In occasione della Giornata internazionale di sensibilizzazione contro la violenza femminile, il nostro istituto, che sempre promuove il rispetto e la parità di genere, dedica un'intera settimana a questo tema.
Le lezioni e le attività saranno lo stimolo per affrontare questi argomenti, ancora oggi purtroppo attuali, per sensibilizzare le nuove generazioni attraverso proposte che stimolino la riflessione negli alunni e nelle alunne.
Con l'auspicio che MAI PIÙ si debba tornare a parlare di violenza.
STORIE DI DONNE CHE HANNO FATTO LA STORIA
Vi presentiamo le biografie di donne, molte delle quali ancora poco conosciute, che hanno dato un importante contribuito alla società, alla cultura, alla politica, alle arti e alle scienze.
A cura delle classi 1E e 2E.
Sophie Brahe è nata il 24 agosto nel 1559 in Danimarca da una famiglia nobile.
Studiò da sola sui libri del fratello e divenne la sua assistente.Il re di Danimarca, Federico II donò a Tycho l'isola di Ven vicino a Copenaghen, sulla quale venne eretto il famoso castello-osservatorio di Uraniborg.
L'importanza del lavoro dei fratelli Brahe è che furono i primi astronomi Europei ad effettuare osservazioni regolari ed a lungo termine sulla posizione delle stelle fisse e dei pianeti tramite Sestanti, Quadranti, Sfere Armilari.
All'età di 20 anni Sophie si sposò; ebbe un figlio, ma continuò alla sua presenza all'osservatorio; quando nel 1588 il marito morì, divenne amministratrice dei terreni, studiò l'alchimia e medicina.
Il contributo di Sophie Brahe all'astronomia non venne riconosciuto autonomamente e ad oggi non è ancora possibile ricostruire la sua partecipazione al lavoro del fratello, poiché non esistono documenti specifici della sua vita e delle sue opere.
È nella Storia perché: ha dato un importante contribuito all'astronomia lavorando con il fratello.
Veronica Gambara nacque nel vecchio castello di Pratalboino, la notte tra il 29 e il 30 novembre 1485, da nobile famiglia.
Era figlia di Alda Pio di Savoglia di Carpi, figlia di Marco II, e di Gianfranceso Gambara, titolare del feudo di Pratalboino.
La coppia ebbe sette figli:Umberto, Ippolito, Brunoro, Camillo, Veronica, Violante e Isotta.
Raggiunta l'età del matrimonio, i genitori scelsero Gilberto VII signore di Correggio.
Anche se il matrimonio fu combinato, esso si rivelò felice e Veronica si innamorò realmente del marito, di cui apprezzò sin dall'inizio la rettitudine: per lui compose la sua celebre Occhi lucenti, e belli, in cui Veronica esalta gli occhi di Gilberto, capaci di farle ardere il cuore:
«Lieti, mesti, superbi, humili, alteri
vi mostrate in un punto; onde di speme,
e di timor m'empiete;
e tanti effetti dolci, acerbi e fieri
nel cor'arso per voi, vengono insieme
ad ogn'hor che volete»
Dopo il matrimonio, Veronica abita a Correggio dove riuscì ad ambientarsi facilmente e fu apprezzata dai nuovi concittadini.
Era una donna eccellente e manifestò il proprio talento poetico scrivendo versi raffinati ed eleganti che ricevettero giusto riconoscimento dagli artisti suoi contemporanei e che brillano tra i migliori versi della letteratura italiana.
Oltre alle Rime, sono conservate le sue Lettere: queste ci danno l'immagine di una donna che partecipa attivamente alla vita culturale e politica del suo tempo.
Dal 1518, infatti, dopo la morte del marito,si occupò degli affari dello stato di Correggio che rese con notevole abilità e determinazione fino alla sua morte.
Le sue poesie (non molte, per la verità) sono racolte nel volume "Rime di tre gentildonne del XVI secolo" e furono molto amate da Giacomo Leopardi.
