Articolo di Laura Selini - 24/03/2025 Tempo di lettura - 10 min
Il nostro istituto è uno scrigno di cultura e ha influenzato particolarmente le vicende del territorio. Oggi voglio raccontarvi la sua storia perché ne vale la pena conoscerla e tramandarla tra le generazioni di studenti futuri.
Gli istituti tecnici in Italia nacquero grazie alla legge Casati del 1859, siamo in periodo post-Unificazione e l‘Italia stava rafforzando e sviluppando il suo tessuto industriale, nacque, quindi, l‘esigenza di formare i tecnici che avrebbero poi lavorato nell‘industria italiana.
Le scuole tecniche si dividevano in scuole tecniche superiori e istituti tecnici, istituiti nelle città più industrializzate e dedite al commercio.
Regio decreto n. 940 del 30/10/1862
Con il regio decreto n. 940 del 30 ottobre 1862 viene concesso il permesso di istituire un istituto tecnico anche a Bergamo. L‘edificio in cui ha sede oggi ancora non era stato costruito, al suo posto si trovava il Foro Boario ovvero il mercato del bestiame.
Il 9 dicembre del 1863 vennero inaugurati i locali adibiti a scuola nel palazzo della Pretura Nuova in Via Tasso (città bassa). All‘inizio la scuola contava 41 studenti, 21 frequentatori e 20 uditori, divisi su tre indirizzi: Fisica-matematica, Commercio-Ragioneria e Mineralogia-Metallurgia.
Palazzo della Pretura Nuova in via Torquato Tasso
Nel 1869 la sezione Mineraria viene sostituita con quella di Costruzioni e Meccanica fino ad essere poi eliminata nuovamente nel 1872.
Nel 1873, l‘istituto si spostò dalla Pretura Nuova al Palazzo Nuovo, in piazza Vecchia, oggi sede della biblioteca Angelo Maj.
La scuola era una delle più rinomate della penisola e attraeva studenti anche dalle regioni limitrofe.
Il 30 gennaio 1878, il consiglio dei professori votò con unanimità la proposta di chiedere al Provveditorato degli studi il permesso di intitolare la scuola al re Vittorio Emanuele II, che morì all’inizio del mese. Nello stesso anno, l’istituto prese il nome di Regio Istituto Vittorio Emanuele II.
Nel 1885 venne inserito il settore industriale con tre indirizzi: meccanico, tessile e chimico. L’istituto ospitava il Museo di Storia Naturale, l'Osservatorio meteorologico e il Laboratorio chimico municipale e partecipò a diverse Esposizioni internazionali e nazionali dove vinse importanti riconoscimenti.
La prima pietra
Nei primi del Novecento ci fu la necessità di collocare i diversi indirizzi in un'unica sede e venne scelta la zona del Foro Boario. Tale luogo, dopo la costruzione della stazione ferroviaria (1882-1906), divenne una zona strategica e iniziò la sua riqualificazione.
La prima pietra venne posata alla presenza del re Vittorio Emanuele III, il 23 settembre 1913 ed è, tutt’oggi, conservata nell’istituto.
Il progetto della scuola
Il progetto della costruzione dell’edificio fu affidato all'ingegnere Michele Astori, ma la facciata è opera dell’architetto Marcello Piacentini, uno degli architetti italiani più famosi dei primi del Novecento che aveva progettato pochi anni prima il centro Piacentiniano di Bergamo.
Il Palazzo degli studi, così fu chiamato, fu inaugurato nel 1922 e comprendeva l’ingresso, l’atrio e l’ala sud. Non erano ancora presenti lo scalone e l’ala nord che vennero inaugurati il 28 ottobre 1936 dopo lo stop ai lavori avvenuto con la prima guerra mondiale.
Nel 1920 ci fu la definitiva separazione dell’indirizzo industriale, che si trasferì in via Gavazzeni con il nome di Esperia (oggi Paleocapa). Dopo la riforma Gentile avvenne anche la separazione dell’indirizzo Fisico-matematico che divenne il Liceo scientifico Lussana.
Ala Sud
Costruzione ala nord
Atrio senza scalone (prima anni '30)
Scuola completata
Con l’avvento del fascismo aumentarono i controlli sugli studenti e il corpo docente. A quest’epoca risalgono le targhe di Mario Faccioli, Giovanni Camploy e la lapide dedicata agli studenti caduti nella prima guerra mondiale. Ogni classe dell’istituto è intitolata proprio a questi ragazzi. L’unica eccezione è l’Aula Magna. Fino a pochi anni fa era dedicata ad Antonio Locatelli, aviatore e militare fascista, mentre oggi è dedicata ufficialmente, con tanto di targa, ad Ada Rossi. Infatti, durante il periodo fascista, la nostra scuola fu frequentata da diverse personalità di grande levatura come Ernesto Rossi, uno degli scrittori del Manifesto di Ventotene. Lui insegnava nel nostro istituto e qua venne arrestato per la sua lotta antifascista. Altri nomi sono Ada Rossi, anche lei antifascista e insegnante al VEII, Ferruccio dell’Orto e Vittorio Gasparini, entrambi studenti quando vennero dislocati in diverse sedi perché nel 1943, l’edificio fu requisito dai nazisti come sede del Comando Militare.
Targa ai caduti
Ernesto Rossi
Ada Rossi
Vittorio Gasparini
Ferruccio dell'Orto
Nel dopoguerra, l'edificio tornò ad essere una scuola e negli anni ‘60 e ‘70 si ebbe un boom di studenti iscritti e di conseguenza vennero create diverse succursali come il Maironi a Ponte San Pietro, il Romero ad Albino, il Turoldo a Zogno e il Belotti a Colognola. Diventarono indipendenti verso la fine degli anni ‘70.
Gli anni ‘70 furono gli anni delle contestazioni studentesche per una scuola più democratica e meno selettiva. A queste contestazioni dobbiamo la nascita dello Statuto degli studenti.
Nel 2010 con la riforma Gelmini, vennero istituiti i due indirizzi presenti oggi, Amministrazione-Finanza-Marketing e Turistico.
Nel 2022 la scuola ha festeggiato i 100 anni dalla costruzione dell’edificio. La scuola è stata aperta per le giornate di primavera del FAI e per celebrare questa ricorrenza è stato creato un annullo filatelico raffigurante la nostra scuola.
La nostra scuola è stata punto di riferimento di generazioni che hanno contribuito a rendere la sua storia ricca e entusiasmante. Noi siamo parte della sua storia e dobbiamo esserne orgogliosi.