CULTURA









COMUNE + UNIONE = COMUNIONE

Giochi di parole a parte, le parole contano, eccome!

Di UNIONE (sovietica, europea, monetaria eccetera), ho già scritto: vedi PAROLACCE,

A proposito di COMUNE e dintorni, ho solo un paio di aforismi, che però rendono l’idea:

RES PUBLICA - Finché una cosa è tua, vale la legge del più forte. Appena diventa “nostra”, vale la legge del più furbo.

LUOGOCOMUNISMO - L’odore dei luoghi comuni è dapprima attraente, poi sempre più nauseabondo, fino a diventare intollerabile.

Tornando a COMUNE ed UNIONE, la curiosa somma dei due fonemi porta a COMUNIONE, una parola assai importante. La Santa Chiesa Cattolica Apostolica l’ha adottata per definire il Santissimo Divinissimo Sacramento: res mirabilis, manducat Dominum; cioè a dire in parole povere: qualcosa di mirabolante, mangiarsi il Signore. In COMUNIONE riecheggia infatti, il senso ultimo: divorarsi a vicenda, per nutrirsi l’uno dell’altro.

Quel che conta è il contesto: tra due innamorati, mangiarsi ci sta ... l’infante si nutre della madre e lei, il suo bimbo “se lo mangerebbe”. Purtroppo, fuori da questi pochi casi d’amore sublime, la comunione è una mangiatoia, dove il più sveglio ingrassa e il più tonto, deperisce.









LA FAVOLOSA FAVOLA DELLE FAVOLE

I tempi erano maturi. La mente umana s’era andata ottenebrando al punto da accettare qualsiasi condizionamento, anche mal confezionato, purché propinato continuativamente e attraverso canali istituzionali ben organizzati e strapagati. L’esempio, cartina di tornasole della stabilità del fenomeno, è l’ora legale, da decenni capace di avvitarsi impunemente nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Maghi e streghe confezionano nel fumoso pentolone della confusione un orrendo veleno, ma nell’ampolla di cristallo placcata in oro, conservano l’antidoto, per sé ed i propri amici.

A causa di un virus pestilenziale, Frate Lorenzo non poté avvisare Romeo che l’amata non era morta, ma addormentata. Finito l’incantesimo, Giulietta si sarebbe risvegliata, giusto in tempo per vedere l’amato Romeo suicida avvelenato: bacia le sue labbra ancora morbide, sperando d’avvelenarsi anch’essa e pur di morire certamente con lui, gli sottrae il pugnale e si trafigge il petto.

E che dire di Merlino e la perfida Morgana, la maga Magò del celebre cartone disneyano, infettata da un virus provvidenziale? O di Amelia, la fattucchiera che ammalia gli amici di Topolino con le sue magiche pozioni? Quanti veleni, morbi, incantesimi, nella Storia, nelle favole e nella letteratura! In effetti, un catalogo sempliciotto, banale, quasi infantile ... come un film cinese, eccessivo in tutto, compreso la sua insopportabile inconsistenza.

Eppure, il Dragone comunista l’ha fatto, funziona e proprio così riuscirà a sottomettere l’allocco uomo moderno democratico e liberale, con quel poco che resterà della civiltà umana.

Il nostro mondo, finora insuperabile guida verso il progresso e compiaciuto promotore di un benessere diffuso e accessibile, è ammorbato col termometro in bocca e il saturimetro al dito. Anche la nostra economia boccheggia e le nostre certezze crollano, una dopo l’altra. Persino la Santa Chiesa Cattolica e Apostolica, l’indelebile traccia della visita di Dio Creatore, beccheggia tra i liquami della perversione e dell’iniquità.

Allora, è tutto finito? Se fosse una favola, un solo atto d’amore eroico e sincero romperebbe l’incantesimo. Se però è una tragedia, poveri noi ...












DIO, PATRIA E FAMIGLIA: UNICA VIA DI SCAMPO

La sinistra non sa quello che vuole, ma sa bene quello che detesta e lo dice apertamente. Quanto a Dio, se non ci fosse lo inventerebbero: altrimenti, chi mai bestemmierebbero? Sulla patria spargono deiezioni, a meno che non siano loro a tenerla saldamente in pugno. La famiglia è l’unico ostacolo concreto al delirio progressista disumanitario e infatti la picconano sistematicamente, a cominciare dall’aborto fino all’eutanasia, passando per la liquefazione dell’identità sessuale, l’asfissia dell’economia domestica e la maleducazione della prole.

