IL TERRORISMO BASCO - ETA


STORIE EUROPEELORENZO BALMA

«Il ciclo storico della lotta armata è finito. […] In Euskal Herria c'è abbastanza forza, coraggio e intelligenza; ecco perché abbiamo sciolto l'organizzazione».

(Ultimo comunicato di ETA, maggio 2018)

Nata durante la dittatura franchista, l'organizzazione indipendentista basca Euskadi Ta Askatasuna (in spagnolo “País Vasco y Libertad”, letteralmente "Nazione basca e libertà") proseguì la lotta armata anche dopo il ritorno della Spagna alla democrazia. Dal 1959, anno di fondazione, allo scioglimento del 2018, l’organizzazione agì attraverso azioni terroristiche e violenze, a causa delle quali 853 persone rimasero uccise, ed oltre 2500 ferite. L’ ETA, dunque, fu un gruppo armato separatista d'ispirazione marxista-leninista (venne definitivamente adottata la denominazione di “organizzazione socialista” durante un’assemblea del 1964), il cui scopo era ottenere l'indipendenza per il popolo basco.

Alla fine del secolo scorso, mentre il vecchio ordine mondiale andava tramontando, a molti osservatori apparse quanto mai antistorico che alcuni popoli cercassero con disperata ostinazione di autodeterminarsi, di rendersi indipendenti dagli stati di cui facevano parte, addirittura, come nel caso dei Baschi, attraverso la lotta armata. Nonostante ciò, la Nazione basca non fu e non è un’identità costruita a tavolino e le ragioni delle istanze separatiste sono radicate nella sua storia. I Paesi Baschi sono un’entità culturale e geografica ben definita: una parte di questo territorio si trova in Francia, a nord dei Pirenei, e l’altra in Spagna, a sud degli stessi. I baschi preferiscono utilizzare due differenti espressioni per designare la loro terra: Euskal Herria, che significa “popolo della lingua basca”, ed Euskadi, neologismo dal significato politico coniato dal padre del nazionalismo basco Sabino de Arana Goiri (fondatore del Partito Nazionalista Basco o PNV), che, composta dalla radice “euzko” (basco) e dal suffisso “di” (insieme), sta a indicare l’unità politica delle sette province basche. La lingua parlata dai baschi è l’euskera, simbolo fondamentale d’identità di questo popolo, ritenuta da alcuni linguisti come l’unico idioma europeo attuale presente da prima dell’arrivo delle lingue indoeuropee. L’euskera, dunque, potrebbe essere la più antica lingua parlata in Europa.

ETA nacque, quindi, come movimento radicale in risposta al marcato centralismo della dittatura franchista. A partire dal 1966, quando la direzione fu monopolizzata dalla sua ala estremista e militarizzata, il gruppo assunse connotati chiaramente terroristici. Durante il regime di Francisco Franco, ETA fu parte integrante della resistenza antifascista, compiendo continue azioni contro gli esponenti della dittatura e contribuendo, in qualche modo, alla caduta del regime. Le prime azioni armate risalgono al 1959, quando il gruppo collocò ordigni esplosivi a Bilbao, Santander e Vitoria.

La più celebre tra le azioni violente dell’organizzazione è senza dubbio l’Operación Ogro (Operazione Orco), ovvero l’omicidio dell'ammiraglio Luis Carrero Blanco, militare a capo del governo e successore designato del Caudillo, avvenuto a Madrid il 20 dicembre del 1973. Il generale Franco utilizzò questo attentato come pretesto per inasprire le misure contro le opposizioni ma, allo stesso tempo, l’attacco dinamitardo portato per la prima volta in territorio “nemico” causò sconcerto e incredulità fra le alte sfere franchiste, che fino ad allora si credevano ed erano credute invulnerabili, indebolendo il regime.

