Per non dimenticare...

Compito educativo della scuola è quello di recuperare quei fatti storici per trasformarli in occasioni di riflessione e studio, per combattere l’indifferenza e l’oblio, per promuovere e creare nei giovani un nuovo spirito di confronto, solidarietà e collaborazione con i popoli di diverse culture, stimolando una coscienza civile e morale attiva e consapevole che rifiuti ogni forma di discriminazione ed intolleranza.

Giorno del Ricordo

Una giornata per ricordare le vittime delle foibe e dell'esodo giuliano - dalmata

Una poesia per ricordare

Gli alunni e le alunne della classe V della Scuola primaria del plesso di Prossedi, dopo aver letto la poesia di Ermanno Eandi, poeta, giornalista e scrittore piemontese, hanno voluto contribuire con le loro riflessioni e considerazioni su questa giornata ed il suo significato.


CHE COSA SONO LE FOIBE?

Autori: B.G, G.S.

Si chiamano foibe le cavità naturali, profonde anche centinaia di metri, che esistono nella regione del Carso, a cavallo tra il Friuli-Venezia Giulia e le odierne Slovenia e Croazia.

Lì, a partire dal crollo del regime fascista nel 1943, furono compiuti massacri contro la popolazione italiana a opera dei partigiani (sostenitori) comunisti iugoslavi del maresciallo Tito, il rivoluzionario filo sovietico (ossia amico dell'Unione Sovietica) che, con la fine della seconda guerra mondiale, sarebbe diventato dittatore della Iugoslavia fino al 1980 (la Iugoslavia è la regione occidentale della penisola balcanica ed è esistita come stato indipendente fino al 2003)

Non si sa con esattezza quanti italiani furono uccisi in modo così barbaro ma, secondo alcuni storici, forse anche 10mila persone se non di più.

Giorno della Memoria

In occasione della Giornata della Memoria, presentiamo le attività dell'Istituto svolte dal 23 al 27 gennaio 2023

La Giornata della Memoria 

nel plesso di Ceriara

Nella Giornata della Memoria, tante farfalle gialle hanno colorato le aule della Scuola Primaria   Continua a leggere 

per ricordare e riflettere sugli orrori del passato e per sperare in un futuro senza discriminazione ed odio.

Sono le farfalle che vogliamo far giungere a  Pavel Friiedman, ebreo cecoslovacco che morì nel 1944 nel lager di Terezin e che, prima di partire per il campo, visse per un periodo nel ghetto di Praga. 

Qui ha composto questa poesia piena di dolore: 

La farfalla

L’ultima, proprio l’ultima,

di un giallo così intenso, così

assolutamente giallo,

come una lacrima di sole quando cade

sopra una roccia bianca

così gialla, così gialla!

l’ultima,

volava in alto leggera,

aleggiava sicura

per baciare il suo ultimo mondo.

Tra qualche giorno

sarà già la mia settima settimana

di ghetto:

i miei mi hanno ritrovato qui

e qui mi chiamano i fiori di ruta

e il bianco candeliere di castagno

nel cortile.

Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.

Quella dell’altra volta fu l’ultima:

le farfalle non vivono nel ghetto.

(Pavel Friedman, Praga 1921 – Auschwitz 1944)

 

L'incontro con Edith

Autrici: B.G., L.N., G.C.

Nei giorni precedenti il Giorno della memoria, la scuola ha organizzato numerosi eventi per sensibilizzare noi alunni ed alunne sul problema della discriminazione e per ricordare questo episodio nero della storia europea. Continua a leggere

Tutte le classi di scuola secondaria di I grado hanno assistito all'intervista alla scrittrice Edith Bruck, che è sopravvissuta ai campi di sterminio ed ha vissuto la Shoah sulla sua pelle. 

È stato un incontro on-line organizzato dalla Fondazione Museo della Shoah di Roma per farci riflettere su quella che è stata una grande tragedia: la seconda guerra mondiale. Edith ci ha raccontato tutti gli orrori che ha vissuto, di quando le hanno ucciso la madre davanti gli occhi, della morte dei suoi familiari.. solo lei, sua sorella ed un fratello sono sopravvissuti. 

