di Lorenzo Bonaguro

HAROLD WILSON

«Colui che rifiuta il cambiamento, è architetto del decadimento. L’unica istituzione umana che rifiuta il progresso, è il cimitero»

(H. Wilson)

Harold Wilson nacque nel 1916, nel pieno della Grande Guerra, in una famiglia della borghesia inglese, nella quale la politica era pane quotidiano: il padre era stato attivista del Partito Liberale e collaboratore di Winston Churchill per le elezioni del 1908, per poi passare al partito laburista; lo zio materno, invece, era un importante politico australiano. Nel 1937 Wilson ottenne la laurea in Filosofia, Politica ed Economia ad Oxford con il massimo dei voti e si avviò anche alla carriera accademica, bruscamente interrotta allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Egli si arruolò volontariamente ma, ritenuto uno specialista, venne dedicato al servizio civile anziché essere inviato al fronte come sperava. Nel 1945 venne eletto in Parlamento per il Partito Laburista e dal 1947 fu membro del Gabinetto parlamentare, ricoprendo importanti ruoli, quali segretario in ministeri chiave – lavoro prima, e commercio internazionale poi – diventando così una delle figure chiave del partito.

Wilson guidò i Labour alla vittoria nelle elezioni generali del 1964, ottenendo però una maggioranza risicata. Per ovviare al problema, tornò ad elezioni due anni più tardi, in un momento di grande consenso, guadagnando così molti seggi. Il governo Wilson dovette affrontare i numerosi problemi che affliggevano la Gran Bretagna degli anni Sessanta, a cominciare dagli squilibri economici: una svalutazione galoppante e un enorme deficit della bilancia commerciale. Wilson rispose con manovre deflazionistiche, compressione dei salari, e una politica di austerity che probabilmente contribuirono alla dura sconfitta elettorale subita nel 1970. Un altro grave problema che Wilson si trovò ad affrontare fu la perdita del ruolo di grande potenza mondiale: l’Inghilterra aveva ormai perso l’Impero, la coesione del Commonwealth scricchiolava ed il governo faticava a trovare una nuova strada per imporsi a livello globale, anche a causa della crisi economica e dei problemi nella politica interna. Persino il rapporto con gli Stati Uniti ne risentì: il Primo Ministro infatti rifiutò al presidente Johnson il sostegno militare per la guerra in Vietnam.

Durante il suo primo mandato, Wilson si presentò come un sostenitore del progetto europeo: «il governo è pronto ad accettare il Trattato di Roma, in base alle necessarie modifiche conseguenti all’adesione di un nuovo membro e a patto di ottenere soddisfazione sui punti che a nostro avviso presentano difficoltà», e particolarmente gli «interessi fondamentali del Commonwealth, soprattutto nel settore agricolo». Gli europeisti inglesi vedevano la CEE come l’unica via per continuare a ricoprire un ruolo rilevante nel contesto mondiale, senza però perdere la propria indipendenza. La candidatura britannica era già stata presentata nel 1961 e venne ribadita da Wilson nel 1967, venendo però respinta a causa dell’opposizione del presidente francese De Gaulle.

Nel periodo di opposizione fra i suoi due mandati come Presidente del Consiglio (1964-1969 e 1974-1976), il Partito Laburista si spaccò su una nuova candidatura del Regno Unito a membro della Comunità Europea. Lo stesso Wilson mantenne una posizione ambigua e, nel 1975, decise di indire il primo referendum della storia britannica, affidandosi al voto popolare in merito all’adesione al progetto europeo. La risposta fu entusiasta e il SI vinse con il 70%. Inoltre, durante il suo secondo mandato, Wilson attuò un’importante espansione del welfare state, cambiando rotta rispetto agli anni precedenti, grazie anche ad una congiuntura economica più favorevole. La spinosa questione del conflitto in Irlanda del Nord fu gestita con oculatezza, come nel primo mandato, mantenendo un pacifico stallo tra le parti, senza però giungere a una vera e propria soluzione.

LETTURE ED APPROFONDIMENTI:

- Wilson H., “The Governance of Britain”, Harper & Row, New York, 1977.

- Daddow O.J. (a cura di), “Harold Wilson and European Integration: Britain’s second application to join the EEC”, Frank Cass, Londra, 2003.