Lev Trockij

GIORDANO PIGNA

LEV TROCKIJ

«La conquista del potere da parte del proletariato non conclude la rivoluzione, ma la apre soltanto.»

(L. Trockij)

Lev Davidovič Bronštejn nacque in una benestante famiglia ebraica a Janovka, il 7 novembre 1879 (il 26 ottobre secondo il calendario giuliano, in quegli anni in uso nell' Impero), ovvero lo stesso giorno della Rivoluzione russa del 1917 e nel medesimo periodo in cui veniva fondata l'organizzazione rivoluzionaria Narodnaja volja.

Gli antenati di Trockij erano originari di Poltava, ma il padre David si era trasferito a Janovka per dedicarsi all'agricoltura , caso raro per un ebreo. Era un lavoratore instancabile e ambizioso e portò la sua famiglia ad una condizione di vita molto agiata; nonostante si arricchisse anno dopo anno, la famiglia Bronštejn continuava a vivere in un rifugio interrato con un tetto di paglia, ed entrambi i genitori di Lev lavoravano nei campi e curavano le stalle insieme ai propri braccianti. Stando alle memorie del teorico marxista, il padre era anche un feroce sfruttatore ed era solito maltrattare i propri lavoratori e i vicini di casa.

Dopo aver terminato l’ultimo anno dell’Istituto di Scienze Naturali nel 1896, entrò all’Università di Novorossijsk e sposò la marxista Aleksandra Sokolovskaja. Lev condivideva in tutto e per tutto le idee della donna e nel 1897 creò insieme alla amata la "Unione degli operai della Russia Meridionale", ma già dopo un anno furono condannati per attività rivoluzionaria e mandati al confino in Siberia, ad Irkutsk, dove rimasero fino al 1902. Nella famiglia del più giovane dei Bronštejn nacquero due bambine, ma ad ogni modo durante il confino Lev e sua moglie continuarono le loro attività clandestine. In seguito egli lasciò la compagna e le figlie e con l’aiuto di compagni simpatizzanti oltrepassò il confine con un passaporto falso; il rivoluzionario prese il cognome col quale sarebbe passato alla storia, Trockij, da un sorvegliante di una prigione di Odessa.

Fuggito dal confino, il rivoluzionario si recò in Inghilterra. A Londra incontrò Vladimir Ul’janov (Lenin), fece conoscenza con la "vecchia guardia" (Plechanov e Martov) e scrisse articoli per il quotidiano "Iskra". Per il suo indubbio talento di scrittore prese il soprannome di "Pero" (in russo "penna"). Alla seconda seduta del Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR) si unì ai menscevichi. Proprio in questo periodo acquisirono forza i nomignoli che Lenin gli aveva associato: "iuduška" (in russo "ipocrita") e "prostituta politica".

Nonostante la condanna, nel 1905 Trockij tornò in patria. Il suo coinvolgimento nello sciopero generale di ottobre, con la presidenza del Soviet di San Pietroburgo, e il suo appoggio alla rivoluzione armata del 1905, lo portarono all'arresto e alla detenzione in isolamento nella Fortezza di Pietro e Paolo. Al termine del procedimento giudiziario fu condannato al confino a vita in Siberia e privato di tutti i diritti civili nei territori dell’Impero. Ma i suoi compagni lo aiutarono nuovamente a scappare con la seconda moglie oltre il confine.

Fece ritorno in Russia soltanto nel maggio 1917 dove si unì infine ai Bolscevichi. Il ruolo decisivo di Trockij durante la Rivoluzione d'Ottobre è noto: eletto rappresentante del Soviet di Pietrogrado, era considerato il principale ispiratore ideologico della Rivoluzione. L’infuocato oratore ispirò le masse alla rivolta e pur senza un'educazione militare costituì l'Armata Rossa, caratterizzata da una disciplina ferrea e gestita nei vari reparti dagli ex generali zaristi.

Conclusa la Prima guerra mondiale e sconfitti i Bianchi nel 1923 venne proclamato il nuovo stato federale, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Dopo la malattia e la morte di Lenin nel 1924 sempre più potere passò nelle mani di Stalin. I conflitti ideologici tra il georgiano e Trockij erano insanabili: già nel 1929 venne espulso dall' URSS e dopo qualche anno in Turchia nel 1937 arrivò in Messico, l'unico paese che gli aveva offerto ospitalità.

Proprio in Messico conobbe Frida Kahlo,fervente comunista (come il marito Diego Rivera), con la quale intraprese una relazione amorosa; testimonianza artistica della passione tra i due è il bellissimo ritratto di Trockij della pittrice messicana.

Lev Trockij venne assassinato nel 1940 nella sua casa in un sobborgo di Città del Messico da un agente sovietico di origine spagnola, Ramón Mercader. Ramòn era fratello dell'attrice María Mercader, già seconda moglie del regista Vittorio De Sica e madre dell'attore Christian De Sica.