La guerra civile greca

GABRIELE PATO

LA GUERRA CIVILE GRECA

Il 12 ottobre 1944, quando le truppe inglesi entrarono vittoriose ad Atene, la Grecia versava in condizioni miserabili ed il tessuto sociale era attraversato da profonde lacerazioni: la dittatura di Metaxas, l'occupazione nazifascista e la liberazione grazie agli alleati, le sollevazioni comuniste nei Balcani e nell'Europa orientale e le carestie del '41-'42 avevano scavato una rottura difficilmente sanabile. La Grecia del dopoguerra era sostanzialmente divisa in due grandi fazioni; quella monarchica e liberale, appoggiata dal Regno Unito e rappresentata dal re Giorgio II e dal suo governo in esilio al Cairo e quella comunista del KKE, che contava su un grandissimo numero di militanti ed un reparto militare attivo e ben organizzato.

I gruppi di resistenza armata erano stati fondati durante il primo anno di occupazione italo-tedesca, sia nelle aree interne e montagnose sia nelle principali città; comunisti e monarchici si trovarono più volte a combattere uno contro l'altro durante la guerra e soltanto l'azione congiunta di britannici e sovietici permise che le divergenze fossero lasciate da parte in nome di un interesse superiore. I conflitti momentaneamente sopiti non tardarono a ripresentarsi. In seguito alla liberazione, venne costituito un governo di unità nazionale ad Atene, che comprendeva tutti i partiti. Dopo poche settimane, i ministri comunisti si dimisero poiché molte delle loro richieste non venivano accolte ed il 3 dicembre 1945 venne organizzata una grande manifestazione in piazza Syntagma che chiedeva le dimissioni del premier Papandreu; l'esercito britannico aprì il fuoco sulla folla uccidendo cinquanta persone e ferendone a centinaia. A Natale, Churchill, che pochi giorni prima aveva ordinato al generale Scobie di sparare sui manifestanti per uccidere, si recò ad Atene in persona per mediare un accordo, che venne firmato dai dirigenti dell'ELAS ma non dal KKE: i partigiani avrebbero dovuto consegnare le armi, sarebbero stati estromessi dal governo ma avrebbero goduto dell'amnistia per i reati politici.

Nonostante le promesse, centinaia di comunisti vennero processati e condannati e nel paese si scatenò la violenza: durante l'anno successivo decine di migliaia di persone vennero uccise, arrestate ed incarcerate. Nel frattempo, il premier Papandreu si dimise e l'arcivescovo Damaskinòs venne elevato a reggente di re Giorgio II, in attesa del suo ritorno in patria.

Le elezioni del marzo '46, boicottate dalla sinistra greca e non riconosciute dagli osservatori internazionali sovietici, furono vinte dai populisti-monarchici, così come il referendum per la scelta della forma di governo. In agosto cominciarono gli scontri a fuoco tra il KKE e l'esercito regolare supportato dagli inglesi; in ottobre i comunisti greci si riunirono nel DSE (Esercito democratico greco) e durante l'inverno la guerra civile deflagrò definitivamente. All'inizio del 1947 il Regno Unito rinunciò alla presenza militare attiva in Grecia e gli USA, inaugurando così la 'dottrina Truman', ne presero il posto. In questo momento l'esercito ribelle controllava il 70% del territorio, mentre le forze monarchiche erano asserragliate nelle pianure di Atene e Salonicco. Il delinearsi del nuovo assetto internazionale ebbe grande rilevanza sulla seconda parte della guerra civile: nel 1948 il maresciallo Tito ruppe i rapporti con l'URSS ed il KKE prese le parti di Stalin. La Jugoslavia in risposta chiuse le frontiere e rifiutò di proseguire con il supporto ai ribelli greci. Così, durante il biennio '48-'49, le forze comuniste rimasero sempre più isolate, prive di supporto e rifornimenti, inabili a rifugiarsi oltre confine: l'esercito greco-statunitense dimostrò la propria superiorità e mese dopo mese riconquistò tutte le aree insorte. Grazie a questa vittoria il blocco occidentale riuscì a mantenere un fondamentale avamposto nella penisola balcanica e nel controllo delle rotte dell'Egeo, passaggio obbligato tra Suez, Dardanelli e Gibilterra.

Il conflitto causò circa 80'000 vittime e la repressione anticomunista in seguito alla fine della guerra condannò a morte almeno altre 5000 persone. Un aspetto in particolare di questo conflitto scosse l'opinione pubblica mondiale ed è tutt'ora ricordato con orrore: la così detta 'paidomazòma', ovvero la deportazione dei decine di migliaia di bambini in campi di rieducazione socialista sulle montagne partigiane o in colonie monarchiche lungo la costa: si stima che almeno 30'000 bambini furono rapiti da entrambi gli schieramenti, con la scusa di proteggerli dai pericoli della guerra.

In seguito alla guerra civile, prima grande prova di forza nel contesto della Guerra fredda, venne imposto un governo fantoccio di centro, praticamente guidato dalla CIA, che continuerà a fare da padrone nella politica greca fino ad appoggiare il colpo di stato dei colonnelli nel 1967.