Giulio Andreotti

ANDREA BERNABALE

GIULIO ANDREOTTI

«Non mi piacciono le biografie da vivo. Però capisco che ci si occupi della mia vita. In fondo, in un certo senso io sono postumo di me stesso.»

(Giulio Andreotti)

Protagonista unico della storia repubblicana italiana, cresciuto a cavallo delle due guerre mondiali, sopravvissuto a sette papi, alla monarchia, al fascismo, a Prima e Seconda Repubblica, ai processi per mafia; amico di pontefici, capi di Stato, dittatori, emiri, calciatori, collusi con la malavita organizzata... la lista sarebbe infinita. Una definizione più breve di Giulio Andreotti descriverebbe il personaggio come l’incarnazione del potere in Italia.

Ricoprì sette volte la carica di presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, due volte delle Finanze, del Bilancio e dell’Industria, una volta ministro del Tesoro e una ministro dell’Interno.

Tale curriculum conferma la definizione precedente sul personaggio.

Nato a Roma nel 1919, si laurea nel 1941 in giurisprudenza e inizia a lavorare come giornalista per il quotidiano “Il Popolo”. Durante la parentesi fascista conosce Alcide De Gasperi, futuro leader della Democrazia Cristiana e Capo di Governo, amicizia preziosa che consentirà ad Andreotti di scalare posizioni importanti all’interno del partito.

A partire dall’era repubblicana, riveste dagli anni ‘50 ai ‘70 importanti ruoli come ministro nei vari governi che si susseguono e, nel 1972, i tempi sono maturi per il primo Governo Andreotti. Ve ne saranno ben sette.

Da Ministro degli Esteri, invece, contribuirà ad avvicinare sempre più l’Italia sulle posizioni statunitensi.

Nel 1991 è nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, mentre nel 1995 è accusato di legami con la mafia e di aver commissionato l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, direttore de “L’Osservatorio Politico”, che aveva pubblicato notizie a lui ostili.

Dopo molteplici processi, Andreotti ne uscì assolto.

Falliti i tentativi di diventare Presidente della Repubblica prima e Presidente del Senato poi (nel 2006, su proposta del centro-destra), si spense il 6 maggio 2013 a Roma all’età di 94 anni.

Alla caratura e popolarità del personaggio corrisposero anche una miriade di soprannomi: dal “Divo Giulio”, appellativo datogli da Mino Pecorelli ad evidenziare la sua figura sacrale nella politica italiana, allo “Zio Giulio”, per i suoi legami con la mafia, passando per “Belzebù”, “Molok”, “la Sfinge”, “il Gobbo”, il “Papa Nero” e “l’Indecifrabile”.

Il “premio Oscar” Paolo Sorrentino gli dedicherà anche un film intitolato “Il Divo”.

Piccola curiosità, la XVIII legislatura che si aprirà il prossimo 23 marzo 2018 è la prima senza Giulio Andreotti.