L’unica via d’uscita al rovinoso degrado, sta nel proporsi esattamente il contrario di quanto la sinistra propugna. Pazienza se non è facilissimo credere che Dio esista, non importa se uno sguardo attento alla Storia legittima non pochi dubbi su questa benedetta patria e neppure si possono ignorare le mille vergognose insidie della famiglia tradizionale ... tuttavia, se la sinistra dice che Dio, patria e famiglia fanno una vita di merda, allora vuol dire che per salvarci dobbiamo tornare proprio a quei tre pilastri, ad ogni costo e di corsa!










“... ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra ...” (FIL 2-10)

Una mentalità sinistra è per l’anima quello che un tumore al cervello è per il corpo: dolore, allucinazione e consunzione. Del resto, quando si vuole descrivere una situazione davvero cupa, mortifera, miserabile e dolorosa, quale aggettivo potrebbe essere più efficace? Eppure, i sinistri neppure se ne accorgono perché se mai sapessero d’avere un’anima, già non sarebbero più di sinistra.

Non è una questione di parte, nel senso che il tumorato di sinistra possa contrapporsi a qualcosa o a qualcun altro, rimanendo però sullo stesso piano o comunque, esercitando “da sinistra” le medesime prerogative esercitabili da destra, dal centro, dall’alto o dal basso, e pur sempre nell’ambito delle stesse categorie antropologiche. Eh no, solo di rado e temporaneamente può capitare che sia così: a fronte di questa sinistra non c’è altro che l’umanità con tutti i suoi pregi e suoi difetti, le mille sfumature di colore, identità e sensibilità.

Il cancro nell’anima si sviluppa lasciando marcire la coscienza del malato, escrescendo e dilagando fino ad attrarne altre sane, per mero riflesso emulativo. Se non è per interesse di bottega, la sua disumanità nasce nel fondo melmoso dell’anima, di solito per una sciocchezza o un meschino incaglio come un’invidia infantile, una vergogna insuperabile, un errore mai ammesso, una bugia lievitata a dismisura o una ferita trascurata fino alla suppurazione. Per averne un’idea, basta riascoltare Giorgio Gaber nel suo temerario monologo Qualcuno era comunista:

https://www.youtube.com/watch?v=emoFu3iejiQ

Oggigiorno, dopo aver abbandonato la classe operaia al suo destino, nutrita e coccolata dal capitalismo più bieco e guerrafondaio, la sinistra ha rinunciato per manifesta incapacità a gestire le umane cose e si abbandona all’ineffabile “quantismo” dell’indefinito, cioè al buco nero che digerisce tutto ciò che non consiste e non sussiste, nella convinzione di potervi trionfare, almeno laggiù. E così dagli col razzismo, con l’inquinamento che riscalda il pianeta, la decrescita più o meno infelice e poi corruzione, mafia e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente, tutto ciò senza curarsi di elaborare uno straccio di soluzione pratica ai problemi sbandierati.

Dopo i fatti incresciosi di Minneapolis, in tutto il mondo c’è gente che s’inginocchia e magari impone di farlo ai propri figli, in segno di contrizione per i torti subiti dagli afro americani: pazienza se i dati annuali raccontano una storia diversa di violenze razziali prevalentemente su donne e uomini bianchi, poliziotti compresi ... e pazienza se una volta raddrizzate le ginocchia, gli alfieri dell’anti razzismo mettono a ferro e fuoco interi quartieri della città, abbattendo - perché no? - i monumenti a Cristoforo Colombo.

La perversione è chiara e pervicace: col rito della genuflessione si reclama una colpa collettiva solo presunta, ma necessaria e sufficiente a garantirsi la patente del politicamente corretto con l’accesso al pulpito dei giusti illuminati di sinistra, i soli autorizzati ad accusare e bastonare il prossimo: attonita e confusa, l’umanità sottostante ascolta in televisione queste diaboliche litanie e incapace di reagire, subisce.















































































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