capire l'euro

Per spiegare l’euro ai bambini

Occorrono alcune banconote di Paesi diversi,

15 o 20 bambini, una o più maestre, foglietti colorati

La ricetta fu provata per la prima volta nella primavera 1999 utilizzando

· una banconota da mille lire, una da 100 franchi francesi, una da 100 franchi belgi, una da due dollari canadesi, un dollaro USA;

· bambini (B) di una quarta e una quinta classe elementare di Firenze;

· la Maestra signora Elena Bini (M);

· Giuseppe Bertola (E), padre di un bambino di quarta.

M: Allora bambini, ringraziamo tanto il babbo di Tommaso che oggi è venuto a spiegarci che cosa è l’euro: ne abbiamo già parlato, vero? E’ un tipo nuovo di moneta, e tutti dicono che è molto importante. A noi che siamo abituati alle lire fa un po’ paura! E le persone anziane, non so come faranno ad abituarsi. Anche se ci dicono che non cambierà nulla di importante, perché tutto cambia in modo che poi non fa differenza… Però voi siete contenti no? Quando sarete grandi, ci sarà l’euro, e potrete andare in tanti altri Stati e pagare sempre con le stesse monete! Allora, non si capisce bene se l’euro è importante o non fa differenza, se ci saranno problemi… Il babbo di Tommaso queste cose le sa per lavoro, e le insegna ai ragazzi grandi. Oggi le racconta a noi.

E: Allora, per spiegarvi come funziona l’euro facciamo un gioco: distribuisco ai bambini della prima fila dei foglietti di carta! Adesso leggetemi che cosa c’è scritto.

B: “United … States… One Dollar”.

B: “Cent francs”.

B: Anche qui “cent francs”, pero’ anche… “hondert…”

E: Quelli sono soldi, ma di Stati stranieri. E poi a questa bambina sono capitate 1000 lire; e a questi altri bambini sono capitati foglietti gialli, rossi, e verdi su cui ho scritto “Vale 5”, “Vale 10” e “Vale un milione”, e ho firmato io con il mio nome. Allora, chi è più contento di tutti questi bambini? La bambina che ha avuto le 1000 lire è contenta, perché sa che con quel biglietto può andare dal giornalaio e comprare due pacchetti di figurine.

B: Anch’io sono contento di questo biglietto [100 franchi belgi], c’è una bella striscia di scritte d’argento dentro la carta! come hanno fatto?

B: Anche questo [dollari canadesi] è bello: ci sono degli uccellini.

E: Vero, queste cose belle servono per distinguere i biglietti buoni dai soldi falsi; ne parliamo dopo. Però pensiamo di nuovo a che cosa c’è scritto sui soldi: c’è un numero, il nome di una moneta (lire, franchi, dollari…) e c’è anche la firma di certi signori, vedete? I nomi dei signori sono diversi, comunque c’è sempre anche la firma di qualcuno. Ma anche sui foglietti giallo, rosso, e verde che sono capitati a quegli altri bambini c’è un numero e c’è la firma di un signore (io). Per esempio qui c’è scritto “vale 5”: ma 5 di cosa? Come mai se andate dal giornalaio con questo foglietto non vi dà niente in cambio?

B: Perché non c’è la filigrana, non ci sono delle belle figure!

E: Non è proprio quello: se andate dal giornalaio qui vicino con quegli altri biglietti, anche con quello che ha i numeri d’argento o quello con gli uccellini, non è mica detto che vi dia qualcosa in cambio. Perché invece con le 1000 lire siamo sicuri di ottenere qualcosa?

B: Perché il signore che vende le figurine con le 1000 lire può comprare qualcosa che gli serve, o che serve ai suoi bambini!

