phôs graphè : scrittura di luce.
Vito Nicoletta nasce a Napoli (Italia) e non ha smesso ancora di essere vivo.
Durante l'adolescenza, autodidatta, inizia a sperimentare la magia della fotografia con una vecchia macchina fotografica sovietica Lomo Lubitel 166, trovata in un mercato delle pulci.
Nella sua città natale, giovanissimo, inizia a lavorare come fotografo freelance, collaborando con riviste locali soprattutto nel settore del reportage di eventi musicali.
Negli anni lavora anche in vari campi fotografici, acquisendo inoltre una significativa esperienza tecnica in camera oscura per lo sviluppo e stampa di supporti principalmente in bianco e nero. Ben presto però si rende conto che i limiti della fotografia tradizionale non soddisfano pienamente il suo bisogno di espressione artistica, decide quindi di esplorare un percorso più sperimentale. La continua ricerca di nuove forme espressive nell'arte fotografica lo porta alla scoperta, sperimentazione e modifica di vecchie tecniche di stampa fotografica, soprattutto quella della preparazione dell’emulsione al bromuro d’argento stesa poi su pregiati supporti, stampati in camera oscura. Molto interessante è anche la ricerca sperimentale dell’uso minimalista del bianco e del nero nella stampa fotografica e la fusione della fotografia con altre forme d’arte come la pittura, il collage.
Fotografa principalmente Still Life, tecnica che gli consente di dare libero sfogo alla creatività e alla fantasia. Il suo lavoro si distingue per la capacità di catturare l'essenza dei luoghi e delle persone, attraverso immagini che evocano emozioni e raccontano storie.
Nel 1995 è presente alla biennale di Arte Fotografica di Tokyo, con 5 opere sperimentali di solarizzazione b/w dipinte successivamente a mano con pigmenti colorati. Le opere sono ospitate insieme ad una collezione permanente di oltre 35.000 opere fotografiche nel museo di Arte Fotografica di Tokyo, il primo museo del Giappone specializzato in arte fotografica.
Con l’avvento della fotografia digitale smette l’arte fotografica per molti anni.
Riprende solo nel 2015 acquistando una reflex che gli consente l’uso delle vecchie ottiche analogiche, che usa tutt’oggi.
Lo stile di Vito Nicoletta è caratterizzato da una combinazione di documentazione realistica e sensibilità artistica. Le sue fotografie, spesso in bianco e nero, utilizzano il gioco di luce e ombra per creare immagini evocative e suggestive. I suoi soggetti spaziano dai particolari di oggetti e persone, ai ritratti, sempre con un occhio attento ai dettagli e all'emozione che riesce a trasmettere.
Malgrado influenzato dai grandi maestri della fotografia, che ha lungamente studiato, riesce a creare un linguaggio visivo unico che riflette la sua visione onirica e poetica del mondo. È un artista che ha saputo unire tecnica fotografica e sensibilità artistica per creare opere che raccontano storie universali attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica, con uno stile unico.
Le sue fotografie sono spesso in bianco e nero, con un forte uso del contrasto per enfatizzare i dettagli e le emozioni dei soggetti. La sua fotografia cerca di raccontare storie attraverso l'intimità dei dettagli e la potenza dell'immagine.
A distanza di oltre 30 anni dai primi scatti, Vito Nicoletta continua a esplorare nuovi territori artistici, sfidando le convenzioni della fotografia tradizionale, e spingendo il pubblico a interrogarsi sulla natura dell'immagine e sulla percezione visiva.
L'attività espositiva è caratterizzata da mostre personali e collettive in gallerie e spazi privati e pubblici.
Le sue opere sono presenti in numerose collezioni sia in Italia che all'estero.
La fotografia è muta, la musica è cieca.
Con l'avvento della fotografia digitale Vito Nicoletta abbandona l'arte fotografica per molti anni.
La rinviene solo nel 2015 acquistando una reflex che gli consente l'uso delle sue 'vecchie' ottiche analogiche, compagne fedeli di tanti scatti.
