La rivolta di Pasqua

di Lorenzo Bonaguro

«Il paese si sta sollevando in risposta alla chiamata di Dublino e l'obiettivo finale di un Irlanda libera è, con l'aiuto di Dio, questione di giorni... Tutti gli uomini e le donne irlandesi meritevoli di questo nome si facciano avanti per aiutare il loro paese nella sua ora più importante» (Patrick Pearse, Manifesto ai cittadini di Dublino)

Negli ultimi decenni dell’Ottocento i rappresentanti irlandesi nel parlamento inglese provarono più volte a far approvare la cosiddetta Irish Home Rule: un documento fondamentale, che avrebbe consentito all’Irlanda di dotarsi di un proprio parlamento, pur rimanendo all’interno del Regno Unito. Ma, dopo varie bocciature e veti imposti dai conservatori inglesi e dagli unionisti irlandesi di fede protestante, i nazionalisti più giovani si radicalizzarono nelle posizioni indipendentiste più estreme. Così, nel 1913, i membri della Fratellanza Repubblicana Irlandese fondarono il corpo paramilitare dei Volontari Irlandesi, guidati dall’insegnante Patrick Pearse, e gli unionisti fecero altrettanto. Moltissimi tra membri dei Volontari Irlandesi erano membri del Sinn Fèin, movimento indipendentista fondato dieci anni prima da Arthur Griffith, anche se ufficialmente il partito non ebbe nulla a che fare con la rivolta.

Lo scoppio delle ostilità tra le due fazioni venne ritardato di un paio di anni dalla Grande Guerra, dal momento che moltissimi giovani irlandesi si arruolarono nell’esercito di Sua Maestà. Tuttavia, il Consiglio Militare dei Volontari non perse tempo: furono preparati piani approfonditi e vennero allacciati contatti con la Germania per cercare sostegno estero all’insurrezione. Nel frattempo, la Fratellanza si impegnò anche sul fronte interno, riuscendo a condensare intorno a sé le varie organizzazioni nazionaliste indipendenti - come, ad esempio, il Clan Na Gael, organizzazione gemella della Fratellanza con sede negli USA, e l’Irish Citizen Army - che altrimenti avrebbero agito separatamente. Un notevole contributo venne anche dal Cumann na mBan, un gruppo paramilitare femminile che svolse importantissimi compiti di rifornimento, intelligence e difesa delle postazioni chiave.

La Rivolta di Pasqua, chiamata in gaelico Éirí Amach na Cásca scoppiò lunedì 24 aprile del 1916. I Volontari, divisi in quattro battaglioni, presero d’assalto vari punti strategici e palazzi della città di Dublino. Entro mezzogiorno furono disarmate tutte le guarnigioni britanniche. Piccole scaramucce scoppiarono in molti punti, coinvolgendo anche i civili. Nonostante le truppe inglesi fossero state colte di sorpresa, Pearse fallì nel tentativo prendere il Trinity College, difeso da un gruppo di studenti unionisti, e nel tagliare le vie di comunicazione del governo cittadino che riuscì a chiamare subito i rinforzi. Anche le linee ferroviarie e i porti - in particolare Kingstontown - ovvero le infrastrutture fondamentali per il controllo del paese, rimasero in mano al nemico e in un paio di giorni i Britannici sbarcarono ingenti rinforzi, mentre gli insorti cercavano ancora di coinvolgere l’intera popolazione della capitale nella sollevazione.

Mercoledì 26 fu il momento della svolta. Le truppe inglesi si avvicinavano alla capitale da ogni lato. Il Lord luogotenente di Irlanda Ivor Guest fu sollevato dal suo incarico di governatore e il comando sul campo e il potere passò al generale John Maxwell, che si macchiò di numerose irregolarità nel reprimere la rivolta, come l’esecuzione senza regolare processo, come garantito all'epoca dalla legge marziale. Il dispiegamento di forze fu impari: da un lato i Volontari che, nonostante l'appoggio di gran parte della popolazione, arrivavano a malapena a 1500 combattenti. Dall’altro gli inglesi che, grazie all'arrivo di truppe via mare, contavano su più di 16000 soldati regolari appoggiati da un migliaio di paramilitari unionisti. Ciononostante i combattimenti si protrassero per diversi giorni e gli scontri più violenti si ebbero nel South Dublin Union, un complesso di edifici difficili da prendere, e North King Street, dove furono alzate barricate su barricate.

Il centro di comando degli insorti che si trovava nel palazzo dell’Ufficio Postale si arrese, incendiato dai i colpi dell’artiglieria inglesi, soltanto sabato 29. Dopo un tentativo di ritirata e di riorganizzazione dei ribelli, Patrick Pearse, ultimo comandante ancora in piedi, decise di accettare la resa senza condizioni. Combattere a oltranza non avrebbe fatto altro che coinvolgere ulteriormente i civili mentre già si contavano centinaia di morti e migliaia di feriti. La domenica i Volontari Irlandesi consegnarono tutte le armi in loro possesso e, da subito, il generale Maxwell diede inizio a una severissima campagna di arresti e processi per stroncare i rivoltosi. Nonostante la sconfitta, questa settimana di violenze fece la storia del repubblicanesimo irlandese: da quel momento il Sinn Fèin divenne il vero polo di aggregazione delle forze indipendentiste e l’anno successivo proclamò come scopo ultimo della propria politica la nascita della Repubblica d'Irlanda, obiettivo raggiunto in seguito a due anni di guerra civile nel 1921.