E: Si, proprio per quello: le 1000 lire valgono perché qui in Italia tutti i negozianti le accettano. Ma è solo una questione di mettersi d’accordo! Non sono mica le figure o la firma dei signori a decidere che le lire valgono: è che in questo Stato ci siamo messi d’accordo di usare le lire. Certo che ci si può mettere d’accordo di usare anche degli altri pezzetti di carta, con delle figure diverse, e chiamarli in un altro modo. E’ proprio quello che abbiamo deciso di fare con l’euro: in tanti Stati europei, invece di usare monete che si chiamavano in tanti modi diversi si decide di usarne una nuova, unica per tutti, che si chiama euro. Ed è più comodo, perché le lire valgono solo in Italia, invece gli euro si potranno usare anche in altri posti.

M: Allora avete capito bambini! La moneta è un segno, usarla è una questione di mettersi d’accordo. Per esempio, questi foglietti colorati che ha scritto il babbo di Tommaso: ci si potrebbe anche mettere d’accordo che qui da noi valgono, che li possiamo usare come moneta! Magari non in tutta Firenze, però nelle nostre famiglie, o magari solo qui a scuola. E’ tutta una questione di mettersi d’accordo.

E: Vero, verissimo! però adesso vi spiego un’altra cosa, un po’ complicata, che si chiama POLITICA MONETARIA. Allora, proviamo a pensare che ci mettiamo d’accordo che quei pezzi di carta verde, gialla, e rossa che ho dato prima valgono anche loro, così i bambini che li hanno sono anche loro contenti come la bambina che ha 1000 lire. Toh, guardate! in tasca ho ancora un altro foglietto colorato, posso darlo a qualcuno così è contento anche lui: allora, scrivo, “vale 5”, lo firmo… chi lo vuole? Va bene lo do’ a te, bambina della seconda fila. Toh guarda, ne ho ancora degli altri, li posso dare agli altri che avevano alzato la mano; allora scrivo “vale 10”, chi lo vuole?

B: Io!

B: No, dallo a me…

E: Chi mi dà in cambio una gomma per cancellare?

B: [zitti, occhieggiano il mazzetto di foglietti colorati; sembrano tanti: dieci? venti?] Ma davvero quei foglietti valgono, o facciamo solo finta?

B: Dici che “vale 10”, ma 10 cosa?

B: Dieci euro?

E: Allora, adesso vi spiego. Questa cosa, di decidere quanti foglietti si preparano, si chiama “politica monetaria”. E’ importante mettersi d’accordo di usare una certa moneta, ma è anche importante decidere chi la può preparare e che regole deve seguire! E’ per questo che le banconote sono fatte in modi belli e complicati: per essere sicuri che siano state preparate da chi se ne occupa nel modo giusto, nell’interesse di tutti, e siano molto difficili da produrre per chi invece vuole soltanto guadagnare lui (un falsario). Se no, se ci siamo messi d’accordo che usiamo questi pezzi di carta come moneta e poi io ne posso preparare tantissimi, come si fa a decidere che valgono?

M: Avete capito bambini! Visto che il babbo di Tommaso ha tanti pezzi di carta, se li distribuisce tutti non valgono più: si chiama ‘inflazione’ e non vale solo per la moneta. Per esempio se una maestra dà pochi bei voti, allora i bambini sono contentissimi quando prendono un bel voto. Invece se una maestra si mette a dare ‘ottimo’ a tutti, allora i bei voti non fanno più piacere, non valgono tanto!

