di Lorenzo Balma

IL MERCATO UNICO EUROPEO

"Tutte le massaie sanno che nei mercati più grandi c'è più scelta e si spende meno. Lo stesso accade quando da un mercato di 50 milioni di consumatori, come quello italiano, si passa ad un mercato di 165 milioni consumatori, come quello europeo."

(Documentario dell'Istituto Nazionale LUCE 1958, dall'Archivio Centrale dello Stato)

L'ideale di un'Europa unita nasce nel periodo subito successivo alla fine del secondo conflitto mondiale e rappresenta un'idea di unità dei popoli dai diversi corsi storici e culturali, accomunati però dalla comunione di obiettivi quali la pace, la democrazia, il benessere e la cooperazione.

L'Europa postbellica, in fase di ricostruzione, approfittò del piano di aiuti economici giunti dagli americani nell’ "European Recovery Program" (Piano Marshall), che generò in alcuni casi la diretta dipendenza politica da Washington, soprattutto se considerata congiuntamente ai problemi derivanti dalla decolonizzazione dei paesi del terzo mondo. Fu il caso della Francia, la cui situazione algerina creò più problemi al processo di integrazione europea, creando una crisi istituzionale da cui uscì a capo della quinta Repubblica Charles De Gaulle (spesso critico verso l'integrazione politica dei paesi della CEE).

Il primo passo per la costruzione della Comunità Economica Europea fu la costituzione della Ceca, ovvero della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Piano Schuman), nata dal Trattato di Parigi nell'aprile 1951, che prevedeva di mettere in comune le produzioni di queste due importanti materie prime in una comunità di sei paesi: Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, (Benelux) con la Francia, l'Italia e la Repubblica federale di Germania. Fu il banco di prova dei vantaggi che sarebbero potuti derivare dell'unione delle risorse produttive di diversi paesi.

L'Italia ad esempio, poco ricca di carbone, potè comprare e consumare la materia prima allo stesso prezzo e con la stessa quantità rispetto ai paesi della comunità che ne erano più ricchi. Si creò allora la volontà di proseguire questo esperimento che prevedeva l'abolizione dei dazi doganali, estendendolo anche alle altre risorse e beni di consumo, creando un mercato di 165 milioni di consumatori in cui i prodotti potessero circolare senza dogane o dazi.

Fino ad allora ogni paese era infatti costretto a difendere la propria industria nazionale imponendo dazi su prodotti esteri, per evitare che un prodotto estero diventasse più conveniente del prodotto nazionale. Lo scopo dell'unione economica quindi fu sicuramente la scomparsa del dazio, in conseguenza della presenza uniforme in tutta la comunità di una determinata risorsa, disponibile allo stesso prezzo per tutti.

Questo disegno liberista di circolazione delle merci (a cui poi verrà anche abbinata la libera circolazione delle persone, servizi e capitali) fu senz'altro un tentativo per sperimentare nei vari stati membri della comunità la possibilità di specializzare e modernizzare l'industria per una produzione più vantaggiosa, per far trovare a tutte le aziende sbocchi di commercio migliori e più vasti, con la conseguenza di mitigare i prezzi di costo dei beni ed aumentando il benessere medio in tutta la comunità di commercio.

Fu per queste ragioni che vennero firmati i Trattati di Roma nel 1957 (entranti in vigore il 1º gennaio 1958) che segnarono l'inaugurazione del mercato comune europeo e la creazione della CEE, la Comunità economica europea, la quale doveva rispondere alle sfide economiche del tempo. Tra queste, la principale era far sopravvivere un’Europa che mostrava segni di cedimento rispetto alla concorrenza mondiale, introducendo una nuova fase della guerra fredda che mostrava all’interno di un bipolarismo ferreo elementi di multipolarismo, evidenziando in un certo senso il preludio alla creazione del villaggio globale.

LETTURE E APPROFONDIMENTI:

- "Storia dell'integrazione europea", Umberto Morelli, Guerini Scientifica;