È nella Storia perché: è stata una delle principali poetesse italiane del Cinquecento.
Artemisia Gentileschi è nata a Roma nel 1593, figlia di un pittore, Orazio Gentileschi, che fin da subito incoraggiò la sua passione per l'arte .
Nel 1611 il padre mandò Artemisia a studiare dal pittore Agostino Tozzi che, purtroppo, violentò la ragazza e propose poi di sposarla per rimediare al disonore.
Artemisia non sposò mai Agostino perché lui era già sposato: l'uomo andò in prigione ma Artemisia durante il processo fu torturata perché a quei tempi si pensava che solo con questo metodo si dicesse la verità.
Si trasferì a Firenze, dove entrò nella corte del duca Cosimo II, poi andò in molte città: Roma, Venezia, Napoli e Londra. Qui lavorò insieme al padre Orazio e vi rimase fino alla morte di lui. Tornò a Napoli dove morì nel 1653.
È nella Storia perché: fu una grande pittrice, realizzò tante opere e scrisse anche molte poesie.
Laura Maria Caterina Bassi Veratti, più nota come Laura Bassi nacque a Bologna nel 1711 Giuseppe Bassi, “dottore di legge”, e Maria Rosa Cesari.
Si rivelò una bambina molto vivace e generosa e, date le sue eccezionali doti intellettuali, la famiglia le fece dare un'educazione privata.
Nel 1732 l'Università di Bologna le conferì la laurea in filosofia e iniziò ad insegnare guadagnando uno stipendio di 500 lire. Poiché era una donna, però, poteva insegnare solo in speciali occasioni e su permesso dei superiori, come durante le visite di principi: il 17 dicembre del 1732 tenne una solenne prima lezione nel teatro anatomico dell'Archiginnasio di Bologna.
Nel 1738 sposò il medico Giuseppe Veratti, scelto anche perché le aveva promesso che non avrebbe ostacolato i suoi studi: dalla coppia nacquero otto figli, di cui solo cinque sopravvissuti.
Dal 1749 iniziò ad insegnare fisica sperimentale: le lezioni si tenevano nella sua casa, nel laboratorio allestito insieme al marito. Dal momento che a Bologna era l'unico corso sulla disciplina ed era frequentato soprattutto da studenti dell'università, il Senato accademico ne riconobbe l'utilità pubblica e assegnò a Laura Bassi uno stipendio di 1000 lire, uno dei più alti pagati dall'università.
Laura Bassi era una seguace delle teorie di Newton e cercò di applicarle in molteplici campi di ricerca, in particolare alla fisica elettrica, di cui divenne, assieme con il marito, uno dei principali cultori italiani. Laura era in contatto con scienziati ed intellettuali del suo tempo: Giovanni Battista Beccaria, Alessandro Volta, e fu insegnante di Lazzaro Spallanzani, suo cugino.
Grazie alla stima che si era procurata con le sue ricerche e la sua attività didattica, riuscì a farsi assegnare, nel 1776, la cattedra di professore di fisica sperimentale nell'Istituto delle Scienze, finalmente senza alcuna limitazione dovuta al sesso. Parlava perfettamente il francese, che usava sia per discutere con i suoi visitatori sia nelle dimostrazioni sperimentali che faceva per gli scienziati stranieri.
È nella Storia perché: è stata una fisica, una delle prime donne laureate in Italia e, in Età moderna, tra le prime al mondo a ottenere una cattedra universitaria.
Matilde nacque probabilmente a Mantova tra il 1045 e il 1046, morì a Bondeno di Roncore il 24 Luglio del 1115.
Ebbe molti titoli: contessa di Mantova, duchessa di Spoleto, Margravia di Toscana, vicaria imperiale d'Italia dal 1069 al 1076, duchessa consorte della Bassa Lorena, contessa consorte di Verdun, duchessa consorte ai Bavera.
Possedeva molti castelli, quelli più legati a lei sono quelli di Bianello, Canossa, Rossena e Carpineti, tutti in provincia di Reggia Emilia.