E: Proprio così. I vari tipi di moneta hanno avuto inflazione diversa. Per esempio lo sapete che il nome inglese della “sterlina” vuol dire la stessa cosa di “lira”? Una libbra, che in inglese si dice “pound”. Mille anni fa la sterlina e la lira erano una libbra di argento, quindi questi nomi erano adatti. Ma al giorno d’oggi una libbra (quasi mezzo chilo) d’argento costa più di una sterlina, e molto più di una lira! Anche le altre monete che vi ho dato hanno nomi simili (dollari, franchi) ma valgono diversamente a seconda se sono canadesi o americani, francesi o belgi. Allora, ricapitoliamo. Mettersi d’accordo che la moneta ha valore è una buona idea, se no come si farebbe? Per comprare le figurine bisognerebbe dare al giornalaio qualcosa che gli serve, ma come posso fare io a comprare le figurine per Tommaso se al giornalaio non interessa imparare l’economia? Sarebbe un bel problema. Allora, è bello mettersi d’accordo che se l’Università (la scuola dei ragazzi grandi) mi dà dei soldi per insegnare l’economia, io poi li posso usare per comprare tutte le cose che mi servono; e il giornalaio con i soldi che gli do anche lui può comprare tutto quello che vuole, senza aspettare che gli diano le cose che gli servono in cambio di quelle che vende lui. Però se ci si mette d’accordo bisogna anche dire bene le regole da seguire per la politica monetaria. Se no può capitare che non ci sia abbastanza moneta, o che ce ne sia troppa, e così c’è inflazione e la moneta non serve più tanto. Vi ricordate che sulle banconote vere c’è una firma? E’ la firma di dei signori molto seri e molto esperti, che cercano di capire di quanta moneta c’è bisogno, e distribuiscono solo la quantità giusta per fare in modo che le cose si vendano, ma non ci sia inflazione. Per l’euro, ci si è proprio dovuti mettere d’accordo su queste questioni. Non solo si è deciso di usare tutti la stessa moneta, e il nome da dare alla moneta, e che figure mettere sulle banconote. Ma si sono anche decise delle regole per la politica monetaria, scegliendo dei signori che sanno come si fa, e lavorano nella Banca Centrale Europea. Allora, se avete capito l’esempio che abbiamo fatto qui, poi mi ridate le banconote che vi ho dato! meno i foglietti scritti da me, quelli li potete tenere. So che le maestre vi hanno detto di preparare delle domande sull’euro. Adesso me le chiedete, e secondo me a certe posso rispondere usando l’esempio che abbiamo fatto.

B: Che figure ci saranno sull’euro?

E: Mah, ho visto che un bambino aveva un giornalino con le banconote euro, chi era? Me lo dai un momento? Vedete, ci saranno delle figure di case, ponti. Invece che cosa c’è sulle banconote che vi ho dato? Ci sono delle figure di persone importanti, per esempio sulle 1000 lire c’è una famosa maestra che si chiamava Maria Montessori. Sull’euro era difficile mettere delle persone importanti, perché se si metteva per esempio un Italiano i Tedeschi e i Francesi magari ci rimanevano male e pensavano che non valesse molto; e se mettevano un Francese a noi Italiani poteva sembrare che non valesse. Anche gli animali e le piante sono diversi nei vari posti che ci sono in Europa, non si sapeva come scegliere. Allora hanno deciso di mettere case e ponti, con l’aria un po’ antica, inventati ma simili a quelli che ci sono un po’ dappertutto in Europa. Il trucco è che non si capisce se sono Francesi, Italiani, Tedeschi, o cosa.

B: Perché solo certi Stati sono entrati nell’euro?

M: Bella domanda, interessa anche a me. Bambini vi ricordate quanti Stati ci sono nella CEE?

B: Quindici!

E: Giusto. Adesso la CEE non si dice più, si dice Unione Europea, però è la stessa cosa, e per adesso comprende quindici Stati. Invece quanti Stati ci sono nell’Unione Monetaria Europea, cioè nell’euro?

B: Undici!

E: All’inizio erano solo undici, ma dal 2001 c’è anche la Grecia, e quindi sono dodici. E’ una questione interessante: perché ci sono solo pochi Stati nell’U.E. e ancora di meno nell’euro? Per l’U.E. la cosa importante non è tanto essere in Europa, lo sapete che ci sono Stati che sono in Europa ma non sono nell’U.E., per esempio?

B: La Svizzera!

