Giangiacomo Feltrinelli

LUCA MATTEI

GIANGIACOMO FELTRINELLI

«L’appartenenza a un tipo è la morte dell’uomo»

(B. Pasternak - Il dottor Zivago)

Giangiacomo Feltrinelli, chiamato anche “Osvaldo”, è stato uno dei personaggi più controversi del Novecento italiano. Per lungo tempo egli visse al confine di due mondi diametralmente differenti ed in forte opposizione, quello della borghesia milanese e quello del movimento comunista rivoluzionario. Nonostante fosse troppo ricco per venire semplicemente emarginato, sia dai suoi colleghi imprenditori che dai suoi “compagni” del PSI, il giovane Feltrinelli è stato per lungo tempo un personaggio scomodo, per ambo le parti, a causa delle sue idee socialiste, ma discordi con il pensiero del partito.

Nato da un’illustre e facoltosa famiglia , Giangiacomo era il primogenito di Carlo Feltrinelli, ricco imprenditore e proprietario di varie società commerciali di successo, nonché, durante la prima metà del XX secolo, stretto collaboratore del governo di Benito Mussolini, direttore del Credito Italiano, di Edison e delle ferrovie meridionali.

Nel 1935, in seguito ad un dissidio con alcuni funzionari fascisti sulla gestione del Credito Italiano, Carlo Feltrinelli muore in circostanze misteriose, forse suicida. Nonostante la tragedia familiare, il giovane Giangiacomo si avvicina all’ideologia fascista, almeno fino al 1944, anno in cui il suo credo politico muterà drasticamente. Infatti, grazie all’influenza del noto giornalista Antonello Trombadori, il giovane Feltrinelli comincerà ad interessarsi all’ideale socialista e combatterà attivamente come partigiano nella lotta antifascista.

Al termine del conflitto Giangiacomo diviene uno dei maggiori finanziatori del Partito Socialista Italiano, o PSI, e continua ad interessarsi alla dottrina socialista e alla storia dei movimenti proletari, istituendo la fondazione Biblioteca Feltrinelli, uno degli istituti di ricerca più importanti della storia sociale. Nel 1954 Giangiacomo fonda anche la celebre casa editrice che porta il suo nome, la Giangiacomo Feltrinelli Editore, affermandosi sul mercato editoriale al fianco di altre case editrici rinomate, come la Mondadori e la Bompiani. Tuttavia il suo successo imprenditoriale mette ulteriormente in evidenza la sua ambigua anima politica, creandogli non pochi grattacapi. I suoi colleghi imprenditori infatti, specie se filo-clericali, erano imbarazzati nel fare affari con un “compagno”; mentre i membri del PSI non riuscirono mai a fidarsi completamente del ricco borghese.

Giangiacomo d’altronde era fortemente critico del regime di Joseph Stalin e ciò contravveniva la linea politica del PSI, allora ancora filo-sovietica. La misura venne colmata quando la Feltrinelli Editore pubblicò “Il dottor Zivago”, un romanzo fortemente critico del regime sovietico e, conseguentemente, inviso al PSI, il quale decise alla fine di ritirare la tessera del partito a Giangiacomo.

Nonostante il taglio con Partito Socialista Italiano, la stagione politica di Giangiacomo Feltrinelli era ben lungi dal termine. Nel 1964 comincia a viaggiare all’estero, mettendosi in contatto con svariati movimenti rivoluzionari e di guerriglia. Fra i tanti, con il movimento cubano guidato da Fidel Castro, il quale affiderà proprio a Giangiacomo Feltrinelli il celebre «Diario in Bolivia» scritto da Ernesto Che Guevara. Durante questo viaggio viene a conoscenza delle tecniche di combattimento dei guerriglieri e li riassume in una serie di opuscoli e volumetti, i quali avranno molto successo tra i futuri terroristi degli Anni di Piombo, al punto che «se ne poteva trovare almeno uno in ogni covo delle Brigate Rosse».

Nel 1968, Giangiacomo torna in Italia e si avvicina ai movimenti indipendentisti della Sardegna, intenzionato a promuoverli al fine di ricreare sull’isola una sorta di «Cuba nel Mediterraneo», ma l’avventura si risolve in un sostanziale insuccesso.

Il 1969 è l'anno del cambiamento, in seguito alla strage di Piazza Fontana, Giangiacomo, che oltre all’avventura sarda aveva cominciato a finanziare i primi gruppi rivoluzionari di estrema sinistra, temendo di essere arrestato decide di passare in clandestinità. Taglia i ponti con il suo passato borghese, affida la sua casa editrice alla moglie Inge Schönthal e fonda un proprio gruppo di lotta armata, denominato Gruppo d’Azione Partigiana, o GAP. Da questo momento le notizie su Feltrinelli diventano più confuse e frammentarie; qualcuno suppose persino che dietro l’omicidio del commissario Calabresi potesse esserci la mano dei GAP, ma non furono reperite prove decisive al riguardo.

La vita clandestina di Giangiacomo terminò nel 1972 a causa, stando alla ricostruzione dei carabinieri accorsi sul posto, del malfunzionamento di un ordigno artigianale durante il sabotaggio di un traliccio elettrico vicino Segrate. Sul cadavere dell’ex imprenditore vennero ritrovati i documenti di un certo Vincenzo Maggioni, tuttavia, a seguito del riconoscimento da parte della moglie Inge, Giangiacomo Feltrinelli viene ufficialmente dichiarato defunto.

Si è dibattuto molto sulla dinamica che ha portato Feltrinelli su quel traliccio di Segrate e alla sua tragica morte, molti esponenti della sinistra stentarono a credere alla tesi dell'incidente, supponendo invece che si trattasse di una sorta di esecuzione camuffata. Durante il funerale, infatti, la funzione fu assediata da centinaia di studenti inneggianti slogan contro “la borghesia assassina”.

Anni dopo la questione si appiana e la versione dei carabinieri venne definitivamente confermata persino dalle Brigate Rosse, che avevano avviato una loro personale inchiesta sulla faccenda. Così, mentre la sua casa editrice continua a vivere e a prosperare ancora oggi, si tende a dimenticare la figura dell'uomo Giangiacomo Feltrinelli, tanto influente per la cultura italiana del secondo dopoguerra e tanto velocemente bruciata dal fervore rivoluzionario.