Per quarant'anni governò uno Stato che occupava l'Italia settentrionale e partecipò da protagonista alla lotta tra l'Impero e la Chiesa.
Infatti, nel febbraio 1076 il Papa scomunicò l'imperatore Enrico IV e Matilde si trovò in una posizione delicata perché era una cattolica fervente, quindi sosteneva il Papa e la Chiesa ma era anche vassalla e cugina dell'imperatore.
Per questo decise d' intervenire: la scomunica, infatti, era un provvedimento molto grave usato dal Papa perché condannava chi la riceveva all'esclusione della società.
Nel caso di un imperatore, la situazione era ancora più grave perché toglieva ogni autorità e potere al sovrano, creando così una crisi politica. Grazie all'intervento di Matilde, la crisi fu evitata perché il Papa perdonò l'imperatore Enrico IV togliendogli la scomunica.
È nella Storia perché: fu una donna di potere che arrivò a dominare tutti i territori dell'Italia a nord dello Stato Pontificio.
Elisabetta I Tudor era la figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena: l'ultima regina della dinastia dei Tudor.
Nata a Greenwich il 7 settembre 1533, morì il 24 marzo 1603.
È stata regina d'Inghilterra per 45 anni: dal 1558 fino al 1603, giorno della sua morte, tanto che sua epoca fu denominata "età elisabettiana".
Elisabetta promosse lo sviluppo economico e la mobilità sociale dell'Inghilterra; favorì le arti (nel suo regno ci furono autori importanti come Shakespeare), promosse la pacificazione religiosa dell'Inghilterra, la sua politica fu piena di sostegno per la Chiesa anglicana.
Elisabetta I fu responsabile anche di terribili azioni: infatti fece giustiziare sua cugina, Mary Stuart, regina di Scozia.
È nella Storia perché: fu una donna che governò con astuzia e saggezza, trasformando l'Inghilterra in una nazione ricca e potente.
N ESSUNO NOMINI EVA
Cronaca e considerazioni nate dall'evento del 27 novembre per le classi seconde: "Nessuno nomini Eva"
A cura della classe 2A.
Lunedì 27 novembre 2023 abbiamo ricordato la giornata contro la violenza sulle donne .
Siamo andati nell'aula di musica, insieme a tutte le altre classi seconde per parlare della giornata contro la violenza sulle donne.
Noi di II A siamo scesi qualche minuto prima perché dovevamo approfondire alcuni argomenti.
Arrivate tutte le altre classi, la preside Abbate ci ha presentato le persone che avrebbero parlato dell'argomento, la signora Nunzia Macci e la prof.ssa Vania Marteddu, poi ha fatto anche una breve introduzione.
La signora Macci ci ha spiegato come è nata l'associazione Femminius di Priverno, che approfondirete meglio con i miei compagni.
Poi abbiamo ascoltato il monologo di Paola Cortellesi e abbiamo fatto una riflessione sul tema.
Dopodiché la gentilissima professoressa Vania Marteddu ci ha mostrato un PowerPoint dove aveva riportato la definizione di donna nel tempo mostrandoci come nel linguaggio esiste una discriminazione nei confronti delle donne e abbiamo fatto un dibattito su ciò che avevamo visto.
Infine siamo tornati tutti nelle nostre classi.
S.M., I.G.
Il suo scopo principale è la valorizzazione dell'identità femminile,
l'affermazione culturale, professionale e politica delle donne.
Difende diritti umani contro ogni forma di razzismo e descriminazione .
Promuove l'integrazione e la parità di genere contro ogni violenza e prevaricazione.
Se vuoi far parte di Femineus,
chiedi informazioni alle rappresentanti dell'associazione: nella nostra scuola puoi rivolgerti alla prof.ssa Vania Marteddu.