E: Giusto. Per essere nell’U.E., la cosa importante è quanto si è ricchi: lo sapete che se si sta insieme poi ci si aiuta, e stare insieme ai poveri è scomodo per i ricchi. A parte questo, stare insieme è sempre una bella cosa! allora ci dovrebbe essere una specie di U.E. in cui ci sono tutti gli Stati del mondo, invece non capita. Per esempio la Svizzera e la Norvegia hanno scelto con un referendum di non essere nell’U.E., perché sono molto più ricchi.

B: Hanno un tenore di vita molto alto!

E: Si, è la stessa cosa di dire “sono ricchi”. Invece gli Albanesi e tanti altri vorrebbero entrare nell’U.E., ma non li lasciamo perché per adesso sono troppo più poveri di noi. Essere poveri, o meglio avere tanti debiti, è anche il motivo per cui certi Paesi non son potuti entrare nell’euro. La Grecia non ha potuto entrare nell’euro dall’inizio, e a momenti non poteva entrare neanche l’Italia, proprio per via di un grosso “deficit pubblico” (lo Stato fa debiti). Se uno ha tanti debiti e può fare dei pezzi di moneta, allora ha una forte tentazione di farne tanti, e causare inflazione. Quindi si è messa la regola che per far parte dell’euro bisogna prima risolvere i problemi di deficit e debito pubblico, ed avere inflazione bassa. A parte questi problemi, ci sono anche altri motivi. La politica monetaria giusta dipende in tanti modi da come è fatto uno Stato. Per esempio in Inghilterra hanno una disoccupazione molto bassa rispetto a qui, hanno un modo diverso di lavorare, e producono cose diverse. Allora gli Inglesi, anche se sono ricchi più o meno come noi e non hanno problemi di debito come la Grecia, hanno deciso di non entrare nell’euro, perché era difficile mettersi d’accordo con noi, con i Tedeschi, e gli altri sulle regole per la politica monetaria. Anche i Danesi hanno deciso, con un referendum, di non usare l’euro, perché sono tutti molto amici fra di loro, hanno un modo diverso di organizzarsi, e pensano che tenendo la loro moneta (che si chiama Corona, come quella degli Svedesi che anche loro sono rimasti fuori) potranno restare più indipendenti. Invece i Finlandesi, anche se sono simili agli Svedesi e ai Danesi, hanno voluto entrare nell’euro da subito perché hanno un po’ paura della Russia, e ci tengono di meno ad essere indipendenti dall’Unione Europea: se si usa la stessa moneta, diventa poi naturale mettersi d’accordo su diverse altre cose, e ci si sente più vicini.

M: Avete sentito che cosa ha detto il babbo di Tommaso? Che se si riesce a mettersi d’accordo allora è bello stare insieme. E’ proprio vero. Per quanto riguarda l’euro, pensate che bello: si può andare a Parigi, in Francia, e non c’è bisogno di cambiare i soldi, si può pagare con gli stessi soldi che si usano qua!

B: Io in Francia ci sono stato. Costava tutto molto caro, cioè i soldi che si usano lì non compravano mica tante cose come quelli che usiamo qui, se dicevamo i prezzi in lire erano proprio cari. Se adesso ci mettiamo a usare l’euro, diventa tutto caro qui come in Francia?

E: Beh, anche a Milano le cose costano care. E anche qui a Firenze se andate in centro le cose costano di più. Quindi, certe differenze tra i prezzi continuano ad esserci anche se si usa la stessa moneta.

B: E’ vero! Una volta al cinema avevo sete e il babbo ha chiesto una bibita; costava 6000 lire!

E: Ma te l’ha comprata lo stesso?

B: Si. Avevo proprio sete.

E: Allora vedi che in un certo senso quella bibita non era cara: in quel posto era un prezzo giusto, perché se un bambino ha sete si paga volentieri anche un prezzo alto. Ma di’ un po’, il prezzo era scritto fuori, o è successo che tuo babbo ha chiesto la bibita e poi gli hanno detto il prezzo, e gli scocciava ma ha pagato lo stesso?