Nel 1974, a causa del diverso modo di intendere la resistenza armata, si consumò una scissione interna all’organizzazione, che si divise tra ETA-pm (politico-militare) e ETA-m (militare). In sostanza la divisione avveniva tra le “Cellule Rosse”, favorevoli a un’azione politica più proletaria e meno nazionalista, se possibile ancor più attiva militarmente, ed i partigiani dell’azione armata in senso nazionalista. Nel 1975 le due organizzazioni espressero posizioni contrastanti anche riguardo al ruolo del neonato Koordinadora Abertzale Sozialista (KAS), strumento di coordinamento fra le varie organizzazioni della sinistra indipendentista basca. Per ETA-pm, le KAS dovevano avere lo scopo di riunire le varie anime del movimento in un unico partito rivoluzionario, mentre, secondo ETA-m, queste dovevano essere mere rappresentanti dell’intera area rivoluzionaria, restando però organismo “superiore” ed esterno, una sorta di organo di coordinamento attraverso il quale assumere decisioni strategiche e politiche in maniera centralizzata. In seguito, ETA-pm perse gran parte del suo prestigio. Il partito ad essa collegata, EIA (Euskadi Iraultzako Alderdia), si trasformò da rivoluzionario ad eurocomunista (Euskadiko Ezkerra, EE) per poi confluire nel PSOE, il partito socialista spagnolo.

Nel gennaio 1989, in Algeria furono avviati colloqui fra ETA e il governo spagnolo, che ben presto risultarono fallimentari, soprattutto a causa un’altra serie di attacchi che inasprirono la lotta, provocando un’impennata nel numero delle vittime tra entrambe le fazioni e, soprattutto, tra la popolazione civile.

Abbandonata l’ipotesi insurrezionalista, ETA aveva compreso (come stava avvenendo parallelamente in Irlanda per l’IRA) che una vittoria sul piano militare era da considerarsi impossibile. Con gli arresti di alcuni dei suoi principali dirigenti durante gli anni ottanta, ETA si vide costretta a una sostanziale ristrutturazione interna: le azioni armate diminuirono, divenendo dopo il 1990 più «selettive» nel tentativo, spiegavano in un comunicato, di «individuare i punti nevralgici del sistema».

Nel 1997 venne avanzata la “Proposta di Pace per il Paese Basco: Alternativa Democratica”, un documento presentato dall’ETA che si basava su due punti fondamentali per l’avvio di un negoziato: uno riguardava l’ETA e il governo spagnolo, l’altro i cittadini baschi nella loro totalità. Il primo obiettivo della negoziazione era ottenere il riconoscimento ufficiale del Paese Basco, premessa indispensabile per l’avvio di un processo realmente democratico. Il secondo, riguardava il dare alla comunità basca la libertà di scegliere fra tutte le opzioni politiche possibili, compresa quella dell’indipendenza. La Proposta di Pace però non ebbe i risultati sperati, principalmente a causa di un'azione dimostrativa che si rivelò la pietra tombale dell'organizzazione. Sempre nel 1997, infatti, fu rapito, a Bilbao, Miguel Ángel Blanco Garrido, consigliere comunale del Partido Popular, il quale venne successivamente assassinato. Poco tempo dopo, il magistrato del Tribunale Supremo, Rafael Martínez Emperador, venne freddato a Madrid con un colpo alla testa.

L'offensiva del governo Aznar si fece sempre più serrata e costrinse l'ETA ad annunciare la prima tregua a tempo indeterminato della sua storia nel settembre 1998. Le ostilità ripresero vigore all’alba del nuovo millennio, ma era ormai chiaro a tutti che gli omicidi mirati e gli attentati celavano la debolezza strutturale di un'organizzazione che aveva già fatto il suo tempo. La conferma di ciò giunse il 15 luglio 2014 quando, attraverso un comunicato ufficiale, ETA dichiarò di avere iniziato la fase di «smantellamento delle strutture logistiche e operative derivanti dalla pratica della lotta armata» e di aver rafforzato «la struttura diretta a realizzare le questioni politiche, con l’obiettivo di agevolare le conversazioni tra i diversi agenti politici per avanzare nel processo di pace». Nel maggio 2018, attraverso una lettera indirizzata a istituzioni, gruppi sociali ed economici dei Paesi Baschi, l'organizzazione ha annunciato il proprio scioglimento definitivo dopo sessant'anni di lotta violenta per l’indipendenza.

LETTURE ED APPROFONDIMENTI:

- Eva Forest "Agirre Julen", “Operazione Ogro: come e perché abbiamo giustiziato Carrero Blanco”, Alfani,1975.

- Fabrizio Simula, “Il labirinto basco”, Prospettiva Editrice, 2005.

- Giovanni Lagonegro, “Storia politica di Euskadi Ta Askatasuna e dei Paesi Baschi”, L'altra storia, 2005.