Se vuoi vedere il monologo:
«È impressionante vedere come nella nostra lingua alcuni termini che al maschile hanno il loro legittimo significato, se declinati al femminile
assumono improvvisamente un altro senso, cambiano radicalmente, diventano un luogo comune, un luogocomune un po’ equivoco che poi a guardar bene è sempre lo stesso, ovvero un lieve ammiccamento verso la prostituzione [...] Quel filino di discriminazione la avverto, magari sono io, ma lo avverto. Per fortuna sono soltanto parole.»
Dicono che gli insulti sono soltanto parole. Sì, sono solamente parole ma parole che fanno male.
Gli esempi di queste parole che fanno male sono tanti : TE LA SEI CERCATA, TI SEI VESTITA COSÌ E QUESTE SONO LE CONSEGUENZE., QUESTE SONO COSE DA FEMMINE...
Queste espressioni che oggi usiamo purtroppo normalmente, senza rifletterci, vengono da tempi remoti. Una delle frasi per descrivere le donne che ci ha fatto leggere la prof.ssa Marteddu durante l'incontro e che ci ha più colpito è stata questa: "Una donna che predica è come un cane che cammina sulle zampe posteriori; non lo fa bene, ma ti sorprende che riesca a farlo".
La domanda ritorna, sono soltanto parole? Noi non lo crediamo. Oggi, nel 2023, sono state uccise ben 107 donne: l'ultima è stata Giulia Cecchetin , una giovane ragazza che doveva laurearsi ma è stata uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta.
Nonostante tutto, noi non ci abbattiamo e cerchiamo di fermare questa bruttissima violenza, perché non è assolutamente giusta.
L.B., G. M.
Nata il 24 novembre 1973 a Roma, Paola Cortellesi, inizia la sua carriera nel mondo dello spettacolo molto presto; già a 13 anni, infatti, canta la sigla "Cacao Meravigliao"
per la famosa trasmissione degli anni '80 intitolata "Indietro tutta" Dopo aver frequentato il liceo scentifico, a 19 anni comincia a studiare recitazione presso la scuola "Teatro Blu" diretta da Beatrice Bracco per dedicarsi alla recitazione e abbandona la facolta di lettere e filosofia. Dopo alcuni anni di teatro e di radio insieme a Enrico Vaime, approda nel 1997 in televisione con Serena Dandini.
Il primo vero successo e la notorietà arriva con la Gialappa's Band: nel 2000 entra nel cast di MAI DIRE GOL, mostrando al pubblico le sue grandi capacita.
Negli anni 2000 Paola Cortellesi esordisce al cinema come protagonista femminile del film "Chiedimi se sono felice", commedia con Aldo, Giovanni e Giacomo, inoltre partecipa a numerosi show televisivi, mettendo in luce le sue grandi doti di parodista, imitando volti noti sia italiani (Daniela Santanchè, Daria Bignardi, Giorgia) che internazionali (Britney Spears, Cher, Jennifer Lopez).
Recentemente ha diretto il film campione di incassi "C'è ancora domani".
Perché è importante questa giornata?
La giornata internazionale contro la violenza sulle donne è stata istituita dall'Onu, Organizzazione delle Nazioni Unite, nel 1999.
Questa data è stata scelta in ricordo delle tre sorelle Mirabal, deportate, violentate ed uccise il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana.
La giornata internazionale contro la violenza sulle donne si manifesta con il colore rosso del sangue delle donne uccise.
A.S.
Le sorelle Mirabal
Le sorelle Mirabal, Patria Mercedes, María Argentina Minerva, Antonia María Teresa Mirabal e Bélgica Adela
originarie di Salcedo, si opposero al regime di Rafael Leonidas Trujillo che aveva imposto sulla Repubblica Dominicana fin dagli anni '30.
Tre di esse furono assassinate il 25 novembre 1960 a causa della loro opposizione alla dittatura. L'ultima sorella, Bélgica Adela, morì di cause naturali nel 2014.
Nel 1949, Minerva attaccò il regime di fronte a tutti, dando un nome alle violenze di stato, alle vittime e ai carnefici.
