Reichskommissariat ostland - Lituania

LORENZO BONAGURO

“REICHKOMMISSARIAT OSTLAND” - LITUANIA

La Lituania, dopo essere stata oggetto di spartizione nel patto Molotov-von Ribbentrop, fu fra i primi obiettivi della Werhmacht all’inizio dell’Operazione Barbarossa. Utilizzando la tattica della blitzkrieg, i tedeschi sfondarono le linee sovietiche e in un paio di giorni presero le due principali città lituane Vilnius e Kaunas senza sparare un colpo: gruppi armati, come il Fronte Attivista Lituano e il 29esimo Battaglione Lituano, insorsero subito occupando punti chiave delle citta e ingaggiando violenti scontri con i sovietici.

La facilità dell’occupazione fu dovuta al generale sostegno della popolazione locale nei confronti dell’invasore: i lituani infatti avevano mal digerito l’occupazione sovietica, avvenuta nel giugno del 1940, e prima ancora quella zarista. Negli ambienti nazionalisti era diffusa l’idea che grazie ai nazisti si potesse ottenere l’indipendenza o quantomeno maggiore autonomia. Ciò era sostenuto dal fatto che i lituani non appartenessero alla razza slava - ritenuta inferiore quasi non umana -, bensì a quella nordico-germanica. Era quindi naturale aspettarsi un trattamento migliore rispetto ai popoli vicini. Vi era però una controversia: la Lituania ospitava all’epoca una comunità ebraica di circa 250’000 persone da secoli perfettamente integrati nel paese. Per qualche settimana i nazisti tollerarono un governo provvisorio lituano con sede a Kaunas che adottò politiche antisovietiche e antisemitiche: molte unità del neonato esercito lituano collaborarono con i famigerati Einsatzkommando 3 e Rollkommando Hamann. Le stime più accreditate sostengono che fino al dicembre del ’41 furono uccisi almeno 120’000 ebrei.

Successivamente i tedeschi crearono un’amministrazione civile estesa a tutti i Paesi Baltici, compresa la Bielorussia, detta Reichkommissariat Ostland, suddivisa in quattro Generalbezirk corrispondenti grossomodo agli attuali paesi, suddivise a loro volta in unita amministrative più piccole, i Kreisgebiete. Le proprietà nazionalizzate dai sovietici vennero restituite ai proprietari, mentre i beni statali e dei partiti comunisti furono trasferiti all’amministrazione tedesca, così come quelle degli ebrei. Ai proprietari terrieri venne imposto di fornire determinate quote al governo per sostenere lo sforzo bellico.

La Lituania non dovette sostenere pesantissime perdite, se non si tiene conto dello sterminio ebraico, poiché dimostrarono un iniziale e generale sostegno alla Germania, come ebbero piacere di osservare i gerarchi nazisti, al punto che iniziò a circolare seriamente l’idea di concedere maggiore autonomia all’area del Baltico. Questa posizione non era del tutto nuova: Alfred Rosenberg sosteneva da tempo che data la vicinanza alla Scandinavia e alla Prussia la regione fosse sufficientemente germanizzata per poter essere annessa senza problemi al Lebensraum. Ben diversa la situazione della Bielorussia troppo etnicamente e culturalmente slava per poter essere assimilata e destinata quindi a divenire una sorta di “riserva” dove spedire gli indesiderati dei territori circostanti.

I primi seri segnali di resistenza partigiana in Lituania iniziarono a farsi sentire nel 1943 ad opera di piccoli gruppi indipendentisti filo occidentali e di ebrei, come Abba Kovner, scappati ai primi massacri e che avevano organizzato tentativi di rivolta nei ghetti. Importante fu la mobilitazione dei paesi alleati provacata dalle pressioni delle numerose comunità lituane sparse in Occidente, Inghilterra e Stati Uniti sopratutto. L’occupazione nazista finì con l’inizio di quella sovietica che ha lasciato segni visibili al paese e al suo popolo fino ad oggi.