Hailè Selassie

GABRIELE PATO

HAILÉ SELASSIÉ I (Ras Tafari Maconnèn)

Il 2 novembre 1930 nella cattedrale di San Giorgio ad Addis Abeba, Ras Tafari viene incoronato Imperatore d’Etiopia e assume il nome cristiano di Hailé Selassié - “potenza della Trinità” in ge’ez - 224º successore del leggendario Menelik I.

Alla cerimonia di incoronazione sono presenti - su invito - delegati di tutte le principali potenze mondiali: secondo la propaganda imperiale recatisi ad omaggiare il giovane negus neghesti (Re dei Re), in realtà presenti per tastare il polso della nuova corte, che si presenta come aperta all’Europa e con aspirazioni di grande modernizzazione del paese.

L’Etiopia infatti (insieme alla Liberia, la quale però era strettamente legata gli USA) era l’unico paese africano a non subire un controllo coloniale.

Nato nel 1892 come Tafari Maconné, figlio del più importante generale di Menelik II, faceva parte della famiglia reale (cugino dell’Imperatore Menelik II) e ricevette un’educazione appropriata al suo rango: i suoi precettori erano monaci copti e cappuccini francesi, dai quali imparò a parlare amarico, ge’ez, omoro, francese ed arabo.

Nel 1910 venne nominato ras di Harar e nel 1913 appoggiò l’ascesa al trono di Iyesù V, ma soltanto 3 anni dopo guidò la detronizzazione dello stesso. Insignito della carica di reggente successore dalla neo Imperatrice Zauditu, prese subito le redini del governo.

Nel 1923 ottenne l’ingresso dell’Etiopia nella Società delle Nazioni, nel 1928 venne incoronato negus e nel 1930, alla morte di Zauditu, le successe al trono.

L’anno successivo concesse una costituzione che ribadì la parità di diritto tra tutti i sudditi e prese provvedimenti mirati all’abolizione della schiavitù.

Il 2 ottobre 1935 Mussolini dichiara guerra all’Etiopia e, nonostante una strenua resistenza - Hailé Selassié condusse le proprie truppe fino alla definitiva sconfitta di Mai Ceu - nel giro di pochi mesi l’esercito etiope venne sbaragliato grazie a bombardamenti e armi chimiche e Ras Tafari si ritirò in esilio volontario a Bath, UK.

L’Etiopia non fu mai completamente assoggettata (si stimano più di 250’000 morti tra civili e soldati durante le campagne di pacificazione successive tra il ’36 ed il ’41) e il 20 gennaio 1941 l’Imperatore - che non aveva mai smesso di sostenere e tenere contatti con i partigiani etiopi - tornò in patria e contribuì alla definitiva sconfitta italiana.

Durante il dopoguerra si fece forza dell’appoggio statunitense per affermare i propri progetti di modernizzazione, industrializzazione ed accentramento del potere: distrusse il potere dell’aristocrazia, prese il controllo indiretto dell’esercito e della Chiesa copta etiope, federò e poi annesse come provincia (1962) l’Eritrea e sviluppò in maniera determinante le infrastrutture di comunicazione, produttive, educative, sanitarie ed energetiche nella capitale e in alcune grandi città.

Negli anni ’60 occupò un ruolo di primissimo piano nel processo di decolonizzazione, ricoprendo il ruolo di Presidente dell’Organizzazione dell’Unità Africana nel ’63-’64 e ’66-’67.

Nonostante il nuovo corso di svecchiamento dell’Impero, l’Etiopia rimase appunto un impero, un paese soggetto ad un governo autocratico e personalistico votato alla soppressione del malcontento (soprattutto nelle aree rurali e mussulmane dell’impero) e all’eliminazione fisica dei concorrenti politici: nel 1960 le istanze della piccola borghesia e dei militari portarono ad un tentativo di colpo di stato, fallito e represso duramente.

Durante tutti gli anni ’60 e ’70, la guerriglia in Eritrea proseguì senza sosta.

Nel 1974, in un momento di gravissima crisi economica e carestia, il Negus Neghesti Hailé Sellasié I venne costretto da un ammutinamento militare a cedere il potere. Il 12 settembre venne detronizzato e messo agli arresti domiciliari nel palazzo reale, dove fu probabilmente ucciso per soffocamento nell’agosto 1975.

Dopo la sua caduta, si instaurò un regime rivoluzionario comunista che mantenne il potere fino al 1991. Nel 1992 le sue spoglie furono riesumate (originariamente, era stato sepolto 3m sotto il pavimento di un bagno del Palazzo Imperiale) e tumulate con onori e magnificenza nella cattedrale di San Giorgio, dove 72 anni prima era stato incoronato.