Sandro Pertini

GABRIELE PATO

SANDRO PERTINI

«Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire!»

(Sandro Pertini, dal discorso radio del 25 aprile 1945)

Avvocato, giornalista, antifascista al confino, leader della resistenza, condannato a morte dal regime di Mussolini e giudice sommario della condanna a morte di Mussolini, guida del PSIUP, presidente prima della Camera dei deputati e poi della Repubblica in epoca di grandi riforme: Sandro Pertini è stato, fuor d'ogni dubbio, una delle personalità politiche più attive e decisive nella storia italiana del XX secolo e non a caso è conosciuto come “il presidente più amato dagli Italiani”.

Nato a Stella San Giovanni (Savona) nel 1896, cresce in una famiglia benestante che gli garantisce l'istruzione, che gli permetterà di leggere i classici marxisti in età adolescenziale, fino all'inizio della guerra: dal '15 viene arruolato e si distingue per diverse valorose azioni in prima linea: l'esperienza bellica matura in lui un profondo rifiuto della violenza, che conserverà coerentemente fino alla fine dei suoi giorni. Nel '23 si laurea in giurisprudenza e nel '24 in scienze sociali a Firenze, dove stringe amicizia con Gaetano Salvemini, i fratelli Rosselli ed Ernesto Rossi. In risposta all'omicidio Matteotti aderisce al PSU e al movimento Italia Libera. Nel '25 viene arrestato la prima volta a causa del pamphlet “Sotto il barbaro dominio fascista”.

Condannato a cinque anni entra in clandestinità e, complice dell'espatrio di Turati, fuggì esule in Francia. Cinque anni dopo torna in patria per riattivare la rete di opposizione al regime ma venne riconosciuto e condannato ad altri 10 anni di carcere. Visse prigioniero fino al '43, tra Turi, Pianosa e Ventotene.

Liberato nell'ottobre 1943, fonda il PSIUP, combatte in prima linea per la difesa di Roma e organizza un comitato militare con PCI e Partito d'azione. Arrestato nuovamente, evade nel gennaio 1944 e coordina la lotta armata nel nord Italia, attraversando la linea gotica più volte e prendendo parte alla battaglia per la liberazione di Firenze.

Il 25 aprile '45 annuncia per primo la liberazione di Milano, Genova e Torino.

Nel dopoguerra è leader del PSIUP, convinto antimonarchico, identifica nella Resistenza il valore fondante della Repubblica Italiana: di carattere popolare, collettivo e orientata alla libertà, alla pace e alla giustizia sociale.

Si schiera polemicamente contro l'amnistia Togliatti e gioca un ruolo di primo piano all'interno dell'assemblea costituente. Dal '48 al '68 fa parte di numerose commisisoni parlamentari e dirige L'Avanti ed Il Lavoro nuovo.

Inizialmente si schiera contro l'ingresso dell'Italia nella NATO e al Piano Marshall, convinto della funzione equilibrante dell'URSS. Dopo i fatti di Ungheria del '56 e la crescente stabilità garantita dal Patto atlantico, cambierà in parte idea condannando la brutalità del regime sovietico.

Il 30 giugno 1960 è tra i protagonisti della mobilitazione collettiva contro il congresso genovese dell'MSI ed attacca i metodi illiberali di repressione delle manifestazioni di piazza, ponendo l'accento sul rispetto dei valori democratici. Tra il '68 e il '76 è il primo presidente della Camera non democristiano e sotto la sua direzione si tengono dibattiti che portano a riforme di capitale importanza: la legge sul divorzio, lo statuto sui lavoratori e la riforma dell'istituto referendario.

Nel 1978, meno di due mesi dopo l'assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, viene eletto Presidente della Repubblica con una maggioranza senza precedenti e mai ripetuta: 832 voti su 995; come primo gesto da Presidente omaggia con dei fiori la tomba dell'ex segretario della DC.

Il suo discorso di insediamento è costruito sui valori che Pertini ha portato avanti fin dalla gioventù: pace, libertà e giustizia sociale. Dà un nuovo smalto alla figura di Presidente della Repubblica, intervenendo molto e con veemenza nel dibattito politico e compiendo moltissime missioni all'estero. Il suo grande prestigio di cavaliere dell'antifascismo, uniti alla sua grande autorevolezza, aiutano a compattare il paese e a portarlo fuori dagli anni di piombo. Sul fronte della politica estera si impegna per la difesa dei diritti umani, contro le dittature sudamericane, l'intervento sovietico in Afghanistan e contro l'apartheid sudafricano.

Indimenticabile ovviamente la sua scomposta esultanza allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid in occasione della vittoria italiana dei Mondiali '82.