Edith Bruck, però, nella sua tragedia ci ha raccontato anche di rarissimi episodi di umanità e di speranza, che lei ha chiamato "cinque luci", avvenuti durante il periodo in cui è stata nei campi di sterminio: una gavetta gettata da un soldato nazista all'interno della quale ha trovato un sottile strato di marmellata, sentirsi chiedere "come ti chiami" in un ambiente, il lager, creato per annientare le persone fisicamente e psicologicamente...

Ciò che ci ha colpito, è stato il racconto di quando lei e sua sorella sono andate via per un breve tempo: si sono nascoste nella spazzatura e mangiavano le bucce di patate, poi le hanno chiuse in una stalla mentre dormivano nella paglia. Dopo tre settimane le hanno riportate nei campi di sterminio dove hanno trovato una stanza piena di corpi morti che dovevano trascinare per avere in cambio una razione di zuppa. Mentre trascinavano un corpo, si accorsero che l'uomo non era ancora morto perché disse loro: "raccontate per me". Edith, sopravvissuta a quell'inferno, ha mantenuto la promessa.


Edith Bruck: la sua vita...

Autori: E.T., R.O.

Edith Steinschreiber, poi Bruck dal cognome acquisito dal primo marito, nasce nel 1932 a Tiszabercel e cresce a Tiszakarád, un piccolo villaggio ungherese ai confini con la Slovacchia. Continua a leggere

È l'ultima dei sei figli di una povera famiglia ebraica. Conosce, fin dall'infanzia, l'ostilità e le discriminazioni che nel suo Paese, come nel resto d'Europa, attaccano  gli ebrei. Nel 1944, a tredici anni, dal ghetto di Sátoraljaújhely viene deportata ad Auschwitz e poi in altri campi tedeschi: Kaufering, Landsberg, Dachau, Christianstadt e, infine, Bergen-Belsen, dove verrà liberata, insieme alla sorella, nell'aprile del 1945.

Non faranno ritorno la madre, il padre, un fratello e altri familiari. Dopo la liberazione rientra in Ungheria, nella sua casa; ma scoprirà che la fine della guerra non significa pace né accoglienza, e, soprattutto, nuove peregrinazioni alla ricerca di un posto nel mondo dove poter vivere. Nel 1946 raggiunge in Cecoslovacchia una delle sue sorelle maggiori, salvate da Perlasca a Budapest, ma il tentativo di ricongiungimento fallisce.

Nel settembre del 1948 raggiunge Israele, alla nascita del nuovo Stato. Per evitare il servizio militare si sposa e prende il cognome che ancora oggi porta: Bruck . Nel 1954 arriva in Italia e si stabilisce a Roma, dove ancora oggi risiede. Nel 1959 Bruck inizia la sua carriera di scrittrice e testimone della Shoah adottando la lingua italiana, che, secondo l'autrice, le offre quel distacco emotivo che le consente di descrivere le sue esperienze dei campi di concentramento.

... e la sua parola

Autori: I.N., G.S.

Edith inizia la su-a carriera di scrittrice nel 1959 quando si trova in Italia e utilizzerà proprio la nostra lingua, una «lingua non mia», perché con la lingua italiana può avere quel distacco emotivo che le permette di descrivere le sue esperienze dei campi di concentramento.  Continua a leggere

Il primo libro pubblicato è Chi ti ama così, un racconto autobiografico della sua esperienza terribile nei lager nazisti: Edith inizia a scrivere il suo diario nel 1945 ma riesce a concludere solo quando, alla fine degli anni '50, si trova in Italia.  

Più recentemente, la scrittrice ha pubblicato diversi libri autobiografici:

ne La rondine sul termosifone pubblicato nel 2017, Edith racconta com’è stato rimanere accanto al marito Nelo Risi man mano che l’Alzheimer avanzava. La scrittrice racconta di un uomo bello, colto, elegante reso fragilissimo dalla malattia.

Ti lascio dormire, pubblicato nel 2019, è una lunghissima e commovente lettera d'amore: dal giorno in cui ha perso il marito, Edith gli scrive per raccontare di nuovo a sé stessa e a lui la storia della loro vita.