B: C’era scritto: 6000 lire.

E: Allora è come dicevo prima: se gli andava di pagarlo il fatto che il prezzo fosse più alto che al supermercato o al bar non è un problema, perché sono posti diversi. Ma qualche volta invece c’è poca informazione sui prezzi. Con l’euro, diventa chiaro dove i prezzi sono più bassi, c’è più concorrenza, e la gente si regola meglio. E’ un po’ come quando si sa che al cinema il prezzo delle bibite è alto, allora la gente si porta da bere da casa; e il gestore del cinema magari abbassa il prezzo, perché se no non vende niente. Nel caso dell’euro, può capitare che i prezzi si abbassino dove sono alti, perché se tutti i prezzi sono nella stessa moneta sono più facili da confrontare ed è più facile fare concorrenza.

B: Ma allora perché certi erano contrari all’euro?

E: La concorrenza è una bella cosa in generale, ma non è mica detto che piaccia a tutti. E’ come se qui alle Cure non ci fosse il ponte sulla ferrovia, così tutti dovrebbero andare alla Coop; e poi, quando si costruisce il ponte così la gente può anche andare all’Esselunga, quelli della Coop vendono di meno, e non sono mica contenti. Nel caso dell’euro, quelli che sono importanti dentro ciascuno Stato magari diventano meno importanti nell’Unione Europea, e allora non sono contenti. Capita anche che certe persone importanti siano contrarie all’euro per antipatia: come nelle classi dei bambini, anche tra i grandi ci sono le simpatie e le antipatie! allora a un certo punto può capitare che delle persone anche molto importanti sono contrarie all’euro perché certi altri che non sono loro amici sono favorevoli. Altre domande?

B: Come mai i numeri del cambio con l’euro hanno così tante cifre?

E: Lo sapete già il minimo comune multiplo?

M: No...

E: Fa lo stesso, ve lo spiego così. Si poteva anche decidere che 1 euro valeva 1 marco, oppure fare cifra tonda con qualche altra moneta, per esempio 1 euro poteva valere 1000 lire. Però le altre monete avrebbero avuto lo stesso dei cambi strani. Allora per non favorire nessuno si è deciso che 1 euro vale 1 ECU, che era una moneta convenzionale fatta di pezzi di tutte le altre monete. Così tutti i cambi sono venuti strani, inoltre visto che nell’ECU c’erano anche delle monete di Stati che non si sono messi d’accordo per l’euro si son potuti decidere i cambi solo all’ultimo momento. Comunque è questione di abituarsi, per voi è facile.

B: Si, però visto che il cambio è strano non capita che quando cambiano il prezzo in euro il gelato da 3000 lire lo fanno pagare di più di quello che sarebbe giusto?

E: Può capitare, ma può anche capitare che a fare cifra tonda i prezzi siano più bassi; difatti l’euro è venuto un po’ meno di 2000 lire, così se si arrotonda il prezzo in euro viene di meno. Ma tutte queste cose importano poco, se c’è concorrenza: quando il gelataio vede che un euro e mezzo è meno di 3000 lire, magari riduce la quantità di gelato in quella coppetta. A lui in effetti converrebbe ridurla anche più del giusto, però non può mica mettersi d’accordo con tutti gli altri gelatai! E’ proibito. Allora, si fanno concorrenza tra di loro sulla quantità di gelato in una coppetta che costa una cifra tonda, e alla fine fanno pagare il gelato quello che gli costa, compreso il loro lavoro e l’affitto del negozio. Anche se si cambia la moneta non c’è nessun motivo che i prezzi delle cose diventino diversi rispetto a quello che ciascuno guadagna.

B: Io però ho una domanda da parte di mio babbo: Come mai adesso le banche fanno pagare di più per cambiare le lire nelle monete degli altri Stati dell’euro?

