Friedrich List

di Lorenzo Bonaguro

Tutta la vita di Friedrich List (1789-1846), giornalista ed economista , fu segnata dal desiderio di risollevare la nazione tedesca, non ancora unita in unico stato e pesantemente segnata dalle guerre dell'età napoleonica. Il suo patriottismo pantedesco lo portò a scontrarsi con il governo del Württemberg, che arrivò ad espellero dall’università di Tübingen, dove dirigeva la cattedra di amministrazione e politiche pubbliche, e addirittura a incarcerarlo a causa della sua visione economica e della sua propaganda in favore dell’unione doganale tra gli stati della Confederazione germanica. Nel 1825 ottenne la grazia in cambio della promessa di emigrare all'estero. Così si recò negli negli Stati Uniti, dove entrò in contatto con le idee di Alexander Hamilton e fece fortuna come giornalista e proprietario terriero. Diventato un esponente di spicco dell’élite americana, fu inviato a Lipsia in qualità di console degli USA nel 1833. In questo ultimo periodo della sua vita si batté con forza per la creazione di unione doganale, scrivendo numerosi articoli sui giornali locali e pubblicando varie opere teoriche, tra cui la più conosciuta è “Il sistema nazionale dell’economia politica” (1840).

Figura intellettuale emblematica del passaggio culturale dall’illuminismo cosmopolita del Settecento al romanticismo patriota dell’Ottocento, List ebbe grandi intuizioni di carattere generale sui processi economici: ritenendo che il libero scambio da solo non potesse portare l’economia mondiale a uno stato di equilibrio, sostenne l’importanza di misure protezionistiche per i paesi in via di industrializzazione. Secondo lui, una volta conclusa questa fase le nazioni avrebbero potuto competere ad armi pari tramite il libero scambio, che altrimenti avrebbe premiato la sola Gran Bretagna, il paese più avanzato dell’epoca. Seguendo la sua visione, una nazione, giungere alla prosperità, avrebbe dovuto sviluppare in modo armonioso e coerente tutte le sue forze produttive (agricoltura, commercio e industria), ma soltanto a seguito di massicci investimenti nell’istruzione della popolazione e all'introduzione di una politica di incentivi. Lo Stato, secondo List, svolgeva quindi anche un ruolo diretto nello sviluppo economico di un paese.

Essendo gli Stati le unità fondamentali dell’economia mondiale, le economie nazionali dovevano essere liberate delle barriere domestiche, che all’epoca in Germania erano ancora moltissime. L’unione doganale sarebbe servita a questo. Tuttavia List si rese conto che il suo progetto iniziale non sarebbe stato sufficiente per competere con colossi quali l’Impero britannico, gli Stati Uniti e l’Impero russo. Per ottenere tale risultato, l’unione dei paesi germanici si sarebbe dovuta estendere all’intero impero asburgico, creando così un soggetto doganale unico, la cosiddetta “Mittel Europa”, che occupasse interamente il centro del continente. La sua visione non si concretizzò a causa delle forti politiche protezionismo di Vienna a tutela delle sue industrie. Ciò portò a una crescente ostilità fra Prussia e Austria e alla conseguente spaccatura politica ed economica definitiva del mondo germanico.

List si impegnò molto concretamente per sostenere le sue idee nell'ambito dell'economia politica. Dalla sua esperienza americana capì l’importanza dello sviluppo di un sistema ferroviario come infrastruttura fondamentale per far crescere l’economia e diffondere fra la popolazione rurale il senso d’appartenenza a una patria comune; oltre che a migliorare la logistica militare in caso di bisogno. Contribuì quindi alla creazione della linea ferroviaria che attraversava la Sassonia, che sarebbe dovuto essere il nucleo ferroviario di partenza per l’intera nazione. Ma fu subito estromesso dalla direzione del progetto, che non si sviluppò secondo i suoi piani.

L’impatto di Friedrich List sul pensiero economico è indiscutibile. Un economista tedesco dell’Ottocento - anche se non di professione - secondo per importanza solo a Karl Marx. Le sue teorie per quanto generali sono alla base degli studi sullo sviluppo economico che oggi cerca di proporre un modello utile per i paesi sottosviluppati. Le politiche da lui suggerite sono molto simili a quelle adottate nel secolo scorso da paesi come India e Cina.