Nel 1960, Minerva e Maria Teresa Mirabal furono catturate, torturate e uccise insieme alla sorella maggiore Patria mentre si recavano a far visita ai loro mariti detenuti in carcere.
F.C.
LE NOSTRE CONSIDERAZIONI
F.B
Il 27 novembre abbiamo fatto delle riflessioni sul tema riguardante la violenza sulle donne. Uno degli argomenti di cui si è parlato è il peso delle parole, oltre le parole riguardanti direttamente la violenza, abbiamo compreso che le parole in generale hanno un PESO. Anche se vengono dette per scherzo o per gioco, possono far scattare dentro la persone che le riceve qualcosa di negativo, causando delle insicurezze.
G.M
Secondo me la violenza sulle donne non è giusta perché tutti hanno i propri diritti.
È per queste ragioni che la violenza nei confronti delle donne deve essere considerata una forma di violenza dei diritti umani, soprattutto perché purtroppo è maggiormente diffusa.
Per questo bisogna combatterla abbattendo prima di tutto gli stereotipi di genere.
STOP VIOLENZA SULLE DONNE
M.L
Il 27 novembre è una giornata di riflessione per pensare ad alcuni esseri umani che si comportano irrazionalmente come animali: sono alcuni uomini che per un motivo sciocco ammazzano le donne. I pretesti sono molti.. magari perché indossano una gonna troppo corta o un vestito troppo attillato.
A mio parere ogni donna è libera di essere sé stessa senza nessuna vergogna o avere paura di essere violentata.
F.P
La scuola ha il compito di istruire e responsabilizzarci, di insegnarci che tutti hanno il diritto di essere trattati bene.
L'uomo ha sempre avuto troppi pregiudizi, stereotipi.
Le donne non meritano questo!
Secondo me questa giornata di riflessione serve molto.
V ENTUNO. LE DONNE CHE FECERO LA COSTITUZIONE
Un incontro con 22 autori.
Quello che potrebbe apparire un paradosso in realtà è la sintesi dell’incontro che le classi terze della scuola secondaria di primo grado hanno avuto nella mattinata del 30 novembre
con la 22esima donna della costituzione, Angela Iantosca co-autrice del meraviglioso libro “Le 21 donne che fecero la costituzione”
Un momento magico nel quale hanno aleggiato le idee ma soprattutto la forza di quelle donne che, nel lontano – ma non troppo – 1946 hanno lottato e vinto contro i molti pregiudizio della società per quei diritti che, la stessa Iantosaca, ha definito ovvi. Il valore aggiunto al libro è stata proprio lei, l’autrice, carismatica quanto empatica, che ha saputo coinvolgere la platea dei giovanissimi partendo dal suo vissuto, dalle sue passioni, facendo loro attraversare “gli inferni” nei quali lei stessa si è incamminata suo lavoro di giornalista: vite di mafia ma anche costellate dalla tossicodipendenza, persone perse dentro i carceri e affetti strappati da avversi destini. Su tutto, però, la speranza: le belle famiglie che sanno vivere e vogliono vivere nonostante tutto, i valori, i principi e le regole che sono leggi. Ed ecco approdare, tutta la platea, al valore delle 21 madri costituenti, come qualcuno le ha definite, che hanno avuto a cuore che queste regole, queste leggi, potessero imperlare la costituzione, come fatto ovvio, non necessario da scrivere e pure importante che sia scritto.
Un “gioco”, quello dell’articolo 3 della Costituzione coordinato dalla Iantosca, è servito per comprendere che significa “essere in diritto”, epurando poco alla volta le donne, i nati fuori dall’Italia, le distinzioni religiose: i non menzionati nella politica pre-costituzionale per i quali era necessario lottare.
Il momento, condiviso dalla Dirigente, prof.ssa Tina Immacolata Abbate, dalla responsabile della progettualità, prof.ssa Daniela Carroccia, dal consigliere Yuri Musilli, è stato corredato dai tanti lavori che i ragazzi hanno realizzato, approfondendo in classe la tematica.
M.S.
C 'È ANCORA DOMANI