Il miracolo economico tedesco

MARCO BERTUCCIO

IL MIRACOLO ECONOMICO TEDESCO

Il termine “Wirtschaftwunder”, letteralmente “miracolo economico”, fu utilizzato per la prima volta nel 1950 dalla rivista “Times” per descrivere lo straordinario sviluppo che l’economia tedesca stava vivendo a partire da quell’anno. Dopo le enormi difficoltà incontrate durante gli anni immediatamente successivi la fine del secondo conflitto mondiale, la Germania Occidentale entrò in una fase di crescita impressionante, tale da farla divenire già nel 1955 la terza potenza commerciale al mondo dopo Stati Uniti e Regno Unito. Ma a cosa era dovuto questo sviluppo?

Il contesto economico internazionale ebbe un ruolo fondamentale per la crescita tedesca. Furono gli aiuti messi a disposizione dall’ European Recovery Program (Piano Marshall), lo scoppio della guerra in Corea, la liberalizzazione mondiale dei mercati e l’integrazione economica europea a rappresentare le condizioni internazionali in cui tale sviluppo poteva più facilmente avvenire. In particolare, se gli aiuti americani permisero la ricostruzione del sistema produttivo tedesco senza dover tener conto della bilancia dei pagamenti, la guerra in Corea, con il riarmo mondiale che ne scaturì, aprì alle industrie tedesche un nuovo grande mercato in cui inserire le proprie merci altamente concorrenziali sia dal punto di vista qualitativo sia economico. Va infatti ricordato che la produzione bellica della Repubblica Federale di Germania era fortemente limitata, così l’industria tedesca si concentrò sulla produzione di beni strumentali, la cui domanda era in costante crescita.

Dal punto di vista interno fondamentale fu la grande stabilità, monetaria e politica, del paese. La riforma del marco del 1949 garantì alla Germania Occidentale un lungo periodo di stabilità monetaria. Ad essa va aggiunta una solida fase politica inaugurata lo stesso anno con la vittoria alle elezioni dell’Unione Cristiano-Democratica e del suo indiscusso leader Konrad Adenauer (la cui eredità verrà raccolta, nel 1963, da un'altra figura chiave del miracolo tedesco, Ludwig Erhard) e destinata a durare, nella stessa forma, fino al 1966. La politica economica perseguita fu, come nel caso italiano, quella di uno sviluppo guidato dalle esportazioni, “export led”, il cui traino principale rappresentato dall’industria meccanica e di beni strumentali. La particolarità del caso tedesco, che in questo si distingue da quello italiano, fu la contemporanea lotta contro la disoccupazione e il perseguimento di una politica del pieno impiego, nei fatti già raggiunto nel 1961. Tutto ciò fu reso possibile dal beneplacito dei sindacati che, concordando con la classe dirigente sulla peculiarità del momento, mise in secondo piano le lotte salariali (nonostante le paghe crescessero in proporzione minore all’aumento della produttività) mantenendo quindi bassi i costi della manodopera per le imprese, permettendo a queste ultime di assumere.

La crescita rimase costante almeno fino alla fine degli anni Sessanta, quando il sistema sembrò incrinarsi sotto i colpi della recessione economica. Fu con la fase di “stagflazione” degli anni Settanta, dovuta alla sospensione del gold-dollar standard dichiarata dall’amministrazione Nixon prima (1971) e al vertiginoso aumento del prezzo del petrolio deciso dai paesi OPEC poi (1973), che questo “miracolo economico” vide la sua fine.