ROSA LUXEMBURG


VOLTI DELLA STORIASARA ELEONORI


«Ora è sparita anche la Rosa rossa.

Dov'è sepolta non si sa.

Siccome disse ai poveri la verità

I ricchi l'hanno spedita nell'aldilà»

(Bertold Brecht, epitaffio a Rosa Luxemburg, 1919)

Rosa Luxemburg, intellettuale marxista di origine polacca naturalizzata tedesca, nacque a Zamosc, Polonia, nel 1871. Da giovanissima iniziò ad interessarsi di politica e si avvicinò agli ambienti di estrema sinistra, aderendo al gruppo rivoluzionario clandestino Proletariat già durante gli anni del liceo. Minacciata dalla possibilità di arresto, Rosa si trasferì a Zurigo, dove intraprese gli studi universitari in economia, politica e legge, senza mai abbandonare la militanza politica. Nel 1897 si traferì a Berlino, ottenendo la cittadinanza grazie ad un matrimonio di comodo, e una volta stabilitasi nella capitale si iscrisse al partito socialdemocratico tedesco, il più grande e sviluppato in Europa, che si riteneva inoltre essere il portatore ed interprete della tradizione marxista più ortodossa.

Tutta la vita di Rosa Luxemburg è stata fortemente caratterizzata dalla sua adesione al marxismo e dalle idee rivoluzionarie con le quali ha interpretato la dottrina. Tali idee la portarono infatti a criticare aspramente la dottrina revisionista elaborata nel 1899 dal dirigente dell’SPD in esilio Eduard Bernstein, il quale proponeva come alternativa alla rottura rivoluzionaria una transizione graduale favorita dal miglioramento delle condizioni del proletariato e una spinta collaborativa di questo verso le forze progressiste. Rosa Luxemburg non solo si oppose duramente a Bernstein, sottolineando l’impossibilità di omettere una rivoluzione guidata dal movimento operaio come mezzo per provocare il crollo del capitalismo, ma successivamente si dimostrò polemica nei confronti di molti altri dirigenti socialdemocratici tedeschi ed europei, accusati anch’essi di riformismo e falsa adesione ai valori rivoluzionari, arrivando a rinunciare al proprio posto di lavoro da giornalista presso la Sächsische Arbeiterzeitun, importante organo di stampa dell’SPD in Sassonia.

Con l’arrivo della prima Guerra Mondiale e l’adesione della socialdemocrazia al fronte favorevole al conflitto, Rosa Luxemburg si trovò nuovamente in profondo disaccordo con il Partito Socialista, che abbandonò per abbracciare la minoranza pacifista, proponendo l’internazionalismo e la fratellanza tra i proletari di tutti i paesi come caposaldo della teoria socialista rivoluzionaria. Assieme a Karl Liebknecht partecipò alla prima e alla seconda conferenza della Seconda Internazionale, tenutesi nel 1915 e 1916 presso Zimmerwald e a Kienthal, in Svizzera, a cui presero parte le delegazioni dei partiti socialisti dei paesi neutrali - Svizzera, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia - e le frange pacifiste dei maggior partiti socialisti europei, allo scopo di trovare una linea comune riguardo al conflitto in corso. Le conferenze, organizzate dall’italo-russa Angelica Balabanoff, non portarono a particolari risultati se non alla redazione di un documento, guidata da Lev Trotzki, che chiedeva una pace immediata senza alcun tipo di annessioni territoriali, ma permisero l’affermazione delle idee bolsceviche rappresentate da Lenin e Zinovev.

Spinti dagli orrori della guerra, i pacifisti tedeschi guidati da Liebknecht e Luxemburg, fondano prima il Gruppo Internazionale e poi la Lega Spartachista, gruppo di sinistra radicale e rivoluzionaria aderente all’USDP, ala oltranzista del Partito Socialdemocratico, gettando le basi per la nascita del Partito Comunista di Germania, nato nel 1918. Al tramonto della guerra, in seguito all’armistizio, quando la Germania si trovò guidata formalmente da un governo socialdemocratico, ma sostanzialmente dai consigli degli operai e dei soldati creati su un modello simile ai primi soviet, la situazione sembrò favorevole ad una rivoluzione. Ciononostante, l’SPD preferì adottare una linea meno rigida, coerente con il riformismo revisionista, e convergere verso un governo di coalizione con gli esponenti della vecchia classe dirigente. Di fronte a questa situazione, gli spartachisti, convinti che i consigli operai avrebbero potuto assumere il ruolo di nuove cellule costitutive di una democrazia socialista, si opposero alla decisione dell’SPD di convocare un’assemblea costituente.

Quando, nel gennaio del 1919, a Berlino ebbe luogo una manifestazione di protesta contro la destituzione di un esponente della sinistra dalla carica di capo della polizia della capitale, la Lega Spartachista, sostenuta da esponenti dell’USPD, approfittò della situazione e diffuse un comunicato che incitò i lavoratori a rovesciare il governo. L’adesione alla rivoluzione fu però inferiore alle aspettative e la spinta rivoluzionaria si spense in un nulla di fatto. La repressione da parte delle autorità governative, invece, non tardò ad arrivare e si rivelò molto più violenta del previsto. Il commissario della Difesa Gustav Noske, incaricato di sedare la rivolta, in assenza di un esercito regolare efficiente o di copri di polizia, ai Freikorps, squadre volontarie di veterani, organizzati come un corpo paramilitare, profondamente anticomunisti, che dopo aver sedato la rivoluzione spartachista saranno inviati nei paesi baltici a combattere le armate bolsceviche in Russia e, al ritorno da questa campagna, tentarono di rovesciare la neonata democrazia tedesca durante il Putsch di Kapp. La rivolta fu, dunque, brutalmente repressa e l’assemblea costituente proseguì i suoi lavori che portarono all’istituzione della Repubblica di Weimar. Karl Liebknecht e Rosa Luxemberg vennero arrestati e trucidati.

LETTURE ED APPROFONDIMENTI:

- Vanna Cercenà, La Rosa Rossa. Il sogno di Rosa Luxemburg, Torino, Einaudi Ragazzi, 2004

- Carlo Tenuta, «Il fatto è che vivo in un mondo di sogno». Rosa Luxemburg: il corpo, il mito, la storia, in Saveria Chemotti (a cura di), Donne mitiche mitiche donne, Padova, Il Poligrafo, 2007.