Anwar Sadat

ANDREA BERNABALE

ANWAR SADAT

«Può esserci speranza solo per una società che si comporta come un'unica grande famiglia, non come tante famiglie divise." - Anwar Sadat

Leader nazionalista egiziano, presidente dal 1970 al 1981, Anwar Sadat sarà il primo leader arabo a recarsi in visita ufficiale in Israele nel 1977.

Nato nel dicembre 1918 a Mit Abu al-Kum (Egitto) in una numerosissima famiglia in cui conviveva con 12 fratelli, Sadat frequentò l'Accademia Reale Militare Egiziana e nel 1938, a vent'anni, divenne luogotenente.

Nella sua prima spedizione militare, in Sudan, conobbe Gamal Abdel Nasser, futuro presidente egiziano nonché padre del socialismo arabo.

I due diverranno grandi amici e, uniti dalla mutua ostilità nei confronti dell'amministrazione coloniale britannica, Sadat e Nasser nel 1952 si resero partecipi di un colpo di Stato contro la monarchia di Re Farouk, costretto a lasciare l'Egitto.

Di lì a poco l'Egitto diverrà una repubblica e Nasser ne diverrà presidente. Sadat, invece, fedele a Nasser, diverrà suo portavoce e intimo consigliere fino ad assumere la carica di vicepresidente nel 1964.

Alla morte di Nasser, nel 1970, la prestigiosa carica di presidente passerà proprio a lui, Anwar Sadat che, pur essendo stato grande amico e seguace di Nasser, adotterà politiche diverse dal suo predecessore, a partire dai rapporti dell'Egitto con l'Unione Sovietica.

Se con Nasser i sovietici erano stati vicini all'Egitto, che manteneva comunque una certa autonomia politica, Sadat romperà definitivamente con l'URSS allineandosi invece con gli Stati Uniti.

Se Nasser aveva incoraggiato un Egitto laico, perseguitando fanatismi religiosi e organizzazioni religiose come i Fratelli Musulmani, Sadat rivitalizzerà tali movimenti in nome di un Egitto "credente", impersonato da lui stesso, che guadagnerà l'appellativo di "presidente credente."

E ancora, se Nasser aveva statalizzato l'economia in nome di un socialismo dalle sembianze arabe, Sadat distruggerà anche quello, aprendo all'economia di mercato e alle imprese straniere.

In questo e in molto altro, Sadat tradirà la rivoluzione sognata dal suo maestro Nasser.

Ma non sarà un traditore solo nei confronti dei principi nasseriani. Lo sarà anche nei confronti della comunità musulmana all'indomani della firma degli accordi di pace di Camp David con Israele nel 1978, che però gli valsero, insieme al presidente israeliano Begin, un premio Nobel per la pace. Non male per un leader arabo.

Ma finirà per tradire, infine, anche il suo stesso popolo, con le sue politiche autoritarie e repressive del dissenso nonché complici di una crisi economica capace di creare enormi divari tra ricchi e poveri.

E avrà anche una morte degna di un "traditore".

Verrà, infatti, assassinato il 6 ottobre 1981 da un giovane fondamentalista islamico, affiliato ai Fratelli Musulmani, con l'intenzione di pareggiare i conti per quella pace stipulata con Israele.

Diversi colpi di fucile e il "Faraone" lasciava l'Egitto nelle mani di un certo Hosni Moubarak...