di Lorenzo Balma


LE riparazioni di guerra della prima guerra mondiale


"La Germania pagherà un compenso per i danni arrecati alla popolazione civile degli alleati e alle loro proprietà a causa dell'aggressione da parte della Germania per terra, mare e dall'aria"

Dai "Quattordici punti" enunciati da Woodrow Wilson al Congresso degli Stati Uniti l'8 gennaio 1918


In occasione del discorso dei 14 punti il presidente statunitense Woodrow Wilson poneva le basi per la negoziazione della pace di Versailles specificando l'onere della Germania, ritenuta responsabile del conflitto, di pagare una somma riparatrice.

Come prima cosa venne nominata (siccome non erano fissati i parametri quantitativi) una commissione per la riparazione con sede a Berlino, mentre iniziarono le requisizioni di materiali in natura. Queste requisizioni consistettero nella confisca delle colonie, di tutti gli investimenti esteri non liquidati durante la guerra, della marina, degli armamenti, delle navi mercantili superiori a 1.600 tonnellate, di parte della flotta peschereccia, delle locomotive, dei carri ferroviari e dei camion; mentre tra le materie prime le principali richieste furono di carbone, ferro e zinco.

Fu Keynes l'autorevole voce fuori dal coro che raccomandò prudenza e moderazione con le richieste di riparazione, ritenendo che le riparazioni dilazionate su decenni oltre a provocare un sentimento strisciante di rivalsa, non sarebbero comunque state pagate che per qualche anno. Fu proprio per questo che lo stesso economista propose, siccome le riparazioni tedesche erano anche collegate al pagamento dei debiti di guerra da parte degli alleati, che questi venissero cancellati. Lo disse anche forte del paradossale esempio delle riparazioni della guerra franco-prussiana, in cui la Germania ricevette dalla Francia una somma in oro, facendo aumentare le proprie riserve e causando un'episodio inflazionistico (tant'è che Bismarck si pentì di aver chiesto l'indennità di guerra).

Keynes non venne ascoltato e il circolo vizioso che si venne a creare di debiti di guerra e riparazioni fece molti danni. Gli Stati Uniti furono intransigenti nel chiedere il pagamento dei crediti inviati agli alleati durante il conflitto e questo generò altrettanta determinazione degli stati europei nel chiedere il pagamento delle riparazioni tedesche per rimborsare il debito.

La prima proposta della commissione di Berlino per le riparazioni fu pronunciata alla conferenza di Boulogne nel giugno 1920 e consisteva in un ammontare di 269 miliardi di marchi/oro, una somma pari circa a 6 volte il PIL tedesco. Il nuovo governo tedesco ritenne (con ragione) la somma irrealistica e chiese una revisione, che avvenne alla conferenza di Parigi del gennaio 1921. In questa sede la commissione abbassò la somma a 226 miliardi di marchi/oro a cui si aggiunse però un prelievo del 12% sulle esportazioni tedesche per 42 anni (a cui bisognava sempre aggiungere i pagamenti in natura). Ritenute ancora delle condizioni inaccettabili dai tedeschi, gli alleati risposero nel maggio 1921 con l'"ultimatum di Londra" con la somma riparatoria fissata a 132 miliardi di marchi/oro da pagare a rate con un tasso d'interesse al 6% (la somma era almeno tre volte maggiore rispetto a quella stimata Keynes come massimo possibile per le finanze tedesche).

A peggiorare la situazione interna tedesca contribuì la situazione monetaria: si arrivò alla drastica situazione dell'agosto 1923 in cui le imposte coprivano solo il 7% delle spese, arrivando a toccare l'1% ad ottobre, mentre da una situazione di inflazione si passò ad una di iperinflazione.

Per ricostruire il sistema monetario venne chiamato il funzionario americano Charles Dawes, il cui compito fu fissare un ragionevole ed equilibrato piano di pagamento delle riparazioni.

Il Piano Dawes (1924) prevedeva rate annuali con la possibilità di aumento a seconda dell'indice di crescita tedesco, oltre che un prestito iniziale di carattere commerciale che venne piazzato sulla borsa di Wall Street di cui molto giovò l'economia tedesca che così poté iniziare i pagamenti riparatori.

Un secondo piano venne redatto per rendere definitivo il metodo di pagamento, il Piano Young (dal banchiere americano Owen Young che presiedette la commissione), che abbassava la rata annuale e poneva un limite temporale di trentasette anni.

Poco dopo che l'accordo venne raggiunto l'economia tedesca era già stata coinvolta nella crisi del 1929, insieme a quella europea ed americana, motivo per cui il pagamento venne sospeso nel 1931 e mai più ripreso.

L'ammontare definitivo delle riparazioni pagate risulta quindi scarso in confronto alle richieste delle commissioni che si succedettero. Se sul piano economico era mal strutturato il circuito di trasferimenti, sul piano politico il fallimento di questo meccanismo fu sicuramente da distribuire tra gli Stati Uniti, ancora nella fase isolazionista e non proiettati nell'ottica di equilibratori dell'economia internazionale, e i paesi europei non ancora maturi per abbandonare la logica nazionalistica.

LETTURE ED APPROFONDIMENTI

- J.M. Keynes, "Le conseguenze economiche della pace", Milano, 1920;

- S. Maier, "La rifondazione dell'Europa borghese", Bologna, Il Mulino, 1999;

- V. Zamagni, "Dalla rivoluzione industriale all'integrazione europea", Bologna, Il Mulino, 1999.