Linee di ricerca

 

 

 

Figlio del Prof. Giovanni Garuti, docente universitario di grammatica e lingua latina, Paolo Garuti ottenne la Maturità Classica al Liceo Ginnasio Statale “Ludovico Antonio Muratori” di  Modena. Si indirizzò agli studi esegetici nel corso del successivo sessennio filosofico-teologico (1975-1981). Al termine di tale ciclo di Studi, già appassionatosi alla Lettera agli Ebrei, produceva una tesina dal titolo “Il confronto Mosè – Cristo nella Lettera agli Ebrei”. In questo primo approccio fu guidato dal professor B. Boschi alla conoscenza del materiale tradizionale e della letteratura giudaica antica e dal professor B. Prete, illuminato maestro di metodo.

Anche la tesina per il conseguimento della Licenza in Sacra Scrittura (Pontificium Institutum Biblicum 1985) e la dissertazione dottorale (École biblique et archéologique française de Jérusalem 1993 – pubblicata nel 1995 da Franciscan Printing Press) furono dedicate alla lettera.

La tesi di Licenza (mai pubblicata) s’interessava del tema della teleiosis in Ebrei secondo le metodologie allora in voga: analisi della struttura letteraria (ne era direttore il profesor A. Vanhoye) e il riferimento allo sfondo vetero testamentario. Il lavoro, anche se non condusse a risultati convincenti, fu buona palestra per l’acquisizione di una certa sensibilità alle strategie letterarie.

Approdato a Gerusalemme per compiervi il programma di Dottorato sotto la guida del Prof. Marie-Emile Boismard, Garuti evolse verso un confronto, più storicamente orientato, con la letteratura retorica antica, riprendendo studi iniziati ai tempi del Liceo sotto la guida del padre. Un primo frutto di questo metodo fu il mémoire redatto per la candidatura al Dottorato: un centinaio di pagine (poi pubblicate nella rivista Divus Thomas) consacrate al tema giuridico dell’attribuzione di un valido sacerdozio a Gesù, non levita né mai proclamato sacerdote, ed al modello argomentativo caratteristici di Eb 7,1-28. Lo studio servì da punto di partenza per la dissertazione: dal livello stilistico (superficie) alle viscere dell’argomentazione, la letteratura retorica classica poteva fornire indicazioni essenziali. Di qui il nome del metodo: non “retorico” poiché il termine si presta ad equivoci, ma “stilistico-argomentativo”.

La disserazione dottorale fu, tuttavia, più uno sforzo di lettura globale del testo più “retorico” del Nuovo Testamento alla luce della manualistica e della critica retoriche dell’epoca, che un proseguimento del metodo dettagliatissimo applicato al capitolo settimo di Ebrei. Altri, da lui guidati in seguito, hanno potuto farlo con successo leggendo, ad esempio, Filippesi, data la lunghezza relativamente ridotta del testo analizzato. Nel comporre la dissertazione, Garuti fu guidato oltre che da Boismard, da B. Standaert, F. Moloney, J. Taylor ed altri. Le indicazioni dell’esegeta francese permisero di elaborare una tesi che, dall’analisi dei dati letterari, tentava di disegnare una storia della redazione del testo. L’opera ottenne una ventina di recensioni ed è stata in seguito ristampata (Alle origini dell’omiletica cristiana, Gerusalemme, FPP, 1995, 2002).

Nei successivi anni di ricerca e pubblicazione, alla retorica antica e ad Ebrei si affiancano altri interessi: in particolare, l’apocalittica e certi tratti del diritto romano studiato per i suoi influssi sulla letteratura retorica o volgarizzante e sul Nuovo Testamento. Un’altra linea di ricerca, inauguratasi ai tempi dell’insegnamento bolognese (1985-1994), ha prodotto sulle prime una lunga visione d’insieme, poi ripresa nel dettaglio dei testi: la cristologia d’ambiente paolino a confronto con le concezioni antropo - cosmologiche popolari dell’epoca.

Anche le pubblicazioni più recenti si muovono nello stesso senso: collocare i testi apostolici nel mondo romano in cui sono nati e render ragione, anche cercando agganci culturali precedenti l’era cristiana, del passare del messaggio dal Mediterraneo sud-orientale all’occidente. Trasferimento che non fu tanto traumatico quanto s’insegna abitualmente. L’Apocalisse di Giovanni, oggetto di alcune pubblicazioni recenti, si presta bene a descrivere questi movimenti di idee, veicolate dai simboli. Altrettanto illuminanti sono alcuni testi liturgici presenti nelle lettere deuteropaoline, o i racconti dei processi subiti da Gesù e Paolo. Un intrecciarsi, quest’ultimi, di percezione popolare del diritto e identificazione con figure esemplari del passato.

Gli studi più recenti sono stati tradotti e pubblicati in lingua francese da Gabalda (Apostolica Romana Quaedam, Paris, Gabalda, 2004). a questi si affiancano alcune pubblicazioni sui Rotoli del Mar Morto, la Lettera agli Ebrei (recentissimamente raccolti in Studi sulla Lettera agli Ebrei, Pendé, Gabalda, 2012) e la cura per le stampe delle opere postume del padre (Prudenzio. Apotheosis, Modena 2005). 

Si innesta su questa linea di ricerca anche la produzione degli ultimi anni, in particolare i due libri consacrati al Qoelet (Qohèlet. L’ombre et le soleil, Pendé, Gabalda, 2008) e al Salmo 110 (Avant que se lève l’étoile du matin, Pendé, Gabalda, 2010), nonostante un cambiamento d’orizzonte: dagli scritti del cristianesimo primitivo a testi della produzione giudaica databili dopo la metà del secondo secolo a.C., quando la sconfitta della Macedonia assicurò a Roma l'egemonia  sul Mediterraneo orientale (Pubblicazioni). 

 

Ita non ingenio, sed memoria et recordatione opus est, ut quae a praestantissimis uiris et excogitata subtiliter et dicta grauiter accepi, cum singuli diuersas uel easdem sed probabilis causas adferrent, dum formam sui quisque et animi et ingenii redderent, isdem nunc numeris isdemque rationibus persequar...