Riprendende quindi da dove era iniziata, da adolescente, la sua attività di fotografo: sotto un palco. Prende quindi corpo l'idea del progetto fotografico FRONTSTAGE che, prossimamente, diverrà un libro fotografico.
Al di là dell’immagine, prima dello scatto, c’è sempre la scintilla di un interesse, per Vito Nicoletta è la musica dal vivo.
Nascono così i suoi ritratti di musicisti on stage.
Nelle sue fotografie si riesce a sentire qualche altra cosa, oltre a ciò che si vede, tutto sembra così naturale ed avviene l’incontro magico tra l’occhio e l’orecchio.
Due passioni che si fondono: musica e fotografia, che coesistevano separatamente da molto tempo, si sono ritrovate.
Ed è proprio la musica che influenza Vito Nicoletta, che lo coinvolge mentre scatta, generando un flusso di sensazioni ed emozioni che gli suggeriscono di scattare esattamente in quel preciso istante.
La musica in fotografia è una gigantesca metonimia, ovvero ti mostra una cosa per suggerirtene un’altra, fondendo due discipline complementari.
FFRONT STAGE black & white )
FFRONT STAGE color )
Racchiudere in una foto l’essenza della musica è una grande sfida, un miracolo quando riesce, un piacere per occhi, mente e cuore.
STILL LIFE
NATURE MORIBONDE
Ritrarre l'essenza delle cose, l' essenza della vita immobile.
La natura morta, o “still life”, è un genere che, pur essendo tradizionalmente associato alla pittura, trova una nuova vita nel medium fotografico. Una delle più antiche tra le tecniche fotografiche.
“Le fotografie di oggetti mi annoiano”, ha scritto il filosofo Régis Debray. La citazione serve non per dissuadere dalla visita alla sezione fotografica del sito dedicata allo Still Life di Vito Nicoletta, ma per entrarci armati di prudenza.
Vito Nicoletta presenta oggetti che, apparentemente privi di vita, rivelano una profondità narrativa e un’energia intrinseca che sfida la loro immobilità. Gli scatti, ricchi di dettagli e sfumature, giocano con la luce, le ombre, i colori e le texture, creando composizioni che trascendono la realtà immediata e offrono nuove prospettive sulla percezione visiva e concettuale degli oggetti.
Qualsiasi oggetto fotografato conserva una interiore vitalità magica, che gli deriva dall’essere realmente esistito, dall’aver stampato la propria immagine fisicamente, materialmente sul supporto, come un’impronta.
Vito Nicoletta ha la capacità di trasformare l'ordinario in straordinario, congelando frammenti di tempo e isolando momenti di bellezza nascosti nella quotidianità.
Gli oggetti quotidiani, spesso ignorati, sono rappresentati in modo che la loro semplicità diventi straordinaria. Ogni immagine è una finestra su un mondo dove il tempo sembra sospeso e la bellezza risiede nei dettagli più minuti, ricordandoci che anche nell’immobilità più assoluta, c’è sempre una storia da raccontare.
Lo “Still Life“può essere un potente strumento di comunicazione emotiva, e quindi artistica, se chi lo realizza non vuole fotografare per vendere, ma semplicemente per esprimersi.
..EVANESCENZE..
(Fotografia analogica)
"Evanescenze" rappresenta un'esplorazione visiva del transitorio, dell'impercettibile e del fugace, proponendo un viaggio emozionale attraverso immagini che sfumano i confini tra realtà e sogno. La parola stessa, "Evanescenze", evoca l'idea di qualcosa che svanisce, di un momento che, pur esistendo, sembra dissolversi non appena lo si cerca di afferrare.
"Evanescenze" esplora con acuta sensibilità la fugacità della vita, delle emozioni e della bellezza attraverso il linguaggio della fotografia in una forma d'arte visiva che comunica un profondo senso di malinconia, ma anche di meraviglia.
Le fotografie affrontano temi profondamente legati alla natura effimera dell'esistenza, della memoria e della percezione soggettiva del tempo. Gli scatti, che spaziano dai ritratti ai paesaggi, mostrano una particolare attenzione per i dettagli sfumati, per le ombre e le luci morbide che creano un senso di incertezza e ambiguità.
