Luigi

La situazione stava sempre più complicandosi. Tenere sotto controllo tutte le trame non era facile. Bisognava muoversi con molta cautela, bastava un non nulla è tutto poteva essere messo in discussione.

Luigi aveva sistemato con l'addetto della protezione civile la gara d'appalto, come chiesto dal segretario del partito, ma proprio nel momento in cui stava pregustando la sua piccola vittoria di diplomazia, era nato un intoppo.

C'è nella vita, se si fa attenzione, una vento malevolo, una forza contraria che fa svanire il senso della gioia di sé. Luigi proprio all'apice della scalata al successo, sentì scricchiolare il suo castello di carta.

Dapprima quella stupida di sua moglie, aveva fatto una scenata incredibile per una cosa vecchia come il mondo.

Chi è il marito che non tradisce? Come può un uomo essere soddisfatto di una vita grigia, solo, con una moglie che invecchia? - Si ripeteva. Per evitare lo scandalo, tuttavia, aveva acconsentito alla separazione.

La cosa non gli era piaciuta, non gli andava di dare a quel insignificante straccio di donna una mantenimento a vita, ma l'avvocato gli aveva suggerito di lasciar perdere, data la sua posizione era meglio non essere sotto i riflettori.

Ora, come un fulmine squarcia un cielo terso, un nuovo cruccio di ben altra portata si era abbattuto nella sua psiche stanca.

Era stato avvicinato da Salvatore che aveva fatto delle allusioni a documenti scomodi, nella mani di don Rocco. E potevano finire sulla scrivania di qualche magistrato zelante, in caso non si fosse accomodata una cosuccia, un piccolo favore, per far un piacere alla “famiglia”.

Aveva, poi, con una risata aggiunto: - Cosa lava cosa! Infondo è un piacere che don Rocco vuole fare a lei e al partito!

In quel secondo si era sentito un don Abbondio e tutto gli era esploso dentro.

Non aveva più pace, si sentiva spiato. Si guardava continuamente intorno, evitava di parlare al telefonino. Al partito, poi, il sottosegretario prendendo in mano la situazione gli aveva consigliato di fare un viaggio.

Sparire per un po' calma le acque, - aveva detto - lasciamo per un po' decantare le cose! L'appalto può aspettare! Sai, il tempo è un toccasana e poi si vedrà!

Luigi, non aveva voglia di partire e poi si ripeteva:- dove vado?

Comprendeva che quel allontanamento era un vero esilio, che dava un'altra piega all'ordine delle cose.

Uscire di scena equivale a restare fuori dai giochi, – si ripeteva – allora per cosa ho tanto patito e tramato? Certo non per restare fuori nel momento della raccolta del frutto!

Questi erano i suoi pensieri, ma intanto cominciava a sentire una forma d'isolamento. Nessuno lo cercava più, al partito trovava facce mute e, cosa più inquietante, riceveva telefonate mute.

Cominciò, inavvertitamente, ad elaborare una forma di odio cupo verso sua moglie. Pensava, con sempre maggiore certezza: - Lei è la causa del mio patire! Avrà parlato con qualcuno, raccontato qualcosa a chi sa chi. E poi nei giri e rigiri delle chiacchiere, un orecchio malevolo avrà ascoltato. - In tutti questi vortici di pensieri cominciava, a sua volta, ad isolarsi, ad auto-escludersi.

Esiste una forma di giustizia storica, quando i giochi sporchi giungono all'apice dell'onda; tutto s'inverte e ritorna come prima.

Luigi stava ritornando al nulla della vita, a quella dimensione di vuoto esistenziale, in cui emerge tutta la vanità che ha spinto l'azione oltre la frontiera della giustizia, altre il diritto naturale che è intrinseco alla bellezza spontanea delle cose.

Tutta quella vanità coltivata gli stava lasciando una sacca di fallimento dentro. Iniziava a deglutire una profonda amarezza che lo apriva alla stupidità delle scelte fatte.

Ecco, - si disse una notte, dopo un'altra telefonata muta, - la vita mi sta punendo per tutte quelle volte che l'ho ingarbugliata1 Ora, è toccato a me cadere nella rete di un pescatore più scaltro!



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