Il pane perduto, pubblicato nel 2021, vincitore del Premio Strega e del premio Viareggio. Edith e la sorella più grande Judit, sono sopravvissute ma non riescono a ricominciare una nuova vita da donne libere: Edith racconta la sensazione di estraneità rispetto ai suoi stessi familiari che non hanno fatto esperienza del lager, l’arrivo in Italia, l’incontro con il poeta e regista Nelo Risi che diventerà suo marito. Il libro si conclude con una serie di riflessioni sui tempi di oggi, sui pericoli dell’attuale ondata xenofoba e con una lettera finale a Dio.

I campi di concentramento 

in Italia e in Europa

Autori: S.S., G.P.

Uno dei primi campi di concentramento fu Dachau, creato nel 1933 per imprigionare e sterminare i "nemici dello Stato", inizialmente solo tedeschi (oppositori politici, comunisti, omosessuali, testimoni di Geova). Continua a leggere

Venivano chiamati così perché servivano a "concentrare" fisicamente i prigionieri. Dal marzo del 1938, i nazisti cominciarono ad arrestare anche gli ebrei tedeschi ed austriaci e a imprigionarli nei campi di concentramento. Nel 1939, furono creati numerosi campi di lavoro: i prigionieri erano costretti ai lavori forzati e morivano a migliaia per fame e fatica. 

Per realizzare la "soluzione finale", nel 1941, nacquero i famigerati campi di sterminio, progettati con l’obiettivo di creare un’efficiente macchina per l’eliminazione in massa dei prigionieri. Il primo fu quello di Chelmno, dove Ebrei e Rom venivano uccisi con i gas di scarico di furgoni che erano stati appositamente modificati. Successivamente i nazisti costruirono le camere a gas: enormi stanze dove i prigionieri venivano uccisi con il gas velenoso per attuare lo sterminio in modo efficiente, ma anche perché questo metodo rendeva il processo più impersonale per coloro che dovevano portarlo a termine.

Nei lager, non solo gli ebrei

Autori: A.R., S.R.

Gli ebrei furono i principali bersagli delle persecuzioni sistematiche e dello sterminio di massa da parte dei nazisti e dei loro collaboratori, ma non furono gli unici. Continua a leggere

Nei lager, i prigionieri venivano distinti da simboli di diversi colori cuciti sulle loro divise:

Quando la storia non insegna

Autori: M.G, I.L.

Purtroppo gli ebrei non furono l'unico esempio di genocidio: prima di loro e, cosa ancora più terrificante, dopo di loro, ci sono stati altri popoli perseguitati. Ecco alcune tragiche storie del XX secolo.

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Nel 1915 gli Armeni (antico popolo di religione cristiana, con lingua e tradizioni proprie) subirono un genocidio da parte dei Turchi ottomani. In quel momento erano al governo i Giovani Turchi, un’organizzazione nazionalista che voleva creare uno Stato in cui tutti parlassero la stessa lingua e appartenessero alla stessa cultura. Gli Armeni rappresentavano, secondo loro, un ostacolo. Per questo li accusarono di essersi arricchiti a spese dei Turchi, di aver cospirato con il nemico e di voler creare uno Stato indipendente. La punizione stabilita per queste presunte colpe fu la deportazione, ma si trattò in realtà di un massacro. Gli storici stimano che il numero delle vittime sia stato di circa 1,2 milioni di morti.


In Russia, un forma di genocidio fu quella del cosiddetto “Terrore rosso”: tra il 1918 e il 1920 Lenin fece internare e uccidere centinaia di borghesi per proteggere la Repubblica sovietica dai suoi nemici di classe. Successivamente Stalin perseguitò i kulàki, i contadini che proprietari di grandi appezzamenti di terre, ma soprattutto la carestia provocata che portò alla decimazione della popolazione contadina in Ucraina. 


In Asia, il regime dei khmer rossi è considerato come uno dei più sanguinari del XX secolo. Dal 1975 al 1979 il Partito comunista della Cambogia provocò la morte di più di due milioni di persone (i cambogiani allora erano circa 7 milioni), non solo tramite esecuzioni politiche, ma anche costringendo la popolazione ad andarsene dalle città attraverso la giungla senza alcun mezzo di trasporto e a vivere in pessime condizioni igieniche. 


