di Barbara Schirato

WILLY BRANDT

“Il mio vero successo è stato quello di aver contribuito al fatto che nel mondo in cui viviamo il nome del nostro paese, la Germania, e il concetto di pace possono essere chiamati nello stesso respiro”

Cancelliere tedesco dal 1969 al 1974, vincitore del premio Nobel per la pace del 1971, anti-nazista e sostenitore della Resistenza negli anni del regime, membro del Parlamento Europeo fra il 1979 e il 1983, Willy Brandt si distinse come una delle figure chiave per la riunificazione delle due Germanie e per la creazione di un'integrazione europea - soprattutto franco-tedesca - i cui risultati sono ancora oggi tangibili.

Herbert Ernst Karl Frahm nacque a Lubecca nel 1913, figlio di una cassiera, ragazza madre, e di un padre che non conobbe mai. Fu allevato dal nonno materno, che lo introdusse sin da giovanissimo nel mondo socialista: ancora studente, Herbert si iscrisse nel 1930 al Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) e nel 1931 al Partito Socialista dei Lavoratori. Dichiarato il partito illegale durante il regime nazista, i membri decisero di opporvisi organizzando la Resistenza e ponenvodi a capo Herbert, il quale militerà in Danimarca prima, e in Norvegia poi, luogo in cui assunse il nome di Willy Brandt, che nel 1949 divenne il suo nome ufficiale.

Con il nome di Gunnar Gaasland tornò in Germania da settembre a dicembre del 1936; in seguito si recò in Spagna come giornalista e reporter della guerra civile spagnola. Dopo diversi anni di militanza, lavorando sotto copertura come corrispondente di giornali svedesi, alla fine del secondo conflitto mondiale potè ritornare in patria, riacquisire la perduta cittadinanza tedesca, partecipare come giornalista accreditato per il processo di Norimberga e iniziare la sua carriera poliitca in seno al rinato SPD.

Divenuto già da tempo deputato presso il Bundestag per la città di Berlino, nel 1957 si candidò con successo come sindaco di Berlino Ovest, carica che manterrà fino al 1966.

Eletto cancelliere nel 1969, Brandt promosse di una politica volta alla distensione, la cosiddetta Ostpolitik, un progressivo disgelo delle tensioni scaturite dalla guerra fredda.

L'ideologia di cui si faceva portatore divenne presto concreta, con la firma di trattati distensivi con la Repubblica Democratica tedesca (la parte dello Stato sotto influenza sovietica), e con la Polonia (in particolare il trattato di Varsavia, con il quale la Germania rinunciava a qualunque rivendicazione territoriale sull'area polacca). Probabilmente è proprio a Varsavia, nel 1970, in visita al ghetto, che compì il gesto più significativo della sua carriera politica. Il giornalista italiano Enzo Biagi scrisse al proposito: "È il 7 dicembre. Brandt va nella piazza in cui tra le grigie case popolari, sorge il monumento agli eroi del ghetto ebreo, e si inginocchia chinando il capo. È in quel momento, il cancelliere che assume su di sé la colpa d’un passato di cui non è colpevole."

L'anno successivo riceve il premio Nobel per la pace, ma negli anni '70 il suo percorso era ormai prossimo al termine: nel 1974 un suo collaboratore venne coinvolto in uno scandalo spionistico legato alla Stasi, e Brandt fu costretto a dimettersi (gli succederà Helmut Schmidt). Tuttavia, continuò a ricoprire cariche internazionali come eurodeputato, ad essere presidente dell'SPD fino al 1987 e a far parte del Bundestag come membro anziano. Nel 1990 vide realizzato il sogno di una vita aprendo lui stesso il primo Bundestag unificato dopo la caduta del muro e la riunificazione.

Il peso politico e l'importanza della sua figura sono legate non soltanto alla storia della Germania e alla fine della guerra fredda, ma anche alla creazione di un'intesa - per la prima volta dopo la Seconda Guerra Mondiale - con le potenze dell'Europa centrale, ponendo le basi, ideologiche quanto economiche, per la nascita della Comunità Economica Europea.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- Link al discorso di ritiro del premio Nobel tradotto in lingua inglese: https://www.nobelprize.org/prizes/peace/1971/brandt/lecture/

- Willy Brandt : “Politica di pace in Europa” (Friedenspolitik in Europa) - Milano, Sugar, 1971

- Nestore di Meola,”Willy Brandt raccontato da Klaus Lindenberg”, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998