Hugo Chavez

MARCELLO CRECCO

HUGO CHAVEZ

Hugo Chávez nacque nel 1954 a Sabaneta, nel Venezuela occidentale. Figlio di due maestri, crebbe in una famiglia rurale modesta e si laureò nel ramo di ingegneria presso l’Accademia Militare del Venezuela. Giovane dalle spiccate doti comunicative e carismatiche, proseguì la sua veloce ascesa nella gerarchia militare.

In quegli anni cominciò ad abbracciare la visione del bolivarismo rimanendone profondamente sedotto: dottrina sociopolitica teorizzata da El Libertador Simón Bolívar, figura eroica dell’America Latina degli inizi del XIX secolo durante l’affrancamento dal regno spagnolo. Bolívar propugnava la creazione di un grande Stato regionale, che esisté per circa un decennio sotto il nome di Grande Colombia, in grado di preservare l’indipendenza appena conquistata.

Nel 1982 Chávez fondò dunque il Movimiento Revolucionario Bolivariano-200, sincretizzando principi di bolivarismo, marxismo e nazionalismo, adattandoli alla realtà venezuelana.

Evento di cruciale importanza fu il Caracazo del 1989, una serie di sommosse popolari, causate dalle manovre economiche del presidente Pérez, iniziate il 27 febbraio e conclusesi tragicamente l’8 marzo con la brutale repressione delle forze armate. Le cifre ufficiali parlarono di 276 morti.

Chávez assistette con profonda indignazione alle violente repressioni e tre anni più tardi organizzò un colpo di Stato.

Il 4 febbraio del 1992, guidando una guarnigione di soldati ribelli, assaltò il palazzo presidenziale approfittando dell’assenza del suo inquilino; gli scontri furono estremamente sanguinosi e violenti e le fonti ufficiali registrarono ben 32 morti. Chávez fu arrestato e detenuto presso il penitenziario di Yare mentre il Venezuela sprofondava nel caos: la sfiducia nei partiti tradizionali era ai massimi storici.

Nel 1994 l’allora presidente Caldera concedette la grazia a tutti i golpisti, compreso Hugo Chávez, nella speranza di mantenere l’assetto istituzionale del Paese e di non inasprire i conflitti con il movimento eversivo dell’emergente caudillo.

Una volta scarcerato, l’ormai ex golpista, abbandonò la carriera militare per dedicarsi a quella politica cominciando a viaggiare attraverso un Paese stremato dalla violenza e dalla corruzione, ascoltando le istanze delle fasce più povere e proponendo un modello di Stato radicalmente diverso: più equo, più giusto, più socialista.

Fu accusato aspramente dai suoi oppositori di atteggiamenti populisti, eversivi e demagogici. Nel 1997 fondò il Movimiento Quinta República e si presentò come candidato presidenziale alle elezioni del 1998, vincendo con il 56% dei voti.

Fin da subito denunciò il vecchio assetto istituzionale del Paese: lo rinominò Repubblica Bolivariana del Venezuela, modificò leggermente la bandiera e redasse una nuova carta costituzionale.

Una volta al potere, nel 1999 Chávez indisse un’Assemblea Nazionale Costituente per redigere una nuova costituzione che prevedeva l’abolizione del Senato e aumentava la durata del mandato presidenziale. La nuova carta costituzionale fu confermata da un referendum tenutosi nel dicembre dello stesso anno con il 72% dei voti favorevoli.

La sua presidenza e la Rivoluzione Bolivariana portarono a un mutamento radicale della politica venezuelana e contribuirono alla diffusione del socialismo nella regione sudamericana.

L’ambizioso rivoluzionario riuscì così a concludere la sua ascesa, insediandosi alla guida del Paese con le maggiori riserve di greggio al mondo e a restarvi fino alla sua morte nel 2013, cambiandone per sempre il corso storico.