di Lorenzo Bonaguro

benazir bhutto

«Io rappresento per loro [Talebani e generali pakistani] un pericolo. Se porterò la democrazia nel Paese, perderanno la loro influenza» (Benazir Bhutto)

Eletta primo ministro del Pakistan il 2 dicembre del 1988, Benazir Bhutto ha fatto la storia del suo paese nel corso di due mandati ed è divenuta una figura femminile simbolo del mondo islamico. Tutta la sua vita fu segnata dalla dura politica pakistana, anche la sua vita famigliare: il padre Zulfikar Bhutto fu il fondatore e leader del Partito Popolare Pakistano di ispirazione socialdemocratica, mentre il nonno Shaw Nawaz Bhutto fu uno dei promotori dell’indipendenza. Dopo aver ultimato gli studi in prestigiose università inglesi e americane affiancò il padre finché questi non fu deposto con un colpo di stato nel 1977 dal generale Zia-ul-Haq che lo farà giustiziare dopo un processo farsa. Posta sotto stretta sorveglianza, Benazir scalò i ranghi del PPP, che nel frattempo posto in clandestinità e si trovava costretto ad operare dall'estero, come la stessa Benazir faceva da tempo.

La svolta avvenne nel 1988 quando, morto Zia, il PPP stravinse alla elezioni: il presidente Ghulam Khan si vide costretto a dare l’incarico alla trentacinquenne Benazir, la quale guidò il paese per due anni, dimettendosi in seguito ad accuse di corruzione e, soprattutto, dopo aver perso il sostegno dei militari. Ottenne un secondo mandato nel 1993 dopo una dura lotta interna al partito durante la quale arrivò a spodestare la propria madre, che poi inserì nel proprio gabinetto, come fece con il marito. Anche il secondo mandato terminò per accuse di corruzione, vere, questa volta però l’esercito si schierò per gran parte al suo fianco. Il resto della sua vita lo passò in esilio all’estero per poi rientrare in Pakistan e partecipare alla elezioni del 2007. Proprio durante la campagna elettorale, Benazir Bhutto venne uccisa da un attentatore suicida durante un comizio elettorale. Non vi è ancora certezza sui mandanti dell'assassino, ma in molti ritengono che le responsabilità vadano addossate ai partiti conservatori.

Uno dei grandi meriti di Benazir è stato riportare il Pakistan sul palcoscenico internazionale mostrando l’immagine di una nazione avviata sulla strada della democrazia, terreno favorevole agli investimenti stranieri. Riuscì a instaurare buone relazioni anche con altri leader del mondo islamico. Non fu mai una grande sostenitrice dei talebani – e nemmeno del governo fantoccio di Kabul – sostenuti invece dall’esercito pakistano e dagli USA. Tuttavia, negli anni Novanta riconobbe la legittimità del regime talebano in Afghanistan. I rapporti con l’India furono invece altalenanti: dopo una prima distensione militare lungo i confini, Bhutto sostenne con forza i musulmani indipendentisti nel Kashmir e nel Punjab, aumentando le frizioni con Delhi. Anche il programma di sviluppo nucleare, che andò avanti in maniera sostenuta durante i suoi mandati, nonostante le sue iniziali perplessità, contribuì fortemente ad esacerbare le relazioni diplomatiche con l'ingombrante vicino. In questo senso, il Pakistan avviò un fondamentale programma di scambio di conoscenze e tecnologie con la Corea del Nord, che permise la costruzione di vettori adeguati alle testate nucleari. Sul versante economico Bhutto avversò l’economia di stampo socialista promossa dal padre e avviò una serie di privatizzazioni e liberalizzazioni che, dopo un’iniziale miglioramento dell'economia del paese si rivelarono inutili o addirittura dannose, in quanto non abbastanza radicali fa invertire la rotta: Il Pakistan cadde in una spirale di inflazione e disoccupazione, che minò gravemente la stabilità sociale e promosse la polarizzazione religiosa e politica.

Benazir migliorò solo in parte la condizione femminile. Durante i suoi mandati vari incarichi di alto livello furono affidati a donne. Tuttavia, non fece nulla per abrogare le norme di stampo islamista e conservatore poste dal generale Zia. Questo pesò molto sul supporto da parte del mondo femminista. Benazir rimane comunque una figura simbolo per il movimento femminista in Pakistan, ispirando ancora oggi giovani donne come Malala Yousafzai, la più giovane persona nella storia ad essere insignita di un Premio Nobel.

LETTURE E APPROFONDIMENTI: