di Francesco Mele

La prima rivoluzione russa

Sotto l’etichetta di “Prima rivoluzione russa” vengono riuniti una serie di quattro diverse rivoluzioni, scoppiate in Russia in quattro momenti separati tra l’ottobre 1905 e il giugno 1907. Nello specifico si trattò di una rivoluzione liberale, una operaia, una contadina e una "delle nazionalità". Alcuni storici definiscono tali eventi come la “Primavera dei popoli dell’Impero russo”, collegando questi eventi con i moti rivoluzionari che attraversarono l’intera Europa nel 1848.

A monte della catena di eventi che interesseranno l’Impero zarista in questo periodo vi fu la cosiddetta guerra russo-giapponese, scoppiata nel 1904 in seguito alle tensioni che si svilupparono tra i due imperi per l'aggressiva politica di espansione dell'area di influenza russa in Manciuria. Tale guerra vide sin da subito l’esercito zarista in balia dell’avversario, e ciò alimentò in Russia la reazione trasversale delle forze politiche contrarie all'autocrazia, dagli estremisti di sinistra ai liberal-costituzionalisti. I primi a cercare un confronto con il potere centrale furono gli esponenti degli zemstva (i governatorati locali) che nelle giornate del 6-9 Novembre 1904 organizzarono un congresso generale a San Pietroburgo, nel quale si discusse il futuro della struttura istituzionale dell’Impero, e dal quale trapelò l’intenzione di proporre la creazione di un organo rappresentativo popolare avente poteri legislativi. La risposta dello zar Nicola II alle loro richieste fu però ritenuta assolutamente insoddisfacente, in quanto la sua controproposta prevedeva l’ampliamento della sfera delle libertà individuali e una maggiore autonomia per le amministrazioni locali e per i tribunali, ma non un ampliamento delle libertà politiche.

La situazione precipitò con l’arrivo del nuovo anno, quando nella celebre "domenica di sangue” del 9 Gennaio 1905, che faceva seguito ad una serie di scioperi attuati nei primi giorni di gennaio, gli operai pietroburghesi, guidati dal sacerdote Georgy Apollonovich Gapon, organizzarono una manifestazione volta a sottoporre direttamente allo zar le proprie richieste in campo economico e politico. Nicola II spaventato dalla marcia di questi operai, diede l’ordine di sparare sulla folla causando una vera e propria carneficina. La reazione violenta dell’autocrate agì come benzina sul fuoco per le proteste del movimento operaio, che divamparono ferocemente in varie aree dell’impero, interessando le città di Mosca, Vilnius, Varsavia, Riga, Baku, e portando alla nascita di sindacati e leghe operaie. Inoltre, in molte province imperiali, tali agitazioni operaie si sposarono con le rivendicazioni nazionali e con i movimenti studenteschi. L’autocrazia vacillò per alcune settimane e, in piena emergenza, il 18 Febbraio 1905 lo zar Nicola II promulgò un manifesto che prometteva l'istituzione di un'assemblea rappresentativa - la Duma - e nominava Aleksandr Bulygin nuovo ministro dell’Interno con il preciso compito di dirigerne la creazione. Ciò creò un dibattito febbrile tra le varie forze politiche riguardo l’introduzione del suffragio universale. Durante l'estate del 1905 le tensioni si diffusero alle campagne, segnando una netta cesura con il passato: per la prima volta la realtà contadina fece sentire la propria ostilità nei confronti dello Zar, lasciandosi andare a violenze e saccheggi nelle proprietà della nobiltà terriera.

Il 6 agosto 1905 venne pubblicato il Manifesto imperiale che indicava i tratti della Duma di Stato, la quale però avrebbe avuto solo poteri consultivi e sarebbe stata eletta a suffragio ristretto. La Duma progettata da Bulygin non soddisfaceva alcuna richiesta proveniente dalle varie forze politiche. Ciononostante, in questa fase sembrò comunque sufficiente per permettere all'autocrazia di riprendere il controllo sull'Impero, anche grazie alla conclusione del guerra con il Giappone. La quiete era tuttavia solo apparente, e in autunno si arrivò allo scontro frontale tra lo Stato russo e le masse. Sul finire di settembre iniziarono i tipografi di Mosca iniziarono un grande sciopero, al quale si unirono prontamente per solidarietà gli operai di San Pietroburgo. Nel mese di ottobre lo sciopero di categoria si era già trasformato in uno sciopero generale. L’intera Russia era paralizzata: ferrovie, poste e telegrafi cessarono di funzionare e iniziò la vera e propria fase rivoluzionaria, che si sarebbe protratta fino a Dicembre.