Anche l'Africa non è stata risparmiata dai genocidi: uno dei più noti fu il conflitto in Ruanda e Burundi tra Hutu e Tutsi: i primi si occupavano dell’agricoltura, mentre i secondi erano allevatori e guerrieri. Dal 6 aprile al 16 luglio 1994 si compie in Ruanda il genocidio dei tutsi e degli hutu moderati, per mano dell’esercito regolare e degli interahamwe, milizie paramilitari. Il pretesto è l’odio razziale verso la minoranza tutsi, che aveva costituito l’élite sociale e culturale del Paese. In soli 100 giorni perdono la vita circa un milione di persone, uccise soprattutto con machete, asce, lance, mazze. 


In Europa, con la morte del dittatore Tito, nel 1980, vennero a galla le tensioni politiche accumulate negli anni tra le varie Repubbliche che componevano lo Stato Federale Iugoslavo (Serbia, Croazia, Slovenia, BosniaErzegovina, Montenegro, Macedonia e le due regioni Kosovo e Vojvodina). I rancori e gli odi reciproci portarono a una sanguinosa guerra civile. Dal 1990 al 1999 le parti in guerra utilizzarono a più riprese l’arma della “pulizia etnica” per tentare di eliminare definitivamente l’avversario

UnaPanchinaRossa


Il 25 NOVEMBRE a scuola

Oggi, 25 novembre 2022 tutti i ragazzi e le ragazze delle classi terze del nostro istituto si sono riuniti nell'aula musicale del plesso di Montanino per parlare della violenza sulla donna. 

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L'evento è iniziato con il discorso della preside, prof.ssa Tina Immacolata Abate, che ha spiegato il significato di questa giornata. Subito dopo i ragazzi della terza B hanno mostrato un video riguardante Artemisia Gentileschi.

Nel video è stato evidenziato come anche la grande pittrice del '600 abbia subito violenza. 

La sua attività presso la bottega del padre termina in seguito al processo avvenuto nel 1612, voluto da Artemisia e dalla famiglia in seguito alla violenza di Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva.

Dal processo il Tassi esce innocente, mentre la famiglia Gentileschi deve subire pesanti condanne morali.

Dopo il video, gli alunni e le alunne della sezione musicale hanno suonato dei brani natalizio, Have Yourself a Little 

Marry Christmas e All I want for Christmas is you.

Successivamente la preside ha presentato l’avv. Fermina De Bonis, la quale ci ha illustrato l'argomento della violenza sulle donne da un punto di vista penale ed ha portato alcuni esempi di suoi casi giudiziari.

L’avvocatessa De Bonis, avvocato penalista, ha illustrato la storia delle sorelle Mirabal da  cui proviene la scelta di questo giorno, successivamente ha raccontato di alcuni processi a cui ha lavorato, inerenti alla violenza sulle donne e al femminicidio. Come avvocato, ci ha illustrato le conseguenze penali dovute a una violenza.

Al termine dell'intervento, un ragazzo della 3 B ha letto una parte dell'articolo 69 del codice penale: questo articolo rende più pesante la pena per la violenza domestica e di genere e introduce maggiori strumenti di protezioni per le vittime.

I ragazzi della sezione musicale hanno suonato il brano "Il primo Natale”

e alcune ragazze delle classi terze dell'istituto hanno letto dei brani tratti dal monologo di Anna Steri contro il femminicidio

 "Alice nel paese delle brutte meraviglie".

Infine l'evento si è spostano nel cortile della scuola per inaugurato una panchina di colore rosso in onore di questo giorno.


Autori: R.O., G.P., S.R., I. L.

le tre sorelle  MIRABAL

Perché proprio il 25 novembre?

La data del 25 Novembre è stata scelta dall'ONU in memoria delle sorelle Mirabal. Continua a leggere

Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in loro memoria.

Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua provincia di Salcedo nella Repubblica Dominicana da una famiglia benestante. Combatterono la dittatura(1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).

Il 25 novembre 1960 Minerva, Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti che si trovavano in carcere. 

Anche Patria, la sorella maggiore, le accompagna e mentre erano in auto, le tre sorelle vengono catturate da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise.

Il loro brutale assassinio risveglia l’indignazione popolare che porta nel 1961 all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.

Autori: F.A., L.N.