La strage di portella della Ginestra

PAOLO CASTELLI

LA STRAGE DI PORTELLA DELLA GINESTRA

“Qui celebrando la festa del lavoro e la vittoria del 20 aprile su uomini, donne e bambini si abbatté il piombo della mafia e degli agrari per stroncare la lotta dei contadini contro il feudo”

(Incisione sulla pietra del memoriale di Portella della Ginestra)

Il regime fascista aveva sempre impedito ogni celebrazione per il primo maggio, inglobandola nelle celebrazioni del 21 aprile, Natale di Roma. Di conseguenza nel 1947, per la prima volta dopo più di vent’anni, in Italia si tornava a festeggiare la giornata dei lavoratori. In una Sicilia poverissima e ancora provata dalla guerra, era stata organizzata una manifestazione di lavoratori, in maggioranza contadini, nella località di Portella della Ginestra, in provincia di Palermo. Questa manifestazione non era che il punto di arrivo di una mobilitazione intensa contro il latifondismo, in una zona dove le sinistre si erano recentemente affermate nelle ultime elezioni. Infatti, se alle elezioni per l’Assemblea Costituente aveva prevalso la DC, nella tornata elettorale per l’Assemblea Regionale Siciliana del 20 aprile 1947 la coalizione formata da PCI e PSI aveva conquistato la maggioranza relativa.

La Sicilia non era però un blocco monolitico spostato a sinistra, ma racchiudeva al suo interno spinte fra loro opposte. Tra le forze di destra, il Movimento per l’Indipendenza Siciliana (MIS), il cui obiettivo annettere la Sicilia agli Stati Uniti d’America, godeva di un seguito numeroso. Il MIS disponeva di un proprio apparato paramilitare, l’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS), in aperta lotta contro lo Stato italiano e le rivendicazioni popolari in genere.

Dal 1945 il bandito Salvatore Giuliano - leader pluriomicida di una banda dedita a rapine e sequestri di persona - entrò a far parte dell'EVIS con il grado di colonnello e cominciò una guerriglia separatista fatta di imboscate e assalti alle caserme dei carabinieri. Giuliano fu presentato agli occhi dell'opinione pubblica come una sorta di Robin Hood e, anche grazie a ciò, riuscì a vivere in latitanza per diversi anni. Con l'amnistia voluta da Togliatti nel 1946, il MIS decise di entrare nell'arco democratico, presentandosi alle elezioni per la costituente. Da questo momento in poi, i separatisti abbandonarono la banda di Salvatore Giuliano, che continuò ad imperversare terrorizzando la Sicilia nord-occidentale.

Il primo maggio 1947 intorno alle 11.30, nel pieno delle celebrazioni per la festa dei lavoratori di Portella della Ginestra, incessanti raffiche di mitra provenienti dalle montagne sovrastanti la Piana degli Albanesi, investirono la folla. Undici persone tra gli 8 e i 48 anni rimasero uccise, altre 27 gravemente ferite. In seguito alla strage, le sedi del PCI di Monreale, Partinico, Cinisi, Carini, Terrasini, Borgetto, San Giuseppe Jato e San Cipriello subirono gravi attentati, rivendicati da Salvatore Giuliano in nome della lotta al comunismo. Il 2 maggio 1947, meno di due settimane dopo la strage, l'allora Ministro dell'Interno Scelba intervenne pubblicamente dichiarando che l'eccidio di Portella della Ginestra non aveva matrice politica o terrorista.

Per fortuna, quattro uomini che il 1º maggio partecipavano ad una battuta di caccia, riconobbero Salvatore Giuliano e la sua banda. I cacciatori denunciarono anche di essere stati minacciati e sequestrati. La discrepanza tra queste testimonianze e le parole di Scelba crearono un violento dibattito all'interno della politica nazionale tra le possibili connivenze tra la DC siciliana e la malavita locale.

Il processo ebbe inizio nel 1950 al tribunale di Palermo per poi essere spostato a Viterbo ed emise il verdetto definitivo nel 1953: unici colpevoli della strage erano Salvatore Giuliano, morto in circostanze misteriose il 5 luglio del 1950, ed i suoi uomini. Non furono riconosciuti, e non sono noti ancora oggi, i mandanti della tragedia. All’epoca il parlamentare del PCI Girolamo Li Causi aveva sostenuto che l’eccidio di Portella della Ginestra fosse un segnale, mandato da agrari e mafiosi in combutta con lo stato, contro le forze di sinistra siciliane.

La collusione tra la banda del bandito Giuliano, i latifondisti siciliani e gli apparati dello stato nella realizzazione della strage non è mai stata verificata; ciononostante il retroterra della vicenda non è mai stato chiarito e per questo la strage di Portella della Ginestra si configura come uno dei primi misteri della Repubblica Italiana.