Il 13 ottobre venne fondato il Soviet dei deputati operai di San Pietroburgo, composto da menscevichi, bolscevichi, e socialisti rivoluzionari, protagonisti indiscussi della sfida al potere zarista. La situazione per Nicola II si fece più pressante e lo zar, seguendo il consiglio del neo Primo ministro Sergej Jul'evič Vitte, decise di concedere una costituzione, concretizzatasi nel manifesto del 17 ottobre 1905, nel quale il sovrano si impegnava ad ampliare il suffragio e a rendere la Duma di Stato un organo con poteri legislativi. Tale provvedimento creò reazioni diverse tra le varie forze politiche, creando fratture interne che debilitarono il movimento rivoluzionario. Un ramo dei costituzionalisti ad esempio si separò dal movimento principale, fondando il gruppo degli "ottobristi", cioè coloro i quali si accontentavano delle concessioni proclamate nel manifesto del 17 ottobre. Mentre i cadetti, schieramento liberale, preferirono continuare il braccio di ferro con San Pietroburgo fino a che non avrebbero ottenuto l’instaurazione di un regime parlamentare. Questi ultimi, guidati da Pavel Nikolaevič Miljukov, sposarono la politica del “nessun nemico a sinistra”, cercando quindi l’appoggio delle forze estremiste, le quali erano totalmente insoddisfatte delle promesse ed erano intenzionate a ricorrere alle armi per alzare i tiro della rivoluzione. La lotta armata arrivò in dicembre, e vide come protagonisti i Soviet di San Pietroburgo e il neonato Soviet di Mosca: tuttavia la risposta da parte dell’esercito zarista fu puntuale e severa, e condusse ad un ennesimo massacro. Il 18 dicembre 1905 i Soviet dichiararono la propria resa, mettendo fine all’insurrezione: l’autocrazia era riuscita a superare la fase più drammatica della rivoluzione, e si apprestava a riprendere velocemente il controllo del Paese.

Il gennaio 1906 sancì l’inizio della fase costituzionalista, nella quale si svolsero le prime elezioni politiche della storia della Russia, vinte dai cadetti e boicottate dal Partito dei Socialisti Rivoluzionari (PSR) e dal Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR). Il 27 aprile 1906 si aprirono i lavori della Duma, che tuttavia si arenò ben presto a causa delle grosse divergenze esistenti con il governo sulla questione della riforma agraria, vera e propria priorità per la modernizzazione della Russia. Approfittando di tali disordini, Nicola II e il Primo ministro Stolypin diedero un colpo decisivo all'assemblea, sigillando l’8 luglio il palazzo di Tauride, e impedendo ai deputati di accedervi: dopo meno di tre mesi, la prima Duma era ufficialmente sciolta.

Dall’agosto del 1906 al giugno 1907 iniziò la fase controrivoluzionaria, caratterizzata dal pugno duro di Stolypin - che nel frattempo aveva sostituito sia Vitte sia Bulygin nei rispettivi ministeri - in materia di ordine pubblico e dalla tremenda e sanguinosa repressione nei confronti dei partiti ostili. Questo approccio contribuì alla creazione di un generale clima di tensione che produsse un periodo di intensa attività terroristica indirizzata all’universo politico vicino allo zar. In tali condizioni si arrivò alla formazione della seconda Duma, che a sorpresa vide il trionfo delle forze socialiste. L'incompatibilità tra queste ultime ed i movimenti politici di destra presenti nell'assemblea fecero sprofondare la seconda Duma in un clima di rissosità e di improduttività politica. Ciò rappresentò l’occasione perfetta per dichiarare sciolta anche la seconda Duma, e proclamare il 3 giugno del 1907 una nuova legge elettorale che ridusse drasticamente la capacità di voto di contadini e delle nazionalità non russe, a vantaggio dei grandi proprietari terrieri russi. Questo fu l’atto che sancì definitivamente la fine della Prima rivoluzione russa.