di Sara Eleonori

IL TRATTATO DI MAASTRICHT

Il 7 Febbraio del 1992, nella città olandese di Maastricht, i dodici stati membri delle Comunità Europee - Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Grecia, Portogallo, Irlanda e Danimarca – firmarono il Trattato sull’Unione Europea.

Il Trattato di Maastricht si pone come una delle tappe fondamentali del processo di integrazione che ha portato alla costruzione dell’Unione Europea così come la conosciamo oggi. Esso nasce dal bisogno, espresso già dall’inizio degli anni ottanta, di superare il modello delle Comunità Europee, ovvero la Comunità Economica Europea (CEE), la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA) e la Comunità Europea dell'Energia Atomica (CEEA) istituite con i trattati di Roma del 1957, per avviare un processo di maggiore integrazione, in particolar modo sul piano politico.

Il trattato sull’Unione Europea ha sancito i tre pilastri fondamentali su cui si fondò l’Unione: primo, riguardante le Comunità Economiche Europee, basato sul mercato comune e sull’unione economica e monetaria; secondo, lo sviluppo di una politica estera e di sicurezza comune (PESC); terzo, una maggior cooperazione per la giustizia e gli affari interni (GAI), per la costruzione di «uno spazio europeo di libertà». Mentre il primo pilastro si fondava sul metodo comunitario, il secondo e il terzo puntavano invece ad un approccio intergovernativo. Con l’introduzione del Trattato, quindi, l’espressione Comunità Economiche Europee (CEE) è stata sostituita dall’espressione Comunità Europea (CE).

L’accordo di Maastricht ha inoltre fortemente ampliato i poteri del Parlamento europeo, rendendolo un organo più democratico e rappresentativo degli Stati membri. È stata introdotta la procedura di codecisione, attraverso la quale il Parlamento può, affiancato dal Consiglio Europeo, adottare atti legislativi vincolanti ed è stato rafforzato il processo di cooperazione. Ai sensi del trattato il Parlamento Europeo, il quale non godeva e non gode tutt’ora di potere di iniziativa legislativa, è stato abilitato all’invio alla Commissione di proposte di legge riguardo questioni che necessitino l’elaborazione di un atto comunitario. Infine, al Parlamento è stato affidato il compito di approvazione attraverso voto dell’intera Commissione Europea, insieme alla nomina del Mediatore Europeo.

Con il Trattato di Maastricht viene inoltre introdotto l’istituto della cittadinanza europea secondo la quale ogni cittadino di uno Stato membro dell’Unione vengono riconosciuti gli stessi diritti. Per esempio, il diritto di risiedere in ogni Stato membro, il diritto di elettorato attivo e passivo nelle elezioni comunali ed europee in ogni Stato membro, la possibilità di fare ricorso al Mediatore Europeo e di poter presentare una petizione al Parlamento. La cittadinanza europea si affianca e non esclude la cittadinanza nazionale. La ratio dietro al concetto di cittadinanza europea, però, non si ferma alla mera attribuzione di diritti per il cittadino, bensì ha lo scopo di avvicinare i singoli individui al fine di creare un legame di fratellanza transnazionale e la comunione dei valori fondanti dell’Unione.

Infine, nel trattato di Maastricht vengono poste le basi per quello che diventerà il completamento dell’Unione Economica e Monetaria (UEM). Grazie al trattato verrà a costituirsi nel 1994 un Istituto Monetario Europeo, il quale fu poi sostituito nel 1998 dalla Banca Centrale Europea, responsabile della politica monetaria degli stati aderenti all’UEM. Nel 1999 vennero fissati i così detti “Parametri di Maastricht”, legati al bilancio pubblico e al regime di cambio, per l’adozione dell’Euro.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- R. Adam e A. Tizzano, “Manuale di diritto dell’Unione Europea”, Giampichelli editore (2017).

- ” M. Panebianco e C. Risi, “Codice di Maastricht, il Trattato sull’Unione europea, formazione, attuazione, revisione”, Ledip (1996).