di Lorenzo Mazzoni

L’OMICIDIO DI JERRY MASSLO

"Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un'accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto. Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che esistiamo."

- Jerry Essan Masslo -

L'omicidio di Jerry Erran Masslo, avvenuto il il 24 Agosto 1989, è stato uno degli eventi più significativi sia dal punto di vista sociale sia politico, in quanto rappresentò una presa di coscienza del patologico fenomeno immigratorio e della condizione di sfruttamento degli immigrati in Italia; rappresentò, altresì, la necessità di disciplinare tale fenomeno anche in un’ottica di lotta all’emarginazione dell’immigrato e al razzismo di cui talvolta è vittima.

Jerry Masslo nasce a Umtata, in Sudafrica, in pieno regime di Apartheid. Si sposa giovane ed ha 3 figli. Durante una manifestazione, viene ucciso suo figlio di soli 7 anni; Jerry decide quindi di fuggire dal Sudafrica e dopo un lungo e faticoso viaggio (molto simile alle rotte utilizzate oggi dagli immigrati per venire in Italia) giunge finalmente in Nigeria dove, vendendo le poche cose che aveva, riesce a comprare un biglietto aereo per l'Italia. Giunge a Fiumicino il 2 Marzo 1988 e ivi richiede asilo politico (tutelato dall'articolo 10 della Costituzione italiana).

In Italia però non era ancora ben regolamentata la richiesta di asilo, vigendo ancora la cosiddetta "riserva geografica": ovvero, le richieste di asilo che si potevano analizzare ed accettare riguardavano soltanto i rifugiati politici provenienti dall'Europa dell'Est; di conseguenza, la domanda di Jerry venne respinta. Egli rimase comunque a Roma, vivendo da immigrato clandestino presso la comunità di Sant'Egidio e frequentando corsi di lingua italiana. La stessa estate scelse di spostarsi nel casertano, a Villa Literno, per lavorare come bracciante agricolo insieme ad alcuni suoi amici immigrati conosciuti nella comunità.

La vicenda di Jerry Masslo è tuttavia particolarmente triste: una vita travagliata e una morte cruenta ad attenderlo.

Il 24 Agosto 1989, dopo una consueta giornata di lavoro, nella casupola abbandonata in cui viveva insieme ad altri immigrati fanno irruzione quattro banditi armati e, con tanto di calza in testa, gridano ai “negri” di consegnare i pochi soldi che tenevano miseramente custoditi negli indumenti. Jerry si rifiuta, ne nasce una colluttazione che degenera tragicamente con quattro colpi di pistola che raggiungono l’addome di Jerry Masslo. Rimane inerme a terra e morirà prima dell’intervento dei medici.

La sua morte non passò inosservata ed ebbe un'enorme risonanza: fu il primo funerale di un nero ad essere trasmesso sulla Rai (su richiesta della CGIL) e alla presenza delle istituzioni; seguì la mobilitazione dei sindacati, in particolare la CGIL, dal momento che in quel periodo non esisteva ancora una vera legge per l'immigrazione e per la tutela degli immigrati (in seguito arriveremo al primo grande intervento legislativo in merito, ovvero la cd. Legge Martelli del 1990); infine, si cominciò a prendere coscienza di un fenomeno nuovo che tutt'ora affligge il meridione: il caporalato. In particolare, si cominciò a fare luce sulla condizione degli stranieri senza diritti e senza identità, che per razzismo istituzionale sono relegati a spazi di vita limitati, spesso trattati come persone di serie b, indifese e senza voce.

Da allora, molte cose sono cambiate e molte sono rimaste uguali.