generale Auguste Noguès stava combattendo contro i soldati USA (c'era anche il generale Patton), Darlan, inaspettatamente, sembrava desideroso di giocarsi le sue carte con i nuovi conquistatori, trattando col generale Clark. Opportunismo? Non si sa. È possibile che avesse cambiato idea già da tempo. Gli Alleati non lo amavano, ma ne approfittarono. L'undici novembre, tre giorni dopo gli sbarchi, Marocco e Algeria erano praticamente in mani alleate, dopo un accordo siglato da Darlan il giorno prima. Per inciso, la flotta francese a Casablanca era stata mandata a combattere contro forze schiaccianti e venne massacrata... per niente.

Le forze di Vichy si misero quindi a disposizione degli Alleati. Darlan, che aveva cercato una impossibile quadratura del cerchio chiedendo a Pétain di approvare la sua resa, era diventato il francese a capo del Nordafrica, praticamente molto più importante di De Gaulle che aveva modestissime forze, e teoricamente ancora uomo di Vichy. Diceva di essere ancora fedele a Pétain ma che, siccome questi era in mano tedesca, non era in grado di dare ordini validi: in realtà la disapprovazione di Pétain per la resa di Darlan era genuina e reale, ma l'ammiraglio si era creato in effetti un alibi per fare quello che gli pareva. Comunque durò poco perché alla vigilia di Natale un uomo della resistenza francese lo assassinò, venendo poi giustiziato immediatamente (per volontà del già menzionato Giraud, che poi divenne il nuovo leader locale). Chi c'è dietro la morte di Darlan? L'assassino agì individualmente? A me la condanna a morte così rapida dà qualche sospetto della presenza di un mandante eccellente...

La fine della Francia di Vichy

Ad ogni modo con la caduta del Nordafrica Hitler, che chiaramente non poteva più fidarsi del governo di Vichy, ne fece occupare il territorio, e la flotta militare francese si autoaffondò a Tolone come aveva promesso ai Britannici di fare (27 novembre 1942). Hitler s’era impegnato a donarla a Mussolini, se avesse potuto prenderla intatta, ma il blitz stavolta non riuscì e i marinai francesi distrussero le navi. Molti mercantili francesi passarono sotto bandiera italiana e vennero poi distrutti negli ultimi disperati mesi di convogli per l'Africa.

L'Africa occidentale francese a breve passò alla Francia Libera (dall'altro lato dell'Africa, la Somalia francese resistette ancora qualche settimana). La Tunisia venne occupata da Italiani e Tedeschi (gli Alleati speravano di vincere la "corsa per Tunisi" ma non si mossero abbastanza alla svelta). Da lì Rommel lanciò la sua ultima, breve offensiva africana nel 1943: la battaglia di Kasserine, sfondamento tentato stavolta verso ovest, offensiva guidata dalla "volpe del deserto" assieme a Von Arnim, altro generale tedesco. Ma le forze alleate erano preponderanti, e tra queste c'era anche la Francia Libera dotata di armamento USA. La vittoria di Rommell e Von Arnim durò pochissimo. Nel maggio 1943 anche l'ultima roccaforte dell'Asse in Africa (la testa di ponte Biserta - Tunisi) si arrese e tantissimi soldati italiani e tedeschi furono fatti prigionieri. In mezzo a tutto questo la Francia di Vichy era diventata ormai una specie di zombie politico, un governo senza territorio, governo che venne addirittura trasferito in territorio tedesco negli ultimi mesi di guerra quando tutta la Francia era stata liberata. Del resto, con la distruzione della flotta, l'ultima moneta di scambio per mantenere una reale autonomia era andata persa.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Laval venne fucilato. Si era certamente molto compromesso coi Tedeschi e in certi momenti aveva cercato di far diventare Vichy un vero e proprio alleato della Germania di Hitler, anche se in parte i suoi erano esercizi di retorica. Sua anche la gestione della deportazione degli Ebrei, per quanto non è un compito che Laval abbia svolto volentieri. Cercò di tutelare gli Ebrei francesi fino a che poté, ma lo fece consegnando i profughi, ovvero quegli Ebrei di altri paesi che si erano rifugiati in Francia e lì erano rimasti intrappolati.

