Mustafa Kemal Ataturk

LORENZO BONAGURO

MUSTAFA KEMAL ATATÜRK

«Pace in casa, pace nel mondo»

Fondatore e primo presidente della Repubblica di Turchia, Mustafà Kemal nacque a Tessalonica nel 1881, all’epoca territorio turco, in una famiglia della piccola borghesia. Fece un’ottima carriera militare e aderì al movimento dei Giovani Turchi come ufficiale; si distinse durante la guerra italo-turca del 1912 e nella Prima Guerra Mondiale fino a raggiungere il rango di generale (pascià).

Dopo la fine della guerra divenne la figura più importante del nazionalismo turco guidando ciò che rimaneva della Turchia in guerra contro i greci, sostenuti da francesi e inglesi, che nel 1919 avevano già occupato la Tracia, Costantinopoli e le coste dell’Anatolia arrivando fino a Smirne. Kemal riuscì a radunare attorno a sé i resti dell’esercito, mobilitando anche la popolazione civile nello sforzo bellico, donne comprese, e guidare una controffensiva che portò alla vittoria turca. Il conflitto non fu privo di atrocità; il leader turco non esitò a usare violenza indiscriminata sia contro le comunità elleniche, la cosiddetta “catastrofe dell’Asia Minore” nella storiografia greca, sia verso le altre minoranze e contro gli oppositori politici. Queste campagne di violenza mirata, di deportazione e di esilio forzato sono considerate da molti una vera e propria pulizia etnica.

Kemal e i suoi fedeli deposero il Sultano Maometto VI nel 1922 e l’anno successivo fondarono il Partito Popolare Repubblicano (Cumhuriyet Halk Partisi), ancora esistente e unico erede politico del kemalismo. Questo fu il solo partito a comporre il parlamento unicamerale fino al 1948, mentre Kemal ricoprì la carica di presidente fino alla sua morte nel 1938; nonostante l’aspetto formale di una repubblica democratica di fatto egli governava con metodi autoritari.

Il suo pensiero politico, il “kemalismo”, si fonda su sei principi: il repubblicanesimo contro qualunque tentativo di restaurare il sultanato, il nazionalismo per cementificare la società, il populismo inteso come uguaglianza e difesa dell’ordine sociale esistente, lo statalismo in economia, il laicismo assoluto nella pubblica amministrazione e il rivoluzionarismo inteso come difesa continua di questi principi. È un’ideologia di chiara matrice occidentalista e che afferma fortemente l’identità nazionale senza cadere in atteggiamenti espansionistici a discapito di altre nazioni.

Le riforme di Kemal furono in netta discontinuità con l’Impero Ottomano. Fece un duro braccio di ferro con le autorità religiose nel tentativo, riuscito, di laicizzare lo stato: Kemal aveva una pessima considerazione della religione islamica che riteneva essere la vera responsabile dell’arretratezza della Turchia. Numerose furono le leggi con cui cercò di modernizzare il paese: sottomissione delle organizzazioni religiose allo Stato laico, parità dei sessi e suffragio universale. Altre leggi stravolsero i costumi dei turchi come il divieto di indossare il velo negli uffici pubblici, divieto di portare fez e turbante, l’usanza dei cognomi scegliendo per sé quello di Atatürk, Padre dei Turchi; inoltre egli introdusse il calendario gregoriano, il sistema metrico e l’alfabeto latino. Un codice civile su modello di quello svizzero sostituì completamente la legge islamica.

Per sostenere queste radicali riforme e proteggere il nuovo stato dai nemici interni, la costituzione kemalista delegò all’esercito il compito di difendere la laicità voluta da Kemal, anche tramite colpi di stato se necessario. Spirito democratico e autoritarismo, progressismo e intolleranza verso gli oppositori, tutte queste contraddizioni rientrano nelle numerose sfaccettature della personalità di Atatürk che divenne subito un simbolo di emancipazione dall’Occidente e modernizzazione per numerosi intellettuali e politici del mondo mussulmano, nonostante il suo laicismo radicale.