Bob Denard

LORENZO BONAGURO

BOB DENARD

IL CORSARO DELLA REPUBBLICA

«Sono stato un soldato, mai un assassino».

(Bob Denard)

Gilbert Bourgeaud, nato nel 1929 e passato alla storia con l'alias Bob Denard, è stato la figura simbolo della politica postcoloniale francese e delle sue contraddizioni. La sua carriera da mercenario, durata dagli anni Sessanta sino alla fine del Novecento, è costellata di insurrezioni, guerre civili e colpi di stato, la maggior parte dei quali sostenuti più o meno direttamente da Parigi con l'obiettivo di combattere l'espansione del comunismo in Africa.

Denard entrò dapprima nella marina francese, combattendo nella guerra di Indocina. Dopodiché partecipò alla lotta contro terrore in Marocco e lavorò per l'intelligence francese durante la guerra d'Algeria. La sua prima esperienza da mercenario fu nel 1961, quando il politico congolese

Moise Ciombe fece affluire un gran numero di mercenari europei per sostenere l’indipendenza del Katanga. Le vicende di Denard e dei suoi uomini rispecchiarono le alterne fortune di Ciombe che, dopo essere arrivato alla presidenza del paese - poi costretto all'esilio ed in seguito nuovamente al potere - fu infine rovesciato da un golpe, condannato a morte per l'assassinio di Patrice Lumumba nel 1966 e fuggì in esilio, dove morì tre anni dopo.

Nel 1967 Denard partecipò alla sommossa dei mercenari bianchi contro il governo di Mobutu e alla conseguente guerra civile. Da uomo chiave di tutte queste vicende, riuscì a cavarsela seppur gravemente ferito e venne trasferito in Rhodesia. Falliti i nuovi tentativi di ingresso in armi in Congo, questi decise di rientrare a Parigi. Negli anni Settanta lavorò come consigliere militare in Gabon e come addestratore di milizie locali in Yemen, Kurdistan, Biafra, Nigeria, Birmania e Libia. Nel 1975 prese parte alla guerra di liberazione dell'Angola e nel 1976 un suo tentativo fallimentare di colpo di stato sostenuto dalla Francia in Benin lo portò all'onore delle prime pagine mondiali.

La sua impresa più famosa avvenne nel 1978: Denard guidò un’operazione per deporre il presidente delle Isole Comore e insediarne uno più vicino agli interessi francesi. Riuscito il golpe, costituì una Guardia Presidenziale composta da mercenari europei con cui tenere sotto il proprio giogo il presidente fantoccio dell'arcipelago. Durante quegli anni, Denard divenne l’uomo più importante e influente dell’isola, al punto che i locali lo soprannominarono “baku”, il Saggio. Egli ebbe un ruolo centrale nell'ammodernamento del paese e nello sviluppo delle sue relazioni internazionali. Dopo alcuni anni alle Comore, Denard si convertì all'Islam e assunse il nome di Saïd Mustapha M'hadjou.

Negli anni Novanta, con la fine della minaccia sovietica, Denard perse la protezione della DGSE (i servizi segreti francesi) e di conseguenza vennero avviate diverse inchieste giudiziarie sulle sue attività paramilitari presenti e passate. Inoltre, un nuovo golpe ordito dai militari fece fuori il presidente ed accusò Denard e la sua Guardia Presidenziale dell'omicidio, anche se furono scagionati in aula dalle testimonianze dei figli del presidente Abdallah. Dovendo comunque scegliere tra la fuga ed una probabile condanna a morte, il vecchio mercenario fuggì in Kenya a bordo di un vecchio velivolo militare.

Gli anni Novanta segnarono la fine della carriera di Denard. Finita la guerra fredda, né il mondo occidentale né i dittatori africani avevano più bisogno di mercenari europei, ormai sostituiti dai contractors, regolari forze di sicurezza private tipiche del mondo anglosassone. Denard comunque, lavorò ancora per qualche tempo come consulente per famosi combattenti quali Ahmad Shah Massoud - detto il Leone del Panjshir, leader della resistenza prima antisovietica e poi anti talebana in Afghanistan - e tentò un ulteriore incursione alle Comore nel 1995. Proprio a causa di quest'ultimo tentativo, Denard venne indagato dal tribunale di Verona per aver assoldato alcuni mercenari provenienti dall'estrema destra franco-italiana allo scopo di rovesciare il governo delle Comore. Nel 2005, un tribunale francese emise una condanna a 5 anni, che egli non poté mai scontare, poiché morì affetto da una grave forma di Alzheimer nel 2007.