di Lorenzo Bonaguro

WASSILY LEONTIEF

«Il ruolo degli umani come principale fattore di produzione è destinato a sparire nella stessa maniera in cui il ruolo del cavallo venne eliminato dall’introduzione dei trattori.»

Wassily Leontief fu uno degli economisti più importanti dello scorso secolo e i suoi studi, che gli valsero il Premio Nobel nel 1973, influenzano enormemente il pensiero economico ancora oggi. Negli anni ’20 frequentò l’Università di Leningrado, e si interessò al dibattito iniziato dall’esperto di programmazione economica Preobrazenskij in merito ai piani quinquennali: il problema di fondo era come raccogliere i dati ed elaborarli. In questi anni il giovane Leotief decise di dedicarsi all’elaborazione di una metodologia che permettesse di assimilare le leggi teoriche dell’economia ai dati empirici: nella sua visione l’economia era una scienza fondata su una struttura teoretica sostenuta da una solida analisi empirica. Ma a Stalin tutto questo non interessava. I contrasti, non solo accademici, portarono Leontief a trasferirsi prima in Germania per il dottorato e poi negli Stati Uniti.

Fu durante gli anni del presidente Roosevelt che Leontief elaborò il sistema teorico che lo rese celebre e gli fece ottenere la cattedra ad Hardvard. Oltre all’università, egli lavorò per il governo americano in più occasioni: ad esempio fece da consulente per l’Ufficio dei Servizi Strategici, antesignano della CIA, durante la guerra e successivamente partecipò all’analisi teorico-statistica e alla messa in pratica del Piano Marshall, influenzato molto dalle idee dell’economista russo.

Ciò che lo rese famoso fu il “sistema di input-output”, che egli perfezionò nel corso degli anni. Nel 1936 propose un “modello chiuso” che fornì un importante fondamento empirico allo studio dell’interdipendenza generale tra le diverse parti all’interno di un’economia nazionale. Nel ’51 invece elaborò un “modello aperto” comprendente una domanda esogena, ossia determinata da settori non produttivi come la pubblica amministrazione e le rendite, e il valore aggiunto che deriva da questa domanda. Leontief descrisse l’analisi input-output come un’estensione della teoria classica dell’interdipendenza generale estesa al globo e che permette di interpretare le relazioni economiche come relazioni strutturali direttamente osservabili. In altri termini, la sua proposta fu quella di intendere il sistema economico in quanto complesso di attività interdipendenti che producono «merci al prezzo di merci». Dal punto di vista matematico, Leontief si servì di un modello a matrice a doppia entrata, fondato sull’idea di interdipendenza circolare fra produzione e domanda e che tecnologie omogenee creano prodotti simili. Punto forte delle idee di Leontief è che furono sostenute da un enorme sforzo di raccolta statistica e di elaborazioni di dati, per la quale egli si servì del supercomputer di Hardvard.

Questa idea metodologica venne poi estesa, anche da altri studiosi, ad altri settori come il commercio internazionale, la sostenibilità ambientale, l’uso di energia solare ecc. fino a toccare moltissimi aspetti della vita sociale. Negli anni della Guerra Fredda questo metodo di pianificazione economica venne messo in secondo piano dagli intellettuali liberali perché considerato di stampo sovietico. Tuttavia, il lavoro di Leontief influenzò moltissimo il dibattito sullo sviluppo economico, in particolare dei paesi arretrati e postcoloniali, e il suo metodo viene ancora considerato uno dei migliori per la pianificazione di un qualunque tipo di economia.

LETTURE ED APPROFONDIMENTI:

- Wassily W. Leontief, “Input-Output Economics”, New York, 1986

- E. Garfield, “Wassily Leontief: pioneer of input-output analysis”, 1986