Martin Luther King

GIACOMO TOMMASI

MARTIN LUTHER KING JR.

« Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva appieno il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali" »

Erano le 18.01 del 4 aprile 1968, esattamente 50 anni fa, quando Martin Luther King Jr. venne assassinato mentre si trovava sul balcone del secondo piano del Lorraine Motel di Memphis, con un colpo di fucile di precisione. Nei giorni successivi all’omicidio venne accusato formalmente dello stesso il pluripregiudicato James Earl Ray, arrestato in seguito l’8 giugno all'Aeroporto di Londra-Heathrow mentre tentava la fuga nel Regno Unito e così estradato in Tennessee dove venne in seguito processato e condannato in via definitiva a 99 anni di carcere, sebbene diverse ombre continuarono ad aleggiare sull’episodio, con riguardo in particolare all’eventuale coinvolgimento dell’FBI nell’azione criminale.

Con la morte di Martin Luther King Jr. se ne andava non soltanto il leader americano dei diritti civili, l’uomo che consegnò agli uomini il commovente discorso tenuto il 28 agosto 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington nel quale pronunciò più volte la fatidica frase sopra riportata “I have a dream”, ma anche un grande sostenitore dell’integrazione razziale e della resistenza non violenta, il quale, sulle orme del Mahatma Gandhi, considerava la lotta pacifica e la disobbedienza civile gli unici mezzi possibili per raggiungere i necessari traguardi sociali in un periodo segnato da profondi cambiamenti, al termine del quale l’eguaglianza fra gli uomini avrebbe dovuto costituire il punto cardine. È considerato in generale uno dei personaggi storici più influenti di sempre, e, fino all’ultimo giorno, non smise mai di lottare per l'emancipazione delle persone di colore nel suo Paese, gli Stati Uniti d'America.

Michael King Jr. (questo il nome legale alla nascita, in seguito modificato in Martin Luther King Jr.) era nato nel 1929 ad Atlanta, in Georgia, nel profondo Sud di un Paese lacerato da violenti conflitti razziali, dove ancora vi erano fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri oltreché balconate separate a teatro e dove a quel tempo era impensabile assistere a ciò che invece si verificò nel 1955: Rosa Parks, sarta e attivista di colore, viene arrestata perché si rifiuta di cedere il posto a un bianco su un autobus. Questo episodio lascia un segno indelebile nel pastore battista Martin Luther King Jr. e fa scattare in lui qualcosa al punto da convincerlo che non sia più possibile sopportare in silenzio l’ingiustizia. Decide così di guidare una massiccia campagna di boicottaggio da parte di tutti gli afroamericani nei confronti dei mezzi pubblici locali. Il boicottaggio si protrae per ben 382 giorni, con una rilevante eco mediatica, e si conclude con un’importante vittoria: nel 1956 la Corte suprema degli Stati Uniti stabilisce infatti l’incostituzionalità delle leggi sulla segregazione sui mezzi di trasporto.

In seguito Martin Luther King, in compagnia di Ralph Abernathy e di altri attivisti per i diritti civili della comunità afroamericana, fondò verso la metà degli anni ‘50 il “Southern Christian Leadership Conference (Congresso dei leader cristiani degli stati del Sud)”. L'obiettivo di questa associazione era di organizzare in modo chiaro e dare un'autorità di riferimento al movimento per i diritti. La SCLC riesce così a riunire e dare una forma precisa al movimento dei vari gruppi di neri che in precedenza avevano come unico riferimento le singole parrocchie della città. King verrà eletto presidente della stessa associazione, rimanendovi alla guida fino alla sua morte nel 1968.

La sua campagna per i diritti lascia allora il Sud ex schiavista, piantagioni e povertà, mirando dritto al Nord, dove i neri emigrano da tempo a cercar lavoro nell’industria. Fu così che, nel 1964, un anno dopo la celebre marcia su Washington alla quale presero parte fra i tanti volti noti anche due icone internazionali come Bob Dylan e Joan Baez, Martin Luther King Jr. si vide assegnare il Premio Nobel per la Pace, a soli 35 anni, come riconoscimento per il cambiamento che stava offrendo e apportando al mondo.

Durante gli anni della lotta inoltre lo stesso King venne più volte arrestato e molte manifestazioni da lui organizzate finirono con violenze e arresti di massa; nonostante ciò egli continuò a predicare la non violenza, non curandosi delle minacce e degli attentati rivoltigli. Ma Martin Luther King non fu il solo in quegli anni a condurre la lotta contro le diseguaglianze razziali, furono infatti molti i personaggi e le associazioni che si impegnarono in questa battaglia, seppur ciascuno attraverso metodi differenti.

Uno di questi fu Malcolm X, politico e attivista statunitense il quale, nel corso della sua vita attraverso una complessa evoluzione filosofica, si avvicinò all'Islamismo, che egli riteneva capace di abbattere ogni barriera razziale e ogni forma di discriminazione. Martin Luther King conobbe lo stesso Malcolm X il 26 marzo 1964 scambiandovi poche parole: l'attivista, portatore di una linea aggressiva, criticava la nonviolenza praticata da Martin Luther, mentre il pastore vedeva in lui una vittima del sistema che induce a far sentire gli afroamericani dei nessuno e reagire senza comprendere la differenza fra il non opporre resistenza e opporre una resistenza non violenta. Tuttavia a Selma, in Alabama, il 5 febbraio 1965 Malcolm X parlò con Coretta Scott King, moglie del pastore, dimostrandosi più interessato alla non violenza, ma pochi giorni dopo, il 21 febbraio, venne ucciso.

Negli ultimi anni della sua vita King si schierò infine contro la guerra in Vietnam, sfidò imprese e sindacato sulla disoccupazione e nel 1966 si espresse amaramente scrivendo che: “C’è in corso una vendetta dei bianchi”. Sprofondò persino in una depressione psicologica, che lo porterà a non riuscire neppure ad alzarsi dal letto, dopo aver visto una folla di razzisti rompere le ossa di adolescenti neri, fuori da un liceo in Mississippi.

La sua vita proseguì ancora due anni, anni nei quali l’FBI aumentò le pressioni nei suoi confronti e l’odio dei bianchi si fece sempre più profondo, segno che la sua lotta non era stata inutile. Purtroppo il suo sogno si spezzò in quel giorno d’aprile del 1968, in un pomeriggio di 50 anni fa, sul terrazzo di un semplice motel; ma il seme che quest’uomo aveva piantato nella coscienza delle persone continuò a germogliare nei decenni successivi, al punto che, ancora oggi in ogni parte del mondo, se ne celebra il ricordo.