E: E’ vero che quando si è deciso di introdurre l’euro le banche si sono messe a far pagare tanto per cambiare i biglietti di banca, anche se i loro costi sono scesi. E’ successo che gli hanno imposto un prezzo massimo che potevano far pagare, e allora all’inizio hanno tutte fatto pagare il massimo, come se si fossero messe d’accordo! Però, se si fanno concorrenza, allora le banche alla fine fanno pagare quello che gli costa, che non è poco: per cambiare i biglietti di banca, bisogna avere una persona che fa i calcoli, e metterla in un posto blindato perché se no vengono i rapinatori… Comunque, si può andare alla Banca d’Italia, e lì non fanno pagare.

M: C’è una cosa che mi sono sempre chiesta: ma la Banca d’Italia, ce l’ha qualcosa da dare in cambio se io restituisco i biglietti di banca? Che so, dell’oro, o dei dollari?

E: Di riserva, da dare in cambio delle banconote, la Banca d’Italia ha oro, dollari, ma anche marchi, BOT, e anche delle monete teoriche che si chiamano Diritti Speciali di Prelievo. Però, attenzione a due cose:

· Uno, sui biglietti della Banca d’Italia c’è scritto “pagabili a vista al portatore,” ma non c’è scritto che cosa danno in cambio se si vuole il pagamento. Cioè non c’è scritto, per esempio, “vale 1 grammo d’oro”, o “vale 20 centesimi di dollaro.” Quindi in pratica se si porta alla Banca d’Italia un biglietto da diecimila lire in cambio si può avere… un altro biglietto da diecimila! oppure, due da cinquemila… Adesso, che c’è l’euro, si possono anche avere biglietti delle altre Banche Centrali, che praticamente sono tutti pagabili in euro. E quando arriveranno i biglietti di banca e le monete in euro si potranno avere quelli in cambio delle lire.

· Due, se anche ci fosse scritto “vale 1 grammo d’oro,” non è mica chiaro che l’oro è più vero delle lire, o delle altre monete. E’ solo un metallo pesante, che è bello avere ma, come i dollari e tutte le monete, ha valore perché ci si mette d’accordo che ha valore, cioè ciascuno è contento di averlo perché sa di poterlo spendere e avere in cambio cose che servono veramente. L’oro serve a qualcosa, per esempio a fare gioielli, o denti falsi. Però ci sono tante altre cose utili. L’oro nella storia si è messo a valere tanto perché ci si è messi d’accordo che valeva e, a differenza dei pezzi di carta firmati da me o dalle banche centrali, non si poteva produrre tanto facilmente (bisogna trovarlo, e poi tirarlo fuori dalla terra, lavorarlo…). Infatti negli ultimi tempi l’oro si è messo a valere sempre di meno, perché tutti usano le monete e l’oro serve quasi solo come gli altri metalli.

Mi viene in mente un’altra cosa che può servire a capire l’euro. Anche le lingue, come le monete, sono utili se ci si mette d’accordo: se ciascuno parla la sua lingua che non capisce nessuno, è inutile; e invece a parlare tutti la stessa lingua ci si capisce, ed è utile.

M: E’ proprio vero! vi ricordate bambini che abbiamo parlato dell’esperanto, una lingua inventata fatta di pezzi di tante lingue diverse? E’ un po’ come l’euro! però non ha avuto successo…

E: Giusto, l’euro è un po’ come l’esperanto per le monete, è un po’ complicato ma dà anche tanti vantaggi, basta abituarsi. Per le lingue, non c’è bisogno di farne una nuova e artificiale, con tante regole precise. Voi, bambini, dovete imparare l’inglese. Quando sarete grandi, bisognerà sapere l’inglese per fare tutti i lavori belli e interessanti. Ma sarà un inglese europeo, internazionale, non l’inglese degli inglesi: più semplice e con tante parole prese dalle altre lingue, come l’esperanto.

M: Bene, diciamo tutti grazie al babbo di Tommaso che ha spiegato tutte queste cose!