Articolo di Laura Selini - 05/03/2025 Tempo di lettura - 5 min
Quanto può l’arte riprodurre l’orrore della guerra? Quanto possiamo percepire da un quadro la distruzione della guerra?
Queste domande se le è poste Juan Molina Porras con la sua mostra “Orrore e Guerra” tenutasi dal 12 al 20 ottobre 2024 presso l’associazione di Mutuo Soccorso in via Zambonate 33 a Bergamo.
Tante opere hanno cercato di cogliere l’essenza della guerra, ma è quasi impossibile trasmettere a chi guarda il vero orrore che essa causa. Ricordiamo alcuni dei quadri di guerra più famosi come quello di Delacroix con il massacro di Scio, Goya con il 3 maggio 1808 e Picasso con Guernica. Questi quadri rappresentano una cruda realtà, ma noi guardandoli facciamo fatica a capire come una persona possa vivere sotto le bombe. Noi non riusciamo, da queste opere, a capire la paura, l’angoscia e il lutto delle persone che vivono nei “ teatri” di guerra, la loro vita è stroncata dalla morte di persone care, dalle bombe e dalla distruzione.
Il professor Juan Molina Porras ha cercato di rappresentarlo tramite la sua arte astratta che per mezzo di pennellate, texture, forme e colori brillanti (ricorrente il rosso del sangue), ripercorrono la guerra in Ucraina, il massacro di Supernova avvenuto per mano di Hamas e il genocidio del popolo palestinese.
Uno dei quadri che ci ha affascinato di più e dal quale si può prendere particolare spunto di riflessione è una serie di soggetti (Ucraina Gaza I, Ucraina Gaza 2, Ucraina Gaza 3, Ucraina Gaza 4) che dimostrano come un conflitto possa svanire dalla mente delle persone nel momento in cui i media non ne parlano più. I dipinti vogliono rappresentare come dopo lo scoppio del conflitto israelo-palestinese, la guerra in Ucraina stia piano piano svanendo dalle nostre menti nonostante il conflitto, dopo 3 anni, non cessi di mietere vittime e di essere distruttivo. Molina denuncia l’indifferenza della gente verso ciò che non vive in primo piano e dei governi che fanno poco per mettere un punto a questa situazione.
Questi quadri si collegano alla riproduzione nella tecnica di Molina di una stampa di Goya: No se puede mirar. Anche in questo caso, in chiave moderna può essere visto come un occultamento di quello che accade realmente da parte dei media, che mostrano solo quello che vogliono, non la realtà.
Le opere di Molina vogliono rappresentare la follia e l’ingiustificabile violenza della guerra, eppure queste guerre continuano e non vedono fine. Volere la pace non è una delle opzioni, deve essere l’unico risultato, per un mondo migliore.