Alice Corbetta e Lizzy Sainsbury hanno una passione in comune: il Labirinto.

L’idea di crearne uno insieme è scaturita nell’ambito della loro partecipazione alla Seconda edizione di “Un Sentiero di Segni” nel Podere Lemniscata a Montespertoli, un progetto artistico a cura di Alessandra Scappini per Sincresis. Lo studio dell’installazione inizia dal disegno del percorso e dalla scelta di creare un labirinto classico, quello del Mito, che per la sua struttura monoviaria è stato chiamato anche unicursale: un’unica strada, chi vi entra non può che raggiungere il centro e dal centro uscirne per cui non contempla l’errore e nemmeno la scelta. Il giorno 22.09.22 equinozio d’autunno, le Artiste hanno iniziato il progetto installativo con l’intento di mantenerlo sino all’ equinozio di primavera 2023, così da stabilire una connessione tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo. I materiali selezionati per l’opera sono sassi trovati sul luogo e legni raccolti durante le passeggiate, varie forme di terracotta create da Lizzy. Ognuno di questi elementi è in forte relazione con il territorio e sono stati scelti per mettere in risalto i cromatismi e la bellezza già presente in natura. STONE DANCE, questo è il nome designato per l’installazione, si trova in un campo nella località I Casciani, in prossimità di “Un Sentiero di Segni” a Montespertoli, orientato ad ovest verso un ampio orizzonte.

La scelta di STONE DANCE si ispira ai nomi di antichi labirinti di sassi in Norvegia e Svezia, tra cui Jungfrudans (Danza delle vergini) e SteinTanz (Danza dei sassi) un nome antico di Stonehenge era The Giant’s Dance. Per le Artiste la parola danza del titolo si riferisce sia al loro percorrere in modo ritmato il tracciato serpentino del labirinto, che ai giochi e ai balli rituali legati a questi siti ancestrali. All’ingresso del grande prato che ospita Stone Dance è stato interrato il ceppo di un grande albero capovolto con le radici che si liberano verso il cielo, come simbolo universale del collegamento tra la vita terrena e un mondo parallelo, Esso rappresenta un elemento “sentinella” ed anche una forza protettrice del luogo, con riferimento al misterioso Seahenge ritrovato in Inghilterra.

Alice e Lizzy desiderano porre in correlazione l’esperienza del percorso del labirinto con la vita umana: un sentiero irregolare in cui talvolta sembra di retrocedere o di ripercorrere gli stessi passi nell’andamento oscillante delle sue curve a spirale, mentre si cammina irrevocabilmente verso un centro che è il punto di partenza per un nuovo ritorno. “Il labirinto è una sorta di “mappa mentale”, uno strumento, un contenitore per tutto ciò che è necessario che contenga. Forse una mappa del percorso orbitale di Mercurio. Una struttura che aiuta letteralmente a navigare tra le pieghe della vita. Credo che sia stata usata come strumento per spiegare il cammino verso Dio agli analfabeti nel Medioevo, anche se è molto più antica. Una preghiera che si percorre, che si muove. È una “forma vivente”, nel senso che è mutevole e può cambiare per adattarsi a qualsiasi cosa abbia bisogno di affrontare, in tutti i sensi. Al centro del labirinto c’è il Nulla, che è anche il Cuore in continua espansione. Quando si segue il sentiero, nel punto in cui si sente di essere più vicini al centro, è anche il punto in cui improvvisamente ci si trova più lontani da esso. Non c’è da preoccuparsi, il sentiero gira di nuovo… Non si sa mai bene dove si sta andando, eppure non ci si perde”. Dara Friedman. Il labirinto, come ci mostrano i culti più antichi è una sorta di raffigurazione grafica del ciclo vitale, è l’immagine del mondo sovrannaturale e infero, un mondo verso il quale necessariamente ci s’incammina. Per questo le Artiste pensano alla installazione come un’esperienza partecipativa e invitano i visitatori ad entrare e uscire dal labirinto con i tempi e le modalità preferite da ciascuno.