L'artista sembra chiedere al pubblico: cosa rimane di un'immagine, di un ricordo, di un'emozione quando svaniscono?
Dal punto di vista tecnico, le opere sono realizzate con la riscoperta dell'autore di una antica tecnica nata agli albori della fotografia, alla fine del 1800. La preparazione della gelatina al bromuro d'argento stesa a pennello su pregiati fogli di Charta Bambagina d'Amalfi che, successivamente la stampa in camera oscura, vengono dipinti con pigmenti all'albume d'uovo. Ogni opera è un pezzo unico e irripetibile. Questi elementi tecnici non sono semplicemente decorativi, ma diventano parte integrante del linguaggio visivo delle opere, contribuendo a creare immagini che appaiono come visioni fuggevoli.
L'atmosfera è permeata da un senso di malinconia e di introspezione. Le immagini suscitano un dialogo silenzioso con l'osservatore, invitandolo a immergersi nei propri ricordi e a riflettere sulla natura transitoria delle proprie esperienze. Questa riflessione si sviluppa attraverso un percorso espositivo che sembra guidare il visitatore attraverso una sequenza di stati emotivi, dal rimpianto alla contemplazione serena della bellezza del fugace.
...il BIANCO & il NERO ...
(Fotografia analogica)
Il Bianco & il Nero, è una mostra di fotografie analogiche sperimentali di Vito Nicoletta, basata sull’uso assoluto del bianco e del nero che si rivela un’esperienza immersiva che va oltre la semplice osservazione delle immagini.
La scelta di limitarsi al'uso assoluto del bianco e del nero escludendo completamente i mezzi toni diventa un vero e proprio strumento di narrazione. La mancanza di sfumature obbliga lo spettatore a concentrarsi sulla struttura, sulla texture e sulla composizione, svelando dettagli che altrimenti sarebbero passati inosservati. Ogni immagine è costruita con una cura meticolosa, in cui le ombre spariscono e i contrasti si fanno netti, quasi drammatici, sottolineando la dualità intrinseca della vita stessa.
La forza emotiva delle opere risiede nella loro capacità di evocare sentimenti contrastanti. Le immagini emanano un senso di solitudine e malinconia, amplificato dall’assenza di grigi che rende il vuoto più palpabile. Il risultato è una mostra che non solo si guarda, ma si sente, in cui ogni fotografia è un invito a esplorare le proprie emozioni.
L' aspetto più affascinante delle opere è l’uso del minimalismo. La sottrazione del superfluo porta in primo piano l’essenziale, permettendo di cogliere la bellezza nascosta nei dettagli più semplici. Questo approccio minimalista non è solo una scelta estetica, ma una dichiarazione d’intenti: invitare lo spettatore a rallentare, a soffermarsi su ciò che spesso viene trascurato nella frenesia del quotidiano. Ogni immagine diventa così un momento di meditazione visiva, in cui il bianco e il nero trasformano l’ordinario in straordinario.
Dal punto di vista tecnico, le immagini dimostrano una padronanza impressionante del mezzo fotografico. L'artista sfrutta tutte le possibilità offerte dalla camera oscura, le composizioni sono studiate in modo da guidare l'occhio dello spettatore attraverso la scena, rivelando nuove prospettive ad ogni sguardo. Anche le stampe stesse, su materiali scelti con attenzione, in particolare carta KODAK Elite fine art, contribuiscono a potenziare l'esperienza visiva, con una resa che esalta la qualità intrinseca delle immagini.
In definitiva, questa mostra non è semplicemente una raccolta di fotografie, ma un'esperienza artistica totale. L'uso assoluto del bianco e del nero permette all'artista di esplorare temi complessi con una purezza e una forza rare. Ogni opera diventa un portale verso un mondo in cui l’assenza assoluta di mezzi toni non è una limitazione, ma una scelta che arricchisce la percezione. È una mostra che invita alla riflessione, al confronto con se stessi, e che, attraverso la sua semplicità, riesce a comunicare in modo potente e universale. Consigliata non solo agli amanti della fotografia, ma a chiunque desideri vivere un'esperienza visiva che lascia il segno.