Altiero Spinelli

GABRIELE PATO

ALTIERO SPINELLI

UN PADRE DELL'EUROPA

Militante antifascista, prigioniero politico, deputato italiano ed europeo, scrittore e teorizzatore dell'integrazione europea. Questo breve elenco di apposizioni non basta di certo per descrivere l'eredità che Altiero Spinelli ha lasciato ai cittadini europei contemporanei, ma probabilmente è sufficiente per comprendere la straordinarietà di un individuo che si è mantenuto, senza fare troppo rumore, al centro della scena politica per metà del XX secolo.

Nato a Roma il 13 agosto 1907, si trasferì presto nella città di Campinas, in Brasile, presso la quale il padre – laico e socialista – ricopriva il ruolo di vice-console del Regno. Prima dell'inizio della scuola, nel '12, la famiglia rientrò a Roma, dove vissero fino al 1927. Spinelli si diplomò al Liceo Classico a 16 anni e si iscrisse immediatamente alla facoltà di giurisprudenza. Già dal liceo approfondì autonomamente i testi di Marx e, in seguito all'omicidio Matteotti, si iscrisse al PCI divenendo presto esponente di punta della propria sezione. Nel 1926 il Partito Comunista Italiano venne ufficialmente bandito e l'anno seguente Spinelli, nel frattempo promosso a segretario interregionale, venne arrestato a Milano e condannato a sedici anni e otto mesi di reclusione per “cospirazione contro i poteri dello stato”. Grazie ad alcune amnistie parziali, la pena gli venne ridotta a dieci anni ma nel 1937, al momento del rilascio, fu nuovamente arrestato e ridotto al confino prima a Ponza e poi a Ventotene, dove restò fino all'agosto 1943.

Durante questi sedici anni di prigionia, Spinelli approfondì gli studi filosofici, storici ed economici, apprese lo spagnolo e il russo e lentamente si allontanò dall'ideologia comunista. Già negli anni '30, da convinto iscritto al PCI, egli fu tra i pochi pesanti critiche alla politica stalinista; non soltanto discutendone i metodi, bensì sviscerandone e confutandone la struttura ideologica. Bollato come “trozkista” venne espulso dal partito nel '37. Nel carcere di Ventotene ebbe l'opportunità di confrontarsi a lungo con antifascisti di idee assai differenti, dagli anarchici ai liberali, tra i quali eminenti figure quali Ernesto Rossi e Sandro Pertini, potendo maturare così una visione politica più ampia, critica e slegata da interessi di partito.

Frutto di questi anni di letture, pensieri e discussioni fu il così detto “Manifesto per un Europa libera e unita”, più noto come “Manifesto di Ventotene”, elaborato nel 1941 insieme ai compagni di prigionia Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Il Manifesto proponeva un'ideale di unificazione dell'Europa basata sui i concetti kantiani di libertà e pace perpetua e strutturata secondo un federalismo mutuato dalle idee del padre fondatore statunitense Hamilton; Spinelli, Rossi e Colorni sostenevano che «la linea di divisione fra partiti progressisti e partiti reazionari» non si trovasse più «lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia o del maggiore o minore socialismo da istituire» bensì tra chi sosteneva «la conquista e le forme del potere politico nazionale» e chi vedeva come obiettivo primario «la creazione di un solido stato internazionale» allo scopo di mantenere pace e prosperità scardinando gli interessi locali per quelli di una comunità più ampia e di evitare il risorgere di «vecchie assurdità» come il nazionalismo. Di conseguenza, essi ritenevano urgente la creazione un movimento trasnazionale che potesse mobilitare le forze del continente per dare vita ad uno Stato federale dotato di «organi e mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli stati stessi l'autonomia che consenta una plastica articolazione e lo sviluppo di una vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli». Inoltre, questo movimento, avrebbe dovuto contribuire all'emancipazione delle classi più povere e alla creazione di un vasto strato di cittadinanza interessato al mantenimento del progetto transnazionale europeo «per dare alla vita politica una consolidata impronta di libertà, impregnata di un forte senso di solidarietà sociale».

Liberato da Ventotene nell'agosto '43, Spinelli si recò a Milano dove fondò il Movimento Federalista Europeo (MFE) e da lì, dopo l'8 settembre, si rifugiò a Ginevra, cominciando a strutturare il nuovo soggetto politico. Nel '45 organizzò la prima riunione internazionale, a Parigi, a cui parteciparono intellettuali del calibro di Orwell e Camus. Nel 1948 venne eletto segretario del MFE e delegato generale dell'Union Européenne des Fédéralistes (UEF). Restò per quattordici anni il principale animatore delle battaglie in favore dell'integrazione europea, in particolare per la costituzione della Comunità europea di difesa e della Comunità Politica.

Dal 1962 abbandonò tutte le cariche federaliste e si dedicò al lavoro accademico: fece parte della redazione de Il Mulino, tenne corsi al Centro di Bologna della School for Advanced European Studies J. Hopkins University, fondò il CIDE (Comitato italiano per la democrazia europea) e l'IAI (Istituto affari internazionali). Dalla fine degli anni '60 fu consulente per gli affari europei del ministro Nenni, membro della Commissione Esecutiva della Comunità Europea, deputato alla Camera – dove divenne presidente del Gruppo Misto – e parlamentare europeo nelle prime elezioni a suffragio universale. Qui svolse un ruolo di particolare rilievo, creando il Club del Coccodrillo e formulando il progetto di Trattato per l'Unione Europea, approvato nel 1984. Dopo essere stato rieletto per un ulteriore mandato, morì a Roma nel 1986.