L'anziano Pétain, governante debole di un paese debolissimo, venne condannato a morte ma De Gaulle tramutò la sua condanna nel carcere a vita. Già anziano, l'eroe della Prima Guerra Mondiale Pétain morì quindi in un durissimo carcere nel 1951, a novantacinque anni. A me sembra che un trattamento simile contro questo vecchio, che aveva cercato in qualche maniera di mitigare il disastro della sconfitta del 1940, sia stato eccessivo. Pétain non si era mai consociato coi collaborazionisti più estremi e aveva una avversione per il filo-germanico Laval che, se non era stato imposto dai Tedeschi, certamente non sarebbe arrivato così in alto senza il loro aiuto.

Per la cronaca, mentre lo storico Marc Bloch venne ucciso per rappresaglia a seguito dell'uccisione di un ministro di Vichy, Leon Blum (a capo del governo del Fronte Popolare prima del conflitto), anche lui ebreo, non venne ucciso dai Tedeschi, ma fu liberato alla fine della guerra, e tornò in politica (osteggiando De Gaulle).

Charles De Gaulle, cosa ne fu di lui? non aveva fatto una gran bella figura nelle sue attività militari e politiche, e s'era mostrato anche scomodo e intransigente. Gli Alleati non lo avevano nemmeno informato dello sbarco in Algeria e Marocco, e avrebbero preferito sostituirlo. Ma non con Giraud, che non aveva dimostrato capacità di politico, né con Darlan, un figuro molto imbarazzante per tante cose che aveva fatto e detto prima del miracoloso voltafaccia. Di fatto in mancanza di meglio il rappresentante della Francia rimase De Gaulle. Certamente imparò a destreggiarsi: dopo la guerra fu il politico più importante della Francia, fino alla morte (1970). Sua è stata la "liquidazione" dell'Algeria Francese negli anni sessanta, una faccenda che scatenò un tentativo di colpo di stato da parte di certi militari.

L'eredità della Francia di Vichy è un profondo malessere che dura ancora, una spaccatura della Francia in due anime. Da una parte Vichy non fu uno stato fantoccio (fino a che ebbe un territorio proprio, almeno) e protesse per quanto possibile i Francesi dai rigori dell'occupazione, che glielo si riconosca o meno. Dei Francesi finirono in formazioni che combatterono a fianco della Germania, alcuni per forza (Alsaziani), altri per scelta (SS, ecc...), ma Vichy non appoggiò queste iniziative. Fino a che c'era stato un minimo di equilibrio sul mare era stato possibile per il governo di Vichy inviare cibo dalle colonie alla madrepatria, e così i Francesi non erano arrivati del tutto alla fame, anche se quei rifornimenti direttamente o indirettamente giovavano anche a Italia e Germania. Tuttavia Vichy aveva dato una sterzata politica senza  precedenti. Il sacro motto della Repubblica francese, libertà, uguaglianza, fraternità, era stato sostituito da lavoro, famiglia, patria. Così come prima della guerra il governo del Fronte Popolare (sinistra) aveva causato profondi dissidi e divisioni, Vichy faceva in senso contrario una scelta ultraconservatrice che non poteva che essere a sua volta causa di contrasti, anche perché questo avveniva in concomitanza con la sconfitta militare contro la Germania.


Alcuni testi consultati per questo articolo:

 England's Last War against France con sottotitolo Fighting Vichy, 1940-1942, autore Colin Smith, storico e giornalista. 

La Caduta della Francia di Julian Jackson (21editore)

The Breaking Point, Robert Doughty

Lost Victory, Erich von Manstein